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12. Quivi sto io con quei che le tre sante Virtù non si vestiro, e senza vizio Conobber l'altre e segufr tutte quante. 13. Ma se tu sai e puoi, alcuno indizio

Da noi, perchè venir possiam più tosto Là dove 'l Purgatorio ha dritto inizio. 14. Rispose: Luogo certo non c'è posto: Licito m'è andar suso ed intorno.

Per quanto ir posso, a guida mi t'accosto. 15. Ma vedi già come dichina 'l giorno;

E andar su di notte non si puote, Però è buon pensar di bel soggiorno. 16. Anime sono a destra qua remote:

Se mi consenti, i' ti merrò ad esse, E non senza diletto ti fler note.17. Com'è ciò? (fu risposto) Chi volesse Salir di notte, fora egli impedito D'altrui o non sarria che non potesse ? 18. E'l buon Sordello in terra fregò 'l dito, Dicendo: Vedi, sola questa riga.

Non varcheresti dopo 'l sol partito.

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Di quella ch' io con tutto il mondo aspetto, Mai non sentii. Più languido.

(F) PARVOLI. Som.: Agostino non intende che i parvoli sieno sensibilmente cruciati, ma intende la pena - loro consistere in questo che privati di vedere Dio... Som. Sup., 67: A' pargoli nel limbo non è speranza di v.la beata, come era a' Padri, onde nella qualità del premio e della pena il limbo de' parvoli differisce da quello de' Padri, ma non nel sito, sebbene la requie de' Padri credesi che fosse in luogo superiore.

12. (L) TRE SANTE VIRTÙ: Fede, Speranza e Carità. (SL) VESTIRO. Eccli., XVII, 2: Vestivit... virtute. Luc., XXIV, 49: Vestiti di virtù dall'alto. Vita Nuova : Vestita d'umiltà. Rime: Vestute Di gentilezza, d'amore e di fede. Bart. S. Conc. Di superbia si vestirà.

(F) TRE. Ad Rom., II, 14: Le genti che non hanno la legge, naturalmente fanno quel che è della legge. E la Somma mostra non potersi avere speranza pè carità senza fede. TUTTE. Gli è molto dire; ma l' opinione, se non strettamente teologica, dimostra la buona fede di Dante.

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13. (L) No: a noi. HA DRITTO INIZIO : propriamente comincia.

(SL) Not. Purg., XXXI, t. 46: Fa noi grazia.

(F) DRITTO. Brunetto: Dritta madre (per vera). Dino: dritta porta (vera). S. Anselmo, Dial. della ver., 12: Verità è reltitudine percettibile con sola la mente (però diritto e vero scambiansi nella lingua).

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19. (L) COL NON POTER, LA VOGLIA INTRIGA: non potendo non si vuole.

(F) TENEBRA. Isai., VIII, 22: Ecco tribolazione e tenebre... e caligine che persegue; ed e' non potrà volare fuori della sua angustia. Joan., XII, 55: Camminate fin ch' avete la luce, che le tenebre non vi colgano. Ad Eph., V, 8: Eravate già tenebre; ora luce nel Signore; come figliuoli di luce camminate.

20. (SL) CHIUSO. En., I: Diem clauso componet Vesper Olympo. Boet.: Clausum reseret diem.

22. (L) ALLUNGATI: allontanati. LICI: li.SCEMO: cavo da un lato. QUICI: qui.

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(SL) ALLUNGATI. Vita di s. Girol.: Non allungare il tu' aiuto da me. Luci. È fuor di rima nel Pataffio; e il Boccaccio: Quicientro.

23. (SL) GREMBO. Greg. Dial., II: Mons distento sinu castrum recipit.

24. (L) SCHEMBO: obliquo. LACCA cavità.

rompe.

