luoghi, teslimoni delle prime prove del valore di Dante, infelice valore contro i fratelli, sono qui, come nel trentesimo dell' Inferno, ritratti con colori la cui stessa vivezza aggiunge alla mestizią del quadro. Dopo Buonconte ecco viene la Pia, nome gentile usitato in que' tempi, che rincontriamo anco ne' ricordi di quel Guidini gentile scrittore popolano. LA PIA. Il concedere tre versi alla preghiera e tre alla narrazione del fatto, è bellezza di quelle che si trovano, ma non cerche, e le manda quel Dio che manda i poeti. Aggiungo che il toccar della morte in due sole parole disfecemi Maremma, è bellezza, al sentir mio, più profonda del tanto lodato: Quel giorno più... (4). Distendersi dopo ciò nell'imagine dell'amore, è tanto più pio quant'è delicata la modestia di quel Sálsi cotui.,. (2) che acceona e non accusa; e rammenta l'altro: Dio lo si sa qual poi mía vita fáŝi (3), che dice un'altra cara donna e bella del Paradiso, Piccarda. Là già beata, e la destinata a salire, il male ricevuto toccano quasi con pudore; la dannata ci calca: Noi che tingemmo... Se fosse amico... Nostro mát perverso... Che mi fu tolla, e 'l modo ancor mi offende... Ad una morte... Čaina attende... (4). Aggiungo che quel pria è come un rimprovero alla seconda moglie del marito uccisore; che il rammentare lo sposalizio di lei vergine è un accennare al secondo matrimonio a cui la giola schietta di quella cerimonta fu dal peccato negata; nè poteva Nello dare con tranquillo animo a Margherita la gemma non plú súa, se la Pla l'aveva portata nella sepoltura con seco. Delle voluttă coniugali non tocca l'anima tradita; mà di quel ch'ogni amorè ha più puro, e più lungamente a' pii memorabile, la speranza. Cosi net Vangelo Maria ci si presenta disposata ad un uomo che aveva nomê Giuseppe; così nel quadro di Raffaello il sacerdote avvicina la destra di Giuseppe per innanellare Maria. In quattro versi un'elegía, una storia, un dramma, ed un quadro ! (1) Inf., V, t. 46. (3) Terz. 45. (3) Par., III. ANNOTAZIONI ASTRONOMICHE DEL P. G. ANTONELLI. Ve' che non par che luca Lo raggio da sinistra. (T. 2.) Vuol farci intendere che riprese il cammino ascendente col sole a destra, e perciò aveva l'ombra a sinistra, e la fronte volta a ponente. « Vapori accesi non vidio si tosto. » (T. 13.) Credo anch'io con parecchi dei comentatori, che abbiasi a intendere : Io non vidi mai vapori accesi fendere si tosto il sereno aere di prima notte, nè nuvole d'agosto, calando il sole... manifesta l'opinione che tanto il fenomeno delle stelle cadenti, quanto il frequente e silenzioso lampeggiare in seno alle nuvole nel pomeriggio di caldissima giornata di estate, provenga da accensione di vapori. Che tale opinione manchi d'appoggio nella verità si è saputo soltanto dopo cinque secoli; ma è molto ingegnosa; e alle stelle cadenti accenna più rettamente di quel che parrebbe fare il suo maestro Virgilio, se intendessersi que'versi alla lettera: aepe etiam stellas, vento impendente, videbis Praecipites coelo labi, noctisque per umbram Flammarum longos a tergo albescere traclus. Pare che fossero stelle per Virgilio (quando però non si creda ch'egli usi una locuzione popolare, non la affermando come dottrina, al modo che il Galileo stesso diceva: Sorgere e cader del sole); erano vapori accesi per Dante; per noi di presente corpi ponderabili, bolidi o aeroliti circolanti nello spazio, ubbidienti alle leggi della gravitazione come tutti gli astri, e incontrati dalla terra nel suo movimento annuo; nell' atmosfera della quale trovando una resistenza per la grande loro velocità, si riscaldano fortemente, s'infiammano e talvolta esplodono. Quanto all'altro fenomeno, che oggi sappiamo essere di natura elettrica, come la folgore, il nostro Poeta lo riguardò come distinto non si sentendo il fragore che segue al lampo di un fulmine: ma non s'inganno pensando che il calorico vi avesse gran parte. Osservisi come al Poeta non isfuggano neppure le specie e le gradazioni di uno stesso fenomeno, parlando egli de' baleni folgoranti al XXXII del Purgatorio, e al I del Paradiso, accoppiando in modo distinto e propriissimo le due voci: dentro al vivo seno Di quello incendio, tremolava un lampo Subito e spesso, a guisa di baleno. a Ben sai come nell' aër si raccoglie. » (T. 37.) In questa e nelle tre seguenti terzine è da ammirare la retta cognizione del Poeta circa alle cause della pioggia, richiamando specialmente il vapore acqueo, l'abbassamento di temperatura, il vento e la prossimità di grandi montagne. Ed è pure dottrinalmente insieme e poeticamente descritto quel che concerne le piene fluviall, nelle terzine