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L'INFERNO

AVVERTENZA

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Alle note è premesso un numero che risponde alla terzina cui esse note appartengono. Le note poi, come è detto nella Prefazione a questa nuova ristampa, si dividono in letterali, storiche e letterarie e filosofiche; le prime sono contraddistinte colla lettera (L); le seconde colle lettere (SL); le ultime colla lettera (F). Le noterelle poi appartenenti a Giovita Scalvini sono chiuse tra parentesi [....].

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CANTO I..

Argomento.

Si trova smarrito in una selva: gli vengono incontro una lonza, un leone, una lupa e gl'impediscono salire al monte: apparisce Virgilio; propone, per toglierlo di pericolo, condurlo a vedere l'Inferno ed il Purgatorio. Dante seco s' avvia.

Il punto più poetico è lá dove Dante si trova appiè del colle vestito del sole di primavera, e guarda alla selva. Nota le terzine 5, 6, 8, 9, 10, 12, 13, 14, 16, 17, 19, 21, 27, 34, 35, 36, 43.

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1. (L) CHÈ... ERA SMARRITA: perch'io avevo smarrita. (SL) CAMMIN. Conv.: Nel nuovo cammino di questa vita. Anonimo: Cominciò questa opera a mezzo marzo. SELVA. Conv. Selva erronea di questa vita. E quasi selva e' figura l'Italia nella Volgare Eloquenza (I, 18).

(F) Mezzo. Il mezzo della vita ai perfettamente naturati, dice Dante nel Convivio, è l'anno XXXV. Psal. LXXXIX, 40: Dies annorum nostrorum... septuaginta anni. Isai., XXXVIII, 40: Io dissi: nel mezzo de' miei di andrò alle porte d'inferno, che s. Bernardo interpreta: Inferni metu, incipit de bonis quærere consolationem. Hab., III, 2: In medio annorum notum facies. 2. (L) FORTE: difficile a passare.

(SL) QUAL. Æn., II: Hei mihi, qualis erat! — - SELVA. Del viaggio in inferno. En., VI: Quale... est iter in silvis. Hor. Sat., II, 3: Velut silvis, ubi passim Palantes error certo de tramite pellit... hoc te Crede modo insanum. SELVAGGIA. Come il cava caverna di Virgilio (En., II). ASPRA. Georg., I: Aspera silva, lapporque, tribulique. FORTE. Parad., XXII: Passo forte. - RINNOVA. Ambr., de excessu frat.: Recordationes dolorem renovant. Æn., II: Infandum... renovare dolorem.

3. (SL) MORTE. Reg., I, XV, 32. Cosi dunque dividi tu, amara morte? Jer., II, 19: Il tuo traviare ti sarà rampogna. Ferma, e vedi che tristo e amaro sia avere abbandonato il tuo Dio.

4. I' non so ben ridir com'io v'entrai; Tant'era pien di sonno ín su quel punto Che la verace via abbandonaí.

5. Ma po' ch'i' fuí al piè d'un colle giunto, Là ove terminava quella valle Che m'avea di paura il cor compunto; 6. Guardai in alto: e vidi le sue spalle Vestite già de' raggi del Pianeta Che mena dritto altrui per ogni calle.

4. (F) VERACE. Conv., VI: Nella vita umana sono diversi cammini, delli quali uno è veracissimo, e un altro fallacissimo; e certi men fallaci, e certi men veraci. Insiste ivi a lungo sulla medesima imagine. - ABBANDONAL. Som. La via di giustizia abbandonarono. Egli è Dante che abbandona la via: l'allegoria dunque ha senso non solamente politico ma morale. Purg., XXX: E volse i passi suoi per via non vera. Prov., II, 13: Lasciano la strada diritta, e vanno per vie buic. Boet.: Ubi oculos a summæ lucis veritate ad inferiora et tenebrosa dejecerint, mox inscitiæ nube caligant, perniciosis turbantur affectibus.

6. (L) SUE: del colle. DEL PIANETA: del sole.

(SL) GUARDAI. Psal. CXX, 4: Levai gli occhi a' \ monti, onde venga l'aita a me. Dan., VIII, 4: Levai gli occhi e vidi. VESTITE. Æn., VI: Lumine vestit Purpureo. OGNI. Æn., IV: Sol, qui terrarum flammis opera omnia lustras.

(F) GUARDAI. Sotto figura di nuovo giorno in una lettera latina presenta Dante il venire d' Enrico in Italia. E nel Convivio chiama Dio sole spirituale e intelligibile. Eccl., XXIII, 28: Gli occhi del Signore son più lucenti del sole, veggenti tutt' intorno le vie degli uomini, e il fondo dell'abisso. Prov., VI, 25: Il precetto è lucerna, e la legge tua è via di vita.

7. Allor fu la paura un poco queta Che nel lago del cor m'era durata La notte ch'i' passai con tanta piéta. 8. E come quei che, con lena affannata Uscito fuor del pelago alla riva, Si volge all'acqua perigliosa, e guata; 9. Così l'animo mio, che ancor fuggiva, Si volse indietro a rimirar lo passo Che non lasciò giammai persona viva. 10. Poi ch'ebbi riposato 'l corpo lasso,

Ripresi via per la piaggia diserta,

Si che'l piè fermo sempre era 'l più basso. 11. Ed ecco, quasi al cominciar dell'erta, Una lonza leggiera e presta molto, Che di pel maculato era coperta: 12. E non mi si partia dinanzi al volto;

Anzi impediva tanto il mio cammino, Ch'i' fui, per ritornar, più volte volto. 13. Tempo era dal principio del mattino,

El sol montava in su con quelle stelle
Ch'eran con lui quando l'Amor divino

7. (L) PIETA: dolore da indurre pietà.

