L'illustre Italia: dialoghi, Parts 1-2

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Tip. delle Belle arti, 1841
 

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Popular passages

Page 34 - La meretrice, che mai dall' ospizio Di Cesare non torse gli occhi putti, Morte comune, e delle Corti vizio, Infiammò contra me gli animi tutti , E gì' infiammati infiammar sì Augusto, Che i lieti onor tornaro in tristi lutti.
Page 169 - Ghibellin fuggiasco, e tu i cari parenti e l'idioma desti a quel dolce di Calliope labbro che Amore in Grecia nudo e nudo in Roma d'un velo candidissimo adornando, rendea nel grembo a Venere Celeste...
Page 167 - Anzi (egli grida) veggiamo continuamente, e massimamente per le ville e per lo contado, che nelle chiese si fanno questi maledetti balli e giuochi : sicché pare che studiosamente per più dispetto di Dio l'uomo il vada a offendere a casa sua.
Page 125 - ... vicine provincie ci concorrano aiuti ed eserciti. Se io non piaccio, ci sono altri legati, tribuni, centurioni e soldati finalmente. Non fate dire per tutto il mondo sì mostruosa cosa che voi siate cagnotti di Civile e Classico ad assalire Italia; e se Germani e Galli vi condurranno alle mura di Roma vostra patria, combatteretele voi? mi raccapriccio a pensarvi. Farete per Tutore treviro le sentinelle? Daravvi un baiavo il segno alla battaglia? Rifornirete le schiere de'Germani?
Page 224 - Non vogliono essi l'imitazione dei primitivi, ma (( esortano a coltivar nella immaginativa le cose vedute in quell'aspetto che piacquero più a ciascuno e tali riprodurle secondo la propria indole e forza. Parli colle ombre chi bene apprende la luce, parli colle tinte chi più s'accorge del colore, parli col disegno chi meglio pensa alle forme, ma parlin tutti e facciansi non udir solamente ma intendere » . « Qualvolta il pittore si sia proposto di provocare e di vincere le difficoltà dell'arte...
Page 3 - Non ha molti mesi che stando io atteso, come soglio, di buon mattino a' miei studi, venne a me un pittore non solo . degli amicissimi, ma de' primi che a questo tempo fioriscano le nostre arti; Imperocché, tutto dato nobilmente a seguire le divine scuole di Leonardo e di Raffaello, gloriasi di non avere inchinato giammai l'altezza dell'ingegno italiano ad alcuna viltà forestiera. Di che non può credersi quanto mi sia caro anche per questo; considerando esser pur tanto tepido a...
Page 66 - Era egli un conoscente nostro, uomo di lettere come troppo spesso oggi fra noi da il secolo; tenerissimo cioè di quelle che più hanno del mostruoso e del 'forestiero, e che più offendono la purità e la gentilezza delle italiane.
Page 5 - Ma di ornarla, soggiunserni, all'italiana: perciocché nato e cresciuto, per divino favore, in questo giardino dell'universo, maggior pensiero non ho in ogni mia opera che di mostrarmene buon cittadino. Sia dunque cura del vostro valore nell'arte il dipingervi quante più glorie potete trovare de...
Page 8 - Armando di Richelieu, che per tanto tempo ebbe in mano la volontà del re e la fortuna della nazione? E pure quanta diversità di sentenze su la sua vita ! Intantochè età l' alza fino alle stelle, chi lo deprime ttno agli abissi; e il Montesquieu non dubitò chiamarlo il pessimo de
Page 177 - ... corti, caldissimo il cuore di affetti, di onoranze vagheggiatore, ed anche pronto a mettere spesso nella spada le sue ragioni, che sarebbe stato di quel rarissimo ingegno senza la sua gran consigliera, la povertà? Ammiriamo piuttosto il ciclo, che per l'infelicità di pochi mortali abbia reso e felice e immortale tutto un popolo sì di gloria e sì di sapienza: come ora certo l'ammira il Leopardi medesimo, che, Uscito fuor del pelago alla riva, vede di che nobil prò' siagli stata nella vita...

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