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24. Lo Motor primo a lui si volge, lieto Sovra tant'arte di Natura, e spira

Spirito nuovo, di virtù repleto, 25. Che, ciò che trova attivo, quivi tira In sua sustanzia: e fassi un'alma sola, Che vive e sente, e sè in sè rigira. 26. E, perchè meno ammiri la parola, Guarda 'l calor del sol, che si fa vino, Giunto all' umor che dalla vite cola.

(SL) Petto. [C.] Ov.: Quaeque viri docto veteres cepere novique Pectore.

24. (L) Motor: Dio. Repleto: pieno.

(SL) Repleto. Som.: Munere gratiae repleta

(F) Lieto. Perchè vidit... quod es set bonum (Gen, 140) Psal., CIII, 51: Laetabitur Dominus in operibus suis. Nel XVI, t. 30 del Purgatorio: L' anima.. mossa da tieto Fattore. Meglio Motore, perché ramienta l'Amor divino che Mosse quelle cose belle, l'Amor che muove il sole. - Spira. Cic, Tusc Humanus animus excerplus ex mente divina Meglio Sap. (XV, 41): Inspiravit illi animam quae operatur, ei insufflavit ei spiritum vilalem.

25. (SL) [Rigira. Espressione che brevemente rende un pensiero difficilissimo II Tasso, in un sonetto: Come vento che in sè respiri e torni Or rientra in sè stessa, or le nodose Rote distende, e se dopo se tira V. Purg.. XXXIII, 1_39]

(F) Attivo. L'anima sensitiva ha luogo, dice Pietro, nella prima massa carnale, la quale comincia avere vita: quindi si furia il cuore, il fegato, it cerebro, e organizzato l'embrione, l'anima razionale è infusa da Dio; e d'animale vegetante diventa animal ragionevole. - Sola L'intellettiva, la vegetativa e la sensitiva. Lo spirito intelligente tira a sè l'anima sensitiva. Rigira Out: Nulla virtude sensitiva è reflessiva sopra sè mede. sima; perocche è virtù affissa ad or gano. Solo la virtù che riflette se sopra sè medesima, è la virtù che non è legata da organo, ch'è solo lo intelletto: onde dice il Filosofo, nel Cap. XXX dell'Anima, che lo intellet to... ha ragione d'intendente, e ra gione d' inteso; onde in sua opera e principio e finé. E così pare, ch' egli

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(SL) [Calor Cicerone, dell' uva: Quae el succo terrae et calore solis augescens, primo est peracerba gustatu. deinde maturata dulcescut (De Senectute).]

F) Vino Redi: Si bel sangue è un raggio acceso Di quel sol che in ciel vedrte. Or come il sole coll'umor della vite si fa vino, cosi, dice Stazio, lo spirito ispirato da Dio coll'antina sensitiva si fa intelligenza. Olt.: Così fa la virtù dell'anima intellettiva: di convertire la potenza vegetabile e la sensitiva, e unirle e se. Giunto. [Ant] Il filosofo qui contempla il sole sotto l'aspetto botanico, in quanto cioè influisce grandemente alia vila delle piante, alla produzione de'tiorì, alla maturazione de' frutti; e dice cosa mirabilissima, perchè profondamente vera. Anche prima dell' Alli ghieri si ebbero dei concelli analoghi; ma egli, per quanto ci pare, ha espresso la cosa meglio di tutti, anche del Galilei che disse il vino un composto di umore e di luce; perciocchè, sebben luce includa calore, il Nostro ha colto con diretta parola l'elemento che è maggiormente efficace. Diresti, il Galilei qui essere il Poeta, Danté lo scienz to. Che se questo richiamo è maraviglioso per la dottrina, non è meno per quel che vale a acquietare l'animo nostro, turbato sovente all'aspetto di certi misteri che non sa ne può decifrare; acquietarlo, dico, con l'esempio di altri inisteri innegabili, col fatto di operazioni naturali, che presentano analoghi effetti, che ci sono famigliari, e che pure passavano inavvertiti.

