Versi e prose, Volume 1

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Felice Le Monnier, 1859 - 498 pages
 

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Page 249 - l vino, Avarizia, ambizion, lussuria, e gola Ti mena al fin, che gia veggiam vicino. Non pur questo dico io, non Francia sola, Non pur la Spagna, tutta Italia ancora Che ti tien d
Page 45 - l di che al tuo diporto intendi , Sempre trovi il cammin piano e sicuro ; Deh l' onorato tuo figliuol Tirreno Prega in nome di noi , che più non tenga Gli occhi nel sonno , e che si svegli omai ; E del chiaro Arno suo pietà gli venga , Ch'or, vecchio e servo, e di miserie pieno, Null' altra aita ha più , che tragger guai . Lamento sui mali della sua patria.
Page 19 - ... Per sua doglia maggior riserba in vita . Onde obliando il dolce suo soggiorno Delle chiare acque, in sulle ignude arene Solo in te richiamar si sfoga e pasce. Piangete sempre omai, sorelle tosche. Teco, o sommo pastor, son muti insieme Quei dolci versi in alto stile ornato Onde ogni cor gentil sì lieto andava.
Page 20 - Dato, che 1' altrui già canuta cetra: Poi doppio duol mi reca il pensar solo Quel che, lasso! di lui sperava il mondo." Piangete sempre omai, sorelle tosche. Le liete rose, le fresch' erbe e verdi, Le violette, i fior vermigli ei persi Bene han la vita lor caduca e frale.
Page 159 - Quel van pensier che di soverchio è duro, Più d' ogn' altro si rompe; e sempre avviene Che 'l ferro quant' ha più gagliarda tempra, Vie più si spezza; spesse volte ho visto Un feroce corsier con picciol freno Da mezzo 'l corso suo rivolto in dietro. Non si conviene aver superbia a quello Che vive servo, verso un suo signore. Costei le leggi trapassando in prima, Cominciò farne ingiuria; or che se stessa Dell...
Page 274 - Null' altro scerne che travaglio e pena. Colui che è in fondo dell' ingiusta ruota, Che i miglior preme, sollevando i pravi, Non è vile animai che noi percuota, E tal che avanti nel tuo cor pensavi Per sangue e per amor congiunto e fido, Sovente è il primo che il tuo peso aggravi. Molti han d' amici falsamente il grido, Che veggendo venir periglio e noia Seguon fortuna come il volgo infido.
Page 249 - O Simon mago, o miseri seguaci, Che le cose di Dio, che di bontate Deono essere spose, e voi, rapaci, Per oro e per argento adulterate; Or convien che per voi suoni la tromba, Però che nella terza bolgia state.
Page 18 - Sol si pasce d' amaro e il dolce ha schivo. Piangete sempre omai, sorelle tosche. Non sì doglioso nei deserti lidi Degli arenosi mar piange il delfino La morta sposa, non per gli alti tetti Chiama con tal dolor Progne i suoi figli, Non Filomela con tal duol si lagna Del folle creder suo per boschi e valli, Non tanto d' Alci'on si duol Ceice Lungo le rive amate, quanto ognora Piangon tutti chiamando il miser Cosmo.
Page 178 - Che or son dell' altrui voglie Serve, trionfi e spoglie ! Son, perfida, i don tuoi Si come al lito il mare, Che mille volte il di si fugge e riede. Ahi miser chi fra noi Tien di soverchio care Le tue false lusinghe e troppo crede ! Tu fragil, senza fede, Instabil, varia e leve, Lubrica ed incostante, Fermar non sai le piante; Tanto è il voler e il disvoler tuo breve.
Page 249 - Or per altro sentier nel del s" ascende Non chi si pente, ma si monda e scarca Chi la mano al pastor con 1' oro stende. Con piu ricco nocchier nuove onde varca, Con le sarte di seta, e d' or la vela, Lunge da Galilea la santa barca. D...