I Lombardi alla prima crociata: canti quindici, Volumes 1-3V. Ferrario, 1826 |
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Ademar alfin allor Antiochia Arvin ascosa avea Boemondo braccia brando caccia cammin campo canto cavalier cavalli Chè china ciel ciglio colle correa corse corsier crin Cristo croce d'Antiochia D'Arvin d'ogni desïato devoto dicea difesa donne drappello dromedari empio faccia fanciulla feroce figlio fragor franchi fratello frattanto fronte fugge fuggitivi furor gente giorno Giselda graffiasi gran grido guardo Gulfier intanto intorno invano l'Eremita l'infedel l'oste lagrime levando lieto lombardo lotaringi lungo Macon madre miserando monte mura notte novella occhi omai Oronte oste Pagan Palestina parole pellegrin penitente periglio petto pianto piè pietà Pirro plebe prosteso sacra lancia sacro Saladin sangue santo schiere seguitando Signor Sionne spada spavento speme strage strascina suol suon Tancredi terra terror tolto TOMMASO GROSSI torme torri tosto tremante trombe turba turchi valle vedea venìa vergine vetta Viclinda vista volto
Popular passages
Page 30 - Occidente. Di castelli in città, di terra in terra Trascorrendo venia nunzio del Cielo Un ispirato, che alla santa guerra Chiama i figli oltraggiati del Vangelo. Ogni più duro petto si disserra A quella voce : di pietà, di zelo Arde la terra che in passando ei preme, Ed arme ! ogni contrada, arme ! arme ! freme. Infra una turba di palmieri, uscita Di Francia, agli altri, a...
Page 52 - Sotto un'amica tenda ivi la posa Dal patir lungo stupida e mal viva: Poi corre d'acqua in traccia, e nulla ascosa Parte del campo al suo cercar fuggiva; Ma offrir mercede o supplicar non giova. Alla morente nè una stilla ei trova. Le temute opre belliche intraprese Dapprima intorno alla nemica terra Dappertutto vedea giacer sospese...
Page 15 - Ogn'atto discopria della donzella Ne vien raffigurando il delicato Volto dolente e la persona bella, E quando l'empio giuro forsennato Intese proferir dalla rubella. Ritte sul fronte per orror le chiome, Si spinse innanzi e la chiamò per nome. Mise un acuto grido di paura La fanciulla al vedersi un uom davante, Le si prosciolse a un tratto ogni giuntura E si lasciò cader tutta tremante. Era Giselda che con tanta cura Pagan cercava da gran tempo errante E il giovine prosteso seriza vita, II turco...
Page 114 - Ma la fanciulla con la fronte bassa I lunghi giorni in lagrime trapassa. Se non che fra il cordoglio e la paura Di sapersi tra ignota infida gente, Alquanto il dolce aspetto l'assecura D' una donna che a lei torna sovente A confortarla nella sua sventura, Ad asciugarle il pianto umanamente.
Page 18 - L'avido sguardo d'ogni intorno porta; E dell'amico che al suoi giace spento Vista la faccia irrigidita e smorta, Prona su lui con disperato affetto Cadendo il bacia e se lo stringe al petto.
Page 65 - L' onda negli elmi inonorati e pesti ; In conchiglie capaci un la raccoglie, Un nei guerrieri corni o nelle vesti. Allor lo sposo alla languente moglie, Al fratello il fratel correr vedresti, Al vecchio genitor la sbigottita Figlia amorosa, e richiamarli in vita. Una turba di miseri giacenti In sulla sabbia presso della foce. Cui la lingua e le labbia asciutte, ardenti L...
Page 67 - Vistasi al morir presso, un guardo spento In volto sollevando a quel cortese, Tentò parlar, ma il meditato accento Le s'affogava nelle fauci accese: Con la fievole destra a grave stento Allor la man che a ber gli offria gli prese, Languida sollevolla, e quelle scarse Linfe versando il capo se ne sparse.
Page 32 - Con la testa ei fe cenno, e in un istante Le genti innumerabili fur mute; Allor, benedicendo, il trionfante Segno ei levò della comun salute In fronte alle pie schiere a lui davante Col volto nella polvere cadute ; Poi cominciò parlando ; né a creata Parola mai tanta virtù fu data.
Page 15 - Che della grotta stendesi pel vano Trova un aurato candido volume E sull'estinto il posa: era il corano Ch'ei sempre tener seco avea costume; L'apre la bella, stendevi una mano Lag rimando lo bacia; e al ciel rivolta — O Dio de
Page 14 - ... la dolorosa, Parlando a quel cadavere che abbraccia), Ove l'anima tua stanca riposa E questa mia raccogliere ti piaccia. Non son io la tua amica e la tua sposa? Una promessa eterna non ci allaccia? Non ho io per seguirti abbandonata Qual m'ebbi in terra creatura amata? — Tutta tremante e pallida le gote, Col lungo crin per gli omeri disciolto Ristassi poi con le pupille immote Stupidamente su quel morto volto; Siccome trasognata alfin si scuote, E nel dolor che il senno omai le ha tolto Risoluta...