27. E, quando Lachesís non ha più lino,
Solvesi dalla carne, ed in virtute

Seco ne porta e l'umano e 'l divino.
28. L'altre potenzie tutte quante mute:

Memoria, intelligenzia, e volontade,
In atto, molto più che prima, acute.
29. Senza restarsi, per sè stessa cade,
Mirabilmente, all' una delle rive:
Quivi conosce prima le sue strade.
30. Tosto che luogo lì la circonscrive,
La virtù formativa raggia intorno,
Così e quanto nelle membra vive.
31. E come l'aere, quando è ben pïorno,
Per l'altrui raggio che 'n sè si riflette,
Di diversi color' si mostra adorno;
32. Così l'aër vicin quivi si mette

In quella forma che in lui suggella
Virtualmente l'alma che ristette.

27. (L) Quando si muore. Lachesis: la Parca che fila le nostre vite. Solvesi l'anima.· Umano: la virtù senziente e l' intelligente.

(SL) Lachesis. Cloto è nominata nel XXI. t. 9 del Purgatorio Atropós nel XXXIII, t 42 dell' Inferno. Ott.: Cioè quando l'umido radicale è tutto consumalo. ~ Solvesi Æn., IV: Luctantem animam nexosque resolveret artus Un inno: Soluta sunt jam vincula Tui sacrati corporis. Virtute. Tornerà in alto l'umano quando piglierà corpo aereo.

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giorno da dies. Il Codice di Mons. Bernardi piuorno.

(F) Aere. Giasone Ebreo colloca le anime nell'aria, e dopo morte, colà le rimanda Ben [Ant] ACcenna le cause dell'arco baleno. Soltanto dopo il Maurolico, il De-Dominis, il Descartes e il Newton si conosce appieno la teoria di questo magnifico fenomeno, prodotto dalla refrazione e dalla riflessione di raggi luminosi nelle gocciolette della pioggia nell'aria: ma il nostro Fisicò si è ben accorto che l'aere si mostra adorno di diversi colori in virtù di raggio che viene d'altron te, il quite in lui si riflette quand'esso arre e ben piorno, cioè ben saturo di gocciolelle piovose. Rammentando pertanto che a' tempi del Poeta riflesso stava anche per rifratio recipocramente, si vedrà come e' fosse in buona via quanto al conoscere la natura dell'iride; e apparirà lui averla neglio compresa di Aristotele, di Possidonio e di Seпеса,

32 (L) Alma. L'anima, venuta a stare nell' Inferno o nel Purgatorio imprime nell'aria quella forma corporea.

(F) Virtualmente Perch'ella ha virtù d'operare sulla materia, e fare organo a se. Cosi pensarono i Padri seguaci delle idee platoniche, Origene, Clemente: Agostino ne dubita (Dé Civ. Dei, XXI, 10),

33. E, simigliante poi alla fiammella
Che segue il fuoco là 'vunque si muta,

Segue allo spirto sua forma novella.
34. Però che quindi ha poscia sua paruta,

È chiamata ombra: e quindi organa poi
Ciascun sentire, infinò alla veduta.
35. Quindi parliamo, e quindi ridiam noi;
Quindi facciam le lagrime e i sospiri
Che per lo monte aver sentiti puoi.
36. Secondo che ci affiggon li desiri

E gli altri affetti, l'ombra si figura:
E questa è la cagion di che tu miri.

37. E già venuto all' ultima tortura

S'era per noi, e vôlto alla man destra;
Ed eravamo attenti ad altra cura.
38. Quivi la ripa fiamma in fuor balestra,
E la cornice spira fiato in cuso,

Che la reflette, e via da lei sequestra.
39. Ond' ir ne convenia dal lato schiuso

Ad uno ad uno: ed io temeva il fuoco
Quinci, e quindi temeva il cader giuso.

33. (L) Là 'vunque: là dovunque. → Si muta: si muove.

