Storia della poesia in Italia, lezioni, Volume 3

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G. Silvestri, 1857
 

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Page 190 - Tu se' solo colui, da cui io tolsi Lo bello stile, che m
Page 100 - Qui non si canta al modo delle rane, Qui non si canta al modo del poeta Che finge imaginando cose vane; Ma qui risplende e luce ogni natura Che a chi intende fa la mente lieta. Qui non si sogna per la selva oscura.
Page 98 - Desiderosi d' ascoltar, seguiti Dietro al mio legno che cantando varca, Tornate a riveder li vostri liti, Non vi mettete in pelago; che forse, Perdendo me, rimarreste smarriti. L'acqua ch'io prendo giammai non si corse: Minerva spira, e conducemi Apollo, E nove Muse mi dimostran l'Orse.
Page 98 - O divina virtù, se mi ti presti tanto che l'ombra del beato regno segnata nel mio capo io manifesti...
Page 81 - l di, ch' al tuo diporto intendi, Sempre truovi il cammin piano e sicuro; Dchl l'onorato tuo figliuol Tirreno Prega in nome di noi, che più non tenga Gli occhi nel sonno, e che si svegli omai, E del chiaro Arno suo pietà gli venga, Ch' or vecchio e servo e di miserie pieno Nuli' altra aita ha più, che tragger guai.
Page 63 - L'Europa certamente non ha una traduzione omerica, di bellezza e di efficacia tanto prossima all'originale, come quella del Monti, nella quale è pompa ed insieme semplicità; le usanze più ordinarie della vita, le vesti, i conviti acquistano dignità dal naturale decoro delle frasi; un dipinger vero, uno stile facile ci addomestica a tutto ciò che ne' fatti e negli uomini d'Omero è grande ed eroico.
Page 198 - Stelle gli occhi, arco il ciglio , e cielo il viso, Tuoni, e fulmini i detti, e lampi i guardi, Bocca mista d'Inferno, e Paradiso. Dir, che i sospiri son bombe e petardi , Pioggia d'oro i capei, fucina il petto , Dove il magnano Amor tempera i dardi.
Page 68 - Dovrebbero a mio avviso gl'italiani tradurre diligentemente assai delle recenti poesie inglesi e tedesche; onde mostrare qualche novità a' loro cittadini, i quali per lo più stanno contenti all'antica mitologia, né pensano che quelle favole sono da un pezzo anticate, anzi il resto d'Europa le ha già abbandonate e dimentiche. Perciò...
Page 124 - Ove può meno il sol, che danno l' esca Che lor troppa furò l' avara mano. O beato colui che in pace vive, ' Dei lieti campi suoi proprio cultore; A cui , stando lontan dall' altre genti, La giustissima terra il cibo apporta, E sicuro il suo ben si gode in seno ! Se ricca compagnia non hai d...
Page 98 - Venir vedra'mi al tuo diletto legno, E coronarmi allor di quelle foglie, Che la materia e tu mi farai degno. Sì rade volte, padre, se ne coglie, Per trionfare o Cesare o poeta, (Colpa e vergogna dell...

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