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Vanno pel fumo, sentono cantare Agnus Dei. Gl'iracondi si raccomandano al Mansuelo. Rincontran o un uom di corte, ma probo, che si lamenta de' tempi mutati. Il Poeta gliene domanda la causa, e finge di credere sia l'influenza degli astri. Marco gl'insegna ch'ell'è il mal governo temporale de' papi. Piange la Lombardia divisa: loda tre vecchi magnanimi, e va.

Il principio e la fine son poesia. Le allusioni ad Aristotele e agli autori ecclesiastici son parecchie: ed è qui il germe del libro della Monarchia. L'accostarsi e il partirsi di Marco rammenta il colloquio di Brunetto nel quintodecimo dell' Inferno.

1.

Nota le terzine 3 alla 7; 12, 17, 20, 24, 26, 29, 30, 31, 38, 40, 41; 45 alla fine.

Buio

d'inferno, e di notte privata D'ogni pianeta sotto pover cielo, Quant' esser può di nuvol' tenebrata, 2. Non fece al viso mai si grosso velo Come quel fummo ch'ivi ci coperse, Né, a sentir, di così aspro pelo;

3. Che l'occhio stare aperto non sofferse:
Onde la scorta mia saputa e fida
Mi s'accostò, e l'omero m' offerse.
4. Si come cieco va dietro a sua guida

Per non smarrirsi, e per non dar di cozzo
In cosa che 'l molesti o forse ancida;
5. M'andava ïo per l'aere amaro e sozzo,
Ascoltando 'l mio duca, che diceva
Pur:-Guarda che da me tu non sie mozzo.-
6. I' sentia voci: e ciascuna pareva
Pregar per pace e per misericordia
L'Agnel di Dio, che le peccata leva.

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(SL) INFERNO. Tasso, sempre men parco: Negro vie più ch'orror d'inferno il cielo. - PRIVATA. Æn., III: Sine sidere noctes. - Obscuro... nubila cœlo. POVER. Arios., XV: Pover di sole. Monti: Sotto povero ciel, quando sparute Taccion le stelle. (Ma qui messe insieme povertà, sparutezza e silenzio: ricchezza povera.) 2. (L) PELO. Il fumo par che stropicci gli occhi per farli piangere.

(SL) ASPRO. Inf., IX, t. 25: Fummo.... acerbo. PELO. Pigia sull'imagine del velo; se bene, non so. 3. (L) SCORTA MIA: Virgilio. SAPUTA: Savia.

(SL) SAPUTA. Lo dicono i Napoletani in senso buono.

(F) SCORTA. La ragione ci guida tra'l fumo dell'ira e d'ogni tenebroso affetto.

4. (L) ANCIDA: uccida.

5. (L) Mozzo: diviso.

(SL) AMARO. Æn., XII: Fumo... amaro.

6. (F) AGNEL. Joan., I, 29: Agnus Dei....... qui tollit

7. Pure Agnus Dei eran le loro esordia:
Una parola era in tutti e un modo,
Si che parea tra esse ogni concordia.

8.

- Quei sono spirti, maestro, ch'i'odo? -
Diss' io. Ed egli a me: - Tu vero apprendi:
E d'iracondia van solvendo 'I nodo.
9. Or tu chi se' che 'l nostro fummo fendi,
E di noi parli pur come se túe
Partissi ancor lo tempo per calendi?
10. Così per una voce detto fue:
Onde 'l maestro mio disse:
E dimanda se quinci si va sue.
O creatura che ti mondi
Per tornar bella a Colui che ti fece,
Maraviglia udirai se mi secondi.

