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35. Quinci comprender puoi ch'esser conviene

Amor sementa in voi d'ogni virtute,

E d'ogni operazion che merta pene. 36. Or perchè mai non può dalla salute Amor del suo subietto volger viso, Dall'odio proprio son le cose tute; 37. E perchè 'ntender non si può diviso, Nè per sé stante, alcuno esser dal primo; Da quello odiare ogni affetto è deciso. 38. Resta, se procedendo bene stimo,

Che 'l mal che s'ama è del prossimo, ed esso Amor nasce in tre modi in vostro limo. 39. È chi, per esser suo vicin soppresso,

Spera eccellenza; e sol per questo brama Ch'el sia di sua grandezza in basso messo. 40. È chi potere, grazia, onore e fama

Teme di perder perch'altri sormonti;
Onde s'attrista; si che 'l contrario ama.

proprio o l' altrui. Il male altrui è radice di superbia, d' invidia, d'ira. La superbia è amore del ben proprio con male altrui : l' ira, l'amore dell' altrui male, per male che da altri a noi venga o si creda venire: l'invidia è amore dell'altrui male senza occasione di male proprio e senza speranza di proprio bene.

35. (L) ESSER CONVIENE AMOR : conviene che amor sia. (SL) CONVIENE. Conv., I, 1: Quella fervida e passionata, questa temperata e virile essere conviene. Simile in Esopo volgar.

36. (L) NON PUÒ... AMOR DEL SUO SUBIETTO VOLGER Viso: non può l'uomo non amarsi, non può dunque odiarsi. TUTE sicure.

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(SL) DECISO. Purg., VI, t. 41: Bene... dall' accorger nostro scisso. En., X: Decisa... dextera.

(F) DECISO. L'uomo non può odiare Dio sua cagione può dire ch'e' non esiste può bestemmiarlo, attribuendogli umani difetti: odiarlo non può come Dio. 38. (L) STIMO: giudico. - LIMO: fango umano.

(SL) RESTA. Relinquitur, forma delle scuole. LIMO. Gen., II, 7: De limo terræ. Hor. Carm., I, 16: Principi Limo. L'animato da Prometeo.

(F) PROCEDENDO. Conv., II, 1: La natura vuole che ordinatamente si proceda nella nostra conoscenza, cioè procedendo da quello che conoscemo meglio in quello che conoscemo non così bene.

39. (L) VIÇIN: prossimo. ECCELLENZA: maggioranza.

(SL) E CHI. Modo latino: Sunt qui. - Est quibus. VICIN. Vale e prossimo nel senso evangelico, e concittadino nel senso italiano. BASSO. Inf., XXX, t. 5: La fortuna volse in basso L'altezza de' Trojan'.

40. (L) POTERE, GRAZIA: autorità, amore.- PERCH'ALTRI SORMONTI: per vincere ch'altri faccia. —'L coxTRARIO AMA ama ch'altri perda.

(SL) FAMA. Conv., I, 11:Lo 'nvidioso..... per torre a lui, che dice, onore e fama.

44. Ed è chi per ingiuria par ch'adonti, Si che si fa della vendetta ghiotto: E tal convien che 'l male altrui impronti. 42. Questo triforme amor quaggiù di sotto

Si piange. Or vo' che tu dell'altro intende, Che corre al ben con ordine corrotto. 43. Ciascun confusamente un bene apprende Nel qual si queti l'animo, e desira; Per che di giunger lui ciascun contende. 44. Se lento amore in lui veder vi tira, O a lui acquistar, questa cornice, Dopo giusto pentér, ve ne martira. 45. Altro ben è che non fa l'uom felice; Non è felicità, non è la buona Essenzia, d'ogni ben frutto e radice. 46. L'amor ch' ad esso troppo s'abbandona Di sovra noi si piange per tre cerchi. Ma come tripartito si ragiona,

47. Tacciolo, acciò che tu per te ne cerchi.

41. (L) INGIURIA: ingiustizia. TAL uomo. IMPRONTI nella mente sua, negli atti e nelle cose di fuori. (SL) INGIURIA. Per ingiustizia. En., III: Nostræque injuria cœdis.

(F) IMPRONTI. L'imagine dell'impressione, del sigillo, del segno nel Poeta è frequente. E non solo ogni parola, ma ogni cosa è segno di cosa. Som. Dicesi falsità formalmente per la volontà di dire il falso, ed effettivamente per la volontà d'imprimere il falso.

