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della prima nave. BIFOLCO. Ovid. Met., VII. - Hor. Epod., III: Ignota tauris illigaturum juga... Jasonem. Georg., II: Hæc loca non tauri spirantes naribus ignem Invertere, satis immanis dentibus hydri; Nec galeis, densisque virûm seges horruit hastis. Forse raffrontava questi solchi con quelli del mare: Muris æquor arandum (En., II).

7. (L) CONCREATA all' umana natura. — - DEIFORME REGNO informato da Dio. CIEL stellato, che in ventiquattr' ore compie l'immenso suo giro.

(SL) SETE. Purg., XXI, t. 4: La sele naturale (del vero superno). Purg., XXXI, t. 45: Cibo Che saziando di sè, di sè asseta.

12. Per entro sè l'eterna margherita Ne ricevette com'acqua recepe Raggio di luce, permanendo unita. 13. S'io era corpo, e qui non si concepe Com' una dimensione altra patio. Ch'esser convien se corpo in corpo repe; 14. Accender ne dovria più il disio

Di veder quell' Essenzia, in che si vede Come nostra natura e Dio s' unio. 15. Li si vedrà ciò che teném per fede, Non dimostrato; ma fia per sè noto A guisa del ver primo che l'uom crede. 16. lo risposi : Madonna, si devoto,

Quant'esser posso più, ringrazio Lui
Lo qual dal mortal mondo m'ha rimoto.

è la via dell' Inferno. ferit laquearia.

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(F) NUBE. Conv., II, 4: Ed è l'ordine del sito questo, che il primo cielo che numerano è quello dov'è la Luna, lo secondo è quello dov'è Mercurio, lo terzo è quello dov'è Venere, lo quarto è quello dov'è il Sole, lo quinto è quello dov'è Marte, lo sesto è quello di Giove, il settimo è quello di Saturno, l'ottavo è quello delle Stelle, lo nono è quello che non è sensibile, se non per questo movimento ch'è detto di sopra, lo quale chiamano molti cristallino.

12. (L) RECEPE: riceve.

(SL) RECEPE. Som. La diversità del colore è causata dalla diversità del corpo diafano che la riceve. (F) ETERNA. Incorruttibile, secondo i Peripatetici. La luna, dice Pietro, è sette volte minor della terra. RECEPE. Som.: La diversità del colore è causata dalla diversità del corpo diafano che la riceve. 13. (L) S' 10 ERA CORPO: non sa se ci fosse col corpo. UNA DIMENSIONE ALTRA PATÍO: uno spazio penetrò in altro ch'è il che convien che sia. dalREPE:

(F) CONCREATA. Som.: Omnibus est insitus appelilus cœli. DEIFORME. Som.: Secondo il lume 80praggiunto dalla grazia, le anime si fanno deiformi, cioè simili a Dio, come in Giovanni: Quando apparrà saremo a lui simili, e lo vedremo siccome egli è (Epist. 1, III, 2).

8. (L) SI DISCHIAVA: si libera, e quasi schioda, l'arco.

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(SL) BEATRICE. L'idea del farla guida alle cose celesti è chiaro espressa in un verso delle rime giovanili: Onde la nostra fede è aiutata: Però fu tal dall'eterno ordinata. -TANTO. Centoquarantottomila cinquecento trenta miglia lontan della terra, così Pietro. Ogni miglio di quattromila cubiti. - QUADREL. Æn., X: Ocior et jaculo et ventos æquante sagitta. - XI: Teli stridorem aurasque sonantes Audiit una Aruns, hæsitque in corpore ferrum. Veggasi in Aristotele (Phys., VI) la similitudine della saetta. VOLA. En., IV: Volatile ferrum. Bello che cominci da posa; e poi vegga il volo e il liberarsi dall' arco.

9. (L) OVRA più interna.

(F) OVRA. Bello che cosi chiami il pensiero, azio

ne vera.

10. (L) LA PRIMA STELLA: la luna.

(F) STELLA. Cic., Somn. Scip. Siccome tra l'etere e l'aria la luna è il confine, così tra le cose divine e le caduche.

