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27. Tacite all' ombra, mentre che il sol ferve,
Guardate dal pastor, che 'n sulla verga
Poggiato s'è, e lor, poggiato, serve;
28. E quale il mandrïan, che fuori alberga,
Lungo peculio suo queto pernotta,
Guardando perchè fiera non lo sperga;
29. Tali eravamo tutti e tre allotta:

Io come capra, ed ei come pastori;
Fasciati quinci e quindi dalla grotta.
30. Poco potea parer lì del di fuori;

Ma per quel poco vedev'io le stelle,
Di lor solere e più chiare e maggiori.
31. Sì ruminando, e sì mirando in quelle,
Mi prese il sonno; il sonno che sovente,
Anzi che 'l fatto sia, sa le novelle.

debo.

Pranse. Hor. Sat., 1, 6: Pransus non avide.

27. (L) Serve, guardandole.

(SL) Serve. Le regge, ma per bene loro. Quest'emistichio pare in servigio della rima; ma chi vuole può leggerci un trattato di politica, perchè corrisponde al ministrare di Cristo pastore.

Fuo

28 (L) Mandrian di pecore ri: all'aperto - Peculio gregge.

(SL) Mandrian. Nella prima, similitudine riguarda sè, nell'altra i due poeti. All'ombra diurna, le capre; tacito nell'ombra notturna i mandriano; manse quelle, egli que10. Fuori. Georg, IV: Velui stabuli custos in muntibus olim, Vesper ubi e pastu vitulos ad tecta reducit.... Considit scopulo medius. [C] Luc., 11, 8: Pastores custodientes vigilias noctis super gregem suum. Il greco ha Fuori alberganti. Peculio. Buc., I: Cura peculi.

29. (1) Allotta: allora.- Fasciati. .: la via è strella.

(SL) Capra. Rammentiamo l'asino d'Omero e gli asini della Bibbia. Psal., LXXVI, 21: Deduxisti, sicut oves, populum tuum in manu Moysi et Aaron. V, t. 31. Fasciati. En XII: Hinc vasta palus, hinc ardua moenia cingunt. E III: Myone celsa Gyaroque revinxit (un'isola). Par., XIX: Del monte che la fascia (Navarra).

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(F) Solere. Par., XVIII, t. 19. Basil., Hom. de Parad, terr.: Locum.... qui, ob situs celsitudinem, nulla tenebrescit caligine, quippe quem exorientium siderum splendor illuminat, et undique suo lumine circumfundit.

Maggiori. [Ant] La scala essendo incassata nel sasso, uno che fosse adagiato su quella, poco poteva della volta celeste vedere Tuttavia egli vedeva le stelle più chiare e maggiori del solito. L'accresciuta chiarezza si spiega coll'aumentata purità e finezza dell'aria in quell'alta regione; e quanto alla parvenza di più grande Volume bisogna dire che il Poeta credesse di aver salito tanto da essersi avvicinato in modo apprezzabile alla sfera stellata, si che le stelle dovessero comparire più grandi concetto che per le doitrine di quel tempo sulla distanza di questi astri niente ha di assurdo.

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54. (L) Si, così.

(SL) Ruminando. Prosegue l'imagine delle gregge. Men bello qui che l'addormentarsi del Canto XVIII, t. ult. del Purgatorio. Sa. Purg. IX,, t. 6. "

(F) Sa. [C] Job, XXXIII, 45-46: Per somnium in visione nocturna tunc aperit aures virorum, et erudiens eos instruit disciplina.

32. Nell' ora, credo, che, dell' orïente,

Prima raggiò nel monte Citerea,

Che di fuoco d'amor par sempre ardente; 33. Giovane e bella in sogno mi parea Donna vedere andar per una landa Cogliendo fiori. E cantando dicea:

34.

Sappia, qualunque il mio nome dimanda, Ch'i' mi son Lia: e vo movendo intorno Le belle mani a farmi una ghirlanda. 35. Per piacermi allo specchio, qui m' adorno: Ma mia suora Rachel mai non si smaga Dal suo miraglio, e siede tutto giorno. 36. Ell'è de' suoi begli occhi veder vaga, Com'io dell' adornarmi con le mani: Lei lo vedere, e me l'ovrare, appaga.

32. (L) Ora...: Venere, quand'è perigeo, si leva talvolta due ore prima del sole.

(SC) Prima. L'Ottimo intende che il Poeta accenni la prima volta che la stella Venere apparve a Adamo e ad Eva sul monte delle delizie. Monte. En, 11: Jugis summae surgebat Lucifer Idae Amor. Purg, I, 1.7: Lo bel pianeta che ad amar confor ta.

