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20. Tremaci, quando alcuna anima monda
Si sente, sì che surga, e che si muova
Per salir su. E tal grido seconda.
21. Della mondizia il sol voler fa prova,
Che, tutta libera, a mutar convento
L'alma sorprende: e di voler le giova.
22. Prima vuol, ben; ma non lascia il talento
Che divina giustizia, contra voglia,

Come fu al peccar, pone al tormento.
23. Ed io, che son giaciuto a questa doglia
Cinquecent' anni e più; pur mo sentii
Libera volontà di miglior soglia.
24. Però sentisti il tremuoto, e li pii
Spiriti, per lo monte, render lode
A quel Signor, che tosto su gl'invii.
25. Così gli disse. E, perocchè si gode

Tanto del ber quant' è grande la sete,
Non saprei dir quant' ei mi fece prode.
26. E il savio duca: Omai veggio la rete
Che qui v'impiglia, e come si scalappia;
Perchè ci trema, e di che congaudete.

pinione tenuta fino a' di nostri, che tremuoto fosse un effetto di vapori sotterranei, che il Poela denomina vento, attribuendo queste correnti a vapori secchi, come sopra avvertimmo. Al terremoto si vuole oggi che concorra l'attrazione combinata del sole e della luna, specialmente sulle materie liquide che sono nell'interno del nostro globo terracqueo; ma che vi concorra anco l'elettricità, viene indicato da varii fenomeni, che alle Scosse precedono.

20 (L) Monda: si sente monda, e però s'alza Seconda: il canto di Gloria segue al suo muovere.

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(SL) Seconda. Purg., XVI, t. 44. 24. (L) Mondizia: sa d'essere monda perchè vuot salire. Mular: ire al cielo. Convento: consorzio d' anime. - Sorprende: il volere prende l'anima a un tratio,

(SL) Convento. Virgilio, degli Elisi: Conventus trahit in medios (En., VI). Anco nella Bibbia. - Giova. En, III: Juvat evasisse.

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22. (L) Ben bensì, Talento: brama.- Voglia dell'anima. Pone in lei.

(SL) Talento. Novellino: Non ha gran talento di mangiare. 23. (1) Mo: ora. Saglia: del cielo,

(SL) Più. Dal 96 circa, che Stazio mori (Fabr, Bibl. Lat), al 4300 scor. sero milledugent'anni. Stette tra i prodighi cinquecento, tra gli acci. diosi quattrocento e più: il resto ne' cerchi di sotto (Purg, XXII, t. 84). Soglia. Buc, V: Limen Olympi. 24. (L) Invii a gloria.

(SL) Pii. An, VI: Segretosque pios. Invii. Nel Gloria è il motto: Qui tollis peccata mundi, miserere nobis.

25. (1) Prode: pro.

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(SL) Ber. Prov XXV, 25: Com'acqua fresca a chi ha sete, così buona novella da lontano paese. Prode. Vite ss Padri. Conv, 1 6: Cotali uomini sono quali bestie, alli quali la ragione fa poco prode.

(F) Gode. Som.: Quant' uomo ha più sete, e più diletto ha del bere. Georg., IV: Potis gauderent intyba rivis.

26. (L) Impiglia legali, Scalappia quando siete mondi.— Ci: quí. Congaudete a chi sale beato.

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27. Ora, chi fosti piacciati ch' io sappia:
E, perchè tanti secoli giaciuto

28.

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Qui se', nelle parole tue mi cappia.

Nel tempo che 'l buon Tito, con l'ajuto
Del sommo Rege, vendicò le fora

Ond' uscì 'l sangue per Giuda venduto;
29. Col nome che più dura e più onora,

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Er' io di là (rispose quello Spirto)
Famoso assai, ma non con fede ancora.
30. Tanto fu dolce mio vocale spirto,

Che, Tolosano, a sè mi trasse Roma,
Dove mertai le tempie ornar di mirto.
31. Stazio la gente ancor di là mi noma.
Cantai di Tebe, e poi del grande Achille;
Ma caddi in via con la seconda soma.

