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CANTO XXVH.

ARGOMENTO.

Cade il sole: il Poeta passa per le fiamme a purgare le colpe del senso, così come andò curvo con Oderigi per espiar la superbia (Bocc., LXXXI; Pelli, p. 71-75). Degli altri și purgò per la vista, per l'udita degli esempi, e per contemplazione, e per pentimento. La notte riposano: e' vede in sogno Lia, giovane bella, che coglie fiori, la vita attiva che deve seguire all'espiazione, ed è passo alla contemplativa; quasi vincolo tra il Purgatorio ed il Cielo, tra la politica e la religione, tra Virgilio e Beatrice. Beatrice muove Virgilio, è mossa da Lucia, Lucia dalla Vergine. Lucia lo porta al Purgatorio: nel sonno gli apparisce Lia; Matelda lo guida a Beatrice, Beatrice alla Vergine.

Nota le terzine 2, 3, 5, 6, 9; 10 alla 15; 17, 18, 19; 21 alla 24; 26, 27, 30, 31, 33, 34, 35, 37, 38, 39, 41, 43, 45, 47.

1. Si come, quando i primi raggi vibra

Laddove il suo Fattore il sangue sparse
(Cadendo Ibero sotto l'alta Libra),
2. E 'n l'onde in Gange da nona rïarse;

Si stava il sole: onde il giorno sen giva,
Quando l'Angel di Dio, lieto, ci apparse.

4. (L) Sì come...: il sole si stava come quando nasce in Gerusalemme. Fattore del sole; Cristo Dio Cadendo: venendo a essere. - Ibéro: fiume di Spagna. Libra: costellazione.

(SL) Vibra. Boet.: Subito vibratus lumine Phaebus. Cadendo. Cadere qui vale trovarsi, corrispondere di posizione; senso usitatissimo della voce. Ibero. Nominato da

{ Stazio I.

(F) Quando. V. nella fine del Canto le belle considerazioni del P. Antonelli.

2. (L) Riarse: e vibra i raggi in Gange, ardente per il calore dell'ora meridiana. Giva in Purgatorio.

(SL) Gange. Lucan., III: Qua colitur Ganges, toto qui solus in orbe Ostia nascenti contraria solvere Phaebo Audet. Nominato in Virgilio (Georg., 11; Æn., IX). — Rtarse. Georg., IV: Silientes Sirius Indos Ardebat,

3. Fuor della fiamma stava in sulla riva,
E cantava Beati mundo corde,

In voce, assai più che la nostra, viva.
4. Poscia: Più non si va, se pria non morde,
Anime sante, il fuoco. Entrate in esso,
E al cantar di là non siate sorde.
5. Si disse come noi gli fummo presso:
Per ch' io divenni tal, quando lo intesi,
Quale è colui che nella fossa è messo.
6. In sulle man' commesse`mi protesi,
Guardando il fuoco, e imaginando forte
Umani corpi già veduti accesi.

7. Volsersi verso me le buone scorte;

E Virgilio mi disse: Figliuol mio,
Qui puote esser tormento, ma non morte.

8. Ricordati, ricordati! E se ïo

Sovresso Gerïon ti guidai salvo,

Che farò or che son più presso a Dio?
9. Credi per certo, che, se dentro all'alvo
Di questa fiamma stessi ben mill'anni,
Non ti potrebbe far, d'un capel, calvo.

coelo et medium Sol igneus orbem Ilauserat: arebant herbae, et cava flumina siccis Faucibus ad limum radii tepefacta coquebant. -11: Praecipitem Oceani rubro lavit aequore currum. Lucan., IX: Fervida tellus Accipit Oceanum demisso sole calentem

(F) Riarse. Olt: Quasi dica: ogni di il sole lo riarde una volta per la sua prossimitade. Il periodo è involuto, e la erudizione troppa: ma dovendo segnare i luoghi e i tempi, quali erano nell' opposto emistero, e' doveva ajutarsi della scienza: la quale del resto amplia il campo alla stessa fantasia. Quando Verso notte, ch'è l'ora, dice Pietro, tentatrice del senso, l'Angelo (la coscienza) è Virgilio dla ragione) to guidano alla vittoria. Psat, XVI, 3: Probasti cor meum, et visitasti nocte: igne me examinasti.