(SL) LEMBO. Dove l' avvallamento è men fondo, il lembo della cavità è più che della metà più basso che nelle altre parti. Esso lembo quasi finisce e muore nel luogo ove l'avvallamento comincia: onde con tre passi si scende nella valle, come dirà nel Canto VIII, terz. 16. L'amenità del luogo, dice l'Ottimo, è data per pena, per pungere via più il desiderio di questi che già furono negligenti. FIACCA: 25. (L) INDICO: indaco. ORA: punto. (SL) ORO. Qui Pietro cita il virgiliano: Devenere locos lætos, et amœna vireta (En., VI), Ambr.: Aurum in pratis flores refulgeant. Cocco. Plin., IX, 41: Coccum Galatiæ rubens granum. - INDICO. Nasce anco in Etiopia. SERENO. Plinio così lo dipinge: Nigri splenSMERALDO. doris, ac, vel sine arte, protinus jucundi. Ott., II: Ismeraldo tiene il principato di tutte le pietre verdi; e nulla gemma o erba ha maggiore verdezza. FIACCA. Inf. VII, t. 5: L'alber fiacca. Corpo i cui interni strati sieno per fresca rottura divisi, mostra li entro, perchè non ossidati, colori più vivi.

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26. Dall'erba e dalli fior' dentro a quel seno

Posti, ciascun saria, di color, vinto, Come dal suo maggiore è vinto 'l meno. 27. Non avea pur Natura ivi dipinto,

29.

Ma di soavità di mille odori

Vi facea un incognito indistinto. 28. Salve, Regina, in sul verde e 'n su' fiori Quivi seder, cantando, anime vidi, Che, per la valle, non parén di fuori. Prima che 'l poco sole omai s' annidi (Cominciò 'l Mantovan che ci avea vôlti), Tra color non vogliate ch' io vi guidi. 30. Da questo balzo meglio gli atti e i volti Conoscerete voi di tutti quanti,

Che nella lama giù, tra essi, accolti. 31. Colui che più sied' alto, e fa sembianti D'aver negletto ciò che far dovea,

E che non muove bocca agli altrui canti; 32. Ridolfo imperador fu che potea

Sanar le piaghe ch'hanno Italia morta,
Si che tardi per altri si ricrea.

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(SL) ALTO. Come Imperatore romano, dice l'Anonimo. Porra più basso Guglielmo marchese. — Bocca. I più negligenti, e più lontani da espiazione non cantano. 32. (SL) RIDOLFO. Fondatore della Casa d'Austria. Fu eletto imperatore nel 1275, mori nel 1290. Vill., VII: Se avesse voluto passare in Italia, senza contrasto n'era signore. Doveva, soggiunge l' Anonimo, liberare Terra Santa e nol fece. PIAGHE. Petr.: Parlar sia indarno Alle piaghe mortali. RICREA. Cic., de Prov. Consul., 3: Ita vexata est, vix ut se possit diuturna pace recreare. Ricrea per ricreerà; come ricorca per ricorcherà (Purg. VIII, t. 45). Di Firenze (Purg., XIV): Di qui a mill' anni Nello stato primaio non rinselva; di Romagna (Ivi): Di venenosi sterpi, sì che tardi, Per coltivare, omai verrebber nieno.

33. L'altro che nella vista lui conforta, Resse la terra dove l'acqua nasce Che Molta in Albia, e Albia in mar ne porta. 34. Ottachero ebbe nome: e nelle fasce

Fu meglio assai che Vincislao suo figlio, Barbuto, cui lussuria ed ozio pasce. 35. E quel Nasetto, che stretto a consiglio Par con colui ch' ha si benigno aspetto, Mori fuggendo, e disfiorando 'l giglio. 36. Guardate là come si batte 'l petto. L'altro vedete, ch'ha fatto alla guancia, Della sua palma, sospirando, letto.

33. (L) CONFORTA come valente.

34. (SL) OTTACHERO. Il medesimo che Ottocaro. Genero di Rodolfo, figliuolo d' un altro Ottachero. Questo figliuolo dominò la Boemia, la Stiria, l' Illiria, l' Istria. Re di Boemia dove corre l'Albia o Albis o Elba, di cui Lucano: Fundat ab extremo flavos Aquilone Suëvos Albis... (Phars., II). Questo fiume raccoglie in sè tutti gli altri della Boomia, non che la Moldava, che Mulda si chiama in latino, e in tedesco Multaw, e li porta all'Oceano. Ottachero invitò Rodolfo alle imprese d'Italia e di Terra Santa. E (dice l'Ottimo) offerse sè e sua gente, e danari. Fu... signore largo e liberale, e valentissimo in arme. Il re Ridolfo, per occupare il detto regno..... li corse sopra, e feciono battaglia campestre nel 1277, dove

