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4. Quand' io sentii a me gravar la fronte
Allo splendore, assai più che di prima;
E stupor m'eran le cose non conte;
5. Ond' io levai le mani invêr la cima
Delle mie ciglia, e fecimi il solecchio,
Che del soverchio visibile lima.

6. Come quando dall'acqua o dallo specchio
Salta lo raggio all' opposita parte,
Salendo su per lo modo parecchio
7. A quel che scende; e tanto si diparte
Dal cader della pietra in igual tratta
(Si come mostra esperienza e arte);
8. Così mi parve da luce, rifratta

Ivi dinnanzi a me, esser percosso;
Per che a fuggir la mia vista fu ratta.

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(SL) Prima. Trecent. Ined.: Migliore che non era stato di prima. Vive in Toscana.

3. (L) Fecimi: parai la luce con mano. Visibile: lume. Lima: scema.

(SL) Mani. Ovid. Met., II: Opposuilque manum fronti Solecchio. Per arnese che difenda dal sole, l'usa Gio. Villani. Visibile. Sostantivo, al modo delle scuole; come sensibile: Purg, XXX. Ovid. Met., VII: Contraque diem, radiosque micantes 0bliquantem oculos (V. la t. 47). - Lima. Lo strano traslato usasi in parte coll'imagine virgiliana de' raggi del fulmine lavorati alla fucina vulcanica, e del limare detto in genere per scemare. [Ant.] Metallo limato scema di gravità: così quel riparo scemava agli occhi la gravezza del bagliore. Purg., XVII: Al sol che nostra vista grava.

6. (L) Parecchio: pari.

(SL) Parecchio. Anco in prosa.
(F) Come. Notiamo col Torelli che
la legge della riflessione della luce fu
già dimostrata negli specchi piani,
concavi e convessi, nella prima pro-
posizione della Catottrica di Euclide;
che la perpendicolare fu chiamata il
cader della pietra da Alberto Magno
nel libro delle cause e proprietà de-
gli elementi, celebre allora; che ri-
fratta sta qui per riflessa, distinzio-
ne agli antichi non nota, poichè il
deviare in genere de' raggi fu deno-
tato dal greco vanλα spez-

zarsi. Onde si spieghi: come quando
un raggio di luce, dall'acqua o dallo
specchio, rimbalza all'opposta parte,
risalendo con la stessa legge per cui
scese; facendo cioè l'angolo di rifles
sione uguale all'angolo d'incidenza,
e tanto si scosta dalla perpendicolare
salendo, quanto se n'è discostato
scendendo, scorso ch'egli abbia in
salire un tratto eguale (vale a dire
che se il raggio scende dall'altezza
d'un miglio, e salga riflesso altret-
tanto, le estremità di lui saranno
d'una e d'altra parte ugualmente di-
stanti dalla perpendicolare), secon-
dochè dimostra l'esperienza e la
scienza, al medesimo modo mi parve
essere percosso in volto da una luce
riflessa: riflessa dall'Angelo a terra,
dalla terra a me. Poichè Dante non
guardava direttamente l'Angelo; ma
s'era fatto parasole della mano alle
ciglia. Salla. Som.: Lux resultat
in speculo. Resultat ex luce color.
7. (L) Dal: dalla perpendicolare.
Tralla tratto. Arte calottrica

(F) Cader. Alberto dice che gli
Eliopi hanno due estati ardenti, per-
chè il sole passa due volte il caso
della pietra (perpendicolarmente) so-
pra il lor capo. E certo la pietra cade
sempre perpendicolare alla terra.
[Pietra. Quel sommo sapeva quanto
il suo secolo; ma non è da dissimu-
lare che alcuna volta prodigò i suoi
tesori, ove sarebbe stato meglio far-
ne uso più moderato.]- Arte. Arisl.:
L'esperienza è la scienza delle cose,
l'arte la scienza delle cagioni.
8. (L) Rifratta: riflessa.
mi volsi,

Fuggir:

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10.

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Che è quel, dolce padre, a che non posso
Schermar lo viso, tanto che mi vaglia
(Diss' io), e pare invêr noi esser mosso?
Non ti maravigliar se ancor t'abbaglia
La famiglia del cielo (a me rispose).

Messo è, che viene ad invitar ch'uom saglia.
11. Tosto sarà ch'a veder queste cose

Non ti fia grave, ma fieti diletto,

Quanto natura a sentir ti dispose.
12. Poi giunti fummo all' Angel benedetto,
Con lieta voce disse: Entrate quinci.
Ad un scaléo, vie men che gli altri eretto.
13. Noi montavamo, già partiti linci:

E « Beati misericordes » fue

Cantato retro; e: « Godi tu che vinci. »
14. Lo mio maestro ed io, soli amendue,
Suso andavamo; ed io pensava, andando,
Prode acquistar nelle parole sue.

