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Nel primo gusto, vital nutrimento Lascerà poi, quando sarà digesta (1). Che rammenta quel di Boezio: Assaggiate, pizzicano; ricevute dentro addolciscono; e quel d' Ezechiele: Mangiai quel volume: e mi si fece dolce in bocca siccome miele (2). Ma quest'ultimo passo ci porta più alto al linguaggio de' Profeti e de' Padri, che il Poeta non qui, come altrove, ha degnamente seguiti. Mediterà la mia bocca il vero, e le mie labbra detesteranno i tristi (3). Innalza fortemente la voce tua, tu

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CANTO XVIII.

Argomento.

Cacciaguida gli addita altri otto spiriti che combatterono per causa santa; sei dell'evo medio, e cinque principi o re. Poi salgono a Giove: quivi le anime si atteggiano in modo da disegnare lettere e parole intere, e si compongono da ultimo in forma d'un'aquila. L'aquila gli rammenta Roma, e Roma i papi; e i papi l'infame avarizia: onde il Canto finisce con lirica audacia e con possente ironia. Nove similitudini ha il Canto; e tutte nuove e una tra l'altre, dedotta dal sentimento dell' umana perfettibilità : similitudine proprio cristiana, e vale per dieci d' Omero.

Tra' Canti della terza Cantica un de' più belli.

Nota le terzine 1, 2, 3; 5 alla 8; 12, 14, 15, 17, 19, 20, 22; 25 alla 28; 34 alla 36; 38; 41 alla fine.

1.

Già

si godeva solo del suo verbo Quello spirto beato; ed io gustava

Lo mio, temprando 'l dolce con l'acerbo;
2. E quella Donna, ch'a Dio mi menava,
Disse : Muta pensier. Pensa ch'io sono
Presso a Colui ch'ogni torto disgrava.
3. I' mi rivolsi all' amoroso suono

Del mio conforto e quale io allor vidi
Negli occhi santi amor, qui l'abbandono,
4. Non perch'io pur del mio parlar diffidi;
Ma per la mente che non può reddire
Sovra sé tanto, s'altri non la guidi.
5. Tanto poss' io di quel punto ridire,
Che rimirando lei, lo mio affetto
Libero fu da ogni altro disire;

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(F) VERBO. Arist. Il concetto della mente interno, anche prima che sia per voce significato, propriamente dicesi verbo. Aug., de Trin., XV: Il nostro pensiero che perviene a quel che sappiamo, ed è indi formato, è il nostro verbo.

2. (L) A COLUI ch' ogni torto dISGRAVA: a Dio che le punisce, egli.

(F) DISGRAVA. Ad Rom., XII, 19; Ad Heb., X, 30: Mihi vindicta: ego retribuam.

3. (L) L'ABBANDONO: taccio.

(SL) SUONO. Inf., VI, t. 26: Qui pose fine al lagrimabil suono.

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(SL) SECONDO. Par., I, t. 17.

7. (L) VINCENDO: abbagliando. PUR: sol. (F) PUR. Non nella scienza divina soltanto è felicità, ma negli esempi de' giusti. Post. Caet. 8. (L) TOLTA: attratta.

(SL) TOLTA. Comune in questo senso rapire. 9. (L) DEL FULGór Santo, a ch'...: di Cacciaguida, al quale... 10. (L) SOGLIA: stella. VIVE DELLA CIMA: nell' empireo è la vita.

(SL) SOGLIA. Virgilio chiama tabulata gli ordini varii dei rami (Georg., II, 561). Qui soglia traslato più strano. Par., XXXII, t. 5, del fiore: Di soglia in soglia. L'origine suolo lo spiega in parte. ALBERO. Il Paradiso che vive di Cristo. CIMA. Simbolo ne sono gli alberi del Purgatorio: XXII, t. 44; XXXII, t. 45.

(F) PERDE. Ezech., XLVII, 12: Non defluet folium ex eo, et non deficiet fructus ejus. Psal. I: Che dari

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(SL) OPIMA. L'origine opes dà a questa voce l'idea di forza e di ricchezza e d'ogni valore.