11. Ed io:

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Rispondi;

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12. I' ti seguiterò quanto mi lece (Rispose): e se veder fummo non lascia, L'udir ci terrà giunti in quella vece. 13. Allora incominciai: Con quella fascia Che la morte dissolve, men vo suso: E venni qui per la 'nfernale ambascia. 14. E se Dio m'ha in sua grazia richiuso Tanto ch'e' vuol ch'io veggia la sua corte Per modo tutto fuor del moderno uso; 15. Non mi celar chi fosti anzi la morte; Ma dilmi; e dimmi s'io vo bene al varco: E tue parole fien le nostre scorte. 16. Lombardo fui, e fui chiamato Marco. Del mondo seppi; e quel valore amai, Al quale ha or ciascun disteso l'arco. 17. Per montar su, dirittamente vai. Così rispose; e soggiunse: Io ti prego Che per me preghi quando su sarai. 18. Ed io a lui: Per fede mi ti lego Di far ciò che mi chiedi. Ma io scoppio Dentro a un dubbio s'i' non me ne spiego. 19. Prima era scempio, e ora è fatto doppio Nella sentenzia tua, che mi fa certo, Qui ed altrove, quello ov' io l'accoppio.

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13. (L) FASCIA: corpo.

(F) FASCIA. Stola chiama il corpo, al modo biblico, nel XXV del Paradiso. Aug., de Civ. Dei, I: Il corpo è più prossimo all'anima che anello o veste. DISSOLVE. Ad Timoth., II, IV, 6: Tempus resolutionis meæ. Æn., IV: Luctantem animam, nexosque resolveret artus.

14. (L) MODERN' USO: presente, ma in visione come Paolo.

(SL) RICHIUSO. In senso non di ripetizione ma di intensione è nel Cavalca: Si richiuse nella camera. — CORTE. Conv.: Alla corte di paradiso.

15. (L) DILMI : dimmelo. VARCO per salire. 16. (L) Del Mondo Seppi gli usi. — VALORE virtuoso. DISTESO allentato.

(SL) MARCO. Uom di corte e probissimo lo chiama Pietro. Novell., XLIV: Fue molto di corte, e savio amico... più ch' uom di suo mestiero. Altri lo fa nobile veneziano, amico al Poeta, caro ai signori di Lombardia, però detto Lombardo. Il Boccaccio lo fa di ca Lombardi di Venezia. L'Ottimo: Quasi tutto ciò che guadagnava lo dispensava in limosine... Usò a Parigi, ed in fino ch' egli ebbe delle sue cose, fu pregiato in arme ed in cortesia; poi s' appoggiò a maggiore di sè, ed onoratamente visse e mori. DISTESO. Semint.: Distesi archi (retentos). · ARCO. Rammenta le parole di Guglielmo Borsiere ingiuriose ai nobili del tempo nuovo (Inf. XVI).

17. (L) Su al monte.

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18. (L) SPIEGO: sciolgo.

(SL) LEGO. Caro. (En., IX, 455, 456):...mi ti lego Per fede a tutto ciò...

19. (L) ERA SCEMPIO: Guido gli aveva detto di terra ignuda di bene. Ov': a cui. ACCOPPIO: raffronto.

(SL) SENTENZIA. Conv., II, 1: Il senso letterale nella cui sentenza gli altri sono inchiusi.

20. Lo mondo è ben cosi tutto diserto
D'ogni virtute, come tu mi suone,
E di malizia gravido e coverto.
21. Ma prego che m'additi la cagione,

Si ch'io la vegga, e ch'io la mostri altrui; Che nel cielo uno, e un quaggiù, la pone. 22. Alto sospir, che duolo strinse in hui,

Mise fuor prima; e poi cominciò: - Frate, Lo mondo è cieco: e tu vien' ben da lui. 23. Voi che vivete, ogni cagion recate

Pur suso al cielo, sì come se tutto
Movesse seco di necessitate.

24. Se così fosse, in voi fora distrutto
Libero arbitrio; e non fora giustizia
Per ben letizia, e per male aver lutto.
25. Lo cielo i vostri movimenti inizia:

Non dico, tutti; ma posto ch'io 'l dica, Lume v'è dato a bene, e a malizia. 26. E libero voler: che se fatica

Nelle prime battaglie del ciel dura,
Poi vince tutto, se ben si nutrica.

20. (L) SUONE: di'.

GRAVIDO.

(SL) SUONE. Per dire: modo latino. En., IV: Gravidam imperiis. - Gravido dice il seme nascosto del male; coperto il suo esterno rampollare e adombrare la terra.