11. (SL) NUBE. Al cielo de' Calmucchi conduce una via tutta d'oro su un alto monte; e sopra il monte è una nube di diaspro dove risiede lo spirito dell'aria; e appie del monte son molte volpi che divorano le anime ree, venenti verso il basso soggiorno. Sotto la via aurea è una argentea che mena là dove nasce il sole, e dov'abita un altro spirito; e sotto ancora è una strada di rame che mette al soggiorno di trentatrė spiriti benefici all' uomo. Li presso è il Paradiso de' bambini e delle anime mediocremente buone. Alle falde del monte

s' insinua.

(SL) CONCEPE. Nel Cavalca. - REPE. Rettili nella Bibbia guizzanti per l' acque, Hor. Epist., I, 17: Per angustam tenuis vulpecula rimam Repserat in cumeram frumenti. [Columell., VIII: Spatium autem radicibus, qua repant, lapides præbent. ]

(F) REPE. Arist. Met., IV. 14. (L) NE: ci. - QUELL' ESSENZIA: Dio. UNIO nell' incarnazione.

(F) Unio. Damasc., III: Tutta la divinità nell'una delle persone è unita all' umana natura in Cristo. Som.: Salvo la distinzione della natura, assunse il corpo in unità di persona. - Dio uni a sè la natura umana. Bello il singolare unio della natura nostra e di Dio insieme.

15. (SL) TENÉM. Som.: Fide tenere.

(F) VEDRA. Aug.: Qui crediamo, là vedremo, VER. Assiomi di senso comunė, dai Greci detti comuni notizie; principia demonstrationis da Aristotele (Poster., II.) Da' principii indimostrabili, naturalmente noti, deduconsi le cognizioni delle diverse scienze (Som., 2, 2, 1). Cerca se l'oggetto della fede sia il vero primo.. Altrove: L'intelletto assente alla cosa in doppio modo: o mosso dallo stesso oggetto, che è conosciuto per sẻ, come appare ne' principii primi, o per altre cose conosciute, com'è nelle conclusioni. De' principii si ha intelligenza, delle conclusioni e la scienza.

16. (L) Lut: Dio.

(SL) QUANT'. Gol si è irregolarità bella e vera. La qualità è una specie di quantità, e viceversa.

S'egli erra

17. Ma ditemi, che son li segni bui Di questo corpo, che laggiuso in terra Fan di Cain favoleggiare altrui ? 18. Ella sorrise alquanto, e poi: L'opinion, mi disse, de' mortali Dove chiave di senso non disserra; 19. Certo non ti dovrien punger li strali D'ammirazione omai, poi dietro a' sensi Vedi che la ragione ha corte l'ali. 20. Ma dimmi quel che tu da te ne pensi. — Ed io: Ciò che n'appar quassù diverso, Credo che 'l fanno i corpi rari e densi. 21. Ed ella: Certo assai vedrai sommerso Nel falso il creder tuo se bene ascolti L'argomentar ch'io gli farò avverso.

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(SL) STRALI. Ogni impressione profonda è con questo tropo dipinta. Ezech., V, 16: Manderò saette di fame pessima in loro. Lucret: Telis perfixa pavoris. (F) RAGIONE. Il senso è de' particolari, la ragione degli universali.

20. (L) NE: delle macchie.

(F) CREDO. Opinione esposta nel Convivio (II, 14), il quale fu dunque scritto innanzi il poema. Ivi dice, le macchie della luna non essere altro che rarità del suo corpo, alla quale non possono terminare i raggi del sole, e ripercuotersi così come nelle altre parti. Secondo Dante, i corpi solidi ripercotono meglio la luce.

22. (L) LUMI... NEL QUALE E NEL QUANTO... di diversi VOLTI: stelle diverse d'aspetto e per luci e per mole.

(SL) VOLTI. Georg., I, del sole: Ipsius in vultu. Semint: Era uno volto di natura in tutta la rotondità. Ovid. Met., I: Unus... Naturæ vultus. Caro: Così le persone, come le cose, possono avere due volti.

(F) OTTAVA. Delle stelle fisse. Questa, dice Pietro, può dirsi il quinto elemento, distinto dagli altri per natural proprietà. — QUANTO. Tolomeo, Almag., VI, 1. 23. (L) TANTO: solo. ALTRETTANTO del pari.

(F) VIRTU. Se dalla maggiore o minor densità venisse la differenza, le influenze de' pianeti differirebbero di grado, ma non di natura. Or differiscono secondo Albumasar e Tolomeo.