Ridolfo uccise Ottachero... - VINCISLAO. Ott.: Del qual rimase... Vincislao bellissimo sopra gli altri uomini, ma non fu d'arme; fu ecclesiastico mansueto ed umile e poco visse rimasene uno fanciullo, nome anche Vincislao, e in costoro finiro i re di Boemia della schiatta d'Ottachero. A piè di Venceslao fu gettata la corona di Polonia e d'Ungheria, ed egli l'una si lasciò cadere alla parola di Bonifazio VIII, l'altra pose in capo al giovane suo figliuolo ma Bonifazio gliela tolse e la diede alla figlia della bella Clemenza (Par., VIII), Maria regina di Napoli.

35. (SL) NASETTO. Filippo III, l'Ardito, dal naso piccolo. Di persona, famigliarmente, Nasone e simili; ma chi altri che Dante l' avrebbe osato in bocca di Sordello, ascoltante Virgilio, e d'un re? -BENIGNO. Guglielmo re di Navarra figliuolo del re Tebaldo e suocero di Filippo. FUGGENDO. Nella guerra di Filippo III di Francia con Pietro III d'Aragona. Ruggieri d' Oria, ammiraglio di Pietro, entrò in Catalogna, sconfisse la flotta francese: onde Filippo, non potendo più trovare vittovaglie all'esercito, lasciò l'impresa; e molti de' suoi moriron di fame: egli di dolore morì in Perpignano. Anzi fu questo Filippo re di Francia, il qual mosse la guerra contro a Piero d'Aragona, però che la Chiesa di Roma nel 1282 privò il detto Piero della dignitade del proprio regno; però che aveva occupata Sicilia conceduta nel 1262 per papa Urbano al re Carlo vecchio... e concedette il detto regno d'Aragona a Carlo figliuolo del detto re Filippo. Al quale acquistare il re Filippo col fiore della Baronia e cavalieri franceschi si mosse; e per grazia del re di Maiorica tenendo il cammino del largo della marina, venne all' assedio di Girona; e quivi, abbondata infirmitade per la corruzione dell'aria... costretto, infermo il detto re Filippo, per grazia conceduta dal re Piero, si parti, e... mori a Perpignano (Ottimo).

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37. Padre e suocero son del mal di Francia;

Sanno la vita sua viziata e lorda;

E quindi viene 'l duol che si gli lancia. 38. Quel che par si membruto, e che s'accorda, Cantando, con colui dal maschio naso, D'ogni valor portò cinta la corda. 39. E se re dopo lui fosse rimaso

Lo giovanetto che retro a lui siede,
Bene andava il valor di vaso in vaso.
40. Che non si puote dir dell' altre rede:
Jacopo e Federigo hanno i reami;
Del retaggio miglior nessun possiede.

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S'ACCORDA. Ott.: Si come elli furono discordi in prima vita per via d'occupazione del regno di Sicilia, così qui, purgando loro negligenza divenuta per occupazione in fallo d'arme... per amore s'accordano e dicono: Salve, Regina, mater misericordiæ. Piero d'Aragona... fu valente e sperto in fatti d'arme... e recò sotto la sua signoria più genti, ed alcuno regno occupato da Saracini verso la Spagna. · NASO. Carlo il Vecchio di Puglia, conte di Provenza. Ott. Avea grande naso, ch'è segno di molta discrezione,

(F) CORDA, Prov., XXXI, 17: Accinxit fortitudine lumbos suos. Reg, II, XXII, 33: Accinxit me fortitudine. Isai., XI, 5: Erit justitia cingulum lumborum ejus; et fides cinctorium renum ejus.

39. (SL) RETRO. Alfonso d'Aragona suo primogenito, simile al padre in bontà. Regnò in Aragona, ma poco; gli successe Giacopo secondogenito, e Federigo l'altro fratello ebbe la Sicilia, Onde dice rimaso, cioè più lungamente vissuto (Vill., VII, 101). L' Ottimo dice d'Alfonso: Mori giovinetto, pieno di buona testificanza, onoratore di valenti uomini, liberale e virtuoso amatore di giustizia, e magnanimo in volere acquistare. Guerreggiò contro Carlo d'Angiò per difesa della Sicilia.

