L'Eneide di Virgilio, Volume 1

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1804
 

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Page 66 - di sradicarla; e giù dall'alte Sedi sue la spingiamo : di repente Rovinosa precipita la torre Con gran frastuono, e in ampio spazio schiaccia Le Danae torme : invan ; che Danae torme Sottentran altre ; e sassi e dardi e quante Armi ha il furor, addosso a noi lanciate Piovon pur tutte . Al limitare innanzi, Primo fra'Greci, imbaldanzisce e
Page 20 - Capo d'imperio Punico vedrai, Benché di Libia inospita e guerriera Questo il terreno sia. Dido, sfuggita Alle insidie fraterne, i Tirj suoi Qui trasportati regge. Or lunga e oscura Del suo soffrir fora la storia ; ond' io Breve ti narro e le cagioni e il frutto. •f Era consorte a lei Sichéo, non meno
Page 59 - Tentan le guardie delle Teucre porte Argine farsi alla scorrente piena. Sprone a me son tai detti. Io già, su l'ali Del mio Fato, là corro ove fra l'armi, E fra le fiamme, alto fragor mi appella, Ove mi spinge la mia fera Erinni. Mi si aggiungon per via compagni al fianco, Riconosciuti al
Page 83 - la notte, io al fin raggiungo I miei compagni ; e là gran copia trovo, Con mio stupor, di nuovi Teucri, ad essi Aggiuntisi-, guerrier, fanciulli, donne; Un infelice popolo, adunato Da ogni parte ; e in qualunque estranio lido A navigar con me, di cor, di braccio , Pronti appien tutti. E già,
Page 125 - tel confesso, Amata suora ; da che spento ei giacque Per tradimento del fratel mio crudo, Seppe sol questo Enea giungermi al core, E muover guerra all'animo mal fermo: Ravviso (ahi, sì!) del mio prim'arder l'orme. Ma, pria pur s'apra e m'inghiottisca il suolo, Me precipiti il fulmine di Giove
Page 167 - nel duro cesto , E qual da più saettator si estima, O lanciator; baldi vi assistan tutti, Premio aspettando di dovuta palma. Suonin gli applausi intanto , e il crin di serti Cingete voi, com'io le tempia cingo Or del materno mirto. — Ei tace ; e tosto A norma sua
Page 54 - Cassandra, allor; cui non verace mai Parere ai Teucri fean gli avversi Numi. I templi quindi inghirlandiam, festosi Per la città ( noi miseri ! ) in quel giorno , Ch'esser l'estremo a noi dovea. — Ma, intanto Da tutto il ciel precipita la notte, E le immense ali sue riveston d'ombra Le terre ei mari, e degli Achéi le fraudi. Stanchi i Trojani, intorno intorno ai muri
Page 51 - le mura , ove novelli Augurj in Argo non ricerchin pria, Ove non plachin la furata Diva, Su i legni loro a forza tratta. Or vela Fan ver Micéne, onde improvvisi in breve, Sotto
Page 50 - E balenar tremenda luce gli occhi Della Dea ; per le membra, un sudor salso Trascorrere ; e tre volte ( alto portento!) Balzar dal suolo il simulacro istesso, Brandendo in un l'asta e lo scudo. Tosto Calcante annunzia, che tentar per l'onde
Page 165 - noi, né da gir oltre. Vince il mare; obbediamgli ; ov'ei ne spinge, Voltiam le prore . Né lontane or molto Cred'io da noi le fide amiche spiagge D'Erice , ei porti di Sicilia, ov'io Pur ben ragguagli coi celesti punti Queste da me già dianzi onde solcate. Enea risponde : Io da gran pezza il veggo, Che a noi fan forza i venti, e che

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