Raccolta dei poeti satirici italiani: premessovi un discorso intorno alla satira ed all' ufficio morale di essa, Volume 1Dalla Società editrice della Biblioteca dei comuni italiani, 1855 - 515 pages |
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acro alcun allora altrui amico amor anco antica Apollo aprico avania avea Avrian barbagianni bella biasmo brama buon Cacciaguida canto cardinale cervello ch'a ch'è ch'egli ch'io Chè che'l ciel colle costume d'ogni desio dice dire doglia dolce donna duca faccia fece filosofia fiori FRANCESCO VENTURI Francia frate fugge gente gentil Giove Giovenale Giunon gloria gran ingegno l'alma l'altro lascia Leone X letteratura loda Luigi XII maraviglia mente mille miseria moglie mondo morte mostra musa natura nome novelle nuovo occhi oggi ognor omai onor passo pazzo pensa pensier pianto Pietro Aretino piglia poco poema poesia poeta ponno Pontormo popolo quei ragione s'io santo satira satire scerno sdegno Secchia rapita secolo sente signor Spagna spesso spirto superbia talor tôr troppo trova trovatore uomini vede veder veggio vendon vergogna veste virtù viva viver vizio voglia volgo vuol
Popular passages
Page xxxv - Se mai continga che il poema sacro Al quale ha posto mano e cielo e terra, Sì che m'ha fatto per più anni macro, Vinca la crudeltà che fuor mi serra Del bello ovile ov...
Page 78 - Costabil, sì e' ho il terzo Di quel ch'al notar vien d'ogni negozio. Gli é, perché alcuna volta io sprono e sferzo Mutando bestie e guide, e corro in fretta Per monti e balze, e con la morte scherzo. Fa' a mio senno, Maron, tuoi versi getta Con la lira in un cesso, e un'arte impara, Se beneficio vuoi, che sia più accetta. Ma tosto che n...
Page 128 - Dio, non de' parerci strano se talor cade giù cieco e confuso. Ma tu, del qual lo studio è tutto umano e son li tuoi...
Page 102 - So ben che dal parer dei più mi tolgo, che '1 stare in corte stimano grandezza, che io pel contrario a servitù rivolgo. Stìaci volentier dunque chi la apprezza; fuor n'uscirò ben io, s'un dì il figliuolo di Maia vorrà usarmi gentilezza. Non si adatta una sella o un basto solo ad ogni dosso: ad un non par che l'abbia, a l'altro stringe e preme e gli da duolo.
Page 123 - 1 fren gli tinge: Non sa il cavallo a chi ubbidir, oa questo Che '1 torna addietro, oa quel che l'urta e spinge: Pur se ne sbriga in pochi salti presto; Rimane in terra il cavalier col fianco, Con la spalla...
Page 140 - Dimmi ch'io potrò aver ozio talora Di riveder le Muse, e con lor sotto Le sacre frondi ir poetando ancora: Dimmi che al Bembo, al Sadoleto, al dotto Giovio, al Cavallo, al Blosio, al Molza, al Vida Potrò ogni giorno, ea Tibaldeo far motto; Tor d...
Page lxvi - Fa che la povertà meno m' incresca, E fa che la ricchezza sì non ami Che di mia libertà per suo amor esca : Quel ch'io non spero aver, fa ch'io non brami ; Che né sdegno né invidia mi consumi , Perché Marone o Celio il signor chiami : Ch' io non aspetto a mezza estate i lumi , Per esser col signor veduto a cena ; Ch' io non lascio accecarmi in questi fumi.
Page 81 - Se avermi dato onde ogni quattro mesi ho venticinque scudi, né sì fermi che molte volte non mi sien contesi...
Page lxviii - Che sozzopra voltandola, una parte Al suo bastardo sangue ne rimagna . Le scomuniche empir quinci le carte, E quinci esser ministre si vedranno L'indulgenze plenarie al fiero Marte.
Page 139 - Ch'avea dormito un lungo sonno, e visti I nuovi frutti sul capo sederse; Le disse: chi sei tu? come salisti Qua su? dove eri dianzi, quando lasso Al sonno abbandonai questi occhi tristi?