Compendio della storia d'ItaliaBarbèra, Bianchi e Comp., 1858 - 631 pages |
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abbandonato alcuni allora altre armi Arrigo autorità avea aver barbari breve buon caduta capo cardinali Carlo chiamato Chiesa città codesto colla conquiste conte corona corte costretto d'Italia dominio duca ebbe erano esercito esso favore fece Federigo figlio finalmente forze francese Francia furono generale Germania giorni Giovanni governo gran grandi Greci Gregorio guerra imperadore imperiale impero interamente inviò Italia italiani l'imperadore l'impero lasciò Lega leggi libero Lombardia Longobardi lungo maggior mano mare mente mezzo Milano monarca mori morte Napoli nemici nome novello nulla numero nuovo occupata ordini Ottone pace papa passo Pavia perdita pochi poco politica pontefice pontificia popolo porte potere prese presso principe promesse propria regno repubblica ricevuto riconoscere Romani Santa Saraceni secolo Sede senato Sicilia soccorso sommo storia successore tardi tentò terre tornò Toscana trattato trono troppo trovò truppe vano vedemmo venne vero verso vescovi vittoria vivere volendo
Popular passages
Page 343 - Che dall' un lato tutti hanno la fronte Verso '1 castello, e vanno a santo Pietro : Dall' altra sponda vanno verso '1 monte.
Page 276 - Di quei ch'un muro ed una fossa serra. Cerca, misera, intorno dalle prode Le tue marine, e poi ti guarda in seno Se alcuna parte in te di pace gode. Che vai, perché ti racconciasse il freno Giustiniano, se la sella è vota? Senz
Page 506 - Spinola ed una turba d' uomini di mare (Genovesi principalmente) a servigio di parecchie potenze Europee. Un Ferrante Sanseverino principe di Salerno passò d'uno in altro esilio fino a Costantinopoli, tornò in Francia, cantò le brame della patria in lingua propria e nella Spagnuola ; e la sua vedova accattava poi nella reggia Francese onde alzargli una tomba. Un Calabrese, fattosi frate e preso da...
Page 505 - ... l'ombra di quel che v'era d'indipendenza e di libertà. — Ma cadute queste, l'operosità, italiana si portò, proruppe, si sfogò fuori in tutti i modi, in quasi tutti i paesi d'Europa. Guerrieri di terra e di mare, uomini di Stato e di Chiesa, artisti, scrittori, onorandi molti, miserandi quasi tutti, fecondarono di lor opere e di lor sangue le terre straniere. Due Strozzi, Piero [15101558] e Leone [-1554], fuggirono da...
Page 460 - ... per cui l'intiera Italia del Cinquecento si potrebbe paragonare alla lieta brigata novellante, cantante ed amoreggiante in mezzo alla peste del Boccaccio; se non che qui, oltre alla peste, eran pure le ripetute invasioni straniere, le guerre, i saccheggi, le stragi, i tradimenti, le pugnalate ei veleni; ed oltre ai canti e alle novelle, ogni genere di scritture e di stampe, e pitture e sculture e architetture, ogni infamia, ogni eleganza, ogni contrasto. Noi vecchi rammentiamo un tempo minore,...
Page 412 - Petrarca (13041374) ha parecchi grandi meriti senza dubbio: quello d'essere sommo tra quanti poetarono d'amore in tutte le lingue romanze; quello d'aver cantato d'Italia nobilissimamente e forse più giustamente, più per l'indipendenza, che non Dante stesso; e quello poi di essere stato non primo (che fu preceduto almeno da san Tommaso), ma uno dei primi e più efficaci cercatori e restauratori degli antichi scrittori Greci e Latini.
Page 450 - I feriti furono in grandissimo numero, de' quali ne morirono assai, perché quasi tutti avevano più ferite in diversi luoghi, e tra questi fu Giuliano Frescobaldi molto lodato e molto adoperato dal Ferruccio, il qual carico d< archibusate e di piccate fu portato a Prato, e quivi contento di morire per servigio della patria, spirò, il che fecero molti altri , i quali meritarono tutti egregia e sommissima lode; ma sopra tutti gli altri fu degno d...
Page 412 - ... di Dante, da lui negletto per salir più su, ma (ed importa molto più) che questo bello e facil genere non sale, non può riuscire a grandezza mai, non sopratutto innalzare o temprare una lingua, una letteratura, una nazione; tantoché ne restarono forse stemprate le stesse poesie nazionali di Petrarca, ne restò stemprato per certo l'ingegno di lui, il quale fece pochissime di tali poesie, e non seppe darci un canzoniere nazionale o popolare, come Dante ci avea dato un poema : tantoché sorse...
Page 570 - Italiano ad uso dei più volgari; e negli « Annali » fu scrittore del più gran corpo che abbiamo di nostra storia, scrittore sempre coscienzioso, non mai- esagerato in niuna opinione, non mai servile, sovente ardito e forte e talora elegante ed anche grande. » Finalmente il Cantù scrive « che il Muratori fu immenso dotto che non lasciò intentata veruna parte del campo delI...
Page 450 - ... assaissimi anni fare un generale esercitatissimo in molte; e, quello ch' é più, avendo avuto solo per le sue virtù la maggiore autorità e balia che avesse mai cittadino alcuno da repubblica nessuna, 1' adoperò civilissimamente, e solo in pro della patria sua, ea beneficio di coloro i quali conceduta gliele avevano.