Ateneo Veneto: revista di scienze, lettere ed arti, Volume 3

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Ateneo Veneto, 1839
 

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Page 50 - Bolle l' inverno la tenace pece, A rimpalmar li legni lor non sani Che navicar non ponno ; e 'n quella vece Chi fa suo legno nuovo, e chi ristoppa Le coste a quel che più viaggi fece ; Chi ribatte da proda e chi da poppa ; Altri fa remi ed altri volge sarte, Chi terzeruolo ed artimon rintoppa: Tal non per fuoco ma per divina arte, Bollia laggiuso una pegola spessa, Che 'nviscava la ripa d' ogni parte. 1' vedea lei , ma non vedeva in essa Ma...
Page 192 - Spesso un filo incrocicchi, e l'un de' capi co' denti afferri, e con la man sinistra 1140 l'altro sostieni, e del corrente nodo con la destra fai giro, e l'apri e stringi quasi radente forfice, e l'adatti su l'inegual lanuginosa fronte; indi radi ogni piuma e svelli insieme il malcrescente e temerario pelo con tal dolor, ch'è penitenza il fallo. Ma questo è nulla, ancor che tanto: a l'opre sono i costumi somiglianti ei vezzi. Qual cosa hai tu, che non sia tutta finta?
Page 160 - ... 1 savio uomo collo stromento della sua voce facea mansuescere e umiliare li crudeli cuori, e facea muovere alla sua volontà coloro che non hanno vita di scienza ed arte; e coloro che non hanno vita di scienza ragionevole alcuna, sono quasi come pietre.
Page 198 - Ho fatto come suol medica mano Pietosamente acerba , Che va con ferro o stilo Le latebre tentando Di profonda ferita O v' ella è più sospetta e più mortale. Quetati dunque omai, Nè voler contrastar più lungamente A quel ch' è già di te scritto nel cielo.
Page 197 - Nè torto cor parla ben dritto; e dove II fatto accusa, ogni difesa offende. Tu la tua castità guardar dovevi Più della luce assai degli occhi tuoi. Che pur vaneggi ? a che te stessa inganni ? AMARILLI Così dunque morire, oimè!
Page 191 - Non ha tigre l'Ircania, e non ha Libia Leon sì fero, e sì pestifero angue, Che la sua ferità vinca o pareggi : Crudo più che l'Inferno e che la Morte, Nemico di pietà, ministro d'ira, E finalmente Amor privo d'amore . Ma che parlo di lui?
Page 193 - ... o miri o pianga o rida o canti, tutto è menzogna. E questo ancora è poco. Ingannar più chi più si fida, e meno amar chi più n'è degno; odiar la fede più della morte assai : queste son l'arti che fan sì crudo e sì perverso Amore. Dunque d'ogni suo fallo è tua la colpa, anzi pur ella è sol di chi ti crede.
Page 190 - I miri in duo begli occhi, in una treccia bionda, oh come alletta e piace; oh come pare che gioia spiri e pace altrui prometta! Ma, se troppo t'accosti e troppo il tenti, si che serper cominci e forza acquisti, non ha tigre l' Ircania e non ha Libia leon si fero e si pestifero angue, che la sua ferità vinca o pareggi.
Page 197 - I)' ogni speranza ? accompagnata solo Da un' estrema, infelice, E funesta pietà, che non m' aita ? A/c. Ninfa, queta il tuo core ; E se 'n peccar si poco saggia fosti, Mostra almen senno in sostener l' affanno Della fatal tua pena. Drizza gli occhi nel cielo, Se derivi dal cielo. Tutto quel che e...
Page 198 - Ninfa, queta il tuo core; e se 'n peccar si poco saggia fusti, mostra almen senno in sostener l'affanno de la fatai tua pena. Drizza gli occhi nel cielo, se derivi dal cielo. Tutto quel, che c'incontra o di bene o di male, sol di là su deriva, come fiume nasce da fonte o da radice pianta; e quanto qui par male, dove ogni ben con molto male è misto, è ben là su, dov'ogni ben s'annida. Sallo il gran Giove, a cui pensiero umano non è nascosto; sallo il venerabil nume di quella dea di cui ministro...

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