(F) VASO. Jer. XLVIII, 11: Fertilis fuit Moab ab adolescentia sua, et requievit in fœcibus suis: nec transfusus est de vase in vas. In. III : Sicut ex vase corrupto liquor infusus corrumpitur: sic ex contagio corporis anima corrumpitur et fœdatur (parla della trasmissione del male di padre in figliuolo). La Chiesa adopera sovente l'imagine del vaso ad esprimere la trasmissione delle disposizioni da' padri ne' figli. 40. (L) CHE: il che. REDE eredi. GIO MIGLIOR: del valore.

DEL RETAG

(SL) REDE. Tobia: Ti farò mia reda. JACOPO. Vill., VIII, 81; X, 44; XI, 75. L'Ottimo: Il secondo fu donno Jacopo, il quale dopo la morte del padre nel 1283,

41. Rade volte risurge per li rami

L'umana probitate: e questo vuole Quei che la dà, perchè da lui si chiami. 42. Anco al nasuto vanno mie parole,

Non men ch'all'altro Pier che con lui canta; Onde Puglia e Provenza già si duole. 43. Tant'è del seme suo minor la pianta, Quanto, più che Beatrice e Margherita, Gostanza di marito ancor si vanta.

fatto donno Alfonso re d'Aragona, fu fatto re di Sicilia, il quale fece grande guerra contro a'.... successori del re Carlo; finalmente si pacificò con la Chiesa e co' detti successori, e 'l suo fratello ritenne la Sicilia contr' alla Chiesa ed a quelli della Casa di Puglia, non ostante la detta pace e parentado contratto per lo fratello contro la detta casa; la qual guerra a interpolati tempi ha dato molto dispendio alla casa di Puglia, e li Siciliani hanno sostenute doglie e danni. Nel 1299 Alfonso, per istigazione di Bonifazio, s'armava contro Federigo re di Sicilia fratel suo; nel 1300 lo vinceva, ma indarno, in navale battaglia.

(F) RETAGGIO. Cic., de Off.: Ottimo retaggio da' padri tramandasi a' figli, e più prestante d'ogni patrimonio, la gloria della virtù e de' nobili fatti: al quale retaggio portar disonore è da giudicare empietă. 41. (L) Per li RAMI: ne' figli. QUEI: Dio. -CHAMi chiegga.

(SL) RISURGE. Delle piante, Virgilio: Fortia surgunt (Georg., II). - RAMI. Traslato preso dall' albero genealogico. CHIAMI. Chiamare per chiedere dicono in Piemonte.

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(F) RADE. Som.: Dalla debolezza della virtù attiva del seme segue che il figlio nasce dissimile al padre negli accidenti che appartengono al modo d'essere. Conv.: Cosi fosse piaciuto a Dio che quelli che domandò il Provenzale, fosse stato; che chi non ereda della bontà, perdesse il retaggio dell' avere. Bocc.: Risorgendo ne' figliuoli lo spirito de' passati. Machiav.: Rade volte accade che la virtù sia rinfrescata con successione. DA. Jacob. Epist., I, 17: Omne datum optimum. Se i figli di buon padre fosser buoni, diremmo la bontà venire dal sangue, a Dio non la chiederemmo. Eccli., XXIII, 35: Non metteranno i suoi figliuoli radice, e non daranno i suoi rami frutto.

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PIER III.

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(SL) DUOLE. Ott.: Sono tali discendenti (di Carlo I) che se ne duole ogni terra oltramontana a loro suddita. (F) PAROLE. Sap. VI, 10: Ad vos..... reges sunt hi sermones mei, ut discatis sapientiam.

43. (L) DEL SEME SUO MINOR LA PIANTA: i figli de' padri.

