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25. Vedrai come a costui convien che vada

26.

Dall' un, quando a colui dall'altro, fianco,
Se lo intelletto tuo, ben chiaro, bada.

Certo, maestro mio (diss'io), unquanco
Non vid' io chiaro sì com' io discerno,
Là dove mio ingegno parea manco.
27. Chè 'l mezzo cerchio del moto superno,
Che si chiama Equatore in alcun' arte,
E che sempre riman tra 'l Sole e il verno,
28. Per la ragion che di', quinci, si parte
Verso Settentrion, quando gli Ebrei
Vedevan lui verso la calda parte.

29. Ma, se a te piace, volentier saprei

Quanto avemo ad andar: chè il poggio sale
Più che salir non posson gli occhi miei.

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tonte. Ovid. Met., II. Cic., de Off., III, 95: De nat. Deor., III, 31. Inf., XVII. Georg., 1: Via secta per ambas, Obliquus qua se signorum verleret ordo.- Felon. In Semintendi.

25. (L) Costui: Purgatorio. - Colui: Sion.

(SL) Costui. Di cose inanimate l'usa il Boccaccio ed altri. Simile pittura è nel 1 delle Georgiche di Virgilio.

(F) Fianco. Arist., de An., II: `A parle australe è la dritta del mondo, la settentrionale a manca. 26. (L) Unquanco: mai. incapace.

Manco:

27. (L) Alcun': una. Nella geografia, astronomica.

(F) Mezzo. Circulus medius. Tra i due poli e l'equatore. Tra i poli e l'equatore il tropico estivo, e il tropico jemale: Il sole gira obliquamente per lo zodiaco; quand'è all'un de' tropici fa state, verno all'altro ; quando tocca l'equatore, e lo tocca in due parli, i giorni sono uguali alle notti. Quella regione del cielo ch'è fra' tropici, Dante la chiama estate: quella che tra i due poli verno: in tutta la spera, dice l'Ollimo, è una state e due verni. Equatore, Conv., II, 4:(Ciascuno cielo) si lo nono come gli altri, hanno un cerchio che si puole chiamare equatore del suo cielo proprio: il quale ugualmente in ciascuna parte della sua rivoluzione è rimoto dall' uno polo e dall' altro. - Nel mezzo del moto celeste è un cerchio imaginario che va da oriente a occidente, e si chiama equatore, perchè quando il sole è iri, i giorni allora sono uguali

alle notti. Allora è l'equinozio che
segue nel segno dell'Ariete e della
Libra. Il circolo dell' equatore è sem-
pre tra il sole cioè mezzogiorno, e'l
verno cioè tramontana. Di là dal civ.
colo equinoziale si stende un circolo,
ch'è là dove il sole a lungo risplende
nel cielo, e si chiama solstizio; e quel
circolo è il tropico dėlto del Cancro.
Il tropico del Capricorno è quello dove
il sole più declina da noi, e i di son
più corti. La Libia e l'Arabia son
poste tra il detto circolo equinoziale
o equatore, e il tropico detto del Can-
cro. Noi siamo al di qua: e però ri-
guardando verso il nostro oriente ve-
diam sempre a destra l'ombra del
corpo nosito. Non cosi que' d'Arabia
e di Libia, massimamente allorché il
sole è nel tropico del Cancro. Così
Pietro di Dante. Il Purgatorio e Ge-
rusalemme son dunque ugualmente
distanti dall'equatore, e l'equatore,
rimane sempre tra la parte ové il
sole venendo fa la state, e quella ove
Il sole trovandosi fa l'inverno.
28. (L) Quinci: nel Purgatorio.
Calda: Mezzodi.

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(F) Ebrei: Sul monte Sion l'hanno verso austro; II Purgatorio, a tramontana. La parte australe è la calda ai popoli posti fra il tropico del Cancro e il polo artico. Ottimo: Quando it popol d'Isdrael andava d'Egitto in terra di promessione, e vedea il sole verso la state, e lo equatoré verso settentrione. Verso si tolle qui per contra ovvero dall'altra parte.

29. (SL) Sale. Terz. 14: Vincea la vista.