12. (L) FARÀ L'ATTO CHA FA IN NUBE IL SUO Fuoco veLOCE scenderà folgorando.

(SL) CORNI. Semint.: Delle antenne.

13. (L) Si FEO: tosto come egli, Cacciaguida, lo nominò.

14. (L) DELL'ALTO MACCABEO: Giuda liberatore degli Ebrei da Antioco tiranno.- LETIZIA ERA FERZA: lo rotava.

(SL) MACCABEO. Mach., I, II. FERZA. Volg. Sen. Sferza per far girare il paleo. Purg., XIII, t, 13: Tratte d'amor le corde della ferza. — PALÉO. En., VII: Ceu quondam torto volitans sub verbere turbo.... Ille actus habena Curvatis fertur spatiis.... Dant animos plaga. Simile in Tibullo. Men bene il Tasso: .... desio d'eterna ed alma Gloria, ch'a nobil core è sferza e sprone (V, 52).

15. (SL) CARLO. Ott. Chiamato dalla Chiesa contro i Longobardi, eretici, e persecutori del papa e della libertade d'Italia.... Combattè per la fede in Calavria, con li Saracini passati d'Africa per occupare lo imperio di Roma, allora abbandonato dalli vilissimi imperadori. SEGUE. ED., VIII: Oculis sequuntur. Suo. L' occhio del padrone più intento ed amante. VOLANDO. Il gerundio pel participio come nelle Rime: Madonna avvolta in un drappo dormendo.

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16. (L) TRASSE: trassero l'occhio mio. - GUIGLIELMO, conte di Oringa in Provenza, figliuolo al conte di Narbona. RINOARDO, Cognato a Guglielmo. GOTTIFREDI : Goffredo di Buglione conquistò Gerusalemme e vi regnò circa il 1090.

(SL) Guiglielmo e RINOARDO. Anon. Con li Saracini venuli d'Africa....... e massimamente col re Tedaldo, fecero grandissime battaglie per la fede cristiana... il detto conte Guglielmo, a Bertrando suo nipote lasciato il contado d'Oringa, prese abito di monaco ed è chiamato S. Guglielmo del Diserto. GOTTIFREDI. G. Vill. per Goffredo. RUBERTO. Di lui, Inf. XXVIII, t. 5. Sulla metà del secolo XI, venne in Italia di Normandia in aiuto de' fratelli Unfredo re di Puglia e Ruggeri re di Sicilia: liberò la Sicilia da' Mori, e Gregorio VII as sediato in Castel S. Angelo da Arrigo III.

17. Indi, tra l'altre luci mota e mista, Mostrommi l'alma che m'avea parlato, Qual era, tra i cantor del cielo, artista. 18. Io mi rivolsi dal mio destro lato Per vedere in Beatrice il mio dovere, O per parole o per atto, segnato: 19. E vidi le sue luci tanto mere,

Tanto gioconde, che la sua sembianza Vinceva gli altri e l'ultimo solére. 20. E come, per sentir più dilettanza

Bene operando, l'uom di giorno in giorno S'accorge che la sua virtute avanza; 21. Si m'accors' io che 'l mio girare intorno Col cielo 'nsieme avea cresciuto l'arco, Veggendo quel miracolo più adorno.

22. E qual è il trasmutare, in picciol varco

Di tempo, in bianca donna quando 'l volto
Suo si discarchi di vergogna il carco;

23. Tal fu negli occhi miei quando fui vôlto, Per lo candor della temprata stella Sesta, che dentro a sè m'avea ricolto.

17. (L) INDI, Tra l'altre luci MOTA E MISTA...: Cacciaguida mosso tra gli altri mi fece sentire il suo canto. (SL) MOTA Purg., XXIII, t. 7. - La vedi moversi in alto e aggirarsi fra le altre e cantare.

18. (L) VEDERE IN BEATRICE: che far dovessi o da parole o da cenni di lei.