(F) MALIZIA. Joan. Epist., I, V, 19: Mundus totus in maligno positus est. Som., 2, 2, 104. - COVERTO. Eccli., XXXVII, 3: Cooperire aridam malitia et dolositate.

21. (L) NEL CIELO: influenza degli astri. —QUAGGIÙ : libertà umana.

22. (L) FRATE: fratello.

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(F) [SE. Fezzi, Quadrir., lib. II, 1: Or sappi ben che Dio ha dato il freno A voi di voi, e se non fosse questo Libero arbitrio in voi sarebbe meno.] GIUSTIZIA. Tertull. (cont. Mar., II): Ne del bene ne del mate pagherebbesi giustamente la mercede a colui, che fosse buono o malo di necessità, non per suo volere. Boet., IV: C'è egli nel nostro arbitrio libertà ? C'è: chè non sarebbe ragionevole la nostra natura senza la libertà dell'arbitrio.

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27. A maggior forza e a miglior natura Liberi soggiacete: e quella cria

La mente in voi, che 'l ciel non ha in sua cura. 28. Però se'l mondo presente disvia,

In voi è la cagione, in voi si cheggia.
Ed io te ne sarò or vera spia.

29. Esce di mano a Lui, che la vagheggia
Prima che sia, a guisa di fanciulla
Che piangendo e ridendo pargoleggia,
30. L'anima semplicetta, che sa nulla,

Salvo che, mossa da lieto Fattore, Volentier torna a ciò che la trastulla. 31. Di picciol bene in pria sente sapore: Quivi s'inganna; dietro a esso corre, Se guida o fren non torce 'l suo amore,

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(F) VAGHEGGIA. Ambr., Sym. Ap. A ogni di crea Dio le anime, e ne' corpi già formati le infonde. — PRI MA. Jer., I, 5: Priusquam te formarem in utero, novi le (pur nell'idea). E sulle parole: Facciamo l'uomo ad imagine e simiglianza nostra (Gen., I, 26), recate nel Convivio, s. Agostino tradotto dall' Ottimo: Anima... è sustanzia da Dio fatta spirituale, non della natura di Dio; ma di nulla creata, in bene ed in male convertibile. 30. (L) TORNA: volgesi,

(F) NULLA. Opinione peripatetica contraria alla platonica delle idee innate. — LIETO. Vulg. Eloq.: Deus totum est gaudium. Par., VII: Ma nostra vita senza mezzo, spira La somma beninanza, e l'innamora Di sè, si che poi sempre la disira. Conv.: Il sommo desiderio di ciascuna cosa e prima dalla natura dato, è lo ritornare al suo principio; e perocchè Iddio è principio delle nostre anime, e fattore di quelle simili a sè... essa anima massimamente desidera tornare a quello. Altrove : L'anima nostra, incontanente che nel nuovo e mai non fatto cammino di questa vita entra, dirizza gli occhi al termine del suo sommo bene; e però qualunque cosa vede che paía avere in sè alcun bene, crede che sia esso. — FATTORE. De Mon., III: Altro non è diritto che similitudine della volontà divina; onde quanto non si conviene con la divina volontà non può essere che sia diritto. 31. (L) GUIDA al ben vero. FREN dal male.

(F) PICCIOL. Conv.: Perchè la sua conoscenza prima è imperfetta.... piccioli beni le paiono grandi, e però di quelli comincia prima a desiderare. Onde vede

32. Onde convenne legge per fren porre;

Convenne rege aver, che discernesse Della vera cittade almen la torre. 33. Le leggi son: ma chi pon mano ad esse ? Nullo però che 'l pastor che precede, Ruminar può, ma non ha l' unghie fesse.

mo li parvoli desiderare massimamente un pomo: e poi più oltre procedendo desiderare uno uccellino, e poi più oltre desiderare bello vestimento; e poi il cavallo, e poi una donna, e poi ricchezza non grande, e poi più grande, e poi più. E questo incontra, perchè in nulla di queste cose trova quello che va cercando; e credelo trovare più oltre. Altrove: Quando dalla punta (della piramide) ver la base si procede, maggiori appariscono li desiderabili: e quest'è la ragione perchè, acquistando, li desiderii umani si fanno più ampii l'uno appresso l'altro. 32. (L) TORRE: un segno, un'altezza.