(SL) Di che. Georg., II: Unde tremor terris. Congaudete. Voce biblica. [C] Ap., 1, Cor., 12: Congaudere.

27. (L) Cappia: sia contenuto nel tuo dire, perchè...

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(SL) Cappia. Bocc., I, 1: Ti cappia nell'animo. Altrove: Nel mio giudicio cape. Ma qui meno schietto. 28. (L) Rege: Dio. Fora: ferite. Sangue di Gesù Cristo. Per: da. (SL) Buon, Il buon Tilo sta tra il buono Augusto e il buon Barbarossa (Inf. 1; Purg, XVIII). Tito, Olt.: Nel cut tempo fu tanto riposo, che sangue di neuno uomo si sparse. Questi, insino da piccolo, fu di chiaro ingegno, di cavalleria, e studioso in lettere; umile fu, liberale ed onorifico, dispre giatore di pecunia; nullo di fu che non donasse..; fu pietoso e misericordioso perdonatore a quelli ch'avevano giurato d'ucciderlo. Sommo. En., II: Superi Regnator Olympi. Altrove: Jove summo. - Rege. [C] Ps.: Rex magnus. Fora Som.: Perforatio, omicidio di trafittura. [C.] Un inno: Clavis forato et lancea. Job: Videbunt in quem transfixerunt.

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29. (L) Nome di poeta. Là: vivo. Spirto: Stazio.

(SL) Dura Lucan., IX: 0... magnus vatum labor omnia falo Eripis, et populis donas mortalibus

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tatore lo fa tolosano. Insegnò rellorica in Gallia con molta celebrità: ma poscia, venuto a Roma, si diede a poesia. Confuse Stazio Papinio con un altro. Sbaglio, fin dai tempi dello Scaligero, quasi comune, Bocc., Am. Vis., V: Stazio di Tolosa. Nè le Selve di Stazio al tempo di Dante erano forse note. Tempie. En., VII; Temnora ramo Implicat.. Mirto. Non come poela amoroso, ma come men nobile. Buc., II: Et vos, o lauri, car pam, et te, proxima myrte. Nel Convito lo chiama dolce poeta. Slat.. Silv., III: Nunc ab intonsa capienda myrio Serta. [Petr.: Qual vaghezza di lauro ? qual di mirio 2]

31. (L) La: al mondo. non fini l'Achilleide..

Seconda:

(SL) Tebe. Giovenale, che nominerà poi, amico di Stazio, dice: Curritur ad vocem jucundam et carmen amicae Thebaidos, laetam fecit cum Statius Urbem, Promisitque diem: tanta dulcedine captos Afficit ille animos (Sat., VII). Stat., XII: 0 mihi bissenos multum vigilata per annos Thebai! Grande. E in Virgilio e in Stazio: Magnus... Achilles. Voleva condurre poema da Sciro fin dopo Ja ruina di Troia. Soma. Vulg. Eloq: Ilumerum nimio gravatum cespitare necesse sit. Albert E da schifare lo carico sotto lo quale nella via vieni meno. Sentenza di Seneca. Hor,, Poet: Versate diu, quid ferre recusent, Quid valeant humeri. Par., XXIII: Il ponderoso tema, El'qmero mortal che se ne carca. Petr.: E d'altri omeri soma che da' tuoi.

32. Al mio ardor fur seme le faville

Che mi scaldâr della divina fiamma
Onde sono allumati più di mille.
33. Dell' Eneïda dico: la qual, mamma

Fummi, e fummi nutrice, poetando:
Senz' essa non fermai peso di dramma,
34. E, per esser vissuto di là quando
Visse Virgilio, assentirei un sole

Più ch' i' non deggio, al mio uscir di bando.
35. Volser Virgilio a me queste parole

Con viso che, tacendo, dicea: « Taci. >>
Ma non può tutto la virtù che vuole.
36. Chè riso e pianto son tanto seguaci

Alla passion da che ciascun si spicca,
Che men seguon voler ne' più veraci.
37. Io pur sorrisi come l'uom che ammicca;
Perchè l'Ombra si tacque, e riguardommi
Negli occhi, ove il sembiante più si ficca,

32. (L) Seme: Virgilio m'ispirò. Onde molti illumina, come esemplare del Bello.