19. (L) Luci MERE: occhi puri. VINCEVA GLI ALTRI E L'ULTIMO SOLÉRE: il solito lume degli altri cieli, e anco dell'ultimo.

(SL) SOLERE. Purg., XXVII, t. 30: Di lor solere... maggiori.

(F) MERE. Salomone, della Sapienza (VII, 10): Proposi aver lei per luce, chè inestinguibile è il lume di lei. 20. (L) PER Sentir più diletTANZA...: dal diletto che trova nella virtù si sente avanzato.

(F) Più: Andando di virtù in virtù. - Ad Corinth., II, IV, 16: Si rinnovano di giorno in giorno. Som.: Per diletto si conosce il bene. Arist. Eth. V, 9: Operare quel che opera l' uomo giusto è facile; ma operarlo nel modo di lui, cioè dilettandosene, è difficile cosa. Arist. Eth. IX: L'uomo ha in sè dilettazione perfetta nell' operazione della virtù.

21. (L) Si: così. 'L MIO GIRARE INTORNO.... AVEA CRESCIUTO L'ARCO salendo cresce la circonferenza de' cieli.QUEL MIRACOLO: Beatrice.

(SL) MIRACOLO. Così la chiama nella Vita Nuova e nel Convivio dice ch'ella fa credibili col suo aspetto i miracoli. Canz.: Divenne spirital bellezza grande, Che per lo cielo spande Luce d' amor che gli angeli saluta, E lo intelletto loro alto e sottile Face maravigliar: tanto è gentile. ADORNO. Nel Petrarca più volte sta da sè e ha senso più ampio del moderno; come a' Latini, nel morale, ornatissimus.

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24. Io vidi in quella giovial facella

Lo sfavillar dell' amor che li era, Segnare agli occhi miei nostra favella. 25. E come augelli surti di riviera,

Quasi congratulando a lor pasture, Fanno di sè or tonda or lunga schiera; 26. Si dentro a'lumi sante creature Volitando cantavano, e facénsi

Or D, or I, or L in sue figure. 27. Prima cantando a sua nota moviénsi; Poi, diventando l'un di questi segni, Un poco s'arrestavano e tacénsi. 28. O Diva Pegasëa che gl' ingegni

Fai gloriosi, e rendigli longevi, Ed essi teco le cittadi e i regni; 29. Illustrami di te si ch'io rilevi

Le lor figure com'io l'ho concette:
Paia tua possa in questi versi brevi.
30. Mostrarsi dunque cinque volte sette
Vocali e consonanti; ed io notai
Le parti si come mi parver dette.

31. Diligite justitiam, primai

Fur verbo e nome di tutto 'I dipinto: Qui judicalis terram, fûr sezzai, 32. Poscia nell' M del vocabol quinto Rimaser ordinate; sì che Giove Pareva argento li d'oro distinto.

33. E vidi scendere altre luci dove

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Era 'l colmo dell' M, e li quetarsi, Cantando, credo, il Ben ch'a sè le muove. 34. Poi come nel percuoter de' ciocchi arsi Surgono innumerabili faville, Onde gli stolti sogliono agúrarsi; 35. Risurger parver quindi più di mille Luci, e salir qual assai e qua' poco, Si come 'l Sol, che l'accende, sortille. 36. E, quietata ciascuna in suo loco,

La testa e 'l collo d'un'aquila vidi Rappresentare a quel distinto foco. 37. Quei che dipinge li, non ha chi 'I guidi; Ma esso guida: e da lui si rammenta Quella virtù che è forma per li nidi.

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(F) GIOVIAL. Lo dicevano in questo senso anco in prosa. L'Ottimo trae dal libro De proprietatibus rerum le influenze di Giove benivolo e bene temperato... onde li antichi dissero che la cagione della felicitade era nel circulo di Giove.... Sotto Giove sono onori, ricchezze e vestimenti... significa sapienza e ragione, ed è veridico. Però pone il Poeta in Giove le anime giuste.

