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m; disse di voler vedere i nostri modi, e, se gli piacessero, diverrebbe Cristiano. A'Cristiani si mostró umano nel 1487. Dante lo nomina nel Convivio com' uomo liberale; virtù opposta all'avarizia, tanto da lui detestata. Mori nel 1499, tolta Gerusalemme al dominio francese, e salito al regno egli ignoto soldato. Del collocare in luogo di salvazione anime d'uomini non nati alla Fede, rende Dante ragione nel ventesimo del Paradiso, ove Rifeo troiano è collocato negli occhi dell'Aquila con Davide e con altri santi: ma più strano forse parrà questo Maomettano nel limbo a chi non pensa quanto sia strano collocarci Giulio Cesare e Democrito e Seneca.

Innalza il Poeta gli occhi e vede gli uomini di scienza, secondo lui, virtuosa o aiutatrice a virtù; e però li pone più in alto, per quello stesso che S. Tommaso pone sopra l'attiva la vita contemplativa. Fino a Zenone il Poeta numera i filosofi teoretici; da Dioscoride in poi, i savii di storia naturale, d'eloquenza', e di medicina. L'enumerazione non è tanto confusa quanto pare. E notisi che Orfeo e Lino, poeti teologi e insieme della natura, Cicerone e Seneca, che scrissero di cose naturali, non vanno male uniti a que' che di cose uaturali filosofarono. Qual posto poi egli assegni ad Omero e a Virgilio e agli altri tre poeti nominati, se sopra Aristotile o sotto, non dice; ma il verso O tu ch'onori ogni scienza e arte, e l'al

tro nel XXI del Purgatorio Col nome che più dura, e più onora, farebber credere che Dante mettesse in cima i poeti. Forse Cicerone e Seneca e Orfeo e Lino, fondatori di civiltà, rappresentano la filosofia civile e pratica sotto ordinate alla teorica nel concetto di Dante. Ed invero, siccome Orfeo nella dodicesima Ode del primo d'Orazio è detto col canto ducere quercus, e nella Poetica porre leggi alle nuove città insieme con Anfione, però rammentato da Dante nel XXXII dell'Inferno; così Lino in Virgilio, nell'Egloga quarta, è nominato accanto ad Orfeo, questi figliuolo di Calliope, quegli d'Apollo; e nella sesta Lino dà in nome delle Muse a un pastore la zampogna d'Esiodo, poeta naturale e civile anch'esso, con la quale soleva rigidas deducere montibus ornos. E nell' Egloga stessa è paragonato il canto di Sileno a quello d'Orfeo, e dettone rigidas motare cacumina quercus. E dice poi Seneca morale, per distinguerlo dal tragico, come disse quel Bruto che cacciò Tarquino, per distinguerlo dall' uccisore di Cesare. Forse il morale ed il tragico a lui erano un solo, ma volle intitolarlo così per distinguere il suo pregio maggiore, come disse Orazio satiro per assegnare alle Satire più valore che alle Odi, delle quali non poche, nè delle men belle, tengono della satira, o dell'epistola. In quell'epiteto è tutto intero un ragionamento di critica letteraria.

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CANTO V.

Argomento.

Al secondo cerchio trovano Minosse, giudice e distributor delle pene di tutto l'Inferno: che qui l'Inferno comincia. In questo cerchio i lascivi entro un turbine che li aggira e minaccia precipitarli ne cerchi di sotto. Dante qui trova Francesca da Rimini, e sente la storia del suo miserò

amore.

La bufera è cosa da maestro. Della narrazione amorosa il passo più profondo è: «O lasso! Quanti dolci pensier..."

Nota le terzine 4, 5, 10. 11, 12, 14, 15, 16, 18, 21, 24, 25, 27, 28, 51, 55 alla 41; 45 all' ultima.

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Giù nel secondo, che men luogo cinghia, E tanto più dolor, che pugne a guaio. 2. Stavvi Minós orribilmente, e ringhia; Esamina le colpe nell'entrata;

Giudica, e manda secondo ch'avvinghia.

3. Dico che quando l'anima malnata

Gli vien dinanzi, tutta si confessa: E quel conoscitor delle peccata 4. Vede qual luogo d'Inferno è da essa: Cignesi con la coda tante volte Quantunque gradi vuol che giù sia messa. 5. Sempre dinanzi a lui ne stanno molte: Vanno, a vicenda ciascuna, al giudizio; Dicono, e odono, poi son giù volte.