(SL) GOSTANZA. Olt. Costanza... si vanta ancora d'avere marito, con tutto ch'elli sia morto, per li figliuoli che di lui ebbe, rispetto di quelli che del re Carlo e di sua donna rimasero. Figliuola di Manfredi (Purg., III), moglie a Pietro III d'Aragona, vivente ancora nel 1300; Margherita e Beatrice, figliuole di Carlo il Zoppo, nepoti del vecchio Carlo, mogli di Giacopo e di Federigo. Altri intende Beatrice moglie di Carlo d'Angiò, e Margherita, di Luigi IX di Francia: perchè, dicono, le mogli di Giacopo e di Federigo si chiamarono Bianca ed Eleonora, non Beatrice e Margherita (Giannettasio, St. di Napoli, lib. XXII). A questa interpretazione favorisce l'ancor: come dire: Gostanza ch'è ancor viva; e le altre son morte.

44. Vedete il re dalla semplice vita

Seder là solo, Arrigo d'Inghilterra: Questi ha ne' rami suoi migliore uscita.

44. (L) USCITA: discendenza.

:

(SL) SEMPLICE. Arrigo III, figliuol di Riccardo. Fu semplice e di buona fede, e di poco valore. VITA. Som. Simplicitatem vitæ. — SOLO. Come principe raro: così solo per altre ragioni il Saladino (Inf., IV ). L' Ottimo: Arrigo.. fu coronato re nel 1278... di lui nacque il buono re Odoardo, il quale vivea al tempo che l'Autore compose quest'opera; il quale fece in sua vita di belle e grandi cose. Però dice migliore. Loda Eduardo anco il Villani. USCITA. Georg., II: Eriit ad cœlum ramis felicibus arbos. - Validis amplexœ stirpibus ulmos Exierint.

45. Quel che più basso tra costor s'atterra, Guardando 'n suso, è Guglielmo marchese, Per cui e Alessandria e la sua guerra 46. Fa pianger Monferrato e 'l Canavese.

45. (L) S' ATTERRA: siede.

(SL) GUGLIELMO di Monferrato. Con gli Astigiani e co' Pavesi aveva guastate le terre d'Alessandria e il Novarese e quel di Milano e quel di Piacenza. In Alessandria nel 1290 subitamente levandosi a romore i cittadini, fu preso; e, chiuso in gabbia di ferro, dopo diciasette mesi morì. Il figliuol suo fuggi in Provenza ad invocare la vendetta straniera. Ma non gli successe nella signoria.

46. (SL) PIANGER. Si perchè sono privato di buono signore, e si perchè sono venuti sotto il governo di straniero erede (Ott.). Ma meglio intendasi della guerra che per lui nacque. [Omero, Odiss., II, 276; Pindaro, Nem., XI, 48; Euripide, Elett., 369.]

La valle fiorita.

Il monte del Purgatorio fa seno di sè stesso, e apre nella costa una valle, entro cui stanno i principi negligenti in servire a Dio e a' popoli loro. E il Poeta li colloca nel basso d' una valle come per gastigarli del non aver già voluto reggersi nella debita altezza dell'anima: ma la valle è fiorita a simboleggiare il verde della speranza, così come verdi sono le vesti degli angeli che scenderanno e verdi le penne. Così nell' Eliso virgiliano: At pater Anchises penitus convalle virenti Inclusas animas, superumque ad lumen ituras, Lustrabat studio recolens; omnemque suorum Forte recensebat numerum, carosque nepotes, Fataque, fortunasque virûm, moresque manusque (1). La pittura de' fiori, se togli una rima in acca che stuona, ė gentile e più abbondante che nel nostro non soglia. Rammenta oro e argento, come in Virgilio il fiore Amello. Aureus ipse; sed in foliis quæ plurima circum Funduntur, violæ sublucet purpura nigræ (2); se non che in Dante la preziosità dei metalli e delle gemme è vinta in bellezza dal colore dell'erbe e de' fiori Come dal suo maggiore è vinto'l meno, verso mezzo scientifico, che soprabbonda. Rammenta il cocco che era anco nella legge antica simbolico, che col suo vivo colore ritraeva l'elemento del fuoco (3). Rammenta l'indico legno, di eui Virgilio: Sola India nigrum fert ebenum (4). La biacca richiama quello che in altro senso il Vasari: Fece Lionardo di chiaro e scuro lumeggiato di biacca un prato di erbe infinite. Il verso: Non