42. (L) TRIFORME AMOR: superbia, invidia, ira. CON ORDINE CORROTTO: con più cura o men che non deve. (F) ORDINE Cant. Canticorum, II, 4: Ordinavit in me charitatem. Som. Moti inordinati nell' appetito sensitivo.

43. (L) GIUNGER: raggiunger. - CONTENDE: tende. (SL) APPRENDE. Nel senso d' apprensiva nel seguente Canto. CONTENDE. Conv. Ciascuna cosa, si come ogni grave al centro, alla perfezion sua contende. En., I: Litora, cursu Contendunt petere.

(F) CIASCUN. Boet., III: Questo per diversa via gli uomini s'adoprano ad acquistare: imperocchè nelle menti degli uomini è naturalmente inserto l'amore del bene vero. QUETI. Som. La quiete nella cosu desiderata. Il diletto e l'aquetamento dell'appetito nel bene. Quello ove si tende come all' ultimo termine del desiderio e in che l'appetito riposa, dicesi onesto. 44. (L) IN LUI VEDER...: conoscere e fare il bene. CORNICE del monte. -PENTER: pentimento. 45. (L) ESSENZIA di verità.

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L'amore e l'ordine.

Quello che nell' Inferno è il Canto undecimo, nel Purgatorio è il diciassettesimo, porge cioè la dottrina della Cantica intera, e la morale struttura dell' edifizio poetico. Nell'entrare al giro che purga l'accidia, Virgilio la definisce: amore men vivo di quel che è debito al bene vero. Di qui si fa luogo a ragionar dell'amore. Dio, le sue creature e ragionevoli e no, hanno amore; che ne' corpi è impulso di moto, ne' bruti istinto, negli uomini e negli spiriti superiori movimento di libera volontà. Dire amore anche l'attrazione de' corpi, non è semplice traslato aristotelico, ma si reca a quella dottrina e filosofica e teologica, a quella tradizione di tutti i popoli, a quel senso di tutti gli uomini che manifestasi fin nell' età Infante, e che considera i corpi come velo o linguaggio od organo d'enti liberi nascosti oltre a quelle. L'amor naturale, dice Dante, è sempre innocente in quanto obbedisce a natura, ma negli uomini diviene colpa se si volge ad oggetto men che buono, o cerca il bene con soverchio impeto o con poco vigore. L'amore diretto ai beni supremi, cioè a Dio e alle creature di Dio nell' ordine loro, e verso queste misurato con le proporzioni debite, non è mai colpa; è colpa quando si torce al male, o cerca il bene con più o meno cura di quello che deve. Amore è dunque sementa d'ogni virtù e d'ogni vizio. E perchè l'ente non può non volere l'essere proprio, però gli è impossibile odiare sè stesso. E perchè ogn' ente dipende necessariamente da Dio causa prima, è impossibile odiare Dio in quanto causa dell' essere. Non si può dunque volere che il male del prossimo; e questo o per superbia, abbassando altrui a fin d'innalzare sè; o per invidia, attristandosi dell'altrui potere ed onore, per tema di perdere quant'altri ne acquista, o per ira di male patito o temuto. Questi tre abusi dell'amore purgansi ne' giri di sotto, perchè più gravi. Ora resta dell'amore inordinato o per tiepidezza, e dicesi accidia; o per troppo ardore, e può spingersi a volere oro, cibo, piacere. Avarizia, come più rea, sta sotto a gola; gola sotto a lussuria, che è men lontano alla cima. Raffrontiamo questa dottrina alle autorità dei Padri, e in ispecie della Somma.

Un certo molo d'amore compele ad ogni crealura anco irrazionale e inanimata (1). Il primo moto del volere e d'ogni virtù appetitiva è l'amore (2). Amore richiede e suppone connaturalità dell'amante all'oggetto amato (3). Amore precede tutte le affezioni dell'anima, ed è causa di quel

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L'amore riguarda il bene in comune, sia o no posseduto; onde l'amore è naturalmente il primo atto della volontà e dell'appetito; e però tutti gli altri moti presuppongono l'amore come prima radice (5). L'anima naturalmente appetisce il bene e niente può appetire se non solto l'aspetto del bene (6). — Le passioni che riguardano il bene sono precedenti a quelle che il male (7). Nessuno operando tende al male. A tutli è amabile la bontà e bellezza prima (8). I primi vizii s'insinuano nella mente ingannala sotto sembianza di ragione, ma i seguenti traendo la mente ad insania la confondono quasi con bestiali grida (9).