3. (L) Fuor: il resto della strada era flamma.

(SL) Riva. Par., XXIII, t, 39, del cielo supremo: L'interna riva, cioè l'estremità inferiore. V. Purg., XXV, t. 38. Beati. Matth., V, 8. In questo

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10. E se tu credi forse ch' io t'inganni,

Fâtti vêr lei, e fâtti far credenza,

Con le tue mani, al lembo de' tuoi panni.
11. Pon giù omai, pon giù ogni temenza:
Volgiti 'n qua, e vieni oltre sicuro.

Ed io pur fermo, e contra coscienza.
12. Quando mi vide star pur fermo e duro,
Turbato un poco, disse: Or vedi, figlio !
Tra Beatrice e te, è questo muro.

13. Come, al nome di Tisbe, aperse il ciglio
Piramo in sulla morte, e riguardolla,
Allor che il gelso diventò vermiglio;
14. Così, la mia durezza fatta solla,

Mi volsi al savio duca, udendo il nome
Che nella mente sempre mi rampolla.
15. Ond' ei crollò la testa, e disse: Come
Volemci star di qua? Indi sorrise,
Come al fanciul si fa, ch'è vinto al pome.

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tre... ignis ardebit. LI, 7: Ventris inferi. Par., XII, 1. 10: Del cuor dell'una delle luci nuove Ma meglio intendere alveo come di fiume, in cui scorra la fiamina

(F) Calvo, Luc, XXI, 48: Pure un capello del capo vostro non prirà. Isui., XLIII, 2: Andando per il fuoco, non arderai.

10. (L) Fatti: meltici un lembo non brucieră. Coscienza, che mi diceva: Ubbidisci.

14. (SL) Pon. Ovid Met, XI: Pone metus: e altrove. Æn, 11: Deposita... formidine Coscienza Conv. 1, 3: Contro a coscienza parla

12. (SL) Duro. Se poeta moderno Osasse un verso così semplice, il sinedrio rettorico si straccerebbe le vesti, gridando bestemmia. Soin. Suppl. 1: Quegli che persiste nel suo sentimento, dicesi, per similitudine, Muro. Iudica ostarigido e duro. colo qualsiasi. Psal, XVII, 30: In Deo men transgrediar murum. Petr.. Tra la spiga e la man qual muro è messo ?.

(F) Beatrice. Sap, 1. 4: La sapienza non abiterà in corpo soggetto a peccato. Aug, Serm Dom. in Mont.: La sesta operazione dello Spirito Santo, che è l'intelletto, conviene ui [cuori mondi, che con occhio purgato posson vedere quel che occhio non vide.

43. (SL) Tisbe. Ovid. Met., IV: Ad nomen Tisbes oculos, jam morte gravatos, Pyramus erexit, visaque recondidit illa. Otl.: Il sangue, misto, de' due, amanti, bagno il frutto del moro, che insino a quel tempo era bianco Vermiglio Ovid Met., IV: Arborei faetus adspergine caedis in atram Vertuntur faciem: mad fuctaque sanguine radix Paenice o tinguit pndentia mo a colore. L'ultimo verso della terzina soprabbonda, a medo di parentesi erudita. 14. (L) Solla: cedevole.

(SL) Solla. Inf, XVI, t. 10; e Purg, V, t. 6 - Rampolla. Verdeggia. fiorisce. fruttifica Purg., V, t. 6: Pensier rampolla sovra pensier.

15. (L) Volemci; vgliaino noi starcene, - Di qua, se Beatrice è di là ?