seguenti. CANTO VI. ARGOMENTO. Molte anime lo pregano, preghi e faccia pregare per loro. E' pone un dubbio a Virgilio sull'efficacia della preghiera. Salgono un poco: trovan Sordello, mantovano pocta, uomo famoso del secolo XIII. Al nome di Mantova questi abbraccia Virgilio, dal quale atto d'amore fraterno trae Dante occasione a gridare contro gli odii d'Italia. E in lui pure è alla pietà misto l'odio, perchè nessun uomo, per alto che sia, è franco in tutto dal vizio de' tempi. Questo capitolo, dice Pietro, è pulcrum, clarum, facile, absque allegoria. Bello, ma più bello d'assai il precedente. Nota le terzine 8, 12, 15, 17; 19 alla 27; 29, 30, 36, 37, 39; 41 alla 46; 48 con le ultime. 1. Quando si parte il giuoco della zara, Colui che perde, si riman dolente, Qual va dinnanzi, o qual dirietro il prende, 3. Ei non s'arresta, e questo e quello 'ntende: 1. (L) Zára: giuoco di dadi. Volle : i punti. Impara a sue spesc. 9. (L) Va per mancia. 4. Tal era ïo in quella turba spessa, Fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte; Federigo Novello, e quel da Pisa, Che fe' parer lo buon Marzucco forte. Dal corpo suo per astio e per inveggia, 4. (L) Promettendo pregare e far pregare. (SL) Qua. En., VI: Circumstant animae dextra laevaque frequentes... Juvat usque morari. 3. (L) Correndo, inseguito. (SL) Aretin. Benincasa di Lateri na, giudice del distretto d'Aretino.. Ghino era d'Asinalunga del Senese: e perchè Benincasa, assessore a Siena, sentenziò a morte Tacco fratel di Ghino, e Turrino da Turrila nipote di Ghino, assassini, questi andò a Roma dove Benincasa era auditore, gli taglio il capo e lo portò seco. Ghino era nobile e nella fierezza generoso, nemico de' conti di Santafiora, e co' suoi assassini teneva tulla Toscana in riguardo. Di lui in una novella il Boccaccio, - Altro. Guccio de Tarlati di Pietråmala, che avend'ordinata una cavalcata per la terra di Laterina contro certúni di Boscoli ivi dimoranti, e nemici a lui, i delti Boscoli con gente florentina l'assalsero, e inseguirono tanto che affogo in Arno. Caccia. Dino: Messo in caccia. 6. (SL) Quivi Modo simile in Virgilio: Hic illi occurrit Tydeus, hic inclytus armis... Hic multum fleti ad superos, belloque caduci Dardanidae. Stabant orantes primi transmittere cursum, Tendebantque manus (En., VI). Federigo. Figliuolo del conte Guido Novello, il qual Federigo combattendo co' Tarlati fu morto da uno de' Boscoli (Com. Ined. della Lau renziana). Marzucco. Degli Scor- 7. (L) Inveggia: invidia. di Com (SL) Orso Ucciso a tradimento da' suoi consorti e parenti, de' conti Alberti. Altri lo fa figliuolo del conte Napoleone da Cerbala, e morto dal conte Alberto da Mangona suo zio. 8. (L) Proveggia espii. Di qua: viva. - Greggia: dannata. (SL) Broccia. Barone di Francia, segretario e consigliere di Filippo l'Ardito; impiccato a istanza della regina Maria figlia del duca di Brabante, per invidia di lei e de' cortigiani. La regina l'accusò d'avere insidiato alla sua castità. Altri vuole ch'egli accusasse Maria d'avere avve lenato il figliastro. Greggia. Inf., XV. 9. Come libero fui da tutte quante Quell'ombre, che pregår, pur, ch'altri preghi, 10. Io cominciai: E' par che tu mi nieghi, O luce mia, espresso in alcun testo, O non m'è 'l detto tuo ben manifesto? Se ben si guarda con la mente sana. Non s'ammendava, per pregar, difetto, Non ti fermar, se Quella nol ti dice 9. (L) Avacci: affretti. 40. (L) Luce: Virgilio. Testo dell'Eneide. un. Alcun: (SL) Luce. En, 11: 0 lux Dardaniae. Testo. En., VI: Desine fala Deum flecti sperare precando. Quando Palinuro chiede passare lo Stige innanzi tempo. 19 (SL) Sana. Hor. Sat., I, 9: Mentis bene sanae. 43. (L) Cima: la giustizia non perde se in poco tempo l' anima espia. -Astalla: sta. (F) Cima. I giureconsulti: Apex juris. Ben nota l'Oltimo che l'orazione è causa seconda, la quale non toglie gli effetti finali della causa prima. Avvalla. Greg. Mor., XXVI, XXVII: Deus mulat sententiam sed non consilium. Som. Sup., 71: Non è sconveniente, che per moltiplicati suffragi la pena di que' che sono in Purgatorio sia rimessa. Non però ne segue che i peccati restino impuniti, perchè la pena dall'uno assunta per l'altro è in favore di questo compulata. 44. (L) Là: in Inferno. Difetto: colpa. (SL) Fermal. Dino: Fermare una legge. Difetto. Per colpa anco grave in S Caterina e in altri. (F) Disgiunto. La grazia, dice Pietro, non dava alla preghiera de' Pagani il valore che la fede nella redenzione le då. 15. (L) Veramente: ma. - Sospelto: dubbio. (SL) Veramente. Verumtamen. L'usa nel Convivio. (F) Quella. Olt.: La questione è più teologica che natarale. |