-

La volontà mira al bene in universale, onde null'altro può essere causa della volontà, che Dio stesso, il quale è bene universale (10). L'ente e il vero in universale, non si possono odiare; ma si un qualche ente è vero in particolare in quanto par ch'abbia dissonanza coll'essere nostro (11). Non si può odiare Dio (12) nell'essenza sua nè in certi suoi effetti, come l'essere proprio e il bene in genere, ma in quelli effetti che ripugnano alla volontà inordinata (13). · La volontà può amare cose opposte ne'fini secondarii, ma nell'ultimo fine è ordinata di naturale necessità, dacchè l'uomo non può non volere esser beato (14).

L'ordine degli amori è segnato in queste poche parole d'Agostino: Dio sopra noi; noi, cioè l'anima nostra, gli uomini intorno a noi; il corpo nostro sotto di noi (15). Cosi sapientemente è distinto l'amor proprio pericoloso e reo, dall'amore di sé innocente e naturale e invincibile; i quali due amori Agostino stesso, nel linguaggio ma non nel concetto, confonde uel noto passo: Amor Dei facit civitatem Dei, amor sui facit civitatem Babylonis. L'uomo dee amare, e non può non amare, la dignità dell'anima propria piucchè dell'anima altrui; ma il corpo proprio, cioè la vita,

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(1) Aug., de Civ. Dei, XIV. Esser conviene Amor sementa in voi d'ogni virtute (terz. 35). (2) Aug., 1. c. (3) Som., 2, 2, 2. (4) Som., 1, 1, 20. (5) Som, 1. e. (6) Som., 2, 1, 29; 1, 1, 5. Aug., de Trin., VIII. (7) Som., 2,,1, 25. (8) Dyon., Div.

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nom., (9) Greg. Mor., XXXI. 2,9. (14) Som., 2, 1, 29. ogni affetto è deciso (terz. 37). ·

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(10) Som., 1, (12) Da quello odiare (13) Som., 2, 2. 34:

Deus non habetur odio nisi in quantum apprehenditur secundum suos effectus. V. anche 1, 2, 73. (14) Som, 2, 1, 8.

(15) Aug., Doct. Chr., I, 23.

e tutti i beni di quello dee posporre al bene delle anime de' fratelli.

Deesi amare nel prossimo quel che è da Dio, i doni di natura e di grazia, non il male ch' egli opera o lascia operare (1). E Tommaso soggiunge che nel nemico stesso, nell'atto dell'amare il fratello e quant'è in lui da Dio, deesi odiare l'odio che egli ci porta, non però in quanto ne viene a noi nocumento o noia, o pericolo di nocumento o di noia, ma in quanto il nemico coll'odio turba in sé e in altrui l'ordine che Dio ha stabilito. Codesta distinzione sottile ma profonda, dell'odio dall'odiatore, solo il Cristianesimo la fa, solo esso ci aiuta, che è il più difficile, ad osservarla pei fatti.

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Quest'amore di sè non procede da impulso animale, ma si da naturale intenzione; imperocchè la Provvidenza diede alle cose da lei create questa principal causa di conservarsi, che di conservarsi desiderano al possibile (2). Ogni animale siccome ello è nato, si razionale come bruto, se medesimo ama, e teme e fugge quelle cose che a lui sono contrarie, e quelle odia (3). Siamo tenuti d'amare più l'anima nostra che l'altrui; più dobbiamo amare l'anima d'altrui che il nostro corpo, più il corpo d'altrui che le cose nostre (4). Amicabilia quæ sunt ad alterum veniunt ex amicabilibus quæ sunt ad seipsum (5). Di natura conviene a ciascuno amare sè stesso (6). - L'amore non tende in altri di necessità, ma può rimanere nell'amante e riflettersi sopra sè stesso come la cognizione si riflette nel conoscente perchè conosca sè stesso (7). L'angelo ama sè stesso di affezione naturale ed elettiva (8). Amare veramente se stessi secondo la natura ragionevole è volere a sé que' beni che appartengono al perfezionamento della ragione (9). L'uomo non può non volere il suo ultimo fine che è la felicità (10). Impossibile è che uomo odii sè stesso (11); per modo accidentale può odiarsi volendo il male proprio, ma il male stesso e lo vuol come bene, e anco il suicida cerca la morte imaginandola fine a' dolori (12). - I callivi, in quanto stimano sè buoni, amano sinceramente sè stessi; ma codesto non è vero amore di sè, solamente apparente; e questo

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(3) Conv. (5) Arist. Eth., (7) Somma.