24. (L) ESSER CONVEGNON: Convien che sieno. - QUEI,

25. Ancor, se raro fosse di quel bruno

Cagion, che tu dimandi; od oltre in parte
Fora di sua materia si digiuno

26. Esto pianeta; o si come comparte

Lo grasso e 'l magro un corpo, così questo
Nel suo volume cangerebbe carte.

27. Se'l primo fosse, fora manifesto
Nell'eclisse del Sol, per trasparere

Lo lume, come in altro raro, ingesto. 28. Questo non è. Però è da vedere

Dell'altro: e s'egli avvien ch'io l'altro cassi,
Falsificato fia lo tuo parere.

29. S'egli è che questo raro non trapassi,
Esser conviene un termine, da onde
Lo suo contrario più passar non lassi;
30. E indi l'altrui raggio si rifonde

Così come color torna per vetro
Lo qual diretro a sè piombo nasconde.
31. Or dirai tu ch'el si dimostra tetro

Quivi lo raggio più che in altre parti
Per esser li rifratto più a retro.

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FUOR CH' UNO, seguiteríeno, a TUA RAGION DISTRUTTI: seguirebbe dal tuo ragionare che di que' varii princi pii rimarrebbe sol uno.

(SL) SEGUITERIENO. Sequeretur: in questo senso, forma scolastica.

(F) FORMALI. La prima materia era, secondo gli scolastici, in tutti i corpi la medesima: la forma sostanziale costituiva le varie specie e virtù de' corpi. Or se dalla densità venisse il divario, uno solo sarebbe il principio formale.

25. (L) ANCOR, SE RARO FOSSE... : inoltre, se dal raro venissero le macchie, o la luna sarebbe bucata da banda a banda, o avrebbe strati densi e strati radi, come grasso e magro.

(SL) ANCOR. Così spesso comincia il Crescenzio i suoi costrutti. OLTRE. Armannino: Oltre in parti tutto lo perfora.

26. (SL) CARTE. Traslato frequente in Dante: qui non molto opportuno.

27. (L) SE'L PRIMO FOSSO: se fosse bucato, nell' eclisse dal buco o dal rado passerebbe la luce penetrante come in altro corpo raro.

28. (L) DELL'ALTRO: degli strati. FALSIFICATO: provato falso.

CASSI: Confuti.

(SL) FALSIFICATO. Per mostrato falso, nel senso medesimo del verificare moderno.

29. (L) S' EGLI È CHE QUESTO RARO NON TRAPASSI... : se il rado non è da banda a banda, e' ci sarà un punto dove il denso s' opporrà al passaggio del lume; e di là il raggio d' altro corpo lucido si rifletta come da specchio.

(SL) TERMINE. Som.: Sit aliquis terminus ultra quem non progrediatur. 30. (SL) RifonDE Georg., II: Ponto... refuso, ripercosso dagli argini. PIOMBO. Inf., XXIII, t. 9: Impiombato vetro.

31. (L) OR DIRAI TU... or dirai che dove il rado è più fondo è il denso però più lontano; quivi il lume riflesso è più languido e pare macchia.

(SL) EL. Inf., XXVII, t. 4. RIFRATTO. Purg., XV, t. 8. Anco la riflessione è una specie di rifrazione.

32. Da questa instanzia puó diliberarti

Esperienza, se giammai la pruovi, Ch'esser suol fonte a' rivi di vostr' arti. 33. Tre specchi prenderai: e due rimuovi

Da te d'un modo; e l'altro, più rimosso, Tr'ambo li primi gli occhi tuoi ritruovi. 34. Rivolto ad essi, fa che dopo 'l dosso

Ti stea un lume che i tre specchi accenda, E torni a te da tutti ripercosso. 35. Benché, nel quanto, tanto non si stenda La vista più lontana, li vedrai Come convien ch'igualmente risplenda. 36. Or come ai colpi delli caldi rai

Della neve riman nudo 'l suggetto, E dal colore e dal freddo primai; 37. Così rimaso te nello 'ntelletto,

Voglio informar di luce si vivace Che ti tremolerà nel suo aspetto. 38. Dentro dal ciel della divina pace

Si gira un corpo, nella cui virtute
L'esser di tutto suo contento giace.