Vinto: con la promessa d'una mela gli fanno fare quel ch'e'non vuole

(SL) Sorrise. Confessione modesta dell' imperfezione propria, Son forse più nel poema i tratti di mo destia che d'orgoglio; e certo, anPome. che poeticamente, più belli Per pomo, in Semintendi, nell' Ariosto, nell'Alamanni e nel Buonarroti. Conv., III, 48: Vedemo li parvoli desiderare massimamente un pomo.

1

16. Poi, dentro al fuoco, innanzi mi si mise,
Pregando Stazio che venisse retro,

Che pria per lunga strada ci divise.
17. Com'io fui dentro, in un bogliente vetro
Gittato mi sarei per rinfrescarmi:
Tant' era ivi lo incendio senza metro.
18. Lo dolce padre mio, per confortarmi,
Pur di Beatrice ragionando andava,
Dicendo: Gli occhi suoi già veder parmi.
19. Guidavaci una voce che cantava

Di là e noi, attenti pure a lei,
Venimmo fuor, là ove si montava.
20. Venite, benedicti Patris mei,

21.

Sonò dentro un lume che li era,
Tal che mi vinse, e guardar nol potei.
Lo sol sen va (soggiunse), e vien la sera:
Non v'arrestate, ma studiate il passo,
Mentre che l'occidente non s'annera.
22. Dritta salía la via per entro il sasso

Verso tal parte ch'io toglieva i raggi,
Dinnanzi a me, del sol, ch' era già lasso.

16. (L) Divise: Stazio veniva tra me
e Virgilio.

(SL) Divise. Purg., XXVI, t. 6: Vai... a gli altri dopo.

(F) Divise. Egli è presso alla scienza divina: la scienza umana 10 vuole presso a sè più che mai. virgilio, anche guardato non come simbolo, ma come persona a Dante cara, e ch'è caro a lui, gli si approssima innanzi di separarglisi

47. (L) Bogliente: bollente. tro misura

Me

(SL) Vetro. Il fuoco cancella il settimo P. Metro. Arios., XXIX, 63: Forza che passa ogni metro. La voce greca significa appunto misura.

(F) Incêndio. Aug.: Il fuoco del Purgatorio sarà più duro di quanto in questo secolo possa mai uomo sentire o vedere o imaginare di pena. Som. Suppl.: La minima pena del Purgatorio eccede la massima pena di questa vita [C.] Verecondo: Hunc esse existimo purgatorium (ignem), qui est januis Paradisi circum septus, ut per ipsum omnes salvandi pertranseant; tantum in unoquoque exacturus, quantum sordeculas invenerit peccatorum.

19. (SL) Guidavaci In senso opposto, Isai., L, 11: Ambulate in lumine ignis vestri, et in flammis quas succendistis Venimmo. Psal., LXV, 12: Transivimus per ignem et aquam. Tra il fuoco, come tra le tenebre, muovono at suon della voce.

20 (SL) Vinse. Cic, Somn. Scip.: Radiis acies vestra sensusque vincitur.

(F) Venite. Le voci degli Angeli son tutte parole di Cristo; perchè questi Angeli raffigurano la facoltà di prosciogliere data da Cristo a Pie-tro (Par., XXIV; onde quella del Purgatorio è la porta di san Pietro (Inf., I) Con queste parole Gesù Cristo chiamerà nel giudizio gli eletti alla gloria.

24. (L) Studiate; affrettate.

(SL) Studiate. Usa in Toscana. Gr.: σπένδω. Annera. Di notte non si sale (Purg., VID) Greci moderni dell'ora dell' imbrunire dicono annerarsi delle acque.

22. (L) Parte: verso Oriente. Toglieva l'ombra mia mi cadeva innanzi.