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1. (L) PRIMAIO: primo. MEN LUOGO CINGHIA: cinge meno spazio ma abbraccia più dolore. CHE PUNGE A GUAIO da far gridare guai.

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2. (L) RINGHIA: freme d'ira. — SECONDO CH'AVVINGHIA: Quante volte avvolge a sè la coda, manda il dannato tanti cerchi giù.

(SL) Mixós. Æn., VI: Nec vero hæ sine sorte datæ, sine judice sedes : Quæsitor Minos urnam movet : ille silentum Conciliumque vocat, vitasque et crimina discit. Anco Virgilio pone Minos subito dopo la sede de' bambini: ma il suo è il savio di Creta; il Minos di Dante è un demonio che giudica con la coda e se la morde per rabbia. ESAMINA. Stat., VIII: Populos poscebat cri

mina vite.

3. (SL) PECCATA, Inf., XXIX: Minós, a cui fallir non lece.

4. (L) QUANTUNQUE : quanti.

5. (L) MOLTE anime. A VICENDA: alla volta loro. ODONO la sentenza.

(SL) VICENDA. Buc., V: Vicissim Dicemus, cioè dopo te. Ovoxo. Dante raccoglie in una le due pitture

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virgiliane di Minosse e di Radamanto (Æn., VI): Gnosius hæc Rhadamanthus habet durissima regna; Castigatque, auditque dolos: subigitque fateri....

6. (L) Di cotanTO UFFIZIO: di giudicare.
7. (L) Cur: chi. FIDE: fidi. -GRIDE: gridi.

(SL) Ampiezza. Ov. Met., IV: Mille capax aditus,

et apertas undique portas Urbs habet.

(F) AMPIEZZA. En., VI. Patet atri janua Ditis; Sed... Matth., VII, 15: Larga è la porta, e spaziosa è la via che conduce a perdizione.

8. (L) FATALE: voluto dal fato di Dio.

(SL) FATALE. En., VII: Fatalis crusti. - XI: Fatalem Eneam.

9. (SL) INCOMINCIAN. Georg., I: Freta ponti Incipiunt agitata tumescere, et aridus... audiri fragor. - SENTIRE. Æn., VI: Hinc exaudiri gemitus. PERCUOTE l'orecchio e l'animo. Æn., V: Verberat ictibus auras. X: Calcibus auras Verberat. Georg., IV: Impulit aures Luctus. 10. (SL) VENNI. Æn., I, VI: Devenere locos. MUGGHIA. Hor. Epist., II, 4: Mugire putes....... mare....... Tanto cum strepitu ludi spectantur. Æn., VI: Mugire solum. ——

41. La bufera infernal che mai non resta,

Mena gli spirti con la sua rapina; Voltando e percotendo gli molesta. 12. Quando giungon davanti alla ruina,

Quivi le strida, il compianto, e il lamento; Bestemmian quivi la Virtù divina. 13. Intesi ch'a cosi fatto tormento

Sono dannati i peccator carnali
Che la ragion sommettono al talento.
14. E come gli stornei ne portan l'ali, ̧

Nel freddo tempo a schiera larga e piena;
Così quel fiato gli spiriti mali

COMBATTUTO. Dan., VII, 2: Venti.... pugnabant in mari. Hor. Carm., I, 4: Luctantem....... fluctibus Africum. Æn., X: Magno discordes æthere venti Prælia ceu tollunt... Non ipsi inter se, non nubila, non mare cedit. - I: Luetantes ventos, tempestatesque sonoras.

(F) Muro. Job, XXIV, 15: Oculus adulteri observat caliginem, Jud. Epist., 13: A' quali tempesta di tenebre è serbata in eterno. Is., LVII, 20: Gli empi quasi mare che ferve.

11. (L) RESTA: cessa.

(F) LA BUFERA INFERNAL dell'incostanza nella lussuria. Som. 2, 2, 135; 3, 6. MENA. La vita molle è punita dal continuo dibattere, che figura la tempesta dell'animo, e l'oscurità figura la luce dell' intelletto appannata. RAPINA. Virgilio, de' venti (Æn., 1): Maria ac terras... ferant rapidi secum, verruntque per auras. Conv.: La rapina del primo mobile. Reg., 1, XXV, 29: L'anima de' tugi nemici sarà rotala quasi impeto e giro di fionda.