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avea pur Natura ivi dipinto commenta il latino che è più leggiadro e dove natura non è nominata: Tibi tilia plenis Ecce ferunt Nymphæ calathis; tibi candida Naïs Pallentes violas et summo papavera carpens, Narcissum et florem jungit beneolentis anethi; Tum casia atque aliis intexens suavibus herbis, Mollia luteola pingit vaccinia caltha (1); ed è commentato fioritamente da quel del Caro: Il verde di varie verdure distinto e dove era fiorito, di vermiglio e di candido, di giallo e d'altri colori dipinto. I versi: Ma di soavità di mille odori Vi facea un incognito indistinto, ricordano l'odoratum lauri nemus dell'Eliso (2), e suaves miscetis (3) odores (4). In altre visioni il Purgatorio è una valle fiorita (5); e in Gregorio: Varcato il ponte, erano pratelli belli e verdeggianti, adorni d'odoriferi fiori, dove parevano essere adunanze d'uomini vestiti di bianco. Tanto in quel luogo era un odore di soavità che i quivi caminanti e abitanti della stessa fragranza della soavità si nutri

vano.

Nell'eliso di Virgilio: Pars in gramineis exercent membra palæstris; e altrove: Conspicit ecce

(1) Buc., II. (2) Æn., VI. (3) Aristotele: Ex mixtione elementorum quam sequitur odor. — (4) Buc., II. Ar. de sens.: Suavis vel tristis odor. Mille per numero indeterminato in Virgilio più d'una volta. Per mille coloribus arcum ( Æn., V); Tibi nomina mille (Æn., VII). Petr. L'erbetta verde e i fior di color mille Sparsi sollo quell' clce antiqua e negra Pregan pur che il bel pie li prema o tocchi. E anche qui le rime egra e occhi, come in Dante acca, hanno dissonanza dalla leggiadra imagine; lasciando stare il pregare de' fiori ch'altri li prema. (5) Ozanam, pag. 364.

alios dextra lævaque per herbam Vescentes, lætumque choro Paana canentes (1), come qui Salve, Regina, che non senza perché dal Poeta era chiamata regina, e opportunamente invocata, siccome quella dal cui grembo tra poco verrebbero gli angeli a fugare la serpe insidiante alla valle. E bene alle anime purganti si convenivano le parole della orazione affettuosa che dice: madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra; a te chiamiamo esuli figliuoli d'Eva, a te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lagrime... Oh clemente, oh pia, oh dolce vergine... dà a noi virtù contro de' tuoi nemici (2).

Il sentimento cristiano e l'imaginazione pagana s' uniscono come spirito a corpo e formano tutt' una vita. E siccome in Virgilio Museo dice ad Enea e alla Sibilla: Nulli cerla domus, lucis habitamus opacis, Riparumque toros et prata recentia rivis Incolimus: sed vos, si fert ita corde voluntas, Hoc superale jugum, et facili jam tramite sistam (3); cosi Sordello, poeta come Museo, e un po' de' tempi eroici, appunto come Museo da Virgilio è detto heros, dice: Luogo certo non c'è posto... Per quanto ir posso, a guida mi t'accosto, e Sordello è chiamato qui il Mantovano, sì per ricordare il Mantova del precedente Canto interrotto dal prorompere dello sdegnoso dolore, e si per dichiararci il valore di quel verso che pare ozioso: E li parenti miei furon lombardi, E mantovani per patria amendui (4), come dire: la mia origine e materna e paterna è nobile e pura da quella città ch'ebbe colle etrusche comune l'origine e gli statuti (5).

Museo accompagna Enea fino all'alto del colle, poi lo lascia scendere nella valle a' colloquii del padre; il padre dopo le prime accoglienze, e dichiaratogli il destino dell'anime nella valle rinchiuse, Natumque, unaque Sibyllam, Conventus trahit in medios turbamque sonantem; Et tumulum capit, unde omnes longo ordine possit Adversos legére, et venientum discere vultus (6). Sordello, fatti avvertiti i Poeti che durante la notte non potrebbero salire al monte, al quale può scorgere sola la luce del vero sole che è Dio, gl'invita alla valle li accanto, e Prima che'l poco sole omai s'annidi... Tra color non vogliate ch'io vi guidi. Da questo balzo meglio gli atti e i volli Conoscerele voi di

