Nuova antologia

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Direzione della Nuova Antologia, 1897
 

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Page 532 - Nella mia prima età, quando s'aspetta Bramosamente il dì festivo, or poscia Ch'egli era spento, io doloroso, in veglia, Premea le piume; ed alla tarda notte Un canto che s'udia per li sentieri Lontanando morire a poco a poco, Già slmilmente mi stringeva il core.
Page 532 - Ahi, per la via odo non lunge il solitario canto dell'artigian, che riede a tarda notte, dopo i sollazzi, al suo povero ostello; e fieramente mi si stringe il core, a pensar come tutto al mondo passa, e quasi orma non lascia. Ecco è fuggito il dì festivo, ed al festivo il giorno volgar succede, e se ne porta il tempo ogni umano accidente. Or dov'è il suono di que
Page 44 - Nobil natura è quella Che a sollevar s'ardisce Gli occhi mortali incontra Al comun fato, e che con franca lingua, Nulla al ver detraendo, Confessa il mal che ci fu dato in sorte, E il basso stato e frale; Quella che grande e forte Mostra...
Page 254 - L' anima mia , che , con la sua persona Venendo qui , è affannata tanto. Amar, che nella mente mi ragiona, Cominciò egli allor si dolcemente , Che la dolcezza ancor dentro mi suona. Lo mio Maestro ed io e quella gente Ch' eran con lui , parevan si contenti , Corn' a nessun toccasse altro la mente.
Page 190 - Venne Cephas, e venne il gran vasello Dello Spirito Santo, magri e scalzi, Prendendo il cibo di qualunque ostello. Or voglion quinci e quindi chi rincalzi Li moderni pastori, e chi li meni, Tanto son gravi, e chi diretro gli alzi. Copron dei manti loro i palafreni, Sì che due bestie van sott' una pelle : O pazienza, che tanto sostieni! A questa voce vid' io più fiammelle Di grado in grado scendere e girarsi, Ed ogni giro le facea più belle.
Page 167 - Sappi ch' io fui vestito del gran manto; E veramente fui figlino! dell'Orsa, C.upido sì, per avanzar gli orsatti, Che su l'avere, e qui me misi in borsa. Di sotto al capo mio son gli altri tratti Che precedetter me simoneggiando, Per la fessura della pietra piatti. Laggiù cascherò io altresì, quando Verrà colui ch'io credea che tu fossi, Allor ch
Page 537 - C'est ainsi qu'on entend sans les voir, Le soir, quand la campagne élève un sourd murmure, Rire les vendangeurs dans une vigne mûre. Comme sur la colonne un frêle chapiteau, La flûte épanouie a monté sur l'alto. Les gammes, chastes sœurs dans la vapeur cachées, Vidant et remplissant leurs amphores penchées, Se tiennent par la main et chantent tour à tour. Tandis qu'un vent léger fait flotter alentour, Comme un voile folâtre autour d'un divin groupe, Ces dentelles du son que le fifre...
Page 131 - Le donne non sono garrule de' secreti del loro cuore, bensì quando non hanno vita, né fama, né senso che per amare, allora ne parlano alteramente: Tandem venit amor, qualem texisse pudore, quam nudasse alieni, sit mi hi fama minor...
Page 189 - Ch" io lasciai la quistione, e mi ritrassi A dimandarla umilmente chi fue. Tra duo liti d' Italia surgon sassi, E non molto distanti alla tua patria, Tanto, che...
Page 537 - Ciel! voilà le clairon qui sonne. A cette voix, Tout s'éveille en sursaut, tout bondit à la fois. La caisse aux mille échos, battant ses flancs énormes, Fait hurler le troupeau des instruments difformes, Et l'air s'emplit d'accords furieux et sifflants Que les serpents de cuivre ont tordus dans leurs flancs. Vaste tumulte où passe un hautbois qui soupire!

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