25. (SL) RIVIERA. Nel Fiore di virtù per fiume. — OR. Georg., I: Nunc caput objectare fretis, nunc currere in undas, Et studio incassum videas gestire lavandi.

26. (L) OR D, OR I, OR L: prima sillaba di diligite. (SL) Creature. Purg., XII, t. 30: La creatura bella.VOLITANDO. Volito. L'Ottimo, in prosa. Lucifero svolazza le ali : (Inf., XXXIV, t. 17). I beati volitano.

27. (L) CANTANDO A SUA NOTA MOVIENSI: movevano a tempo del canto. S'ARRESTAVANO per lasciar vedere la lettera. TACENSI: si tacevano.

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(SL) CINQUE. Trentacinque lettere sono in Dili-` gite justitiam qui judicatis terram, Il numero sette è a lui sacro. VOLTE. OV. Met., VIII: Ulnas quinque ler.

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31. (L) PRIMAI: primi.
32. (L) DEL VOCABOL QUINTO: Terram,

si che GIOVE PAREVA ARGENTO LÌ D'ORO DISTINTO. L'anime rilucono più del pianeta..

(SL) ARGENTO. Conv. Stella argentata. 33. (L) BEN: Giustizia divina.

(SL) CREDO. Afferma, non dubita: come Virgilio (Æn., IV): Credo equidem. MUOVE. Inf., II, t 24: Amor mi mosse. Meglio che nel Petrarca: Amor mi spinge. Ma spinge è meglio che nel Paradiso (XXX, t. 24): L'alto desio che... turge.

34. (L) AGURARSI: trarre auguri.

(F) STOLTI. E' si guarda dalle superstizioni, e s'ingegna di curarle in altrui, anche a costo di parentesi da non parere troppo poetiche. Par., XIV, t. 33: Galassia si che fa dubbiar ben saggi.

35. (L) SORTILLE a più o meno gloria.

(SL) SORTILLE. Par., XI, t. 37: Colui ch'a tanto ben sortillo. 36. (SL) AQUILA. Nel pianeta di Giove e' scerne l'aquila, uccello di Giove, simbolo dell' imperiale giustizia, DISTINTO. Terz. 32, dice che nell' M Giove pareva argento distinto d'oro.

37. (L) Quel che dipinge lì, non ha chi 'l guidi: Dio, disegna egli da sẻ. DA LUI SI RAMMENTA QUELLA VIRTÙ... si riconosce venuta da lui quella virtù ch'è forma dante vigore a quanto si genera.

1

(SL) GUIDI. Boet.: Tu... dux. FORMA. Par., I, 1. 35: Questo è forma Che l'universo a Dio fa simigliante. RAMMENTA. Così diciamo riconoscere da uno: e il rammentare è un riconoscere, e il riconoscere un rammentare. NIDI. Luoghi dove la generazione di ciascuna cosa si compie. Non chiaro. Par., V, t. 42: Tannidi Nel proprio lume.

38. L'altra beatitudo, che contenta
Pareva prima d'ingigliarsi all' emme,
Con poco moto seguito la 'mprenta.
39. O dolce stella, quali e quante gemme
Mi dimostraron che nostra giustizia
Effetto sia del ciel che tu ingemme!
40. Per ch'io prego la Mente in che s'inizia
Tuo moto e tua virtute, che rimiri
Ond'esce il fummo che 'l tuo raggio vizia;
41. Si che un'altra fiata omai s'adiri

Del comperare e vender dentro al templo,
Che si muro di segni e di martiri.

38. (L) L'ALTRA BEATITUDO: gli altri beati. — D' INGigliarsi all' EMME: di fare un giglio sull' emme. Poco MOTO SEGUITO LA 'MPRENTA: poco ci volle a quelli per Compire la forma dell'aquila.

(SL) BEATITUDO. Come gioventù per giovani, e letizia per luce lieta. Par., IX.

39. (L) O DOLCE STELLA: o Giove. CHE NOSTRA GIUSTIZIA... che da te vien l'influenza dell' umana giustizia.