30. Ed egli a me: — Questa montagna è tale,
Che sempre, al cominciar, di sotto è grave;
E quanto uom più va su, e men fa male.
31. Però, quand'ella ti parrà soave

Tanto, che 'l su andar ti fia leggiero,
Come a seconda giù l'andar per nave;
31. Allor sarai al fin d'esto sentiero:

Quivi di riposar l'affanno aspetta.
Più non rispondo: e questo so per vero.
33. E, com'egli ebbe sua parola detta,
Una voce di presso suonò: Forse
Che di sedere in prima avrai distretta.
34. Al suon di lei ciascun di noi si torse;

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E vedemmo a mancina un gran petrone,
Del qual nè io ned ei prima s'accorse.
35. Là ci traemmo: ed ivi eran persone

Che si stavano all'ombra dietro al sasso,
Come l'uom per negghienza a star si pone.
36. E un di lor, che mi sembrava lasso,
Sedeva, e abbracciava le ginocchia,
Tenendo 'l viso giù tra esse basso.
O dolce signor mio (diss' io), adocchia
Colui, che mostra sè più negligente
Che se pigrizia fosse sua sirocchia.

37.

30. (F) Men. Lact., VI, 3. Albertino Mussato, in una orazione: E così fatta di questi gradi si è la natura, che quale ben posa il piede sorr'uno, può tutti sormontare agevolissimamente.

31. (SL) Soave. Un Padre: Viam insuavem.

32 (SL) Più. La mia naturale scienza non va più oltre.

35. (L) Distretta: necessità. 34. (SL) Suon. Æn, III: Ad sonitum vocis vestigia torsit.

35. (L) Negghienza: negligenza.

(SL) Persone Antico inedito: Altre specie di negligenti, i quali, of fuscati di ricchezza mondana, indugiarono il virtuosamente vivere sino all'ultim'ora.

36. (F) Abbracciava Prov., VI, 10. Un po' dormirai, un po' sonnecchierai, un po' starai con mano in mano per prendere sonno. XIX, 24: Nasconde il pigro la sua mano sotto l'ascella.

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37. (L) Sirocchia: sorella.

(SL) Sirocchia Albertano dai Prov., VII, 4: Di' alla sapienza, mia suora. Job, XVII, 14: Dissi alla putredine: padre mio sei; madre mia e sorella mia, a' vermini. Dante ad una canzone: Figliuola di tristizia. Un animale del Brasile da Portoghesi è detto Pigrizia. Questo illu. stra il III dell' Inferno, dove gl' inetti hanno vermi a' piedi, che raccolgono il sangue loro, misto di lagrime.

(F) Pigrizia Anco nel Convivio (1, 4) la condanna: Alli loro piedi si pongano tutti quelli che per pigrizia si sono stati, che non sono degni di più alto sedere. Som : La negligenza è difetto dell' interiore allo della r0lontà; e quindi appartiene al poco o mal uso della libera elezione: la pigrizia e il torpore piuttosto riguar dano l'eseguire [C] Prov., XVIII, 9: Qui mollis et dissolutus est in opere suo, frater est sua opera dissipantis.

38. Allor si volse a noi, e pose mente,
Movendo il viso pur su per la coscia,

E disse:

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Va su, tu che se' valente.

39. Conobbi allor chi era. E quell'angoscia
Che m'avacciava un poco ancor la lena,
Non m'impedì l'andare a lui: e poscia
40. Ch' a lui fu' giunto, alzò la testa appena,
Hai ben veduto come 'l Sole

Dicendo:

Dall' omero sinistro il carro mena?

41. Gli atti suoi pigri, e le corte parole
Mosson le labbra mie un poco a riso;

Poi cominciai:

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Belacqua, a me non duole

42. Di te omai. Ma dimmi, perchè assiso
Quiritta se'? Attendi tu iscorta?
Oppur lo modo usato t'ha' ripriso?
43. Ed ei: Frate, l' andar in su, che porta?
Chè non mi lascerebbe ire a' martiri

L'uscier di Dio, che siede in sulla porta.
44. Prima convien che tanto il ciel m'aggiri
Di fuor da essa, quanto fece in vita
(Perch'io 'ndugiai al fin li buon' sospiri),
45. Se orazione in prima non m'aita,

Che surga su di cuor che in Grazia viva:
L'altra che val? che 'n ciel non è gradita:

39. (L) Lena: mi faceva frequente il respiro.

Vix at

Hai. I

40. (SL) Appena. Virgilio, di Palinuro aggravato dal sonno: tollens... lumina (Æŋ., V). pigri si ridono delle cure de' saggi. 44. (L) Mosson: mossero. Non duole ora che ti so salvo.

(SL) Poco. Antico inedito: Conciosiacosachè non fosse suo alto: ma per dimostrare che tal gente è di poco prezzo Belaqua. Antico postillatore: Fu ottimo maestro di cetere e di liuti, e pigrissimo uomo nelle opere del mondo e nelle opere dello spirito - Duole. Purg., VIII, t. 18: Nin gentil, quanto mi piacque Quando ti vidi non esser tra' rei i

49. (L) Quiritia: qui. Iscoria: scorta. Modo: la pigrizia l'ha ripreso.