(F) Ardente [Ant.] Già fino dal suo arrivo a piè di questa montagna, notò il Poeta che il pianeta Venere precedeva in oriente l'alba solare: adesso ripiglia quet dato astronomico; e invece di dire che ebbe un sogno o una visione un po' prima del fare dell'aurora, dice che l'apparizione precorritrice di reale e consolente avvenimento, crede accadesse nell'ora che il detto pianeta raggiò dall'oriente nel sacro monte del Purgatorio prima che altrove. E nel verso è notato quel vivace ardore che distingue fra gli altri questo pianeta e che è tutto suo proprio.

33. (L) Landa: piano.

(SL) Bella La Lia della Genesi non è bella; ma simbolo qui. - Landa. Nel Senese un podere ha nome landola; nel Bolognese, landa.

(F) Fiori. Opere, dice Pietro, apparecchiate a far frutto, delle più belle.

34. (SL) Sappia. Rammenta la bella intonazione delle Georgiche: Tum sciat aerias Alpes... (III). Mi. Bocc.: Io mi son giovanetta, e volontieri

Ghirlanda.

m' allegro e canto.
Gioja e premio del ben fare.

(F) Lia Pietro: Le virtù morali sono ordinate alla felicità della vita attiva Lia simboleggia la vita attiva della primitiva Chiesa; Rachele, la vita attiva della Chiesa novella. Alla vita attiva conviene giungere puro da' vizii (Greg. Epist, 1, 5)

35. (L) Smaga: stoglie. · Miraglio: specchio.

(SL) Miraglio. Guitt.: Del mondo miragli. Tutto giorno Francese: Toujours; e pel cinquecento in Toscana tutto giorno che, fer, sempre che.

(F) Specchio Specchio dell'uomo è la coscienza; della coscienza, Dip. Siede Rammenta quel che di Marta è narrato (Luc, X, 42). [C.] Girol Ep., 112: Lia et Rachel synagogam ecclesiamque testantur. - Aug Cons. Ev., 1,8: Illa operatur, haec requiescit, quia illa est in purgatione peccato. rum, ista in lumine purgatorum; illa est in opere bonae conversationis ista vero magis in Fide, et haud per pancos per speculum in aenigmate, et ex parte in reliqua visione incommutabilis veritatis. Lia interpretatur laborans, Rachel autem visum principium

36. (L) De' di vedere i suoi proprii occhi. Ovrare: operare.

(F) Occhi. Gli occhi di Rachele sono la contemplazione che si riflette in sè stessa. Vedere. Nel Convivio, dice la vita contemplativa più nobile. Così la Somma.

37. E già, per gli splendori antelucani,
Che tanto ai peregrin' surgon più grati
Quanto, tornando, albergan men lontani,
38. Le tenebre fuggían da tutti i lati,

39.

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E il sonno mio con esse: ond' io levámi,
Veggendo i gran maestri già levati.

Quel dolce pome che per tanti rami
Cercando va la cura de' mortali,

Oggi porrà in pace le tue fami.
40. Virgilio inverso me queste cotali

Parole usò; e mai non furo strenne
Che fosser, di piacere, a queste, iguali.
41. Tanto voler sovra voler mi venne

Dell'esser su, che ad ogni passo poi
Al volo mio sentia crescer le penne.

42. Come la scala tutta sotto noi

Fu, corsa, e fummo in sul grado superno;
In me ficcò Virgilio gli occhi suoi;

43. E disse:

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Il temporal fuoco e l'eterno
Veduto hai, figlio; e se' venuto in parte
Ov' io, per me, più oltre non discerno.

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39 (L) Quel: quell'albero del bene e del vero. Cercando: ricercando e quasi solleticando. Curb: amore sollecito. Fami: appetiti

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(SL) Pome. Inf., XVI, t. 21: Lascio lo fele, e vo pei dolci pomi. Cercando. Cosi diciamo che un sentimento piacevole o spiacevole ci ricerca tutte le vene, le fibre.

(F) Pome Boet., III: Questo per diversa via i mortali si sforzano d'acquistare perchè nelle menti degli uomini è naturalmente inserto l'amore del bene vero. [C.] Apoc., XVIII, 44: Poma desiderii animaé quae discesserunt a te. - Deut., XXXIII, 45: De pomis collium aeternorum.

Tanti. Ne' beni varii appetibili all'uomo, il Bene supremo, come per allettamenti amorosi, lo chiama a sè. 40. (L) Strenne: ricompense.