(SL) INGEMME! Par., XV, t. 29: Vivo topazio, Che questa gioia preziosa ingemmi.

(F) NOSTRA. Nel IV, t. 20, disse tornare alle ruote celesti l'onore dell'influenza ed il biasimo. Albumazar: Da Giove re della terra viene ai re l'influenza della giustizia.

40. (L) La Mente in che...: Dio che ti dà moto e virtù. - OND': di Roma.

-

(SL) MENTE. Par., XIX, t. 18: La Mente Di che tutte le cose son ripiene. Ma qui forse intende la mente angelica motrice di Giove. RIMIRI. Boet.: 0 jam miseras respice terras, Quisquis rerum fœdera nectis. ESCE. Purg., XVI, t. 35: La mala condotta... 'L mondo ha fatto rio. VIZIA. Sap., II: Natura viziata dal peccato. Ov. Met., II: Vitiaverit ignis. - VII: Vitiantur odoribus aura. Semint.: Fece e' semi viziosi.

-

(F) Inizia. Purg., XVI, t. 25: Lo cielo i vostri movimenti inizia; Non dico tutti. Però l'effetto del precedente verso non è di necessità. - VIRTUTE. Questa ispira il moto, ed è più ampia di quello. 41. (L) UN'ALTRA FIATA OMAI S'ADIRI: come Gesù Cristo quando vide i mercatanti nel tempio. TEMPLO: la Chiesa di Gesù Cristo. SEGNI miracoli. (SL) OMAI. Dice stanchezza impaziente. Inf., XXVI, t. 4: E se già fosse non saria per tempo. -S'ADIRI. Matth., XXI, 12: Marc. XI, 17; Luc. XIX, 45; Jo. II, 14. Ott. : S'adiri contra il Papa....... e contra-li Cardinali, che... vendono simonizzando le cose di Dio,

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e per quello non lasciano essere imperadore che potesse, volesse e sapesse correggere le loro prave opere.

(F) VENDER. Cassiodoro: Abbominevoli sono i negoziatori che alla giustizia di Dio non hanno riguardo. MURÒ. La Chiesa: Deus qui ex vivis et electis lapidibus æternum majestatis tuæ præparas habitaculum.

SEGNI. Dan.,VI, 27: Faciens signa et mirabilia; frequente in tutta la Bibbia. Nè solo ogni miracolo è segno, ma ogni segno, per naturale che sia, è germe di maraviglia a chi sa meditare.

42. (L) O MILIZIA DEL CIEL: O spiriti beati. —ADora : prega. (SL) ADORA. Ezech., XLVI, 19: Ingreditur... ul adoret. Reg., I, I, 19; IV, V, 18. Paralip., II, VI, 32. Psal. V, 8; XCIV, 6; XCVIII, 9; CXXXI, 7; LXXI, 44; Matth., XX, 20. - SVIATI. Purg., XVI, t. 54: La gente, che sua guida vede, Pur a quel ben ferire... Di quel si pasce. Se il mondo presente bisvia, in voi è la cagione. 43. (L) TOGLIENDO per anatemi.

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La Giustizia.

Dante assorto ne'tristi presentimenti delle sorti sue e della patria, riguarda a Beatrice, e quello sguardo lo fa libero da ogni altro desiderio, e della pena de' suoi nemici, e fors' anco dell' alleviamento de' proprii dolori. Questo cenno che passa inavvertito a chi non ponga ben mente al vincolo delle idee, questo cenno è bellezza poetica, perchè dimostra la potenza di Beatrice sull' ani

ma sua, ed è bellezza morale in quanto attesta come il Poeta scordasse e le passioni men che nobili e gli affetti men ch'alti nella contemplazione di quel bello che è insieme bontà e verità. Poi ritorna invitato da essa Beatrice a riguardare le anime di coloro che combattettero per causa sacra, e a Beatrice fa dire: Chè non pur ne' miei occhi è Paradiso, per insegnarci che non men del

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