Le bruttezze di Dante: osservazioni critiche intorno alla terza cantica della Divina commedia, Volume 3 |
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abbia adoperato alcuni Alighieri altra ammirare anime anzi applicato appresso assai avea aver avrebbe basti Beatrice bello bocca brutto buon canto capo caso Catone cerchio certo Cesari ch'è ch'io chè chiara cielo colla comentatori concetto contenuto Costa credo critica d'un Dante dice dire discorso Divina Commedia Ecco esempio fare fece fede finisce forma furono gran intorno invece istà Italia l'altre l'animo Lasciando lettore luce lungo luogo maggior male mare mente mondo monte morte Napoli nome notare nulla nuovo occhi oltre opera oscurità padre papa Paradiso parlare parola passo peccato piena poco poema poeta porta possa posto potuto proposito proprio punto Purgatorio quei ragione rima santo sarebbe scritto scrive Segue seguente seguente terzina sembra senso significato stare stentate strano terzina terzo tori tratto troppo trovo ultimo vedere venire verbo vero verso Virgilio viso vista voglio volle volte voluto vuol
Popular passages
Page 94 - In quel gran seggio, a che tu gli occhi tieni, Per la corona che già v...
Page 116 - Sì di Parnaso, o bevve in sua cisterna, Che non paresse aver la mente ingombra, Tentando a render te qual tu paresti Là, dove armonizzando il ciel t' adombra, Quando nell' aere aperto ti solvesti ? CANTO XXXII.
Page 112 - Prima ch' io fuor di puerizia fosse , Volsimi alla sinistra , col rispitto Col quale il fantolin corre alla mamma Quando ha paura o quando egli è afflitto, Per dicere a Virgilio : men che dramma Di sangue m' è rimasa che non tremi : Conosco i segni dell
Page 56 - Ciò che non muore e ciò che può morire, Non è se non splendor di quella Idea Che partorisce, amando, il nostro Sire; Chè quella viva Luce che si mea 55 Dal suo Lucente, che non si disuna Da lui, nè dall...
Page 15 - Desiderosi d' ascoltar, seguiti Dietro al mio legno che cantando varca, Tornate a riveder li vostri liti, Non vi mettete in pelago; che forse, Perdendo me, rimarreste smarriti. L'acqua ch'io prendo giammai non si corse: Minerva spira, e conducemi Apollo, E nove Muse mi dimostran l'Orse.
Page 120 - Ed ella a me : Da tema e da vergogna Voglio che tu omai ti disviluppe, SI che non parli più com' uom che sogna. Sappi che il Vaso, che il Serpente ruppe, Fu, e non è : ma chi n' ha colpa, creda 35 Che vendetta di Dio non teme suppe.
Page 49 - Di che l' animo vostro in alto galla, Poi siete quasi entomata in difetto, Sì come vermo, in cui formazion falla ? Come per sostentar solaio o tetto, Per mensola talvolta una figura Si vede giunger le ginocchia al petto, La qual fa del non ver vera rancura Nascere a chi la vede; così fatti "Vid' io color, quando posi ben cura. Ver è che più e meno eran contratti, Secondo ch
Page 29 - Perché l'animo tuo tanto s'impiglia », disse '1 maestro, ,« che l'andare allenti? che ti fa ciò che quivi si pispiglia? Vien dietro a me, e lascia dir le genti: sta come torre ferma che non crolla già mai la cima per soffiar de...
Page 61 - Poi si rivolse, e parve di coloro Che corrono a Verona il drappo verde Per la campagna; e parve di costoro Quegli che vince e non colui che perde. CANTO DECIMOSESTO varia era in loco ove s...
Page 98 - Elicona, ma su nel ciclo infra i beati cori hai di stelle immortali aurea corona, tu spira al petto mio celesti ardori, tu rischiara il mio canto, e tu perdona s'intesso fregi al ver, s'adorno in parte d'altri diletti, che de