Della Letteratura Italiana Dal Secolo XIV Fino Al Principio Del Secolo XIX, Volume 2

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Page 33 - ITALIA, Italia, o tu, cui feo la sorte Dono infelice di bellezza, ond' hai Funesta dote d' infiniti guai, Che in fronte scritti per gran doglia porte ; Deh, fossi tu men bella, o almen più forte, Onde assai più ti paventasse, o assai T...
Page 248 - Ah! no: deriva ogni sventura mia Da più terribil fonte... E che? Celarmi L'orror vorresti del mio stato? Ah! s'io Padre non fossi, come il son, pur troppo!
Page 34 - Né te vedrei, del non tuo ferro cinta, Pugnar col braccio di straniere genti , Per servir sempre o vincitrice o vinta.
Page 310 - Le torbide pupille intorno mosse piene di meraviglia e di spavento, e palpitando addimandò chi fosse Lui, che pendeva insanguinato e spento. Come lo seppe, alla rugosa fronte, al crin canuto ed alle guance smorte colla pentita man fé
Page 308 - Inorridirò , e del misfatto atroce Odiar l'autore. Il misero si giacque, Con la squallida prole e con la nuda Consorte a lato , su la via spargendo Al passeggiere inutile lamento : E tu , vergine cuccia , idol placato Da le vittime umane , isti superba.
Page 250 - Da tregua un poco: or l'aura aperta e pura Ti fia ristoro; vieni: alquanto siedi Tra i figli tuoi. SAUL. .... Che mi si dice? MICOL. Ah! padre!... SAUL. Chi sete voi?... Chi d'aura aperta e pura Qui favellò?... Questa? è caligin densa; Tenebre sono; ombra di morte.... Oh! mira; Più mi t'accosta; il vedi? il sol dintorno Cinto ha di sangue ghirlanda funesta.... Odi tu canto di sinistri augelli? Lugubre un pianto sull'aere si spande, Che me percuote, ea lagrimar mi sforza....
Page 16 - I' mi morrò tacendo : Ma grideran per me le piagge ei monti . E questa selva , a cui Sì spesso il tuo bel nome Di risonare insegno : Per me piangendo i fonti , E mormorando i venti Diranno i miei lamenti : Parlerà nel mio volto La pietate e...
Page 248 - Ah! s'io Padre non fossi, come il son, pur troppo! Di cari figli..., or la vittoria e il regno, E la vita vorrei? Precipitoso Già mi sarei fra gl'inimici ferri Scagliato io, da gran tempo: avrei già tronca Cosi la vita orribile ch'io vivo. Quanti anni or son che sul mio labbro il riso Non fu visto spuntare?
Page 300 - Forse per questi ameni colli un giorno Moverà Spirto amico il tardo passo, E chiedendo di me, del mio soggiorno, Sol gli fia mostro senza nome un sasso Sotto quell'elee, a cui sovente or torno Per dar ristoro al fianco errante.
Page 308 - In van novello signor sperò; che le pietose dame inorridirò, e del misfatto atroce odiar l'autore. Il misero si giacque, con la squallida prole e con la nuda consorte a lato su la via spargendo al passeggiere inutile lamento: e tu, vergine cuccia, idol placato da le vittime umane, isti superba.

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