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PREFAZIONE

Il dialetto veneziano, fra i tanti parlati in Italia, è senza dubbio

il più affine alla lingua pura italiana, e perciò il più idoneo a rilevare la espressione dantesca, oltre di essere il meglio inteso per tutta Italia.

Cotal dialetto adunque, sebbene adoperato comunemente per trattare argomenti famigliari e scherzevoli, non è spoglio di venustà, e potremo anche dire di una certa gravità e decoro a preferenza degli altri, che mancanti di tali prerogative, mancano altresì di quella grazia, di quella dolcezza e fluidità che la veneziana parola caratterizza. Ne fanno piena testimonianza l'immortale Goldoni, il Pastò, il Lamberti, il Gritti e il Buratti, nelle più castigate sue composizioni, che seppero all'occorrenza dare al vernacolo la lirica ed elegiaca impronta.

La versione della Divina Commedia da me fatta in dialetto veneziano, non già per i dotti, ma per coloro che a tale ordine non appartengono, non esclusi quelli che quantunque di coltura forniti, nonvogliono affaticare la mente applicandosi ad uno studio più serio, ha per iscopo di rendere, per quant'è possibile, popolare un'opera astrusa alle volte persino nell' esteriore sua forma, e dai pochi studiosi soltanto compresa, nonchè ad agevolarne la intrinseca intelligenza: al qual fine ho corredata la versione stessa di note storiche, sacre, profane e mitologiche e della spiegazione ben anco delle più interessanti allegorie, ed a comodo dei lettori non veneziani, vi aggiunsi la dichiarazione nella lingua italiana delle frasi veneziane e dei termini meno comuni. Per l'opportuno confronto sta di fronte alla versione l'originale, e in testa d'ogni

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