15. E dirizzámi a lui, sì dimandando:

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Che volle dir lo spirto di Romagna,

E divieto e consorto menzionando?

16. Perch'egli a me: - Di sua maggior magagna
Conosce il danno: e però non s'ammiri
S'e' ne riprende, perchè men sen' piagna.

9. (L) Schermar: schermir. vista.

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Viso:

Vaglia: valga a vedere. 10 (L) Famiglia; gli Angeli. Ch'uom: che si salga.

(SL) Messo. Verso dall'Alfieri no!ato come de' belli.

(F) Abbaglia. Exod., III, 2; Dan., X, 1. Famiglia. [C.] Ad Hebr., I Administratorii spiritus.

44. (F) Quanto. La natural disposizione è apparecchio a' doni celesti. (SL). Diletto Purg., XII: Fia diletio loro esser su pinti. 12. (L) Poi: poichè. -Erello: erto.

43. (L) Linci: di lì.

a noi.

Scaleo: scala.

Retro dietro

(SL) Linci. Lat.: Illinc.

XII: Costinci.

Inf.,

(F) Beati. Matth, V, 7. Ambr., in Luc., VI: Chi gode comunicare ad altrui il bene proprio, è alieno dal detrarre al bene altrui, come l'invido

fa.

Godi. Matt., V, 12: Godete e esultate; che la mercede vostra è copiosa ne cieli. Godi che la vinci, salendo. l'invidia e gli altri ignobili affetti [C] Rom, 12: Noli vinci a malo, sed vince in bono malum. E sopra spe gaudentes.

44. (L) Prode: pro.

(SL) Prode Purg., XXI, t. 25. 15. (L) Si: così.- Spirto: Guido. — Divieto che i beni esterni non si possono insieme godere da tutti.

(SL) Dir. Purg., XIV, t. 29. - E raddoppia l'e senz'espressa necessità, come i Latini sogliono; ma qui gli ha un valore perchè fa sentire il contrapposto tra privilegio e comunione.

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Men:

16. (L) Magagna: l'invidia. meno si pecchi d'invidia e però sia minore la pena e il pianto.

(SL) Magagna. Ovidio, Pistole :

M'apponi nuove magagne.

17. Perchè s'appuntano i vostri desiri
Dove per compagnia parte si scema,

Invidia muove il mantaco a' sospiri.
18. Ma se l'amor della spera suprema

Torcesse in suso il desiderio vostro,
Non vi sarebbe al petto quella tema.
19. Chè, per quanti si dice più lì nostro,
Tanto possiede più di ben ciascuno,
E più di caritate arde in quel chiostro.
I son, d'esser contento più digiuno
(Diss'io), che se mi fossi pria taciuto;
E più di dubbio nella mente aduno.
21. Com'esser pu te che un ben, distributo,
I più posseditor' faccia più ricchi

20.

Di sè, che se da pochi è posseduto? 22. El egli a me: Però che tu rificchi

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La mente pure alle cose terrene,
Di vera luce. tenebre dispicchi.
23. Quello infinito ed ineffabil Bene

Che lassù è, così corre ad amore,
Come a lucido corpo raggio viene.
24. Tanto si dà, quanto trova d'ardore:
Si che, quantunque carità si stende,
Cresce sovr' essa l'eterno valore.

17. (L) Appuntano: tendono. Scema più ne godono e meno ne ha ciaschieduno. - Invidia: di li si fomenta. Maniaco: antice.

(SL) Mantaco Guittone: Coi mantachi di superbia enfiati. E il Sacchetti

18 (L) Spera: ricchezza celeste. Non: non avreste. Tema di perdere il vostro per il bene altrui.

(SL) Spera. V. Canto precedente in fine. Sarebbe Forma latina: Esset vobis.

49. (L) Per: per quanti più godono in cominne Chiostro: Cielo

(SL) Nostro Par., XIX. L'aquila conserto d Beati dice lo e Mio invece. di Noi e Nostro - Chiostro Par., XXV: Nel beato chiostro.

20. (L) Digiuno: intendo meno di prima.

(SL) Digiuno. Inf, XVIII, t. 44: Di veder costui non son digiuno. - Esser digiuno d'essèr contento, modo contorto. Greg. Mor.: A modis omnibus

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jejunet.-Aduno. Inf., VII, t. 48: Vano pensiero aduni.