(SL Salía. Psal., CIII, 8: / monti salgono, e scendono le campagne,

23. E di pochi scaglion' levammo i saggi,

Che il sol corcar, per l'ombra che si spense,
Sentimmo dietro ed io e gli miei Saggi.
24. E pria che 'n tutte le sue parti immense
Fosse orizzonte fatto d'uno aspetto,
E notte avesse tutte sue dispense;
25. Ciascun di noi d'un grado fece letto;
Chè la natura del monte ci affranse

La possa del salir, più che 'l diletto.
26. Quali si fanno, ruminando, manse
Le capre, state rapide e proterve
Sopra le cime, prima che sien pranse,

Ariosto, sempre men parco; Una capace... E spaziosa grotta entra nel sasso. — Toglieva Ovid. Met., V: Sol eral a tergo; vidi praecedere longam Ante pedes umbram. — Lasso. Ovidio, del sole nascente: Recentes... equi (Met., ID, cavalli freschi. · Dritta. [Ant.] Dice che quest'ultima via, seavata essa pure nel masso vivo, era dirilta; che era battuta dai raggi solari, prossimi a estinguersi; che salendo per essa il Poeta aveva dinnanzi l'ombra del proprio corpo. Era dunque in prospetto dell' occidente questa estreina scaica, e dirigeva a levante.

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23. (L) Levammo: pochi scalini salimmo. Corcar: coricarsi. - Spense: disparve Sentimmo: ci avvedemmo.- Miel Virgilio e Stazio

(SL) Levammo. Buti: di pochi avemmo esperienzia. Levare il saggio, che dicevasi nel proprio, nel trastato così, ora parrebbe affettato.

Corcar. Adriani: Il sole si corico. Spense. Dell' ombra. L'ombra è un testimonio di luce e di vita: è una specie di colore anch'essa; e dal corpo che si muove, ha movimento. Sentimmo. In questo senso frequente in Virgilio,

(F) Pochi [Ant. Pochi non per rapporto all'unità numerica, ma in senso relativo per rapporto al tempo e alla lunghezza della scala; percioc che, tramontando il sole in quella stagione tra il punto cardinale di ponente e maestro, e la scala guar dando a quel primo, il sole dayeva rimanere un poco dalla,parle delle fiamme, che i tre Poeti avevano la sciate a sinistra e quindi dovevano essersi clevati al disopra delle flamme stesse per accorgersi dell'ombra G della sua direzione. Ma a ogni modo, anco se quando l'Angelo i sollecitava a salire, il sole avesse cominciato à

coricarsi, in due minuti quanti neOccorrevano per sentirlo tramontare dietro a sè avrebbero sempre potuto superare un buon numero di scalini; tanto più che ormai poteva Dante seguir senz'alfanno e con diletto que gli spiriti veloci.

24. (L) Aspetto: nero. — Aresse: si stendesse a tutte le parti del cielo a cui dev' essere dispensata.

(SL) Orizzonte. Senza l'articolo appare quasi personificato. Dispene. Conv, 1, 3: Dio dispensatore dell'universo Modo a noi strano alquanto; ma dipinge Il compartire di luce c d'ombre nello spazio e nel tempo. Imagine di morale giustizia, diffusa nel inondo de' corpi.

(F) Immense. [Ant. Richiama l'attenzione del lettore all'ampiezza dell'orizzonte, che a quel luogo eccelso si conveniva, somministrandogli l'idea dell'immensità Prima, dunque, che tutto l'immenso spazio, che di li dominavasi, o potevasi dominas re, fosse fatto d'un medesimo aspet to, cioè oscuro, e perciò prima che Ja notte avesse dappertutto disleso il suo velo; ciascuno dei tre Poeti si fece letto di un gradino della scala, adagiandovisi.

25 (L) Lello: vi si posò. - Diletto: salivamo volentieri, ma la legge posta toglieva forza a salire.

(SL) Lello. Purg., VII, 36: lla fallo alla guancia, Della sya palma.... lello. -Natura O., X: Natura loci, Possa Purg., XVII: Mi sentiva La nossa delle gambe posia in freque. Men beu Diletto. Purg, XII: Fia diletto loro (a'tupi piedi) esser su pinti.

26 (SL) Manse: quele. Sien prans se: mangino,

(SL) Cime. Buc, 1: Non ego vos posthac viridi projectus iR GHITO, Dumosa pendere procul de rupe vi

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