Filippo. Polinice. Antigone. Parere dell'autore sull'arte comica in Italia

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N. Z. Bettoni, 1809
 

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Popular passages

Page 104 - E vie più sprezzo? io, che l'ugual non veggio? Sarei pur vil, se allontanar dal soglio Potessi anco il pensiero. Un re, dal trono Cader non debbe , che col trono istesso : Sotto l'alte rovine, ivi sol, trova Morte onorata, ed onorata tomba. CREONTE In te, signor, riviver veggo intero L'alto valor de
Page 8 - Sfuggir così me stessa, come altrui! . . . Misera me! sollievo a me non resta Altro che il pianto; ed il pianto è delitto. — Ma, riportare alle più interne stanze Vo
Page 264 - ... saper parlare e pronunziare la lingua toscana; cosa, senza di cui ogni recita sarà sempre ridicola. E, prescindendo da ogni disputa di primato d'idioma in Italia, è certo che le cose teatrali sono scritte, per quanto sa l'autore, sempre in lingua toscana; onde vogliono essere pronunziate in lingua e accento toscano. E se in Parigi un attore pronunziasse in un teatro una sola parola francese con accento provenzale o d'altra provincia, sarebbe fischiato, e non tollerato, quando an» che fosse...
Page 261 - Per far nascere teatro in Italia vorrebbero esser prima autori tragici e comici, poi attori, poi spettatori. Gli autori sommi possono bensì essere impediti, ma non mai da nessun principe né accademia creati. Quando ci saranno autori sommi, o supposto che ci siano, gli attori, ove non debbano contrastare colla fame, e recitare oggi il Brighella, e domani l'Alessandro, facilmente si formeranno a poco a poco da sé, per semplice forza di natura; e senza verun altro principio della propria...

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