(10) Som., 1, 1, 18. - (11) Dall'odio proprio son le cose tule (t. 36). Se è da lodare la precisione, non sempre però è da ugualmente lodare la scelta de' vocaboli e l'evidenza. -(12) Som., 2, 1, 29.

pure è impossibile a coloro che sono profondamente tristi (1).

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Il bene consiste in modo, specie e ordine (2). Il modo, la specie, l'ordine, diconsi mali o perchè hanno minor bene di quel che dovrebbero, o perchè il bene loro non è accomodato all'oggetto (3). Il bene consiste nell'ordine (4). Al fine intelligibile è ordinato l'uomo, parle per via dell'intelletto, parte per via della volontà (5); per l'intelletto, in quantoche nell'intelletto preesiste qualche cognizione del fine; per la volontà, primieramente per l'amore che è il primo moto della volontà verso l'oggetto, poi per la reale attitudine dell'amante all'amato (6). S'altri si discosta dalla regola di ragione in più o in meno, tale appetito sarà vizioso (7). Peccato è rivolgimento da bene maggiore a minore (8). Colpa è o trasgressione della legge, od ommissione, o eccesso oltre a quella. Il peccato non è mera privazione, ma atlo, privalo dell' ordine debito (9). Tolto l'ordine della volontà umana a Dio, consegue che tutta la natura dell'uomo che pecca rimanga disordinata (10). La ragione deve ordinarsi all'alto non solo quanto all'oggetto, ma anche in tutte le circostanze di quello. E però può l'uomo dilungarsi dalla regola della ragione anco nella corruzione di qualsisia circostanza; come se taluno opera come non dee e quando non dee (11). I vizii e le colpe diversificansi di specie secondo la materia e l'oggetto, non secondo altra differenza, come del cuore, del labro, dell' opera; o secondo debolezza, ignoranza e malizia (12). I peccati non differiscono secondo le cagioni che li muovono, ma secondo l'alto finale che è il loro oggetto (13). Tutti i peccati sono in certo modo comparabili tra sẻ quanto alla gravità loro in ciocchè allontanano più o meno dall'ultimo fine (14). Il peccato è tanto più grave quanto il disordine tocca un principio che è più importante in ordine di ragione (15). - Le colpe non sono connesse come le virtù (16). Ed in quest'ultima sentenza, non meno profonda che consolante, il pensiero si posa.

(1) Som., 2, 2, 25. —(2) Aug., Nat. bon. III. (3) Som., 1, 1, 5. — (4) Aug., Nat. bon., LXIII, e Som, 2, 2, 9: Ordinata affezione verso le creature. (5) Se lento amore in lui veder vi tira, O a lui acquistar (terz. 44). — (6) Som., 2, 1, 3, e 2, 2, 7: L'intelletto umano disordinatamente s' attacca alle rose inferiori a sẻ. (7) Som., 2, 2, 162, ed altrove: Il disordine del desiderio è la concupiscenza. Puote errar per male obbietto, O per troppo o per poco di vigorc (terz. 32). (8) Aug., Ep. II e Simpl. (9) Som., 2, 2, 72. (10) Som., 2, 1, 109. —(11) Som., 2, 1, 75. — (12) Som., 2, 2, Prol. (13) Som., 2, 2, 72. (44) Som., 2, 2, 75.

(15) Som., I. c.

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CANTO XVIII.

Argomento.

Spiega come ogni atto dell'anima è amore; come la colpa è amore abusato; come, sebbene il motivo d'amare venga di fuori, pur l'anima abbia merito e demerito per il libero arbitrio. Veggono passare correndo gli accidiosi e che cantano, prima esempi di zelo sollecito, poi d'accidia colpevole. Maria e Cesare, gli Ebrei nel deserto e i Troiani in Sicilia. Prima sempre Maria. Un fallo profano, uno sacro. Cesare accanto a Maria, perchè padre, al dire di Dante, della civile unità.

Nota le terzine 4, 2, 4, 7, 9, 10, 13, 16, 18, 27, 29, 31, 34, 35, 39, 41, 43, 45, 48.

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7. L'animo, ch'è creato ad amar presto,
Ad ogni cosa è mobile che piace,
Tosto che dal piacere in atto è desto.

