Saggio di una interpretazione filologica di parecchi passi oscuri e controversi della Divina commedia: L'Inferno

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C. Coen, 1865 - 365 pages
 

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Page ix - era è cosa dura Questa selva selvaggia ed aspra e forte Che nel pensier rinnova la paura ! Tanto è amara che poco è più morte: Ma, per trattar del ben ch'ivi trovai Dirò dell'altre (alte) cose eh'i'v'ho scorte. Lasciando, com' è nostro proposito, di toccare sì del significato della selva,
Page 4 - CANTO II. v. 3 — 9. ed io sol uno M'apparecchiava a sostener la guerra Sì del cammino e sì della pietate Che ritrarrà la mente che non erra. O Muse, o alto ingegno, or m'ajutate : O mente, che scrivesti ciò eh' io vidi, Qui si parrà la tua nobilitate.
Page 250 - furie né Trojane Si vider mai in alcun tanto crude Non punger bestie, non che membra umane, Quant'io vidi in due (vidi due) ombre smorte e nude. Si dimanda per primo che si abbia a intender per furie. Già il Volpi e più preciso ancora il Lombardi, il Bianchi e il
Page 179 - Ugolino si parla del suo dolore morale che, come esperienza ben e' insegna, impedisce ali' uomo lo sfogo delle lagrime, sì che dentro impietra, ciocché difficilmente può dirsi, come gli è qui il caso, di dolor corporale. v. 133 — 135. Taida è la puttana che rispose Al drudo suo quando disse: ho io grazie Grandi appo te? anzi maravigliose.
Page 9 - n, 73. Quando sarò dinanzi al Signor mio Di te mi loderò sovente a lui, nel quale non ci sarebbe senso, se non vi fosse espressa la speranza di Beatrice di acquistare a Virgilio, contando in cielo i suoi meriti, sorte migliore.
Page 117 - non può esprimere altro che sventolarsi, farsi riparo dalle fiamme cadenti. v. 143 — 149. Io fui della città che nel Battista Cangiò il primo padrone; onde ei per questo Sempre con l'arte sua la farà trista: E se non fosse che in sul passo d'Arno Bimane ancor di lui alcuna vista:
Page xvi - (I) v. 37 — 43. Tempo era dal principio del mattino; E il sol montava in su con quelle stelle Ch'eran con lui quando l'Amor divino Mosse da prima quelle cose belle ; Sì eh' a bene sperar m
Page 169 - delle lagrime, sì che dentro impietra, ciocché difficilmente può dirsi, come gli è qui il caso, di dolor corporale. v. 133 — 135. Taida è la puttana che rispose Al drudo suo quando disse: ho io grazie Grandi appo te? anzi maravigliose.
Page 41 - 124. A Minos mi portò : e quegli attorse Otto volte la coda al dosso duro E, poiché per gran rabbia la si morse, Disse. — Pare che il solo Benvenuto l'abbia intesa a questa maniera. v. 31. La bufera infernal che mai non resta.
Page 263 - star e non parliamo a voto Che così, è a lui ciascun linguaggio, Come il suo ad altrui, eh'a nulla è noto. Se Nembrotte non comprendeva linguaggio alcuno, e se il suo non era noto ad alcuno, la miglior cosa che potremo dire sopra questo verso, sarà il ripetere con Virgilio:

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