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(SL) FREN. Hor. Carm., III, 24: Refrænare liPORRE. Psal. XXVI, 44; CXVIII, 55: Legem pone. Hier., cont. Vigil.: Leges ponere. Aug,: Lex posita. E modo anche greco. CITTADE. Nel Convivio pone con s. Agostino la vita divisa in due città, del ben vivere e del malvagio.

-

-

(F) LEGGE. De Mon. La legge è regola direttiva della vita. Arist. Le volontà de' mortali per causa delle lusinghevoli dilettazioni abbisognano d'indirizzo, Conv.: A perfezione dell' umana vita l' imperiale autorità fuc trovata... La... equità per due ragioni si può perdere, o per non sapere qual essa si sia, o per non volere quella seguitare. Però trovata fu la ragione scritta. E della ragione scritta era custode, secondo il Poeta, l' imperatore. Conv. E che altro intende di medicare l'una e l'altra ragione canonica e civile, tanto quanto a riparare alla cupidità che, raunando ricchezze, cresce? REGE. Conv. Questo amore..... ha mestiere di rettore per la sua soperchievole operazione, nel diletto massimamente del gusto e del tatto. TORRE. Conv. Siccome peregrino che va per una via per la quale mai non fu; che ogni casa che da lungi vede crede sia l'albergo; e non trovando ciò essere, dirizza la credenza all' altra; e così di casa in casa tanto che all'albergo viene: cosi l'anima nostra... Veramente cosi questo cammino si perde per errore come le strade della terra; chè siccome da una città a un'altra di necessità è una ottima e dirittissima via, e una altra che sempre se ne dilunga,. e molle altre qual meno allungandosi e qual meno appressandosi; cosi nella vita umana sono diversi cammini, delli quali uno è veracissimo e l'altro fallacissimo; e certi men fallaci e certi men veraci.

33. (L) SON: ci son. - PON MANO AD ESSE ? le osserva? - NULLO nessuno. MA NON HA L' unghie fesse: immondo anch'esso.

(SL) PASTOR. Som.: Il primo Pastor della Chiesa. (F) LEGGI. Mach.: Le leggi buone, guaste dalle usanze, non rimediano al male. FESSE. Per discernere e partire il bene spirituale dal temporale, il maggiore dal meno. Agli Ebrei era vietato mangiare d' animali che non avessero l' unghie fesse, come porco o cammello (Lev., XI; Deut., XIV). Segneri: In altri le unghie sono intere, in altri sono bifide. Sono intere in quegli animali che sprovveduti di corna convien che de' piedi si valgano ancor per arme, come è ne' cavalli; sono bifide in quelli che de' lor piedi dovean puramente valersi per camminare, siccome i buoi, e per sostenersi pascendo in greppi scoscesi, come i cervi, le capre, le pecorelle. Som.: Erano conceduti in cibo gli animali ruminanti e aventi l'ugne fesse, perch'hanno gli umori ben

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34. Perchè la gente, che sua guida vede Pur a quel ben ferire ond'ella è ghiotta, Di quel si pasce, e più oltre non chiede. 35. Ben puoi veder che la mala condotta

È la cagion che 'l mondo ha fatto reo, E non natura che 'n voi sia corrotta. 36. Soleva Roma, che 'l buon mondo feo, Due soli aver, che l'una e l'altra strada Facén vedere, e del mondo, e di Deo.

digesti e sono di mezzana complessione tra il secco e l'umido. - Gli animali ch’hanno l'ugna continua, cioè non fessa, eran proibiti per causa della loro terrestrità. L'ugna fessa significa, tra l'altre cose, la discrezione del bene e del male; la ruminazione significa la meditazione delle Scritture e la sana loro intelligenza. Secondo questo senso varrebbe: il papa ha la dottrina buona, i costumi non ha: digerisce il precetto e lo mastica, non l'adempie. Altri intende: non ha le due facoltà distinte, la spirituale e l'umana. Io m'attengo alla prima interpretazione ch'è in Pietro. Ezech., XXXIV, 5, 6: Si dispersero le mie pecore... e fatte pascolo a tutte le bestie del campo... Errarono le mie gregge per tutti i monti... e non era chi ne ricercasse; non era chi, ne ricercasse, dico. Zach., X, 2: Si sviarono quasi gregge; saranno afflitti perchè non hanno pastore. 34. (L) PERCHÈ : onde. BEN mondano. tendere. -ONDE: del quale.