8. Vostra apprensiva da esser verace
Tragge intenzione, e dentro a voi la spiega,
Si che l'animo ad essa volger face.

9. E se, rivolto, invêr di lei si piega,
Quel piegare amor; quello è natura,
Che per piacer di nuovo in voi si lega.

guidatore è cieco, conviene che esso, e quello anche cieco che a lui s'appoggia, vengano a mal fine. Però è scritto che il cicco al cieco farà guida, e così cadranno amendue nella fossa...Appresso di questa (guida) li ciechi soprannotati, che sono quasi infiniti, colla mano in sulla spalla a questi mentitori sono caduti nella fossa della falsa opinione, della quale uscire non sanno. Dell'abito di questa luce discretiva, massimamente le popolari persone, sono orbate. Som. Cecità dell'ignoranza.

7. (L) PRESTO: pronto. - AD OGNI COSA È MOBILE CHE.... é mobile ad ogni cosa che... DAL PIACERE IN ATTO È DESTO: il piacere in atto attua la potenza d'amore.

(F) MOBILE. Som. Intendere e volere è moto. - Il primo movente a operare è la volontà, la quale muove le altre potenze. - L'appetito è quasi un certo moto alle cose. L'ultimo fine muove l'appetito come il primo movente eccita gli altri movimenti. — Piacere. Som.: Precede all' alto la dilettazione che induce all'alto.

8. (L) VOSTRA APPRENSIVA...: la facoltà d'apprendere e di comprendere è mossa dalla realità delle cose esterne, e la svolge in noi per mostrarla degna d'amore.

-

(F) APPRENSIVA. Som.: Apprendere il vero. - Di tutti i moti d'affetti è principio il bene o il male che s' apprende. INTENZIONE. Som.: L'intenzione è atto della volontà per rispetto al fine. Varchi, Ercol.: Nella virtù fantastica si serbano le imagini, ovvero. similitudini delle cose (esterne, dell'esser verace), le quali i filosofi chiamano ora spezie ora intenzioni.

9. (L) PIEGA l'animo. PER PLACER DI NUOVO IN VOI

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10. Poi, come 'l fuoco muovesi in altura, Per la sua forma ch'è nata a salire Là dove più, in sua materia, dura; 41. Così l'animo preso entra in disire,

Che è moto spiritale; e mai non posa,
Finchè la cosa amata il fa gioire.
42. Or ti puote apparer quant'è nascosa
La veritade alla gente ch' avvera
Ciascuno amore in sè laudabil cosa.
13. Perocchè forse appar la sua matéra

Sempr' esser buona: ma non ciascun segno
È buono, ancor che buona sia la cera. —

SI LECA: il piacere muta in abito l'atto naturale d'a

mare.

(F) PIEGA. Som.: Inclinatio consequens apprehensionem. Æn., IV: Inflexit sensus — AMOR. Conv., III, 2: Perocchè il suo essere (dell' anima) dipende da Dio... naturalmente disía e vuole a Dio essere unita... E perocche nelle bontadi della natura e della ragione si mostra la divina vena, naturalmente l'anima umana con quelle per via spirituale si unisce tanto più tosto e più forte, quanto quelle più appaiono perfette: lo quale apparimento è fatto secondo che la conoscenza dell' anima è chiara o impedita. E questo unire è quello che noi dicemo Amore. -NATURA. Som.: Quegli liberamente opera che opera di per sè, Or quel che l'uomo opera per abito conveniente alla natura propria, l'opera di per sè, perchè l'abito inclina al modo della natura. — PIACER. Som.: Dilettazione è talvolta causa d'amore. — LEGA. Æn., VIII: Devinctus amore. Som.: Il piacere lega la ragione. 10. (L) FORMA: natura essenziale. LA DOVE PIÙ... DURA: sotto la luna alla spera del foco.

(F) ALTURA. Vulg. Eloq.: Amoris ascensio. FORMA. Forma chiamavano gli antichi quella che dà l'essere a ciascuna cosa: onde la forma del fuoco è ciò che lo costituisce fuoco. Som. Ignis sua forma inclinatur in superiorem locum. SALIRE NOD sapevano gli antichi la gravità dell' aria maggiore che quella della fiamma, e però tenevano il fuoco nato sempre a salire (Par., I). — LA. Conv., III, 3: Il fuoro (ascende) alla circonferenza di sopra, lungo 'l cielo della luna; e però sempre sale a quello.

11. (L) PRESO dal piacere. SPIRITALE: non locale, come dal foco. IL FA: non lo fa.

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(SL) PRESO. Lat.: Captus amore. -[EXTRA. Così in isperanza, in timore, in gioia, e in tutte le affezioni.] 12. (L) AVVERA: afferma per vero, assevera essere. (SL) LAUDABIL. Voce altresì delle scuole. Som.: Laudabilior affectus.

