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O, dissi lui non se'ta Oderisi.

L'onor d'Agobbio, e l'onor di quell' arte, Ch' alluminare è chiamata in Parisi?

BRITIST

17 AP 1902

ATUSEUM

• Un lume per lo mar venir si ratto. ▾ (T. 6.)

Descrive una nuova straordinaria celerità, si che nessun volo le sia pareggiabile. Infatti, secondo la differenza di longitudine tra Roma e Gerusalemme, differenza che Dante faceva di men di due ore, e secondo la posizione del Purgatorio diametralmente opposto a Gerusalemme, e' non poteva computar minore di 155 gradi, in arco di cerchio massimo, il viaggio dalla foce del Tevere, all'isola dov'è il monte Santo; ch'è lo spazio di miglia italiane novemila e trecento. E Casella lascia intendere ch'e' son venuti dall'una all'altra riva forse in men tempo di quel che occorre per leggere la pittura del loro venire.

« Da tutte parti saettava il giorno.» (T. 19.)

Il sole, essendo nel principio della costellazione d'Ariete, sorgendo con questa, conveniva che fosse levata tutta la costellazione de' Pesci, che, in ordine al moto generale delle sfere celesti, precedeva all'altra nell'apparire sull'orizzonte: e siccome con tre costellazioni giungesi dall'orizzonte al meridiano, ne segue che il Capricorno, la terza costellazione, precedente al principio d'Ariete, era già pervenuta al meridiano. Essendo la costellazione del Capricorno la più australe delle zodiacali, era poco distante dal polo dell'orizzonte sul quale si figura collocato il Poeta. Dunque sta bene che il Capricorno sia sorpreso dal di nel mezzo del cielo; perchè nel linguaggio astronomico si chiama mezzo del cielo il punto del meridiano, che corrisponde al polo superiore di un particolare orizzonte, essendo veramente un tal punto il mezzo della superficie dell' emisfero celeste, determinato da quell' orizzonte. Le saette conte del sole sono i suoi raggi fulgidissi: mi; i quali togliendo il Capricorno alla vista del Poeta, questi efficacemente dice che il sole aveva cacciata di mezzo il cielo la detta costellazione.

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DANTE. Purgatorio.

CANTO III.

ARGOMENTO.

S'avviano al monte. Dante che vede l'ombra sua, non di Virgilio, segnata di contro al sole, si turba temendosi abbandonato. Questo gioco della luce e dell'ombra ritornerà frequente in tutta la Cantica. Rincontrano anime, che additan loro la strada; fra queste Manfredi re morto nel 1265 alla battaglia di Benevento, vinta da Carlo d'Angiò.

Affettuose le parole del re ghibellino, lodato nella Volgare Eloquenza. Bello in cenno di Costanza sua figlia.

Nota le terzine 1 alla 8; 10; 12 alla 15; 17 alla 20; 22, 23, 24, 26, 27, 28, 30, 31, 34; 36 alla 45, con la 47.

1. Avvegnachè la subitana fuga

Dispergesse color per la campagna,
Rivolti al monte ove Ragion ne fruga;
2. I' mi ristrinsi alla fida compagna.
E come sare' io, senza lui, corso ?
Chi m'avria tratto su per la montagna?
3. Ei mi parea da sè stesso rimorso.
Oh dignitosa coscienza e netta,
Come t' è picciol fallo amaro morso!
4. Quando li piedi suoi lasciâr la fretta,
Che l'onestate ad ogni atto dismaga;
La mente mia, che prima era ristretta,

4. (L) Ragion: giustizia divina. Fruga: ricerca l'anima e purga.

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(F) Ragion. Per diritto o giustizia è frequente nel Convivio Però vuol forse intendere insieme, che all'espiazione del fallo la stessa ragione umana ci guida. Quindi sceglie a guida Virgilio.

2. (L) Compagna: compagnia; Virgilio.

(SL) Compagna. Vill., XII, 8. 3. (L) Rimorso dell' indugio.

(F) Morso Petr.: Vergogna ebbi

di me: che a cor gentile Basta ben tanto ed altro spron non volli. Som.: La coscienza dicesi che attesta, che lega, che muove, che accusa, riprende, rimorde.

4. (L) Dismaga turba. in un oggetto.

Ristretta

(SL) [Fretta. Arist. Phis., 111; Sophocl., Electra, 878.] Onestate.

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Purg., VI, t. 21: E nel muover degli occhi onesta e larda! Ristretta. Inf., VI, t. 1: Della mente, che si chiuse Dinnanzi alla pietà..

5. Lo intento rallargò, sì come vaga;

E diedi viso mio incontro I poggio
Che 'nverso 'l ciel, più alto si dislaga.
6. Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio,
Rotto m'era dinnanzi, alla figura,

Ch'aveva in me de' suoi raggi l'appoggio.
7. I' mi volsi dallato, con paura

D'essere abbandonato, quand' io' vidi
Solo dinnanzi à me la terra oscura.
8. E il mio conforto: Perchè pur diffidi?
(A dir mi cominciò, tutto rivolto)

Non credi tu, me teco, e ch' io ti guidi?
9. Vespero è già colà dov' è sepolto

Lo corpo dentro al quale i' facev' ombra:
Napoli l'ha; e da Brandizio è tolto.
10. Ora, se innanzi a me nulla s'adombra,
Non ti maravigliar, più che de' cieli,
Che, l'uno all' altro, raggio non ingombra.
11. A sofferir tormenti, e caldi e geli,
Simili corpi la Virtù dispone,

Che, come fa, non vuol ch'a noi si sveli.

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Bocc. Brindizio. L'epitafio di Virgillo: Mantua me genuil : Calabri rapuere; tenet hunc Parthenope. Tradizioni popolari facevano andare 8. Paolo al sepolcro di Virgilio come a poeta the presenti 11 cristianesimo e come a cantore del secolo immortale veduto da Paolo, vivente, in una visione.

(F) Vespero. Qui, come nel IV (t. 9) del Purgatorio. Vespero & Il resto del di dopo nona. Nel Canto XV dice che in Italia é mezza nolle quando in Purgatorio restano tre ore di giorno; perché në' primi d'aprile in equinozio il sole áll'Italia doveva nascere nov'ore prima che nel monte del Purgatorio. Onde se II punto nel quale ora sianio, in Purgatorio era due ore di giorno (gla disse nel precedente che il sole avea cacciato il Capricorno dall'alto del cielo); se quivi era due ore circa di giorno, in Italia doveva essere ve

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