Il Mattino, Il Mezzogiorno, e La Sera. Poemetti Tre

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Presso Giuseppe Nave Mercante Librajo al Corso, 1793 - 174 pages
 

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Page 48 - 1 non mai da legge, o verga, o fune, domabile cocchier, temi le rote, che già più volte le tue membra in giro awolser seco, e del tuo impuro sangue corser macchiate, e il suoi di lunga striscia, spettacol miserabile!
Page 3 - Giovin signore, oa te scenda per lungo di magnanimi lombi ordine il sangue purissimo, celeste, o in te del sangue emendino il difetto i compri onori e le adunate in terra o in mar ricchezze dal genitor frugale in pochi lustri, me precettor d'amabil rito ascolta. Come ingannar questi noiosi e lenti giorni di vita, cui sì lungo tedio e fastidio insoffribile accompagna, or io t'insegnerò.
Page 70 - Pera colui che prima osò la mano Armata alzar su l'innocente agnella, E sul placido bue: né il truculento 505 Cor gli piegare i teneri belati Né i pietosi mugiti né le molli Lingue lambenti tortuosamente La man che il loro fato, ahimè, stringea».
Page 70 - Or le sovviene il giorno, ahi fero giorno! allor che la sua bella vergine cuccia, de le Grazie alunna, giovenilmente vezzeggiando, il piede villan del servo con l'eburneo dente segnò di lieve nota: ed egli audace con sacrilego piè lanciolla: e quella tre volte rotolò; tre volte scosse gli scompigliati peli, e da le molli nari soffiò la polvere rodente. Indi i gemiti alzando: « aita aita!
Page 28 - Imbandir ne' tuoi scritti eterno cibo Ai semplici palati; e se' maestro Di coloro che mostran di sapere, Tu appresta al mio Signor leggiadri...
Page 7 - Sciorre il mio legno ; * e co' precetti miei Te ad alte imprese ammaestrar cantando. Già i valletti gentili udir lo squillo Del vicino metal " cui da lontano Scosse tua man col propagato moto ; E accorser pronti a spalancar gli opposti Schermi a la luce, e rigidi osservàro Che con tua pena non osasse Febo Entrar diretto a saettarti i lumi.
Page 5 - L'altro dì non perfette, o se di chiave Ardua e ferrati ingegni all'inquieto Ricco l'arche assecura, o se d'argento E d'oro incider vuoi giojelli e vasi Per ornamento a nuove spose oa mense. Ma che? tu inorridisci, e mostri in capo, Qual istrice pungente, irti i capegli Al suon di mie parole? Ah non è questo, Signore, il tuo mattin. Tu col cadente Sol non sedesti a parca mensa, e al lume Dell' incerto crepuscolo non gisti Jeri a corcarti in male agiate piume Come dannato è a far l'umile vulgo.
Page 69 - ... s'aggirano, vegliando ancora intorno ai ceduti tesori; e piangon, lasse! le mal spese vigilie, i sobri pasti, 470 le in preda all'aquilon case, le antique digiune rozze, gli scommessi cocchi, forte assordanti per stridente ferro le piazze ei tetti: e lamentando vanno gl'invan nudati rustici, le fami 475 mal desiate, e de le sacre toghe l'armata in vano autorità sul vulgo.
Page 89 - Signore a la mente od al cor? Paventi il vulgo oltre natura: il debole prudente rispetti il vulgo; e quei, cui dona il vulgo titol di saggio, mediti romito 1)75 il ver celato; e alfin cada adorando la sacra nebbia che lo avvolge intorno.
Page 5 - Allora sorge il fabbro, e la sonante officina riapre, e all'opre torna l'altro dì non perfette, o se di chiave ardua e ferrati ingegni all'inquieto ricco l'arche assecura, o se d'argento e d'oro incider vuol gioielli e vasi per ornamento a nuove spose oa mense.

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