13. (L) MATERA: materia. L'oggetto reale, in quant'è a parte di bene: ma l'uomo ne abusa.

(SL) MATERA. Semint. CERA. Stat., Achill, I. Achille atteggiato dalla educazione materna come cera.

(F) BUONA. I bene è materia dell' amore: sempre dunque la materia è buona, perchè in ogni male che s' ami è sempre alcun bene reale o imaginato, cagion dell'amore: ma il troppo amore che a picciol bene si porta, o il poco che al grande, sono quasi un brutto suggello impresso in buona cera. Ogni amore, dice Pietro, è buono in potenza; non in ogni atto. Gli Aristotelici chiamano materia il genere delle cose, determinabile da varic differenze, come la materia prima è determinabile da più forme. La cera appunto è la materia determinabile; il segno o la figura ch' ella prende è la forma determinante. E siccome la cera o buona o non cattiva, può es sere impressa di mal segno, così il naturale amore non tristo in se può piegare a mal segno. Som.: L'amore è reo in quanto tende a cosa che non è bene vero assoluta

14. Le tue parole e 'l mio seguace ingegno (Rispos' io lui) m'hanno amor discoverto: Ma ciò m'ha fatto di dubbiar più pregno. 15. Chè s'amore è di fuori a noi offerto, E l'animo non va con altro piede;

Se dritto o torto va, non è suo merto. 16. Ed egli a me: Quanto ragion qui vede, Dir ti poss' io: da indi in là, t'aspetta Pure a Beatrice, ch'è opra di fede. 17. Ogni forma sustanzïal, che setta

È da materia, ed è con lei unita, Specifica virtude ha in sè colletta: 48. La qual, senza operar, non è sentita, Ne si dimostra ma' che per effetto, Come per verdi fronde in pianta vita. 19. Però, là onde vegna lo'ntelletto,

Delle prime notizie, uomo non sape,
E de' primi appetibili l'affetto;
20. Che sono in voi sì come studio in ape

Di far lo mele. E questa prima voglia
Merto di lode o di biasmo non cape.

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mente. SEGNO. Conv., I, 8 : L'utilità sigilla la memoria dell'immagine del dono. 14. (SL) SEGUACE. A questo modo Virgilio. (F) PREGNO. Il dubbio è fecondo di veri. 15. (L) Di fuORI: da esser verace. VA CON ALTRO PIEDE: trae di li l'intenzione ad amare. NON È SUO NERTO: non è libero. 16. (L) Da inDI IN LÀ: da più alto. PURE: solo. (SL) VEDE. Som.: Videt rationem. Conv., II, 3: Quello tanto che l'umana ragione ne vede. BEATRICE. Conv. In lei è tutta ragione. FEDE. Par., V, VII. (F) FEDE. Ad Thess, II, I, 11: Opus fidei in COLLETTA: ac

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virtute. 17. (L) UNITA: l'anima al corpo.

colta.

(SL) SETTA. Somiglia a quello del Canto precedente, t. 37: Da quello odiare ogni affetto è deciso.

(F) SETTA. Conv., II, 5: I movitori (de'cieli) sono sostanze separate da materia, cioè intelligenze. — SPECIFICA. Un antico filosofo, citato da Pietro: Natura est unamquamquam rem informans specifica differentia, quæ scilicet complet distinctionem speciei. Homini est intelligere, rationari; cuni odoratus; apibus facere mel. Ai primi moti non pensiamo, e non ce n'accorgiamo, se non operando, mettendo la nostra potenza in atto. 18. (L) MA': se non.

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(SL) 'NTELLETTO. Dante, Rime: Donne ch' avete 'ntelletto d'amore, Intelletto nelle scuole dicevasi per intelligenza. Som. Per cujus intellectum sciendum est. NOTIZIE. Notizia per cognizione è nel linguaggio delle scuole. SAPE. Anco in prosa.

(F) PRIME. Come il principio di contraddizioné e altri simili assiomi. L'uomo non sa d'onde vengano, perchè non da' sensi; ma i sensi gli danno occasione ad usarne. - PRIMI. Co ne l'amore di sè, del bene in genere, e simili.

20. (L) MERTO di lode o di biaSMO NON CAPE: non é libera.

(SL) STUDIO. Delle api, Virgilio: Mores et studia (Georg., IV). MERTO. Aveva senso e di premio e di pena. CAPE. Som. Demonstrationem non capet (ia senso di ammettere).

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