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12. (L) RUINA dell'altro giro. QUIVI LE STRIDA.... per tema di cadere.

(SL) RUINA. Vasari: Dal sommo d'una ruina si vede una donna che avendo un figliuolo lo getta ad un suo che sta nella strada.®

(F) RUINA. Agostino, nelle Confessioni, dipinge il suo amore come una via di precipizio. VIRTÙ. Matth., XXVI, 64: Alla destra della virtù di Dio. Rom., I, 20. La sempiterna virtù di Dio. Damasc., lib. 3: Potentia seu virtus divina.

13. (L) TALENTO: appetito.

(SL) TORMENTO. Æn., VI: Aliœ panduntur inanes Suspenso ad ventos.

(F) CARNALI. Amanti de' beni che Orazio dice tempestatis prope ritu Mobilia, et cæca fluitantia sorte (Sat., II, 3). RAGION. Vita Nuova: Amore mi reggesse senza il fedel consiglio della ragione. Som.: Il diletto della voluttà assorbe la volontà e la ragione tanto che fa disprezzare gli altri beni. SOMMETTONO. Æn., IV: Animos submittere amori. Sap., I, 4: Corpo suddito a peccati. Cic., Somn. Scip. Gli animi di coloro che prestarono se quasi ministri al piacere, e per impulso di libidini il diritto violarono, usciti de' corpi, intorno alla terra s'avvolgono; nè in questo luogo, se non dopo ayitati per secoli molti, ritornano. S. Basilio: Soggetti quasi servi a vizii e brutture. Som.: Le forze inferiori non si sommettono alla ragione, ma alle inferiori cose si volgono secondo il proprio impeto - Per la grazia interiore la carne è suddita allo spirito. In quanto la volontà soggiace a passione le sovrasta l'appetito sensitivo.

14. (L) ALI. Caso retto. NEL FREDDO TEMPO: nel verno. FIATO vento.

(SL) STORNEI. Uccelli, dice l' Ottimo, lussuriosi .... come i grú, Il Vasari dipinge gli Ebrei come storni

15. Di qua, di là, di giù, di su gli mena. Nulla speranza gli conforta mai, Non che di posa, ma di minor pena. 46. E come i gru van cantando lor lai, Facendo in aer di sè lunga riga, Cosi vid' io venir traendo guai 47. Ombre portate dalla detta briga. Perch'io dissi: - Maestro, chi son quelle Genti, che l'aer nero si gastiga? 48. La prima di color, di cui novelle Tu vuo' saper (mi disse quegli allotta), Fu imperatrice di molte favelle. 49. A vizio di lussuria fu si rotta,

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Che libito fe licito in sua legge Per torre il biasmo in che era condotta. 20. Ell'è Semiramis di cui si legge

Che succedette a Nino, e fu sua sposa : Tenne la terra che 'l Soldan corregge. 21. L'altra è colei che s'ancise amorosa, E ruppe fede al cener di Sicheo. Poi è Cleopatrás lussuriosa.

che vanno ogni sabbato a vedere il Mosè di Michelangiolo. TEMPO. Crescen., I, 6 Ne'tempi caldi. -PIENA. Ov., Art. Am., I: Plenius agmen. — FIATO. Georg., II: Hibernis parcebant flatibus Euri.

15. (F) SPERANZA. Se sia ne' dannati, Som., 2, 2, 18. 16. (SL) GRU, mascolino, è nel Fior di Virtù. Æn., X: Quales sub nubibus atris Strymoniæ dant signa grues, atque cethera tranant Cum sonitu, fugiuntque Notos clamore secundo. Georg., 1: Illum (imbrem)......... Aeric fugere grues. LAI. Cosi nel IX del Purgatorio il canto della rondine. Nell' imagine degli storni dipinge la folla; in questa delle gru, la schiera in lunga fila, dov' e' può discernere l' un' ombra dall' altra. CANTANDO. Georg., I: Cecinere quærelam. -IN AER. Senza articolo. Bart. S. Conc.: volanti per acre.

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17. (SL) BRIGA. Nelle Vite de'ss. Padri sta per guerra. Par., VIII: Golfo Che riceve da Euro maggior briga. GASTIGA. En., VI: Rhadamanthus... castigat... dolos. 18. (L) MOLTE FAVELLE: molte genti. ALLOTTA: allora. (F) FAVELLE. Apoc., XF, 9, e altre sette volte. Varie tribù e popoli e lingue. Dan., III, 4, 7: Popoli, tribù e lingue.

