L'Eneide di Virgilio

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Dalla tipografia Sonzogno e comp., 1816 - 454 pages
 

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Page 188 - Caron demonio spaventoso e sozzo, (2) a cui lunga dal mento, incolta ed irta pende canuta barba. Ha gli occhi accesi come di bragia. Ha con un groppo al collo appeso un lordo ammanto, e con un palo, che gli fa remo, e con la vela regge i' affumicato legno, onde tragitta su l' altra riva ognor la gente morta.
Page 345 - Che, veduto nel pian da lunge un toro Con le corna a battaglia esercitarsi, Dal monte si dirupa e rugge e vola, Tal fu di Turno la sembianza a punto Nel girgli incontro.
Page 311 - Che stendea già le mani a' suoi compagni. Quando Turno e co' piedi e con la spada Lo sopraggiunse , e come vincitore • ' • Rampognando gli disse : E che? pensasti, Folle, uscirmi di mano ? E le man tosto 870 Gli pose addosso ; e siccome dal muro Pendea , col muro insieme a terra il trasse.
Page 157 - Entello, nè da tema sorpreso, in un baleno risurse, e più spedito e più feroce; chè l'ira, la vergogna e la memoria del passato valor forza gli accrebbe. Tornò sopra a Darete, e per lo campo tutto a forza di colpi orrendi e spessi lo mise in volta, or con la destra in alto, or con la manca, senza posa mai dargli, nè spazio di fuggirlo almeno. Non con sì folta grandine percuote oscuro nembo de' villaggi i tetti, come con infiniti colpi e fieri sopra Darete riversossi Entello.
Page 47 - Tenedo (m' agghiado A raccontarlo) due serpenti immani Venir si veggon parimente al lito, Ondeggiando coi dorsi onde maggiori De le marine allor tranquille e quete. Dal mezzo in su fendean coi petti il mare, E s'ergean con le teste orribilmente, Cinte di creste sanguinose ed irte. Il resto con gran giri e con grand...
Page 207 - Quest'alme tutte, poiché di mill'anni han volto il giro, alfin son qui chiamate di Lete al fiume, e 'n quella riva fanno, qual tu vedi colà, turba e concorso. Dio le vi chiama, acciò ch'ivi deposto ogni ricordo, men de' corpi schive, e più vaghe di vita, un'altra volta tornin di sopra a riveder le stelle.
Page 194 - Ceneo con esse, che di donna in uomo, e d'uomo al fin cangiossi in donna. Era con queste la fenicia Dido, che di piaga recente il petto aperta per la gran selva spaziando andava. Tosto che le fu presso, Enea la scorse per entro a l'ombre, qual chi vede o crede veder tal volta infra le nubi e '1 chiaro la nova luna allor che i primi giorni del giovinetto mese appena spunta ; • e di dolcezza intenerito il core dolcemente mirolla e pianse e disse : Dunque, Dido infelice, e...
Page 134 - Lentamente affrettossi ad eseguirlo. Dido nel suo pensiero immane e fiero Fieramente ostinata, in atto prima Di paventosa, poi di sangue infetta Le torve luci, di pallore il volto, E tutta di color di morte aspersa , Se n'entrò furiosa ove secreto Era il suo rogo a l'aura apparecchiato. Sopra vi salse ; e la dardania spada, Ch'ebbe da lui non a tal uso in dono , Distrinse ; e rimirando i frigi arnesi E 'l noto letto , poich...
Page 415 - Di veder desiosi, altri in su' tetti ., .' Altri in su' rivellini e 'n su le torri Stavan mirando. E non dal campo lunge Sedea Giuuo in un colle , Albano or detto • .• Ch' allor né d' Alba il nome avea , né 'l pregio , Né i sacrifici.

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