La divina commedia, con gli argomenti di L. Dolce [ed. by P.A. Serassi.].1752 |
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affai alcun ALLEGORIA amore appreſſo aſpetto avea Beatrice buon cagion ch'a ch'è ch'io che'l ciaſcun cielo colui comincid convien coſa coſe coſta coſtui Criſto Dante deſtra dice diffe dimanda dinanzi diſio diſs'io diſſe diverſe divina dolce donna duca effer eſſa eſſer eſſo eterno falire fece figliuol foffe fonno forſe foſſe gente giro giuſo guiſa Inferno inſieme l'altro l'anima l'un laſcia laſsù lume maestro mente moffe mondo moſſe noſtra occhi omai parea parlar parole paſſi paſſo Penſa Perch'i perſone piè poco Poeta Poſcia poſſa preſe preſſo pria quaſi queſto Canto quinci quivi riſpoſe s'io ſangue ſanza ſecondo ſegno ſelva ſeme ſempre ſen ſenza ſia ſon ſono ſopra ſotto ſovra ſpalle ſpirto ſtato ſtava ſtelle ſteſſo ſua ſue ſuo ſuoi ſuſo terra teſta toſto veder vedi veggio verſo vidi Virgilio virtù viſo viſta vizj volſe
Popular passages
Page 126 - ... vanno, quando la brina in su la terra assempra l'imagine di sua sorella bianca, ma poco dura alla sua penna tempra; lo villanello a cui la roba manca, si leva, e guarda, e vede la campagna biancheggiar tutta...
Page 104 - Bolle l' inverno la tenace pece, A rimpalmar li legni lor non sani Che navicar non ponno ; e 'n quella vece Chi fa suo legno nuovo, e chi ristoppa Le coste a quel che più viaggi fece ; Chi ribatte da proda e chi da poppa ; Altri fa remi ed altri volge sarte, Chi terzeruolo ed artimon rintoppa: Tal non per fuoco ma per divina arte, Bollia laggiuso una pegola spessa, Che 'nviscava la ripa d
Page 547 - 1 suo Amor sempre soggiorna. Le facce tutte avean di fiamma viva, E l'ali d'oro, e l'altro tanto bianco, Che nulla neve a quel termine arriva.
Page xviii - ... raggi del pianeta, che mena dritto altrui per ogni calle. Allor fu la paura un poco queta, che nel lago del cor m' era durata la notte, ch' i
Page 559 - De l'universo infin qui ha vedute Le vite spiritali ad una ad una. Supplica a te, per grazia, di virtute Tanto, che possa con li occhi levarsi Più alto verso l'ultima salute. E io, che mai per mio veder non arsi Più ch'i' fo per lo suo, tutti miei prieghi Ti porgo, e priego che non sieno scarsi. Perché tu ogni nube li disleghi Di sua mortalità co' prieghi tuoi, Sì che '1 sommo piacer li si dispieghi.
Page 515 - Sì che m' ha fatto per più anni macro , 2 Vinca la crudeltà , che fuor mi serra Del bello ovile, ov'io dormii agnello Nimico a' lupi, che gli danno guerra; * Con altra voce ornai , con altro vello Ritornerò poeta, ed in sul fonte Del mio battesmo prenderò il cappello; * Perocché nella Fede , che fa conte IT anime a Dio , quiv' entra' io , e poi Pietro per lei sì mi girò la fronte.
Page 191 - Carro già era sparito, vidi presso di me un veglio solo, degno di tanta reverenza in vista, che più non dee a padre alcun figliuolo. Lunga la barba e di pel bianco mista portava, a' suoi capelli simigliante, de' quai cadeva al petto doppia lista.
Page 328 - E quale il cicognin che leva l'ala per voglia di volare, e non s'attenta d'abbandonar lo nido, e giù la cala; tal era io con voglia accesa e spenta di dimandar, venendo infino a l'atto che fa colui ch'a dicer s'argomenta.
Page 368 - Le sette ninfe, con que' lumi in mano Che son sicuri d' aquilone e d' austro. Qui sarai tu poco tempo silvano, E sarai meco senza fine cive Di quella Roma onde Cristo è Romano : Però in pro del mondo che mal vive , Al carro tieni or gli occhi, e quel che vedi, Ritornato di là, fa che tu scrive. Così Beatrice : ed io che tutto a' piedi De' suoi comandamenti era devoto , La mente e gli occhi ov
Page 387 - Quali per vetri trasparenti e tersi, o ver per acque nitide e tranquille, non sì profonde che i fondi sien persi, tornan de...