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(F) LIBITO. Sparziano (in Caracal.): Si libet, licet. Aug. Fiunt in nobis concupiscentiæ malæ quando id quod non licet, libet.

20. (L) TENNE LA TERRA CHE: Regnò dove. CORREGGE: regge.

(SL) SEMIRAMIS. Amante del figlio; secondo Giustino, morta da lui. Bella reticenza. TENNE. En., I: Cyprum... ditione tenebat. Hor. Carm., III, 14: Tenente Cæsare terras. CORREGGE. Psal. XCV, 10: Correxit orbem terræ. Petr.: L'onorata verga, Con la qual Roma e suo' erranti correggi.

21. (L) COLET: Didone. ANCISE: uccise.

RUPPE.

(SL) AMOROSA. Didone. (Æn., I e IV). Georg., IV: Rupere fidem. Dino, Comm.: Ruppongli fede. CENER. ED., IV: Non servata fides cineri promissa Sichæo! Trecent, inedito: Rompeo fede alla ce

22. Elena vidi, per cui tanto reo

Tempo si volse; e vidi il grande Achille
Che con Amore alfine combattéo.

23. Vidi Paris, Tristano: e più di mille

Ombre mostrommi (e nominolle) a dito, Che Amor di nostra vita dipartille. 24. Poscia ch'io ebbi il mio dottore udito Nomar le donne antiche e i cavalieri, Pietà mi vinse, e fui quasi smarrito. 25. Io cominciai: Poeta, volentieri Parlerei a quei duo che insieme vanno, E paion si al vento esser leggieri. 26. Ed egli a me: - Vedrai quando saranno Più presso a noi; e tu allor gli prega Per quell'amor che i mena, e quei verranno.27. Si tosto come il vento a noi gli piega,

Muovo la voce: - O anime affannate,
Venite a noi parlar, s'altri nol niega.
28. Quali colombe dal disio chiamate,
Con l'ali aperte e ferme, al dolce nido
Vengon per l'aere, dal voler portate;

nere di Sicheo. Pol. Tasso: Bassa la composizione se sarà sciolta d'ogni numero, e il verso languido affatto, come: Poi vidi Cleopatrás lussuriosa». Il verso fu male letto dal Tasso, chè non dice vidi, e le due dieresi di lussuriosa e di Cleopatrás, e l'accento sull'ultima ritraggono degnamente la sozza regina.

22. (L) REO: di guerra. COMBATTEO: Combatte.

(SL) ELENA. Uccisa da una donna greca per vendetta del marito uccisole sotto Troia. Tutti i qui nominati da Dante morirono di mala morte. GRANDE. Buc., IV: Atque iterum ad Trojam magnus mittetur Achilles. Egli invitto nell'armi, da amore di Polissena fu vinto, e nello sposarla, morto (En., VI).

23. (SL) PARIS. Il cavaliere del medio evo amante di Vienna. TRISTANO. Amante d' Isotta, trafitto dal re Marco con dardo avvelenato: ed ella mori con lui. Dante congiunge la mitologia col romanzo cavalleresco, ch' erano, dopo la Bibbia, le due fonti poetiche dov'egli attinse. DIPARTILLE. Petr., Trionfo d'Am., I: Ch'anzi tempo ha di vita Amor divisi. Æn., VI: Quique ob adulterium cœsi.

24. (L) DOTTORE: maestro.

(SL) VINSE. Vit. ss. Pad.: Si lasciasse si vincere alla pietade.

25. (SL) LEGGIERI: più forte menali, perchè più rei: e anche perchè più volenterosi a correre insieme. VENTO. En., VI: Panduntur inanes Suspensæ ad ventos. 26. (L) I: li.

altrove.

(SL) I per li l'usa Fran. da Barberino e Dante

27. (SL) Mosst. Fav. d'Esopo: Mosse un'alta voce. En., VII: Cantusque movete. Li avrà pregati per l'amor Joro, sebbene nol dica. ALTRI. Modo antico, per indicare forza superiore e indeterminata. Inf., XXVI Com' altrui piacque.

