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dell' anima (1). Le potenze dell' anima non sono opposte tra loro se non come il più perfetto al meno perfetto, siccome le specie de' numeri e delle figure: ma tale opposizione non impedisce che l'una potenza dall' altra abbia origine; perchè le cose imperfette naturalmente dalle più perfette procedono. Potenze dell'anima sono la vegetante, la sensitiva, l'appetitiva, la motrice, l'intelligente (2). Le potenze distinguonsi in ordine di dignità, intellettiva, sensitiva, nutritiva, e in ordine di tempo, che è inverso (3). Le potenze dell'anima che sono prime in ordine di perfezione e di natura, sono principio delle altre potenze, come principio attivo di quelle e come fine loro. -Le potenze sensitive riguardano l'oggetto meno comune, che è il corpo sensibile; e le intellettive l'oggetto comunissimo che è l'essere unjversale. Questo, secondo l'oggetto; secondo il modo, poi, che l'anima tende alle cose esteriori le potenze appetitive in quanto l'intenzione ci mira siccome a fine, e le motrici in quanto l'animo tende a esse siccome a termine delle proprie operazioni (4). Non le potenze sono per gli organi, ma questi per quelle; e però non sono tante le potenze quanti gli organi: ma la natura istitui diversità negli organi acciocchè alla diversità delle potenze eglino fossero congruenti. - Diversi oggetti appartengono a diverse potenze inferiori dell' anima, i quali però cadono sotto a una sola superiore potenza, la quale comprende gli oggetti più universali (5). Le potenze sono nell' anima tutte non come in. soggetto ma come in principio. - Tutta la natura 'corporale soggiace all'anima e le è come materia e strumento (6). L'anima sebbene non sia composta di materia e di forma, ha in sè del potenziale, cioè che può svolgersi in atto ma ma non è sempre in atto (7). Non sempre l'ente che ha anima esercita in atto le operazioni della vita, onde anco nella de finizione l'anima è detta l'atto del corpo avente la vita in potenza. Quando l'intenzione dell'anima è fortemente tratta all'operazione dell'una potenza, è ritratta dall' operazione d'un' altra. Quella virtù dell' anima che è sciolta dal l'organo del corpo è in certo modo infinita per rispetto al

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corpo stesso (1). Il diletto estraneo impedisce l'operazione, perchè mentre all' una cosa intendiamo forte, forza è che dall' altra l'intenzione sia ritratta (2). Quando noi non mutiamo pensiero, o mutandolo, non ce ne avvediamo, non ci pare che sia trascorso alcuno spazio di tempo (3).

Recheremo da ultimo un passo de' Bollandisti, che congiunge la tradizione filosofica colla ascetica: L'astrarsi che fa la mente dell' uomo da' sensi corporei, è naturale o sopranaturale. Quella che chiamiam naturale è prodotta da forte applicazione dell' anima ad un pensiero. Perchè, sebbene siano varie le potenze dell'anima, una però è l'intensione per cui nell' attendere alla contemplazione delle cose umane e delle divine, si fa vano (4) l'acume degli occhi e gli atti dell' udito e degli altri sensi. L'astrazione oltre natura, dalle divine lettere chiamasi ratto. Il qual ratto o proviene da malattia, o da malo spirito, o da nume divino (5).

Di tali astrazioni il Poeta non so s' io abbia a dire pativa o che n' era potente: Cominciò il naturale mio spirito ad essere impedito nelle sue operazioni; perocchè l'anima era tutta data nel pensare di questa gentilissima (6)... Mentr' io... disegnava, volsi gli occhi, e vidi lungo me uomini... e, secondo che mi fu detto poi, egli erano stati già alquanto anzi che io me ne accorgessi (7). Il simile segui, narra il Boccaccio, al Poeta quando essend' egli in Siena, statogli recato un libro e non avendo spazio di portarlo altrove, sopra la panca si pose col petto; e benchè in questa contrada per festa pubblica si facesse armeggiata e rumore con istrumenti e con versi e balli di vaghe donne e giuochi di giovani, mai non si mosse, nè levò gli occhi dal libro, e quivi stette da nona a vespro finchè tutto non l'ebbe percorso. Di visione soprannaturale, venutagli, canterà: Oh imaginativa, che ne rube Talvolta si di fuor, ch' uom non s'accorge Perchè d'intorno suonin mille tube! (8)

(1) Som., 1, 2, 2. Abbiamo qui il modo di Dante: Questa è quasi legata e quella è sciolta. Ne'Bollandisti (I, 194); Io sono (dice Dio) il solo che posso legare la mente. (2) Som., 1, 2, 4. Fis., IV. (4) Purg., VIII, t. 3: Render vano l'udire. land. 901, Vita di Veronica di Binasco, 1. III, c. I. Nuova. (7) Ivi. (8) Purg., XVII.

(3) Arist.

(5) Bol

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(6) Vita

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