FERIRE :

(F) GUIDA. Leone papa a Lodovico imperatore: Nos si incompetenter aliquid egimus, et in subditos justæ legis tramitem non observavimus, vestro volumus emendari judicio. Quoniam si nos, qui aliena debemus corrigere peccata, pejora committimus, certe non veritatis discipuli, sed quod dolentes dicimus, crimus prœ cæteris erroris magistri (Par., XXIX). Isai., LVI, 11: Ipsi pastores ignoraverunt intelligentiam: omnes in viam suam declinaverunt, unusquisque ad avaritiam suam, a summo usque ad novissimum. Jer., II, 8: Tenentes legem nescierunt me, et pastores prævaricati sunt in me; et prophetæ prophetaverunt in Baal, et idola secuti sunt. - VIII, 10: A minimo usque ad maximum omnes avaritiam sequuntur; a propheta usque ad sacerdotem cuncti faciunt mendacium. - X, 20, 21: Tabernaculum meum vastatum est; omnes funiculi mei dirupti sunt; filii mei exierunt a me, et non subsistunt; non est qui extendat ultra tentorium meum, et erigat pelles meas. Quia stulte egerunt pastores, et Dominum non quæsierunt: propterea non intellexerunt, et omnis grex corum dispersus est. - XXIII, 11: Propheta... et sacerdos polluti sunt, et in domu mea inveni malum corum. -L, 6: Grex perditus factus est populus meus: pastores corum seduxerunt eos, feceruntque vagari in montibus; de monte in collem transierunt; obliti sunt cubilis sui. CHIEDE. Osea, IV, 16: Sicut vacca lasciviens declinavit Israel.

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35. (F) CONDOTTA. Gregorio, ne' decreti: Scire prælati debent quod si perversa unquam petierint, tot mortibus digni sunt quot ad subditos perditionis exempla transmittunt. Inf., XIX: La vostra avarizia il mondo attrista. Jer., VI, 15: A minore... ad majorem omnes avaritiæ student; et a propheta usque ad sacerdotem cuncti faciunt dolum. CORROTTA. Som.: Natura corrotta per lo peccato. 36. (L). BUON MONDO: delle due potestà disgiunte. (SL) DEO. Semint.; Bocc.; Orosio Val. (F) SOLI. De Monarchia: Quæstio pendens, inter duo luminaria magna versatur, romanum scilicet pon

37. L'un l'altro ha spento, ed è giunta la spada Col pasturale: e l'uno e l'altro insieme Per viva forza mal convien che vada; 38. Però che, giunti, l'un l'altro non teme. Se non mi credi, pon' mente alla spiga; Ch'ogni erba si conosce per lo seme. 39. In sul paese ch'Adice e Po riga, Solea valore e cortesia trovarsi Prima che Federigo avesse briga: 40. Or può sicuramente indi passarsi

Per qualunque lasciasse, per vergogna, Di ragionar co' buoni o d'appressarsi. 41. Ben v'èn tre vecchi ancora, in cui rampogna L'antica età la nuova: e par lor tardo Che Dio a miglior vita li ripogna.

tificem et romanum principem... Regimen spirituale et temporale... sunt remedia contra infirmitatem peccati. E nella lettera ad Arrigo lo paragona ad un sole. Al papa, dice altrove, la scienza rivelata; all' impero, l'umana filosofia. Opus fuit homini, duplici directivo, secundum duplicem finem: scilicet, summo pontifice qui, secundum revelata, humanum genus perduceret ad vitam æternam; et imperatore, qui, secundum philosophica documenta, genus humanum ad temporalem felicitalem dirigeret.

37. (L) GIUNTA : finita.

