La guerra del vespro siciliano

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F. Le Monnier, 1851 - 635 pages
 

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Page 28 - Cosenza, che alla caccia Di me fu messo per Clemente, allora Avesse in Dio ben letta questa faccia, L' ossa del corpo mio sarieno ancora In co del ponte presso a Benevento, Sotto la guardia della grave mora. Or le bagna la pioggia e move il vento Di fuor del regno, quasi lungo il Verde, Dov' ei le trasmutò a lume spento. Per lor maledizion sì non si perde, Che non possa tornar l' eterno amore, Mentre che la speranza ha fior del verde.
Page 538 - Martello, tolgano affatto il supposto di congiura baronale. Noterò bene che Dante qui non solo tratteggiò la causa, ma ancora una delle circostanze più segnalate del tumulto, che fu il perpetuo grido : « Muoiano i Francesi, muoiano i Francesi ! » Onde que' tre versi resteranno per sempre come la più forte, precisa e fedele dipintura, che ingegno d' uomo far potesse del Vespro Siciliano.
Page 361 - Se' tu già costì ritto ? Se' tu già costì ritto, Bonifazio, Di parecchi anni l mi mentì lo scritto. Se' tu sì tosto di quell'aver sazio Per lo qual non temesti torre a 'nganno La bella donna, e di poi farne strazio? — Tal mi fee' io quai son color che stanno, Per non intender ciò ch' è lor risposto, Quasi scornati, e risponder non sanno.
Page viii - Sicilia innanzi il 1282, tacquero allora, e poi s'erano scatenati di nuovo fin oltre il 1820. La coscienza o la vanità mi disse che il libro potea giovare alla cosa pubblica, e, persuaso di ciò, affrontai il pericolo che pure vedea chiaramente.
Page 105 - ... con gli armati da capo a pie; cercavanli; incalzavanli; e seguiano orribili casi tra gli apparecchi festivi, e le rovesciate mense macchiate di sangue. La forza del popolo spiegossi, e soperchiò. Breve indi la zuffa; grossa la strage de' nostri: ma eran dugento i Francesi, e ne cadder dugento.
Page 107 - Agosta, gridavano che spegnerebber tutta semenza francese in Sicilia; e la promessa orrendamente scioglieano, scannando i lattanti su i petti alle madri, e le madri da poi...
Page vii - Scine, ingegno di eletta tempra italiana se alcuno ne fu mai, mente vasta, ordinata, lucidissima, ricca di scienza ; Scinà matematico, fisico, istoriografo di molta vaglia, e buon cittadino se avesse disprezzato meno gli uomini; Scinà pochi anni prima della sua morte, che segui nel 1837, vedendo spuntare nella gioventù le idee della nazionalità italiana, solca chiamarle l'isteria italica, e ci domandava con un sorriso amaro se fossimo presi di quel malore.
Page 537 - E la bella Trinacria, che caliga Tra Pachino e Peloro, sopra il golfo Che riceve da Euro maggior briga, Non per Tifeo, ma per nascente solfo, Attesi avrebbe li suoi regi ancora, Nati per me di Carlo e di Ridolfo, Se mala signoria, che sempre accora Li popoli suggetti, non avesse Mosso Palermo a gridar : Mora, mora. E se mio frate questo antivedesse, L...
Page 128 - Parlamento» si slanciò in avanti e «disdisse per sempre il nome regio». E fu in ciò la singolarità della rivoluzione siciliana nelle monarchie de' secoli di mezzo. Se no, baroni che congiurano con un re, e gridano repubblica: cospiratori che senza essere sforzati da pericolo, danno il segno quando non hanno in punto le forze; fazione che vince e abbandona lo stato ad uomini d'un ordine inferiore, sarebbero anomalie inesplicabili, contrarie alla natura umana, non viste al mondo giammai Esse...
Page 104 - ... ed erano frequenti le brigate; andavano, alzavan le mense, sedeano a crocchi, intrecciavano lor danze; fosse vizio o virtù di nostra natura, respiravan da' rei travagli un istante, allorché comparvero i famigliali 8 del giustiziere, e un ribrezzo strinse tutti gli animi.

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