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(1) Æn., VI. Altrove nell' eliso stesso: Pars pedibus plaudunt choreas, et carmina dicunt. Sempre più materiale l'eliso del pagano, anco del Purgatorio del cristiano. Onde Dante (Par., XIII): Li si cantò non Bacco, non Peana, Ma tre Persone..... - (2) I Bollandisti (I, 903): Intanto le suore cominciarono in coro a cantare le litanie della B. Vergine, e l'antifona Salve, Regina, perchè gli era sabbato. Disse adunque la divina madre: questo concento delle mic litanie e dell'antifona Salve, Regina mi è molto accettissimo. (5) Æn., VI. — (4) Inf., 1. — (5) All' incontro Virgilio : Genus huic materna superbum Nobilitas dabat, incertum de patre ferebat ( Æn., XI). — (6) Æn., VI.

tutti quanti, Che nella lama giù, tra essi, accolti. Il quale ultimo verso pare languido e inutile, ma ferma il pensiero sull' idea, che dall'alto, e nel proprio e nel traslato, comprendonsi meglio con l'occhio le cose, segnatamente se trattasi di passato remoto o di remoto avvenire.

Enea non vede che le anime de' suoi padri e nepoti; Dante qui anime di re, di principi e signori di molte parti d'Italia e d'Europa. E di qui comincia il suo canto a farsi più europeo; che ne' primi dell'Inferno è quasi semplicemente florentino, `e de' papi tocca in quanto possono sopra Firenze; ma poi stende le ali a Italia tutta. Di stranieri all'Italia non c'è nominato che Bertrando del Bormio fatto quasi cittadino al Poeta, in quanto poeta: ma d'ora in poi troveremo accenni più ampii, da emulare anche in ciò la poesia di Virgilio, d'Omero, e d'Eschilo.

In questa mostra di principi accolgonsi in pochi versi non pochi cenni all'Eneide, che imitazioni non si possono propriamente dire. Nell' Eneide hanno anco di là armi e cocchi e cavalli, e la cura che avevano di cose tali nel mondo, sequitur tellure repostos (1): qui si dolgono e si vergognano de' proprii falli, e de' falli de' successori loro; e questa è la cura che li affanna ed affina: perchè la rinnovatrice virtù del pentimento a' pagani era ignota, ed è cristiana beneficentissima rivelazione. L'uno de' principi si duole (2) in sembiante dell'avere negletto quel che doveva, e non muove bocca a' canti altrui, come imperatore e straniero che egli è; l'altro in vista lo conforta; due altri s' accordano insieme cantando; due sono stretti fra loro a consiglio (3), e l'uno si batte il petto, l'altro posa sospirando la guancia sulla palma (4). Quegli ha benigno aspetto, questi è membruto (5); l'uno dal maschio naso, l'altro nasetto (6); quegli siede alto, quel giovanetto dietrogli (7), questi solo; l'altro più basso di tutti (8) guardando in su.

Dalle lodi de' padri passa il Poeta ai biasimi de' figliuoli direttamente, non già come Virgilio, collocando nell'Eliso tra morti le anime de' rinascituri: Quís, pater, ille virum qui sic comitatur euntem ? Filius ? anne aliquis magna de stirpe nepotum ? (9) Si ferma il Poeta sopra Ottocaro re di Boemia, quasi presago del molto che doveva co' secoli e quella e altre nazioni slave potere sull'Europa e sul mondo. E fin d'allora il destino di Boemia pareva voler essere collegato a quel d'Ungheria e a quel di Polonia, e le due corone offrivansi congiunte al principe stesso.

(1) Æn., VI.

:

(2) Ibid. Frons læta parum. (3) Ibid. Illæ autem, paribus quas fulgere cernis in armis, Concordes animæ. − (4) Ibid. : Pura... qui nititur hasta. · (5) Ibid.: Qui juvenes quantas ostentant, aspice, vires! (6) Ibid. : Nosco crines incanaque menta. (7) Ibid. : Ille, vides..... juvenis..... Proximus ille ... Capys. (8) Ibid. Quin Decios, Drusosque procul. — (9) Ibid, www

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