(SL) SPADA. Ott.: Si dice di papa Bonifazio che si coronò e cinse la spada, e fecesi egli stesso imperadore. Un antico decreto citato da Pietro: Non sibi imperator pontificatum arripiat, nec pontifex nomen imperatoris.

38. (L) SPIGA: effetto.

(F) TEME. Non è questa la ragione: non dal temersi delle due potestà, ma dall' accordarsi risulta la pace delle anime. SEME. Matth., VII, 16: Li conoscerete a' frutti loro. Innocenzio III, in una decretale : Quod agitur a prælatis trahitur a subditis in exemplum, juxta quod Deus ait Moysi in Levitico: Quum sacerdos, qui est unctus, peccaverit, faciens delinquere populum. 39. (L) IN SUL paese ch'Adice E PO RIGA: Lombardia, Venezia, parte di Romagna. BRIGA: FEDERIGO II. guerra de' Guelfi.

(SL) ADICE E Po. Virgilio gli accoppia in un verso: Padi ripis, Athesim seu propter amænum (Æn., IX). VALORE. Inf., XVI, Cortesia e valor, di', se dimora Nella nostra città. BRIGA. Vill. Per cagione delle brighe e questioni della Chiesa e dell'imperio. 40. (L) PASSARSI PER QUALUNQUE: può passarci qualunque. LASCIASSE: tralasciasse. - BUONI. Non ce n'è. 41. (L) EN: sono. IN CUI nella cui virtù. - ANTICA. Primo caso. — PAR LOR TARDO: non vedono l'ora. RIPOGNA: riponga.

-

(SL) TRE. Cosi nel VI dell' Inferno accenna due giusti, e pare che ivi, come qui, egli abbia in mente due cittadini vivi, e la non sia una forma di dire simile a quella di Giovenale: vel duo vel nemo. - RIPOGNA. Gen., XXV, 17: Appositus (est) ad populum suum. En., VI: Tellure repostos. - XI: Corpus... feram tumulo, patriæque reponam.

(F) TRE. Ezech., XIV, 14: Si fuerint tres viri isti in medio ejus... ipsi justitia sua liberabunt animas - RAMPOGNA. Sap., IV, 16: Il giusto morto condanna i viventi iniqui.

suas.

42. Currado da Palazzo, e 'l buon Gherardo,

E Guido da Castel, che me' si noma Francescamente il semplice Lombardo. 43. Di' oggimai, che la chiesa di Roma,

Per confondere in sè duo reggimenti, Cade nel fango, e sè brutta e la soma. 44. O Marco mio (diss' io), bene argomenti: E or discerno perchè dal retaggio Li figli di Levi furono esenti.

42. (L) ME': meglio. FRANCESCAMENTE: in francese. (SL) CURRADO. Gentiluomo di Brescia. Ott. Dilettossi in bella famiglia, ed in vita polita, in governamenti di cittadi, dove acquistò molto pregio e fama. GHERARDO da Camino, di Trevigi. Accolto da Cane a Verona, dove forse Dante l'avrà conosciuto (Novellino, XVI). Conv.: Chi sarà oso dire che Gherardo da Camino fosse vile uomo? E chi non parlerà meco dicendo quello essere stato nobile? Ott. Si dilettò non in una, ma in tutte le cose di valore. - GUIDO. Di Reggio in Lombardia di lui nel Convivio. FRANCESCAMENTE. Bembo, Asol., I. SEMPLICE. Purg., VII, t. 44: Re dalla semplice vita. - LOMBARDO. Lombardi in Francia chiamavano gli Italiani ed è tuttora a Parigi la Rue des Lombards. Il Boccaccio fa dire a due Francesi, di Toscani parlando: Questi Lombardi cani. Ott.: Per Francia di suo valore e cortesia fu tanta fama, che per eccellenza li valenti uomini il chiamavano il semplice Lombardo... Studiò in onorare li valenti uomini che passavano... e molti ne rimise in cavalli ed armi, che di Francia erano passati di qua; onorevolmente consumate loro facultadi, tornavano meno ad arnesi che loro non si convenía: a tutti diede, senza speranza di merito, cavalli, arme, danari.