32. (L) INSTANZIA: questione.

(F) INSTANZIA. E in Lattanzio e nelle scuole. Arist., Prior., II: L'istanza è proposizione contraria ad altra proposizione. DiLiberarti. Il dubbio è catena. Ma può destar più vivo l'amore al libero volo. - ARTI. Arist. Met., I: Dal senso nasce la memoria, e da molte memorie l'esperienza, e da molte esperienze l'arte. (V.Tasso nel Dialogo il Ficino, ediz. di Firenze, t. IV, pag. 7.) 34. (L) DOPO: dietro. ACCENDA: illumini.

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(SL) ACCENDA. Georg,, I: Accendit lumina vesper. RIPERCOSSO. Æn., VIII: Lumen... sole repercussum. Ovid. Met., II: Clara repercusso reddebant lumina Phoebo. Semint.: L'ombra che tu vedi è di quella ripercossa imagine. Tasso. Come sogliono rimirare il sole non in sè stesso ma nella sua imagine ripercossa dall'acqua.

35. (L) TANTO NON SI STENDA LA VISTA PIÙ LONTANA: la luce è men viva dal più lontano, macchia non è. (SL) STENDA. Som. Virtù che si stende agli oggetti di fuori.

36. (L) RIMAN NUDO 'L SUGGETTO: la materia si strugge. PRIMAI: di prima.

(SL) COLPI. Ovid. Met., II: Liquitur, ut glacies incerto saucia sole. Semint.: Ghiaccia fedita dallo incerto sole.

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39. Lo ciel seguente, ch'ha tante vedute, Quell'esser pârte per diverse essenze Da lui distinte, e da lui contenute. 40. Gli altri giron' per varie differenze

Le distinzion' che dentro da sé hanno, Dispongono a lor fini e lor semenze. 41. Questi organi del mondo così vanno,

Come tu vedi omai, di grado in grado, Che di su prendono, e di sotto fanno. 42. Riguarda bene a me si com'io vado

Per questo loco al ver che tu disiri, Si che poi sappi, sol, tener lo guado. 43. Lo moto e la virtù de' santi giri,

Come dal fabbro l'arte del martello,
Da' beati motor' convien che spiri.

sero pure ollo cieli, delli quali lo estremo, e che contenesse tutto, fosse quello dove le stelle fisse sono, cioè la sfera ottava: e che di fuori d'esso non fosse altro alcuno... Tolomeo poi accorgendosi che l'ottava sfera si movea per più movimenti, veggendo il cerchio suo partire dal diritto cerchio che volge tutto da oriente in occidente, costretto da' principii di filosofia, che di necessità vuole un mobile primo semplicissimo, pose un altro ciclo essere fuori dello stellato, il quale facesse quella rivoluzione da oriente in occidente, la quale dico che si compie quasi in ventiquattr' ore. CONTENTO. Inf., II, t. 26. Anche voce scolastica. Questa teoria accenna Aristotele nel I della Metafisica, e più chiaro in Alberto Magno (De mineralibus, I. II, tr. III, cap. 5.). Arist. Phys., IV: Il ciclo non è contenuto da alcun corpo. 39. (L) LO CIEL SEGUENTE: l'ottavo. -VEDUTE: stelle fisse. PARTE PER DIVERSE ESSENZE...: distribuisce la virtù dell' empireo pe cieli soggetti.

(F) CIEL. Som.: Cœlum siderum.- VEDUTE. Conv., II, 3: Sono nove li cieli mobili: lo sito de' quali è manifesto e determinato secondo che per un'arte, che si chiama prospettiva aritmetica e geometrica, sensibilmente e ragionevolmente è veduto e per altre esperienze sensibili. 40. (L) GLI ALTRI GIRON'... gli altri cieli oprano ciascuno in modo proprio quella virtù.

(SL) SEMENZE. Æn., VI: Semina flammæ. - Igneus est ollis vigor, el cœlestis origo Seminibus.

(F) GIRON'. Conv., II, 7; IV, 21: Ogni cielo destina la propria influenza a fine a cui fu ordinata, e ai semi di nature che in sè contiene. Degli Angeli motori de' cieli, vedi la Somma (2, 2, 106).