28. (SL) COLOMBE. En., V: Qualis spelunca subito commota columba, Cui domus et dulces latebroso in pumice nidi, Fertur in arva volans, plausumque exterrita pennis Dat tecto ingentem; mox aere lapsa quieto, Radit iter liquidum, celeres neque commovet alas. - VI: Geminæ quum forte columbæ Ipsa sub ora viri cœlo venere volantes... - Liquidumque per aëra lapsæ, Sedibus optatis gemina super arbore sidunt. CHIAMATE. En., XII: Vocant animum... curæ. — DOLCE. Georg., I:

29. Cotali uscir della schiera ov'è Dido, A noi venendo per l'aer maligno;

30.

Si forte fu l'affettuoso grido.

O animal grazioso e benigno,
Che visitando vai per l'aer perso

Noi che tingemmo il mondo di sanguigno; 31. Se fosse amico il re dell'universo,

Noi pregheremmo lui per la tua pace, Dacch' hai pietà del nostro mal perverso. 32. Di quel ch'udire e che parlar vi piace, Noi udiremo e parleremo a vui, Mentre che il vento, come fa, si tace. 33. Siede la terra dove nata fui,

Su la marina dove il Po discende
Per aver pace co' seguaci sui.

34. Amor, che a cor gentil ratto s'apprende,
Prese costui della bella persona

Che mi fu tolta, e'l modo ancor mi offende.

Juvat, imbribus actis, Progeniem parvam dulcesque revisere nidos. PORTATE. Æn., IX: Cupidine ferri. V: Fert impetus, ipse volantem, VI: Fert ita corde voluntas. Chiamate indica la prima mossa; portale, la tendenza amorosa del volo: con l'ali ferme chè così gli uccelli volano d' alto in basso.

29. (SL) DIDO. Rinomina Didone, o perch'una delle più sventurate, o per accennare a que'versi che gl'ispirarono l'idea del secondo cerchio: Hic quos durus amor crudeli tabe peredit... Inter quas Phænissa recens a vulnere Dido Errabat silva in magna (Æn., VI). — MALIGNO. Æn., VI: sub luce maligna.

30. (L) GRAZIOSO: cortese. PERSO: buio.

(SL) PERSO. Dice nel Convivio: È misto di purpureo e di nero; ma vince il nero; e da lui si denomina.

(F) ANIMAL. Dante, Volg. Eloq.: Sensibilis anima et corpus est animal. Aristotile chiama l'uomo animal civile. Som.: Nell'uomo è la natura sensibile, dalla quale egli s'è detto animale; e la ragionevole, dalla quale uomo.

31. (L) FOSSE a noi.

(SL) AMICO. Æn., XII: Jupiter hostis.

(F) RE. Conv.: Il signore dell'universo. Mon., p. 81: Principem universi qui Deus est. Non senza ragione dappertutto lo presenta come re, principe, imperatore.

33. (L) LA TERRA: Ravenna. -CO'SEGUACI: Confluenti. (SL) SIEDE. Conv.: Il suolo dove. Roma siede. Fut. Inf., XXIII: l' fui nato... Sovra il bel fiume. Ravenna sta già più presso all'Adriatico alla foce del Po, il quale accoglie per via moltissimi confluenti. SEGUACI. Georg., 1: Fluvium.... rivosque sequentes.

34. (SL) AMOR. Dante in un sonetto: Amor e 'l cor gentil sono una cosa. Guinicelli: Al cor gentil ripara sempre Amore Siccome augello in fronda alla verdura; Non fe' Amore anzi che gentil core; Nè gentil core, anzi che Amor, Natura... Che adesso, com' fu 'l sole, Si tosto fue lo suo splendor lucente, Nè fue davante al sole. E prende Amore in gentilezza loco, Così propriamente Come colore in chiarità di foco... Foco d'Amore a gentil cor s'apprende. Vit. N.: Amore essenza del cuor gentile. PRESE. BUC., VI: Quæ te dementia cepit? Cic. Orat., XIV: Amore capta. Æn., IV: Genitoris imagine capta. - Turpi... cupidine captos. Bocc.: Del piacer della bella giovane era preso. Più del piacer di lui s' accese. PERSONA. Dante, Rime: Partissi dalla sua bella persona... l'anima gentile,

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35. (L) A NULLO AMATO AMAR PERDONA: non rimette a alcuno amato il debito d' amare.

