La divina commedia

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J. Groos, 1918 - 640 pages
 

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Popular passages

Page 310 - Sì tosto come in su la soglia fui di mia seconda etade, e mutai vita, questi si tolse a me. e diessi altrui. Quando di carne a spirto era salita, e bellezza e virtù cresciuta m'era, fu...
Page 310 - Non pur per ovra delle rote magne, Che drizzan ciascun seme ad alcun fine, Secondo che le stelle son compagne ; Ma per larghezza di grazie divine, Che sì alti vapori hanno a lor piova, Che nostre viste là non van vicine, Questi fu tal nella sua vita nuova Virtualmente, eh' ogni abito destro Fatto averebbe in lui mirabil pruova. Ma tanto più maligno e più silvestre Si fa il terren col mal seme e non colto ; Quant' egli ha più di buon vigor terrestro.
Page 412 - Tesoro ha forza, più che affctch'io trovai lì, si fé' prima corrusca, quale a raggio di sole specchio d'oro; indi rispuose : « Coscienza fusca o de la propria o de l'altrui vergogna pur sentirà la tua parola brusca. Ma nondimen, rimossa ogni menzogna, tutta tua vision fa manifesta; e lascia pur grattar dov'è la rogna. Che se la voce tua sarà molesta nel primo gusto, vital nutrimento lascerà poi, quando sarà digesta. Questo tuo grido farà come vento, che le più alte cime più percuote;...
Page 208 - Da quella parte, onde non ha riparo La picciola vallea, era una biscia, Forse qual diede ad Eva il cibo amaro. Tra...
Page 297 - Ch' agli occhi temperava il nuovo giorno. Senza più aspettar lasciai la riva, Prendendo la campagna lento lento Su per lo suoi che d' ogni parte oliva. Un'aura dolce, senza mutamento Avere in sé, mi feria per la fronte Non di più colpo che soave vento; Per cui le fronde, tremolando pronte, Tutte quante piegavano alla parte U
Page 14 - Questi non hanno speranza di morte ; E la lor cieca vita è tanto bassa , Che invidiosi son d
Page 129 - Tutte le stelle già dell'altro polo vedea la notte, e '1 nostro tanto basso che non surgea fuor del marin suolo. Cinque volte racceso e tante casso lo lume era di sotto dalla luna. poi che 'ntrati eravam nell'alto passo.
Page 93 - Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, Non la tua conversion, ma quella dote Che da te prese il primo ricco patre!
Page 2 - Nel mezzo del cammin di nostra vita, Mi ritrovai per una selva oscura Che la diritta via era smarrita.
Page 125 - M' ha dato il ben, ch' io stesso nol m' invidi. Quante il villan, ch'al poggio si riposa, Nel tempo che colui che il mondo schiara La faccia sua a noi tien meno ascosa, Come la mosca cede alla zanzara, Vede lucciole giù per la vallea, Forse colà dove vendemmia ed ara, Di tante fiamme tutta risplendea L' ottava bolgia, si com' io m'accorsi, Tosto che fui là 've il fondo parea.

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