(SL) Forma. Qui non nel senso filosofico; ma come quel di Virgilio, En.. VI: Tenues sine corpore vitas.. volitare cava sub imagine formae. Forma tricorporis umbrae. E la dice ombra' poi.

(F) Fiammella. Il Maestro delle Sentenze: Si viventis hominis corporeus spiritus tenetur in corpore, cur non post mortem tiam corporeo igne teneatur ? En, VI: Ignens est ollis vigor et coelestis origo Seminibus (Vedasi tutto il passo, V 730 745) 34 L Quindi: così appare visibile. Sentire senso: la vista e gli altri. 55. (L) Noi morti.

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(SL) Venu'o. En, VI: Ventum erat ad timen. Hor., Sat., 1, 3: Ventum ad verum est.

38. (L) Ripa: sasso del monte. Cornice orlo - Sequestra, onde rimane uno spazio vijoto.

(SL) Quivi [Ant ] Col terminare del profondo ragionamento di Stazio, erano giunti al girone settimo e già voltati alla destra. Si mossero dunque su questa cornice come sulle precedenti, camminando con la ripa del monte a sinistra perchè quando furono in cima alla scala questa ripa stava loro di fronte; onde, se quindi volsero a destra, porsero la sinistra alla ripa medesima Balestra Megli che Eructài arenam; - Scopulos... eructans (Æn, II, VI)

39 (L) Schiuso sull'orlo.

(SL) Schiuso. [Aut] A sinistra avendo la ripa, e da essa scoccando fiamma, dovevano i Poeti ritirarsi a desira sullo stretto sentiero, che il vento ripiegante le fiamme stesse lasciava lor libero: ma la cornice, da quella parte non avendo difesa veruna, dava in un precipizio, che era il fianco scosceso, e già superato della montagna. Quinci. Æn., XII: Atque

40. Lo duca mio dicea: Per questo loco
Si vuol tenere agli occhi stretto il freno;
Però ch'errar potrebbesi per poco.
41. Summæ Dëus clementiæ, nel seno

Del grande ardore allora udii cantando;
Che di volger mi fe' caler non meno.
42. E vidi Spirti, per la fiamma andando:

Per ch'io guardava a' loro e a' miei passi,
Compartendo la vista a quando a quando.
43. Appresso il fine ch'a quell'inno fassi,
Gridavano alto: Virum non cognosco:
Indi ricominciavan l'inno bassi.
44. Finitolo, anche gridavano: « Al bosco
» Corse Diana, ed Elice caccionne,

>> Che di Venere avea sentito il tosco. >>
45. Indi al cantar tornavano; indi donne
Gridavano e mariti che fur casti

Come virtute e matrimonio imponne,
46. E questo modo credo che lor basti
Per tutto il tempo che 'l fuoco gli abbrucia.
Con tal cura conviene e con tai pasti

Che la piaga dassezzo si ricucia.

hine vasta palus, hinc ardua moenia cingunt.

40. (L) Freno: badarė.

(SL) Freno Eccli, IX, 8: Averie faciem tuam a muliere compta.

41. (L) Che: il che. Caler: importare.

(SL) Cantando. Udii dir cantan. do. O: Udii genti cantanti; come poi andando per andanti modo rimasto a' Francesi

(F) Summae Inno della Chiesa: Ut corde puro sordium Te perfruamur targins . Qui lumbos, jecur mor bidum Aduret igni congruo

42 (L) Andando : andanti. Vista: bagando e a loro, e a non cadere. 43. (L) Appresso: dopo.

(SL) Virum Parole di Maria (Luc I 34). - Bassi. Il verso suona l'abbassar della voce. L'inno era umite prego a Dio; gli esempi, forte rimprovero a sè.