(SL) PERDONA. Nel senso del latino parcere. Buc., III: Parcite, oves, nimium procedere. E vale. non ristà di far si che alcuno amato ami. Giova confermar con esempi. Georg., II: Parcebant flatibus Euri.- IV: Parces... futuro. Buc., VIII: Parcite carmina. Æn., II: Non tamen abstinuit, nec voci, iræque pepercit. - XII: Parcite jam Rutuli; et vos tela inhibete, Latini. - I: Parce metu. E il Machiavelli: Non perdonavano nessuna ingiuria. ABBANDONA. Æn., VI: Curæ non ipsa in morte relinquunt. - I due amanti (dice il Boccaccio) furon posti nella medesima sepoltura. Fiaccamente il Petrarca: Nostra sorte, Cme vedi, è indivisa, e per tal segno Si vede il nostro amor tenace e forte.

(F) ABBANDONA. Greg. Dial., IV, 55: I cattivi essendo tormentati con coloro che in questo mondo amarono, non curando di Dio, sono consunti non solo dalla propria, ma dalle pone di quelli.

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(SL) BASSO. Duguesclin: Il tenoit sa tête inchinée en pensées d'amour.

38. (SL) QUANDO. Indica che Dante, assorto nell' affetto, non rispose sull' atto a Virgilio.

(F) PENSIER. Conv.: Non subitamente nasce amore, e fassi grande e viene perfetto; ma vuole tempo alcuno e nutrimento di pensieri, massimamente là ove sono pensieri contrarii che lo impediscano. 39. (L) A LAGRIMAR: fino alle lagrime. TRISTO E PIO: Mi spirano doglia e pietà.

MI FANNO

(SL) COMINCIAL. Dice parlai io, perchè il più sovente a' moderni parla Dante, Virgilio agii antichi. E pare che con questa ripetizione voglia mostrare il suo turbamento, e la difficoltà ch'ebbe di mover parole. Simile soprabbondanza è pure in Virgilio (Æn., I): Tum sic reginam alloquitur, cunctisque repente Improvisus ait. -A LAGRIMAR. Sopra (terz. 1."): Pugne a guaio. -TRISTO. Nel canto seguente: La pietà de' due cognati, Che di tristizia tutto mi confuse.

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Nella miseria. E ciò sa il tuo dottore. 42. Ma se a conoscer la prima radice

Del nostro amor tu hai cotanto affetto, Farò come colui che piange e dice. 43. Noi leggevamo un giorno, per diletto, Di Lancilotto come Amor lo strinse: Soli eravamo, e senz'alcun sospetto. 44. Per più fiate gli occhi ci sospinse

Quella lettura, e scolorocci'l viso: Ma solo un punto fu quel che ci vinse. 45. Quando leggemmo il disiato riso Esser baciato da cotanto amante, Questi che mai da me non fia diviso, 46. La bocca mi baciò, tutto tremante. Galeotto fu il libro, e chi lo scrisse. Quel giorno più non vi leggemmo avante. 47. Mentre che l'uno spirto questo disse,

L'altro piangeva sì, che di pietade I'venni men così com'io morisse: 48. E caddi come corpo morto cade.

40. (L) A CHE: a che segno palesasti l'amore. (F) DUBBIOSI. Som.: Se speranza sia causa d'amore. 41. (SL) TEMPO. Ov.: Tempore felici.

(F) Ricordarsi. Accenna forse alle parole di Didone morente (En., IV); alla renitenza d' Enea a ricordarsi della patria distrutta (Æn., II). Altri intende Boezio, là dove dice: In ogni avversità di fortuna, la più infelice sorte d'infortunio è l'essere stato felice. E nel Convivio chiama Boezio consolatore: ed esso Boezio (Cons., III): Che sien tristi le riuscite della voluttà, chiunque voglia ricordarsi degli errori proprii, intenderà.

42. (SL) PRIMA. Æn., II: Hinc mihi prima mali lahes. - IV Ille dies primus lethi primusque malorum Causa fuit. - RADICE. Cino: D'ogni mio mal sei la radice. AFFETTO. Æn., II: Sed si tantus amor casos cognoscere nostros. PIANGE. Inf., XXXIII, 3: Parlare e lagrimar mi vedra' insieme.

43. (L) DI LANCILOTTO, amante di Ginevra. SoSPETTO: timore.

(SL) STRINSE. Vita Nuova: Amore ti stringe. .En., IX: Animum patriæ strinxit pictatis imajo. 44. (SL) VinSE. Æn., XII: Victus amore tui. 45. (L) Riso: bocca.

46. (L) Il libro, e chi lo scrisse: il corruttor noAVANTE: oltre.

stro.

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