(SL) Strenne. Buti: Mance, cioè annunziazioni... fatte la mattina Ma strenna, come mancia (lof., XXXI), aveva già senso meno angusto.

41 (SL) Venne. Georg., 1: Veniat.... cupido. Vita Nuova: Mi venne volontà di dire - Passo Nella potenza di questi particolari è nascosta quella bel lezza che risulta sensibile dall'intero, senza che l'animo se ne reuda ragione.

(F) Crescer. Le cose aspre rende facili e care l'amore.

42. (F) Ficco. La ragione fa l'ultimo suo potere. Ma insieme gli è un atto affettuoso di Virgilio, maestro padre

e

43 (SL) Temporal. Som, Suppl.: Purgatorii poenae temporales

(F) Discerno Ne' Decret.: Fides non habet meritum cui ratio praebet experimentum. Ubi ratio deficit, fides supplet.

44. Tratto t'ho qui con ingegno e con arte:
Lo tuo piacere omai prendi per duce:

Fuor se' dell' erte vie, fuor se' dell'arte.
45. Vedi là 'l Sol, che in fronte ti riluce:

Vedi l'erbetta, i fiori, e gli arboscelli,

Che questa terra sol da sè produce.
46. Mentre che vegnan lieti gli occhi belli
Che lagrimando a te venir mi fenno;

Seder ti puoi, e puoi andar tra elli.
47. Non aspettar mio dir, più, nè mio cenno.
Libero, dritto, sano è tuo arbitrio;
E fallo fora non fare a suo senno.
Per ch'io te sopra te corono e mitrio.

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(F) Fronte. [Ant ] Se i Poeli avevano il sole alle spalle quando la sera precedente cominciarono a salire la scala, giunti in cima ad essa poco dopo il sorgere di quell'astro, doveva questo esser loro in prospetto, sebbene un poco a sinistra Terra. Gen., 1, 39 Dixit... Deus: Ecce dedi vobis omnem herbam afferentem semen super terram, et universa ligna quae habent in semetipsis sementem generis sui. - II, 8: Plantaverat... Do minus paradisum voluntatis. Georg., 1: Ipsaque tellus Omnia liberius, nullo poscente, ferebat. [Ovid. Met., I: Per se dabat omnia tellus ] 46. (L) Mentre: fin. Occhi di Beatrice. Tra: tra i fiori e gli arbo. scelli.

....

(SL) Occhi. Inf., II, t. 39: Gli oc

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(SL) Dir. Virgilio omai più non parla: lo rassegna a Beatrice, e quin di dispare. Cenno. Purg., I, t. 47: E con parole e con mani e con cenni, Reverenti mi fe' le gambe e 'l ciglio.

(F) Libero. Som.: Già era prossimo il tempo della perfetta libertà, che totalmente fossero rimessi a li bero loro arbitrio nelle cose che men sono necessarie a virtù. Arbitrio. Ou: L'arbitrio è sano... quando elli è rimosso dalle passioni... quand'elli ubbidisce alla ragione. La dirittura riguarda l'intendere; la sanità, il volere; la libertà, la pólenza dei veramente volere. Un sacro autore: L'anima in Grazia, assomigliasi al paradiso terrestre, ameno, fecondo, sicuro. Fallo. Chi vede il bene e non lo fa francamente, pecca. Mitrio. Ott.: Te sopra le fo rettore e pastore. Corona, autorità temporale; mitria, spirituale. Ciascun uomo onésto è in certo senso principe e sacerdote. Conv., II, 4: Nell'uscita dell'anima del peccáto essa si è fatta santa e ll bera in sua podestade Pietro a tutti i fedeli Regale sacerdotium, gens sancia (Epist. I, II, 9).

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Lo spavento che lo prende al pur vedere la fiamma e imaginarne il tormento; la stessa comparazione favolosa di Piramo moribondo, la quale ci fa sentire come il Poeta agonizzasse in fantasia, e il nome della sua donna gli fosse vigore di vita; il volere Virgilio che il suo diletto di scepolo in questo tragitto ultimo gli sia più accosto, che tien vece di te. nero addio; la voce dell'angelo che risuona al di là, e Il nome di Beatrice

che lo regge intantochè lo spasimo è tale ch' e' si sarebbe, per rinfrescarsi, gellato tra vetri bollenti; le stelle che gli si mostrano dall'angusta scala dov'egli riposa; la visione di Lia; son bellezze che compensano alcuni difetti del Canto, non de' meglio accurati. Dal venticinquesimo in poi, se si tolgano i due be' tratti del vigési mottavo e del trigesimo, non incontri tanta, quant'altrove, la franchezza e lo splendore del verso di Dante.

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