Rime e satire di Lodovico Ariosto

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Presso Giuseppe Molini, 1822 - 511 pages
 

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Page 371 - Costabil sì e' ho il terzo Di quel che al notar vien d' ogni negozio, Gli' é perché alcuna volta io sprono e sferzo Mutando bestie e guide, e corro in fretta Per monti e balze, e con la morte scherzo. Fa' a mio senno, Maron, tuoi versi getta Con la lira in un cesso, e un' arte impara, Se beneficio vuoi, che sia più accetta.
Page 390 - Chi brama onor di sproni o di cappello, Serva re, duca, cardinale o Papa; Io no, che poco curo e questo e quello. In casa mia mi sa meglio una rapa Ch'io cuoco, e cotta su uno stecco inforco, E mondo e spargo poi...
Page 396 - Bibiena" espedito m'ha il resto alle mie spese. Indi col seno e con la falda piena di speme, ma di pioggia molle e brutto, la notte andai sin al Montone a cena." Or sia vero che 'l Papa attenga tutto ciò che già offerse, e voglia di quel seme, che già tanti anni i' sparsi, or darmi il frutto...
Page 395 - Testimonio sono io di quel ch'io scrivo: ch'io non l'ho ritrovato, quando il piede gli baciai prima, di memoria privo. Piegossi a me da la beata sede; la mano e poi le gote ambe mi prese...
Page 381 - Fate ch' ei sappia ch' io son qui di fuore. Risponde che '1 padron non vuoi gli siéno Fatte imbasciate , se venisse Pietro , Paol Giovanni e '1 mastro Nazareno . Ma se fin dove col pensier penetro , Avessi a penetrarvi occhi lincei, O...
Page 435 - I nuovi frutti sul capo sederse; Le disse: chi sei tu? come salisti Qua su? dove eri dianzi, quando lasso Al sonno abbandonai questi occhi tristi?
Page 244 - D'una partita mia, Che tu avessi a seguir fra pochi giorni ; E se qualche e qualch'anno anco soggiorni Col tuo mortal a patir caldo q verno, Lo dei stimar per un momento breve, Verso quest'altro che mai non riceve Né termine né fin , viver eterno. Volga fortuna il perno Alla sua...
Page 207 - Altri darà a' begli occhi eterno nome. Me non bellezza corruttibil, come Un ingegno divino, ha mosso unquanco; Un animo così libero e franco, Come non senta le corporee some; Una chiara eloquenza che deriva Da un fonte di saper; una onestade Di cortesi atti, e leggiadria non schiva.
Page 430 - Di casa una sorella e un' altra appresso , E che l'eredità non se ne dolga: Co' pìccoli fratelli, a' guai successo Era in luogo di padre , far l'uffizio Che debito e pietà m'avea commesso: A chi studio a chi Corte a chi esercizio Altro proporre, e procurar non pieghi Da le virtuti il molle animo al vizio . Nè quest
Page 430 - Ch' io muti in squarci ed in vacchette Omero : Trovi marito, e modo che si tolga Di casa una sorella e un...

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