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(SL) [FANGO. Vulg. Eloq., XI,4: Ante omnia ergo dicimus unumquumque debere materiæ, pondus propriis humeris excipere æquale, ne forte humerorum nimis gravatam virtutem in cœnum cespitare necesse sit.] - SoMA. Petr. La soma delle chiavi e del manto. 44. (L) RETAGGIO della terra promessa.

(SL) LEVì. L'accento sull'ultima non viene tanto forse dalla pronunzia francese quanto dall'ebraica.

(F) ESENTI. De Monarchia: Invenio sacerdotes primos a temporalium cura Dei præcepto remolos, ut

45. Ma qual Gherardo è quel che tu per saggio Di' ch'è rimaso della gente spenta, In rimprovério del secol selvaggio? 46. O tuo parlar m'inganna, o e' mi tenta (Rispose a me); chè, parlandomi tosco, Par che del buon Gherardo nulla senta. 47. Per altro soprannome i' nol conosco, S'io nol togliessi da sua figlia Gaia. Dio sia con voi: chè più non vegno vosco. 48. Vedi l'albór che per lo fummo raia,

Già biancheggiare. E me convien partirmi (L'Angelo è ivi) prima ch'e' si paia. 49. Così parlò: e più non volle udirmi.

patet per ea quæ Christus ad discipulos. Le quarantotto città date a' Leviti erano ad habitandum, non ad possidendum (Lirano). Ott.: Perocchè li figliuoli di Levi si vollono intromettere nelle cose temporali, siccome è scrillo nel XV cap. de' Numeri, che la terra gl'inghiotti: del cui offizio e decime è scritto cap. IV del detto libro de' Numeri. Ezech., XLIV, 28: Non erit... eis hereditas ; ego hereditas eorum: et possessionem non dabitis eis in Israel, ego enim possessio corum. Num., XVIII, 20: In terra eorum nihil possidebitis, nec habebitis partem inter eos: ego pars et hereditas tua in medio filiorum Israel. Josue, XIII, 14: Sacrificia et victimæ Domini Dei Israel, ipsa est ejus hereditas.

45. (L) SPENTA: buona.- RIMPROVEÉRIO: rimprovero. (SL) KIMPROVERIO. L'usano l'Albertano e il Villani (IX, 71). - SELVAGGIO? Sempre selvaggio vale incivile, contrario alle norme di buon governo. Ott.: Che vive oziosamente.

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46. (L) Tosco: in Toscana Gherardo era cognito. SENTA: sappi.

47 (L) Vosco: con voi.

(SL) GAIA. L'Ottimo: Donna di tale reggimento circa le dilettazioni amorose, ch'era notorio il suo nome per tutta Italia. Pare più biasimo che lode.

48. (L) RAIA: raggia. ME: a me. - - SI PAIA: apparisca.

(SL) ALBÓR. Conv.: Di loro (stelle) apparisce quello albóre il quale noi chiamiamo Galassia, — RAIA. Par., XV, t. 19. ME. Per a me; come lui per a lui (Inf., I, t. 27, e altrove). CONVIEN. Deifobo ad Enea: Discedam... reddarque tenebris (Æn., VI).

La legge.

In questo siccome in parecchi altri Canti, il Poeta per isciogliere una questione promossa da un semplice cenno, si rifà da' principii generalissimi e dalle origini delle cose; e sale a Dio per quindi scendere con volo lirico e metafisico insieme alle miserie della vita. Marco Lombardo, veneziano che nel casato porta l'origine della Lombardia sorella, anzi il suggello della italianità, nel sangue veneziano purissima (dacché Lombardo valeva allora Italiano, strana e provvida commistione che i Lougobardi confonde cogli antenati di

Virgilio (1), come i Greci moderni chiamano la lingua loro romaica, essi che pur vorrebbero durare nemici eterni di Roma), Marco nel quale il Poeta ha forse inteso onorare Venezia tutta, della qual mai non proferisce parola di biasimo, egli a tutte le parti d'Italia severo; Marco dice: Quel valore amai Al quale ha or ciascun disteso l'arco. Di qui Dante gli muove domanda: onde viene la

(4) Inf., I: E li parenti miei furon lombardi.

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