(SL) Seme. En., VI: Semina flammae. Scaldar. Stát.: Pierius menti calor incidit. Ovid. Fast., VI: Est Deus in nobis; agitante calescimus illo. Divina. Stat, XII: Divinam Eneida. Mille. Inf., I, t. 28: Degli altri poeti... lume.

33. (L) Dramma: misurai ogni mio concetto all'esempio de'suoi.

(SL) Eneida. Anco nel Convito (I, 3). Mamma La voce famigliare dice affetto e venerazione, e denota come Virgilio paresse a Dante non solo nutrilore ina generatore di nuova bellezza Peso. Sap., XI, 24: Omnia... in pondere. Dramma. Stat., XII: Vive praecor, nec tu divinam Eneida tenta, Sed longe sequere, et vestigia semper adora.

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34. (L) Là: al mondo. Sole... piglierei di stare un anno più in Purgatorio.

(SL) Sole. Inf., VI, t. 23, 35. (L) Virtù: la volontà.

(SL) Dicea, Ovid. Amor., I, 4: Nutusque meos, vultumque loquacem. Verba superciliis sine voce loquentia dicam. [Taci. Con un solo verso esprime una fina operazione dell'anima; dove uno de' nostri verseggiatori n'avrebbe spesi dieci, se pure gli avesse la Provvidenza ispirata l'idea.]

(F) Vuole. Pelr.: E chi discerne è vinto da chi vuole. Qui tempera il detto più sopra della libertà umana; non contradice però.

36 (L) Seguaci. L'uomo ride o piange secondo l'affetto che ha dentro. Veraci: i più sinceri non sanno dfssimulare.

(SL) Seguaci. Petr., Trionfo d'Am.: Come in un punto si dilegua, E poi si sparge per le guance, il sangue, Se paura o vergoğna avvien che'l segua.

Spicca. Dice il pronto seguire del l'atto esterno. - Veraci. Osservazione retta, e lode all'anima del Poeta.

(F) Passion. Som.: Passione ogni impressione. Ogni moto dell' appetito sensitivo è passione. 37. (L) Perchè: onde. l'anima nascosta leggesi.

Ficca: più

(SL) Ammicca. Ammiccare non è sorridere; ma sorridendo per cenno si può ammiccare con gli occhi.

(F) Ficca. Conv., III, 8: L'anima dimostrasi negli occhi tanto manifesta che conoscer si può la sua presente passione, chi bene la mira. Plin. In oculis animus inhabitat. Som.: Quelle membra nelle quali più espressa si vede l'orma del cuore, come negli occhi e nella faccia e nella lingua. Šegneri: L'occhio, visibile ritratto dell'animo non visibile. Sembianti le somiglianze degli atti esterni con l'affetto dell'animo. Ficcarsi

38. E:

Se tanto lavoro in bene assommi, - Disse, perchè la faccia tua testeso

Un lampeggiar d'un riso dimostrommi? 39. Or son io d'una parte e d'altra preso: L'una mi fa tacer, l'altra scongiura

40.

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Ch'i' dica: ond' io sospiro; e sono inteso.

