La divina commedia, Volume 2

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Poligrafia italiana, 1846 - 670 pages
 

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Page 201 - Perigli siete giunti all' occidente A questa tanto picciola vigilia De' vostri sensi, ch' è del rimanente Non vogliate negar l' esperienza, Diretro al sol, del mondo senza gente. Considerate la vostra semenza : Fatti non foste a viver come bruti, Ma per seguir virtute e conoscenza.
Page 197 - Allor mi dolsi, e ora mi ridoglio, quando drizzo la mente a ciò ch'io vidi; e più lo 'ngegno affreno ch'i' non soglio, perché non corra che virtù noi guidi; sì che, se stella bona o miglior cosa m'ha dato il ben, ch'io stessi noi m'invidi.
Page 243 - Come un poco di raggio si fu messo Nel doloroso carcere, ed io scorsi Per quattro visi il mio aspetto stesso, Ambo le mani per dolor mi morsi ; E quei, pensando eh...
Page 191 - Al fine delle sue parole il ladro Le mani alzò con ambedue le fiche, Gridando: Togli, Dio, che a te le squadro. 3 Da indi in qua mi fur le serpi amiche, Perch'una gli s'avvolse allora al collo, Come dicesse: Io non vo...
Page 255 - Calliopè alquanto surga, seguitando il mio canto con quel suono di cui le Piche misere sentiro lo colpo tal, che disperar perdono. Dolce color d'oriental zaffiro, che s'accoglieva nel sereno aspetto del mezzo puro insino al primo giro, agli occhi miei ricominciò diletto, tosto ch'io usci' fuor dell'aura morta, che m'avea contristati gli occhi e '1 petto.
Page 214 - E il capo tronco tenea per le chiome Pesol con mano, a guisa di lanterna ; E quei mirava noi, e dicea : O me ! Di se faceva a se stesso lucerna ; Ed eran due in uno, ed uno in due : Com' esser può, quei sa che sì governa.
Page 202 - Che dalla nuova terra un turbo nacque, E percosse del legno il primo canto. Tre volte il fé girar con tutte l'acque; Alla quarta levar la poppa in suso, E la prora ire in giù, com' altrui piacque, Infin che '1 mar fu sopra noi richiuso.
Page 185 - ... a cui la roba manca, si leva, e guarda, e vede la campagna biancheggiar tutta; ond'ei si batte l'anca, ritorna in casa, e qua e là si lagna...
Page 241 - Breve pertugio dentro dalla muda, La qual per me ha il titol della fame, E in che conviene ancor ch'altri si chiuda M'avea mostrato per lo suo forame Più lune già, quand' io feci il mal sonno, Che del futuro mi squarciò il velame.
Page 265 - L'anima mia, che, con la sua persona Venendo qui, è affannata tanto. " A mi ir, che nella mente mi ragiona ,. Cominciò egli allor sì dolcemente, Che la dolcezza ancor dentro mi suona. Lo mio maestro, ed io, e quella gente Ch'eran con lui, parevan sì contenti, Come a nessun toccasse altro la mente.

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