(SL) Quiritta. In Semintendi e nel Canto XVII, t. 29 del Purgatorio. Liviritta è nel Lippi.

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46. E già 'l Poeta innanzi mi- saliva,

E dicea: Vieni omai. Vedi ch'è tocco
Meridian dal Sole; e dalla riva
Cuopre la notte già col piè Marrocco.

plenae sunt. Eccli., XXXV, 21: Oratio
humiliantis se, nubes penetrabit.
V. Som., 3, 73, 3.

46. (SL) Tocco. En., V: Mediam coeli nox humida melam Contingeral. Ov. Met., II: Dum loquor, Hesperio positas in littore melas Humida nox tetigil. Petrarca, con abbondanza soverchia: Perchè s'attuffi in mezzo l'onde E lasci Ispagną dietro le sue spalle, E Granaia e Marocco e le Co

lonne. Pie. Imagine più gigantesca del virgiliano: Nox ruit, et fuscis tellurem amplectitur alis (En.. VIII). Georg., IV, della Pleiade: Oceani spretos pede reppulit amnes.

(F) Meridian., Quivi meridiano, dunque a Gerusalemme mezzanotte, e crepuscolo notturno a Marocco, ch'è nell'occidente della parte meridionale della terra abitabile.

Il proemio psicologico, e l'esposizione tra astronomica e geografica, sono notabili non per la poesia, ma per le difficoltà, vinie più d'una volta valentemente. Quel che potrebbe ad-.. ditarsi d'alquanto incerto e contorto, è compensato dalla precisione di parecchi luoghi (qualità oggimal rara e ne' poeti e negli scienziati), dalla

pittura della salita, e del pigro sedente. Questi muove Dante al sorriso: la prima volta ch'e' rida. L'altra sarà alle parole di Stazio: l'uno sorriso di sdegno, ma, amico, l'altro d'affetto, ma riverente; le duc ale di Dante. Nel Purgatorió le passioni decrescono 8' innalzan gli affetti.

LE POTENZE DELL'ANIMA.

Non si ferma il Poeta a raccontare í lunghi discorsi tenuti con re Manfredi, ma dalle cose dette li lascia imaginare, e ancora meglio dalla attenzione che dice avervi prestata, tanto da non s'accorgere del lungo tempo c della lunga via fatta seco. Reticenze che dimostrano ingegno maturo e arlista maestro.

Questa nota riguarda solamente le prime terzine, le quali meritano illu strazione distinta, perchè accennano a una dottrina che sotto varie forme ritorna nelle due Cantiche; e però i passi a questo luogo recati ne dichiarano altri parecchi. Lungo sarebbe spiegare come le sentenze d'Aristotele svolle e ampliate wella Somma portino luce nella tenebrosa storia del pensiero, e possano fecondare anco la scienza moderna, Chi medita, può vederlo.

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Le potenze sono proprietà naturali conseguenti alla speciale essenza dell'anima (1). Le potenze dell'anima sono i principii delle operazioni della vita (2). La potenza dell'anima è il principio prossimo dell'operazione dell'anima: onde le azioni che non si possono ridurre a un solo principio richiedono diverse potenze. Facoltà in potenza non è in Dio, puro atio: le creature più perfette sono meno in potenza (3). L'anima ha diverse potenze, perch'è nel confine delle creature spirituali e corporali; e però in lei concorrono le virtù di queste e di quelle. Tutte le potenze dell'anima sono a lei concreate. L'anima, in quanto è sostanza della sua propria potenza, dicesi atto primo ordinato ad un alto secondo. - La potenza è all'anima come il calore alla forma del fuoco. — L'emanazione degli accidenti dal sog. getto non si fa per trasmutazione ma per naturale risultanza; al modo che naturalmente una cosa dall'altra risulta, come dalla luce il calore (4).

Una è l'essenza dell'anima, ma le potenze più (5). Nell'anima altro è l'essenza, altro la virtù ossia potenza (6). Le potenze dell'anima procedono dall'essenza di lei siccome da causa. Siccome la potenza dell'anima procede dall'essenza di lei e tuttavia coesiste ad essa anima, così l'una potenza procede dall'altra e pur coesistono nell'anima insieme tutte. Il senso e la ragione sono potenze dell'anima. Le potenze conosconsi per gli atti; or

l'atto dell' una potenza è causato dall'altro, come l'atto della fantasia dall'atto del senso. — Agli oggetti di genere diverso, diverse potenze dell'anima

(1) Som., 2, 1, 110.

(2) Som., 1, 78.

(3) Som., 1, 72.

(4) Som., 4, 77, (5) Som., 1, 72. (6) Som., 1, 77.

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