Di', 'l mio maestro, e non aver paura,

Mi disse, di parlar; ma parla, e digli
Quel ch' e' dimanda con cotanta cura.
41. Ond' io: Forse che tu ti maravigli,
Antico spirto, del rider ch' io fei:

Ma più d'ammirazion vo' che ti pigli.
42. Questi che guida in alto gli occhi miei,
È quel Virgilio dal qual tu togliesti
Forte a cantar degli uomini e de' Dei.
43. Se cagione altra al mio rider credesti,
Lasciala per non vera; ed esser credi
Quelle parole che di lui dicesti.
44. Già si chinava ad abbracciar li piedi

Al mio dottor: ma e' gli disse:

Frate,

Non far: chè tu se' Ombra, e Ombra vedi.
45. Ed ei surgendo: Or puoi la quantitate
Comprender dell' amor che a te mi scalda,
Quando dismento nostra vanitate,
Trattando l'Ombre come cosa salda.

non è ben chiaro; par dica: si na-
sconde; e cercasi trarnelo fuori con
l'occhio; quando gli altri segni della
persona non dicano l'animo.

38, (L) Se così lu. -Assommi: finisca. Testeso: or ora.

(SL) Testeso anco del passato ha esempi antichi. E forse scorcio d' ista ipsa hora, o isto momento; e sollintende il sostanlivo come l'italiano ora sottintende il pronome questa. Lampeggiar. Petr. Il lampeggiar dell'angelico riso. Tasso: Mostrò Ciprigna, lampeggiando, un riso Ma lampeggiare con angelo non istå; e nel secondo l'imitazione è troppo letterale; dacchè Dante qui aveva ragione di dire dimostrommi il lampeggiar d'un riso, come di cosa fuggevolissima; e l'un rende chiaro il concetto. Ma mostrare un riso, da sè, non par modo compiuto. Senonchè qui la rima in ommi stuona un po'.

39. (L) Una: Virgilio. Virgilio.

Inteso da

40. (SL) Digli. Ripete parla e di' per vincere il ritegno di Dante, messogli dal divieto tacito del maestro.

42. (L) Forte a cantar: a cantar allo.

(SL) Occhi. Modo biblico. Togliesti. Inf., I, t. 29: Du cu' io tolsi Lo bello stile.

43. (L) Parole d'ammirazione. 44. (L) Già Stazio. - Frate: fratello.

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(F) Quantitate. Conv., 1, 4: La fama dilata lo bene e lo male oltre la vera quantità. Som.: Quantità della colpa. Modo vivo nella scienza legale. Vanitate. Tra Ombre non ha luogo la legge da Dante posta nel Convivio (1, 2): Villania fa chi loda o chi biasima, dinanzi al viso, alcuno; perchè nè consentire ne negare puole

lo cost estimato, senza cadere in col· pa di lodarsi o di biasimarsi. Salva qui la via della debita correzione... e salva la via del debito onorare e magnificare, la quale passare non si può senza far menzione delle opere virtuose o delle dignitadi virtuosamente acquistate.

Comparare l'apparizione di Stazio a quella di Cristo risorto, parrà troppo strano se non s'intenda che non altro con ciò vuole il Poeta adom. brare se non il tacito subito mostrarsi d'un nuovo compagno dietro ai due che andavano per la via solitaria del monte; e fors'anco accennare al terremoto sentito qui, e al terremoto nella risurrezione di Cristo. E quell'assoggettarsi che Stazio farebbe a un anno di Purgatorio ancora per la consolazione di vedere Virgilio, e quell' inchinarglisi a' piedi, scusasi in parte imaginando ch'ezli non è ancora beato, non ha bevuto di Lele, è

in un quasi limbo tra Purgatorio e Paradiso; e che la provvidenza del Poeta serba a sè più che a lui questa letteraria soddisfazione.

Sul sacro monte non fa meteore dice Dante; che pure, collocando li tanto popolo d'anime, presentiva non disabitati gli antipodi Ma le locuzioni: figlia di Taumante, Chè di là cangia sovente contrade La conocchia che Cloto impone e compila Della sepolcral buca Vendicò le fora Nelle parole tue mi cappia; non sono comparabili a quelle de' versi: Se voi sele ombre - Che Dio su non degni Con viso che tacendo dicea: Taci.

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