(SL) PAURA. Æn., I: Hoc primum in luco nova res oblata timorem Leniit: hic primum Encas sperare salutem Ausus.

(F) LAGO. Cosi chiama anco in una canzone quella cavità del cuore ch'è ricettacolo del sangue, e che l' Harvey chiama sanguinis promptuarium et cisterna. Il Boccaccio dice che in questa cavità abitano gli spiriti vitali, e di li viene il sangue e il calore che per tutto il corpo si spande. Lattanzio: Opis Dei globus cordis qui unus sanguinis fons est.

9. (L) FUGGIVA di paura. LASCIò passare da sè. (SL) FUGGIVA. Æn., II: Animus... luctu... refugit. - VIVA. En., VI: Lucos stygios, regna invia vivis.

(F) VIVA. Jo., XIV, 6: Ego sum via, veritas et vita. Ecco perchè smarrita la via vera, egli entra in una selva amara che poco è più morte. Prov., XII, 28: In semita justitiæ, vita: iter... devium ducit ad mortem. 10. (SL) CORPO. Æn., VII: Corpora sub ramis deponunt arboris alle.

(F) BASSO. D' uomo che sale, il piè che move è sempre più alto fuor che nel primo atto del muovere. Qui significa che venendo da male a bene, il desiderio sempre riposa alquanto sulla memoria del passato. 11. (L) MACULATO: di colore vario.

(SL) ED ECCO. Famigliare in Virgilio la forma ecce ante. LEGGIERA. Stat., 74: Effrence lynces. Fiera del genere delle pantere, libidinosa e leggiera. Or la lussuria, nota il Boccaccio, è vizio volubile. - PRESTA. Veget. L'usanza d'esser presto e leggiero fa esser buon cavaliere.- COPERTA. En, I: Maculosæ tegmine lyncis. Georg., III: Lynces Bacchi variæ, et genus acre luporum. Bacco, il Dio de' sensuali piaceri.

(F) LONZA. Per la lonza si può intendere anco Firenze, leggiera mutatrice d'ordini politici, ed usa, secondo Dante, a giacere con parte guelfa. Purg., XI: La rabbia fiorentina, che. ora è putta.

12. (F) VOLTO. Jer., V, 6: Confortatæ sunt aversiones eorum. - VII, 24: Abierunt in pravitate cordis sui, factique sunt retrorsum, et non in ante.

13. (L) STELLE: l'Ariete.

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(SL) BELLE. Inf., XVI: Le belle stelle. Georg., II : Ver magnus agebat Orbis... Cum primum (quando... da prima) lucem pecudes hausere... Immissæque feræ silvis et sidera cœlo. - ALLA. Inf., XVI: Lonza alla pelle dipinta. In quel canto egli dice che voleva con una corda prender la lonza: la pelle dunque di lei non poteva con la bellezza ispirargli speranza. Cosi Pietro figliuol di Dante, e il Boccaccio.

(F) MOSSE. Dante, Rime (di Dio): Chi mosse l'universo.... Creazione è moto, e moto è creazione, secondo Platone e san Tommaso. E il Malebranche dice che sola l'idea di Dio può far chiara l'idea del moto. COSE. Som. Creazione delle cose.

15. (L) L'ORA DEL TEMPO: il mattino. —LA DOLCE STAGIONE la primavera.

(SL) L'ORA DEL TEMPO usa anche l' Ottimo, per quel che noi diciamo ora.

(F) ORA. PS. CIII, 20-22: Annottò: passeranno le bestie della selva, i leoncelli ruggenti a rapire... Nacque il sole:... ne' loro covili si poseranno. STAGIONE della incarnazione del Verbo, e della creazione del mondo. In primavera, dice il Boccaccio, le forze si rinnovellano: però spera di vincere. LEONE. Jer., XII, 7, 8: Abbandonai la mia casa, lasciai la mia eredità: diedi la diletta anima mia nelle mani de' suoi nemici: mi si fece la mia eredità quasi leone in selva. 16. (L) VENESSE: venisse.

(SL) L'AER. Ovid. Met., XIII: Latratu terruit auras. Vite de'ss. Padri: Credo che non solamente li tuoi orecchi, ma eziandio l'aria riceva infezione da quel parlare.

(F) TEMESSE. Amos., III, 8: Il leone ruggirà: chi sarà che non tema? Anche Boezio pone il leone simbolo della superbia violenta. Eccl., XIII, 23. Venatio leonis, onager in eremo: sic et pascua divitum sunt pauperes. Il demonio, tipo dell' orgoglio, è leone ruggente in san Pietro (I, V, 8).

17. (L) SEMBIAVA: sembrava.

(F) LUPA. Jerem., V, 6: Li percosse il leone dalla selva, il lupo a sera li guastò; il pardo vegliante sulle città loro: ognuno di loro che uscirà sarà preso. Os., XIII, 5: Ti conobbi nel deserto... Si scordarono di me: e io sarò quasi lionessa nella via degli Assiridi... Consumerò quasi leone; la bestia del campo li lacererà. Conv.: Ricchezze piene di tutti i difetti. Nel XX del Purgatorio il Poeta chiama l' avarizia antica lupa. S' intende dunque per la lupa e l'avarizia e la corte di Roma sozzamente, secondo lui, avida di beni terreni. Ezech., XXII, 27: I principi nel mezzo di lei, quasi lupi che rapiscono la preda. Cosi per il leone, e la regia superbia, e la superba Francia, e Carlo di Valois che nel VI del Paradiso è chiamato leone. Prov., XIX, 12: Come il fremito del

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