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Non felice la dicitura nella prima e nell'ultime terzine del Canto. Ma quell'imagine del Sole che lascia la notte allo Scorpione, fa ripensare come la tradizione popolare e la scienza e l'arte cospirassero già amicamente per diffondere dappertutto la vita, e portare la terra nel cielo, finche il Cristianesimo con più alla sapienza e poesia unisse il cielo alla terra. Il sublime desiderio del Paganu, divina mallem ad nos, sarebbe avverato se dagli uomini il concetto cristiano nell'arte e nella scienza, e nella vita, che è il più, s'attuasse

Dante qui di bel nuovo ci si mostra timido a interrogare: e Virgilio prega che Stazio gli risponda: e così la bellezza morale si converte in artifizio drammatico; e l'aridità didatlica viene, senza sforzo nè sfoggio, temperata, anzi ornata.

Fra le più potenti parole della esposizione, è quella che del seme dice, come da perfetto luogo si prema L'improprietà fisiologica, che lo deduce dal cuore, non fa che non sia vero, essere ivi spremula insieme ed espressa la vita del generante: at che consuona la stessa analogia filologica, la quale fa corrispondere cotesta espressione delle potenze vitali alla impressione che quindi si crea in una vita novella. Aitra locuzione potente, che Dante attinge alle fonti anuche, è il coagularsi che fanno i primi elementi di questa novelia vita per la virtù impr ssa dal germe feCondatore Quel che la scienza moderna ragionevolmente arguisce della formazione de' mondi, pare che sia legge di tutto il creato che gli elementi, in prima disgregati e quasi vaganti, si vengono condensando, e per una virtù plasmatrice ordinando, si che il raccostarsi non li confonda e l'uno con l'altro gli affoghi.

La vita più imperfetta incomincia dalla semplice vegetazione, che è un moto interiore; si svolge in moti sempre più complessi al di dentro; poi negli esteriori che fanno il vi venle avvantaggiarsi della varietà dello spazio, e fanno lo spazio ambiente avvantaggiarsi dell'azione vitale di lui Ma, se lo svolgimento graduato ha luogo nel mondo corporeo; quando si viene allo spirito ragionevole, non è possibile umaginare soprapposizione di quantità, quasi sca

lini di scala: bisogna che la virtù dello spirito unifichi in sè, subliman. do, le proprietà delle vite inferiori, non assorba esse vite. Che Dante cosi l'intendesse, lo prova la stessa simi. litudine (la quale, perchè tolta dal mondo corporeo, non poteva convenirsi al soggetto perfettamente) della lagrima della vite, on el sole fa vino; che con la potenza solita del suo ingegno Galileo traduceva in quest'altra espressione che il vino è liquido e luce: espressione che diventa più vera se s'illustri con quella dottrina che fa dell' elettrico e del magnetico e del calore e della luce una sola potenza Dico potenza, e non sostanza, giacchè l'essere di sostanza Tommaso stesso negava, divinando, alla luce. E quell'altra similitudine, che par tanio strana, di Meleagro che sente Consumarsi la vita coll'ardere lontano del tizzone falato (così come nelle tradizioni del popoto il languire d'un fiore è segno all'amata che il suo caro vien meno); questa similitudine, fatta più accostevole dall'altra, dell' imagine che nello specchio si muove secondo il muovere della persona; potrebb'es. sere almeno scusata dalla considerazione delle influenze magnetiche, le quali, per quanto siano da' ciarla tani abusate, non lasciano d'avere la sua verità, e fanno intravvedere verità ben maggiori.

Nell'unità dell'anima umana riconosceva il Poeta la natura e potenza di lei e però non è pompa di erudizione filosutica, coine può in altri luoghi parere, l'accenno all'errore di coloro che ponevano l'intelletto possibile diviso dall'intelligenza del l'anima umana; errore che o suppone il panteismo o vi trae.

Dante, invece di porre lo spirito nel corpo, e fare quello risultante dalle forze di questo; fa per contrario dalla vita dello spirito uscire quella del corpo; e, scioltasi la materia terrena, altri elementi da esso spirito adunati, quas per nuova fe condazione coagulante, alleggiarsi in organi, e al suo cenno ubbidire. La scienza moderna fa raggiare luce e in gnelico, calore ed elettrico; il vecchio poeta fa raggiare, con tutti gli organi suoi, dallo spirito intera la vila,

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