41. (L) DI SU PRENDONO, E DI SOTTO FANNO: passivi da' cieli superiori, attivi sugl' inferiori.

(F) ORGANI. Arist., de cœlo et mundo, II. - Dante de Mon. Il cielo è l'organo dell' arte divina. — PRENDONO. Aug., de lib. arb., III: Le nature delle celesti e sopracelesti potestà alle quali solo Dio impera, e ad esse l'universo mondo è soggetto. FANNO. Lett. a Cane: Ogni essenza e virtù procede da quel che è primo; e le intelligenze inferiori prendono da lui quasi da raggiante, e rendono i raggi superiori agli enti inferiori a sè, a modo di specchi.

42. (L) SOL TENER lo guado: ragionare da te.

(SL) RIGUARDA. Terzina non della solita parsimonia. GUADO. Purg., VIII, t. 23: Colui che si nasconde Lo suo primo perchè, chè non gli è guado. 43. (L) SANTI: mossi dagli Angeli.

(F) GIRI. Conv. II, 5: Li movitori (de'cieli) sono sostanze separate da materia, cioè intelligenze, le quali la volgare gente chiamano angeli... II, 6: Fanno la loro

44. E'l ciel, cui tanti lumi fanno bello,

Dalla mente profonda che lui volve, Prende l'image, e fassene suggello. 45. E come l'alma dentro a vostra polve Per differenti membra, e conformate A diverse potenzie, si risolve;

operazione connaturale ad essi, cioè, lo movimento del (loro) ci lo... Questi muovitori muovono solo, intendendo la circulazione in quelio suggetto proprio, che ciascuno move. La forma nobilissima del cielo, ch'ha in sè principio di questa natura passiva, gira toccata da virtù motrice, che questo intende: e dico, toccata non corporalmente, ma per tanto di virtù, la quale si dirizza in quello... II, 7: Sapere si vuole che li raggi di ciascuno cielo sono la via per la quale discende la loro virtù in queste cose di quaggiù, FABBRO. Conv., I, 15: Il fuoco e il martello smo cagioni efficienti del coltello; avvegnachè massimamente è il fabbro. Similitudine del fabbro anche in Aristotele (de An., ID). - MOTOR'. Inf. VII, t. 25: Fece li cieli, e die lor chi conduce. Cicer., Somn. Scip.: Animate du divine menti compiono i cerchi loro ed i giricon ammirabile velocità. A ogni cosa anco i Rabbini danno un Angelo per motore (Bartol., Bibl. rab., I). Maimonide vuole che le sfere sien angeli,

44. (L) 'L CIEL, CUI TANTI... il cielo delle stelle fisse, ha forza da Dio e l'imprime ne' cieli di sotto.

(F) Suggello. Boet.: Tu triplicis medium naturæ cuncta moventem Connectens animam per consona membra resolvis; Quæ cum secta duos motum glome ravit in orbes, In semet reditura meat, mentemque profundam Circuit, et simili convertít imagine cœlum. Agli Angeli del terzo cielo in una canzone: Il ciel che segue lo vostro valore. 45. (L) CONFORMATE: atte. POTENZIE senzienti.

(SL) POLVE. Genes., III, 19: Pulvis es. (F) MEMBRA. En VI: Infusa per artus Mens agitat molem. Arist., de cœlo et mundo: Corpus est ad omnem partem dimensionatum. - CONFORMATE. Dice e la forma intima e l'estrinseca uniformità delle membra tra sé e con le funzioni dell' anima. Quasi co-informate.-POTENZIE. Som: Le potenze dell'anima sono a lei concreate. Aug., de Trin., IX: Le potenze non sono nell' anima come in soggetto, come i colori o le figure del corpo o altra qualità o quantità. Som.: Le virtù dell' anima derivansi dall' essenza di lei. RISOLVE. La virtù spirata dall'Angelo, quasi anima del mondo, si risolve, si spiega, si svolge, si comparte per le varie nature, come l'anima umana per le varie parti del corpo.

46. Così l'intelligenzia sua bontate Moltiplicata per le stelle spiega, Girando se sovra sua unitate. 47. Virtù diversa fa diversa lega

Col prezioso corpo ch'ell'avviva, Nel qual, si come vita in voi, si lega. 48. Fer la natura lieta onde deriva, La virtù mista per lo corpo luce Come letizia per pupilla viva.

