Opere di Giuseppe Baretti, scritte in lingua Italiana, Volume 1

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Per Luigi Mussi, 1813
 

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Page 225 - E perché meno ammiri la parola, Guarda il calor del sol che si fa vino, Giunto all'umor che dalla vite cola.
Page 9 - Que' cani, que' gatti e quegli uccelli si multiplicano con qualche difficoltà, ma que' scimmiotti non si può dire quanto sieno fecondi e prolifici nel nostro clima, grazie alle sue stufe di cui avrà forse un giorno occasione di parlare. Uno solo ne genererebbe cento in pochissimo tempo, se Aristarco lasciasse fare; ma egli ne annega alcuni de...
Page 271 - Mentre ch'io forma fui d'ossa e di polpe che la madre mi die, l'opere mie non furon leonine, ma di volpe.
Page 271 - Quando mi vidi giunto in quella parte Di mia età, dove ciascun dovrebbe Calar le vele , e raccoglier le sarte, Ciò, che pria mi piaceva, allor m' increbbe; E pentuto, e confesso mi rendei, Ahi miser lasso ! e giovato sarebbe.
Page 12 - Quegli amanti d'inutili notizie, che, non sapendo come adoperar bene il tempo, lo impiegano a imparare delle corbellerie, e che bramano di essere informati di quella celebratissima letteraria fanciullaggine chiamata ARCADIA, si facciano a leggere questo bel libro che ne dà un ragguaglio distinto distintissimo.
Page 30 - A voi, celeste prole, a voi, concilio Di Semidei terreni, altro concesse Giove benigno: e con altr'arti e leggi Per novo calle a me convien guidarvi.
Page 30 - L'altro dì non perfette, o se di chiave Ardua e ferrati ingegni all'inquieto Ricco l'arche assecura, o se d'argento E d'oro incider vuoi giojelli e vasi Per ornamento a nuove spose oa mense. Ma che? tu inorridisci, e mostri in capo, Qual istrice pungente, irti i capegli Al suon di mie parole? Ah non è questo, Signore, il tuo mattin. Tu col cadente Sol non sedesti a parca mensa, e al lume Dell' incerto crepuscolo non gisti Jeri a corcarti in male agiate piume Come dannato è a far l'umile vulgo.
Page 292 - E chi più saggio il guarda, perché melissa o polvere non chiegga, con le parole fa più breve il tempo. La beata regina alfine è giunta fra gli aranci ei limoni. Odi bertuccia ch'anime umane imita. - O tu, castaido, dove se', pigro? A che ne' tempi lieti non aprir le finestre? Ecco di muffa le pareti grommate. A che nel verno col tepor del carbone non riscaldi l'aria agli agrumi? - Giura il servo: - Apersi, riscaldai; non c'è muffa; ecco le piante verdi e carche di frutte.
Page 5 - Scannabue è stata una cosa assai diversa, ve l' assicuro. Quando alla madre natura venne in capriccio di formare il suo individuo, parve proprio si proponesse di fare ,una singolar cosa, poichè gli è certo che si stette di molte settimane rimescolando assai ignee materie, che infuse quindi nella sua corporea sostanza. E quando l'ebbe tutto formato in guisa da farlo poi riuscire, come riuscì un uomo di statura poco meno che gigantesca, quella buona madre natura lo produsse al mondo in uno de...
Page 176 - ... loro abbigliamenti. Gira l'occhio di qua, volgilo di là, non vedi altro che ferri, legni e puntelli d'ogni guisa posti da tutte parti, non tanto per tenere in piedi qualche stanza terrena, che ancora rimane abitabile, quanto per impedire che le fracassate mura non caschino a schiacciare ed a sotterrare chi per di là passa. E tanto flagello essendo venuto in un giorno di solennissima festa...

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