Lettere dantesche dal P. Bart. Sorio P. D. O. di Verona: scritte alla̕mico il prof. Francesco Loghena a Milano

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Tipografia delle Belle Arti, 1863
 

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Page 31 - La notte, ch' i' passai con tanta pieta. E come quei, che con lena affannata Uscito fuor del pelago alla riva, Si volge all' acqua perigliosa, e guata ; Così l' animo mio, che ancor fuggiva, Si volse indietro a rimirar lo passo, Che non lasciò giammai persona viva. Poiche, posato un poco il corpo lasso, Ripresi via per la piaggia diserta, Sì che il piè fermo sempre era il più basso Ed ecco, quasi al cominciar dell' erta, Una lonza leggiera e presta molto, Che di pel maculato era coperta.
Page 57 - ... nee erit alia lex Romae, alia Athenis, alia nunc, alia posthac, sed et omnes gentes et omni tempore una lex et sempiterna et immutabilis continebit...
Page 18 - Tal mi fece la bestia senza pace , Che, venendomi incontro, a poco a poco Mi ripingeva là, dove il Sol tace.
Page 41 - La prima di color di cui novelle tu vuo' saper » mi disse quegli allotta, « fu imperadrice di molte favelle. A vizio di lussuria fu sì rotta, che libito fé licito in sua legge per torre il biasmo in che era condotta. Ell'è Semiramìs, di cui si legge che succedette a Nino e fu sua sposa : tenne la terra che '1 Soldan corregge.
Page 27 - Nel mezzo del cammin di nostra vita, Mi ritrovai per una selva oscura Che la diritta via era smarrita.
Page 22 - Con lieto volto, ond' io mi confortai, Mi mise dentro alle segrete cose. Quivi sospiri, pianti ed alti guai Risonavan per l'aer senza stelle, Perch' io al cominciar ne lagrimai. Diverse lingue, orribili favelle, Parole di dolore, accenti d'ira, Voci alte e fioche, e suon di man con elle, Facevano un tumulto, il qual s' aggira Sempre in quell' aria senza tempo tinta, Come la rena quando a turbo spira.
Page 44 - A te convien tenere altro viaggio, Rispose, poi che lagrimar mi vide, Se vuoi campar d...
Page 18 - Ond' io per lo tuo me' penso e discerno, Che tu mi segui, ed io sarò tua guida, E trarrotti di qui per luogo eterno...
Page 23 - Sardi, E l'altre che quel mare intorno bagna. Io ei compagni eravam vecchi e tardi, Quando venimmo a quella foce stretta, Ov' Èrcole segnò li suoi riguardi, Acciocchè l'uom più oltre non si metta: Dalla man destra mi lasciai Sibilia, Dall'altra già m'avea lasciata Setta. O frati, dissi, che per cento milia Perigli siete giunti all'occidente, A questa tanto picciola vigilia De' vostri sensi, ch'è del rimanente, Non vogliate negar l'esperienza, Diretro al sol, del mondo senza gente.
Page 58 - Ultima Cumaei venit iam carminis aetas; magnus ab integro saeclorum nascitur ordo. iam redit et virgo, redeunt Saturnia regna, iam nova progenies caelo demittitur alto...

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