49. Da essa vien ciò che da luce a luce Par differente, non da denso e raro; Essa è formal principio, che produce, 50. Conforme a sua bontà, lo turbo e 'l chiaro. ·

46. (L) INTELLIGENZIA divina.

(SL) SPIEGA. Della vita delle piante, Virgilio (Georg., II): Frondes explicat omnes. - Longa cohortes explicuit legio. - Spiegare dice più e meglio di sviluppare.

(F) MOLTIPLICATA. Som.: La virtù unita è superiore se si estende ad uguali: ma la virtù moltiplicata superiore se più numero di enti sia a lei sottomesso. SPIEGA. De Mon,: Per il cielo, siccome per organo, la similitudine dell' eterna bontà si spiega nella materia ondeggiante. GIRANDO. Boet, In semet reditura

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(SL) LIETA. Purg., XVI, t. 30: Mossa da lieto Fattore. Inf., VII, t. 52: Con l'altre prime creature lieta Volve sua spera, e beata si gode. Baruch, III, 54: Le stelle diedero lume nelle vedette loro e furono liete.

(F) MISTA. Del divino potere e dell' angelico, e delle proprietà di ciascun corpo e di quelle che ad esso vengono da tutti i corpi superiori e da ciascheduno.

49. (F) FORMAL. La ragione è falsa: superfluo il notarlo. L' Ottimo domanda perchè la luna ha sola queste macchie, e non altri pianeti? Perchè, risponde, ella è l'ultimo, e la virtù de' cieli ci opera con meno vigore; la quale diversità si fu cagione alla terra della corruzione e della generazione de' corpi. 50. (L) TURBO buio.

I motori de' Cieli.

II proemio non breve di questo Canto termina con un cenno al passaggio degli Argonauti, del quale toccasi anco nell'ultimo Canto; e di Giasone e della sua impresa, con lode nel diciottesimo dell' Inferno: ma qui il rammentarlo bifolco (voce a Dante non bassa, se la ritrovava non bassamente adoprata in Virgilio, e se quella imagine nella sua mente si conveniva con le altre parecchie della sementa del bene e del vero), il ram

mentare questo re come bifolco (4) ha forse intenzione a quegli uomini che dai seminati denti della serpe ebbero nascimento, e che, aizzati da esso Giasone, si combattettero poi tra loro; nel che Dante vedeva forse adombrate le discordie e delle ita

(1) Quanto aspetto reale ancor ritiene ! (Inf., XVII, t. 29.)

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liane repubbliche e delle greche, aizzate o da' re, o da balii o frammenti di re.

Il volare del Poeta nel vano flammante è tanto rapido quanto lo scoccare e il dare nel segno che fa la saetta. Or com'è che il ragionamento di Beatrice intorno al trascendere che fa Dante, volando, que' corpi leggerissimi, incominci cominciato già il volo, e, prima che restato quello, abbia fine? Non resta a dire se non che cosi nel moto della parola di Beatrice e sua, come in quella del corpo di lui, le leggi umane dello spazio e del tempo fossero trasvolate.

S'è detto già che il paradiso terrestre era creduto giungere ai confini del cielo (1), e che sotto il globo lunare vedevasi la regione del fuoco (2). All'entrar nella luna pare che una nube lo copra solida e massiccia e tersa e lucente come diamante ove il sole ferisca. Né tanto egli ha in mente la nube circonfusa che avvolge Enea (3); e la notte che abbraccia nella cava ombra i combattenti (4); e Diana che in una cava nube trasporta il corpo armato della compianta vergine al patrio sepolcro; quanto le imagini di Ezechiele e di Giobbe: Firmamenti quasi aspectus crystalli..... extenti super capita eorum (5). I cieli sono solidi e puliti come uno specchio di rame e di bronzo (6). Dante col corpo suo penetra nel corpo lunare, e sa bene essere contrario alle leggi qui note che l'una dimensione palisca l'altra. - Il corpo empie il luogo in quanto non patisce seco altro corpo (7). - Non possono in un luogo essere due corpi; nè l'intervallo è cosa corporea; perchè il corpo è quello che sta tra gli estremi del luogo (8). Moto non pare che ci possa essere se non ci sia vuoto; dacche quel che è pieno non può essere capace; e se cosa ci cape e i due corpi sono nel medesimo luogo, sarebbe possibile che quante più cose si vogliano, nel medesimo luogo capissero (9). A spiegare il mistero naturale della impenetrabilità gli giovava in parte la sua bella similitudine stessa dell'acqua che, rimanendo unita, riceve raggio di sole; che rammenta quell'altra efficace imagine: E come in vetro, in ambra, od in cristallo Raggio risplende si che dal venire All'esser tutto non è intervallo (10). Ma a lui piace meglio farsi argomento di qui al ben più alto mistero della incarnazione del Verbo, sottintendendo che tutto quanto circonda l'uomo é mistero, e lo dice più chiaro di li a poco laddove argomenta, non essere maraviglia che nelle cose soprasensibili s'inganni la mente quando ell'è si corta nelle sensibili stesse. Ed aspira a quello stato dove le verità ora credute ci saranno evi

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(2) Som., 2, 1, 104. (5) Ezech., I. 92.

(7) Som., 1, 1, 8: Non patitur. (8) Arist. Phys, IV. - (9) Arist. I. c. (40) Par., XXIX, t. 9.

denti non per dimostrazione di discorso, ma come le prime verità che l'intuito riceve: Non dimostrato ma fa per sè noto A guisa del ver primo che l'uom crede (4). - Ai primi principii l'intelletto aderisce immobile senza discorso (2). - Quelle cose diconsi a noi per se note la cui cognizione è in noi naturalmente, siccome è manifesto da' primi principii delle dimostrazioni i cui termini sono certi comuni che nessuno ignora, come l'essere ed il non essere, il tutto e la parte (3). - Principii per sẻ noti son quelli che, appena conosciuti i termini, intendonsi in quanto il predicato è compreso nella definizione del soggetto (4). Sono veri e primi principii che acquistano fede per sè, e non per altri principii (5). - Il principio di tutto l'ordine delle cose morali è il fine ultimo, che nelle cose operative è quel che è nelle speculative il principio indimostrabile, come è detto nel settimo dell'Etica (6). - I primi principii indimostrabili sono la sostanza della scienza, perchè il primo che in noi è della scienza sono siffatti principii, e in loro virtualmente contiensi tutta la scienza (7).

Domanda Dante a Beatrice le ragioni delle macchie della luna, ammaestrato com'egli era dal filosofo sua guida a lungamente indagare le cause (8): e la non è questione oziosa per confutare in versi quel ch'egli ne aveva nel Convivio detto in prosa, al contrario de' moderni che nella prosa confutano i versi; ma era assunto del suo poema accennare alle più notabili delle cose naturali allora note, e alle sopranaturali subordinarle. Che se e prima e dopo di lui non parve anco a' poeti veri illecito di comporre lunghi poemi didattici, perdonisi a lui l'aver fatta didattica del suo alcuna parte. Nè ripete egli già le cose più volgarmente note, ma cerca il nuovo del vero, e del noto trasceglie il più certo, e lo condensa in sentenze talvolta potenti; e del cercare il vero segna anche la via, poeta logico non meno che teologico, siccome là dove pone il dubbio (9) modesto ed onesto, come fonte di scienza; e qui dice dell' esperienza Ch'esser suol fonte a'rivi di vostr'arti (10); i due dettami che a taluni paiono rivelati all' umanità dal Cartesio e da Bacone. Ma ancora più alta ragione ha il concetto della discussione presente; che si fa occasione a svelare un'altra delle macchine del poema, cioè l'influenza de' corpi celesti sopra i terrestri, e de' celesti l'un sopra

1, 1, 2. 2, 8.

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(1) Par., II, t. 15. (2) Som., 1, 140. - (3) Som., (4) Som., 1, 4, 17. — (5) Arist. e Som., 1, (6) Som., 2, 1, 72, (7) Som., 2, 2, 4; 1, 1, 1. (8) Aristotele (Phys., II.) ragiona delle cause a Jungo. (9) Inf., XI; Par., IV. (10) Terz. 32. Arist. Phys., VII: Er singulorum experientia, universam scientiam nanciscimur. Arist. Met., Post.: Di molte sperienze si fa un principio universale. Id., 1: La scienza umana preude origine dagli esperimenti.

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