24. (L) Più il maggior numero.

(SL) Distributo. Fuor di rima nel II del Paradiso, t. 23. - Posseditor' Som.: La possessione del bene supremo.

22. (L) Pure: sempre.

(SL) Tenebre. Som.: Tenebras errorum. Dispicchi. Spiccar tenebre dalla luce non pare bel modo. Pur dipinge, come l'uomo dalla stessa verità tragga errore con violenza infruttuosa e nociva. Simile in Agoslino

(F) Luce. Hor., de Arte poet.: Non fumum ex fulgore, sed ex fumo dare lucem Boel: Rimosse le tenebre delle fallaci affezioni, u possa conoscere lo splendore della luce vera

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93 (L) Bene: Dio. 21. (L) Dà a noi. Quantunque: quanto.

(SL) Dà. Purg., XIII, t. 36: Sè ne

25. E quanta gente più lassù s'intende,

Più v'è da bene amare, e più vi s'ama;
E, come specchio, l'uno all'altro rende.
26. E se la mia ragion non ti disfama,

Vedrai Beatrice: ed ella pienamente
Ti torrà questa, e ciascun'altra, brama.
27. Procaccia pur, che tosto sieno spente,
Come son già le due, le cinque piaghe,
Che si richiudon per esser dolente.
28. Com'io voleva dicer: « Tu m'appaghe »,
Giunto mi vidi in sull'altro girone;
Si che tacer mi fêr le luci vaghe.

29. Ivi mi parve in una visione

Estatica di subito esser tratto,

E vedere in un tempio più persone;
30. E una donna, in sull'entrar, con atto
Dolce di madre dicer: Figliuol mio,
Perchè hai tu così verso noi fatto?

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31. Ecco dolenti lo tuo padre ed io

Ti cercavamo.

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E come qui si tacque,

Ciò che pareva prima, disparío.

32. Indi m'apparve un'altra, con quell'acque
Giù per le gote, che il dolor distilla
Quando di gran dispetto in altrui nacque;

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occhi miei, ch'a mirar erano intenti Per veder novitati, onde son vaghi.

(F) Appaghe. La ragione arriva a mostrare che il bene dai più posseduto è più grande.

29. (L) Persone: dottori, popolo.

(SL) Visione. Qui sculture non sono, perchè 'I fumo toglie la vista. Terz 32: Indi m'apparve un'altra. Som. Imaginaria visione o fantasti ca apparizione.

(F) Estatica. Som: Extasis importat excessum in se ipso; rapius super hoc audit violentiam quandam.

30. (F) Perchè. Luc., II, 48: Fili, quid fecisti nobis sic? E ce pater tuns et ego dolentes quaerebamus te. 32. (L) Acque lagrime.

(SL) Acque. Psal. CXVIII, 136: Exitas aquaram deduxerunt oculi nei Jer., IX, 18: Palpebrae nostrae defluant aquis. E Thr., 1, 46.

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Del cui nome ne' Dei fu tanta lite,
E onde ogni scïenza disfavilla;
34. Vendica te di quelle braccia ardite

Che abbracciar nostra figlia, o Pisistráto.
E il signor mi parea, benigno e mite,
35. Risponder lei con viso temperato:

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Se quei che ci ama è per noi condannato? 36. Poi vidi genti accese in fuoco d'ira

Con pietre un giovanetto ancider, forte Gridando a sè pur: « Martíra, martíra! » 37. E lui vedea chinarsi, per la morte

Che l'aggravava già, invêr la terra;

Ma degli occhi facea sempre al ciel porte,
38. Orando all'alto Sire in tanta guerra,
Che perdonasse a' suoi persecutori,
Con quello aspetto che pietà disserra.
39. Quando l'anima mia tornò di fuori
Alle cose che son fuor di lei vere,
I' riconobbi i miei non falsi errori.
40. Lo duca mio, che mi potea vedere
Far siccom'uom che dal sonno si slega,
Disse:

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Che hai, che non ti puoi tenere?

33. (L) Villa: città d'Atene. — Lite: del chi l'avesse a nominare, Nettuno o Minerva. Onde: dalla quale. (SL) Lite. Ovid. Met. Onde, 0. vidio d'Atene: Opibusque virisque et festa pace virentem (Met., VI). Cie.: Omnium bonarum artium inventrices Athenas.

34. (SL) Pisistrato, Valerio Mass., V, 4. Fu tiranno. ma non senza coraggio.

35. (L) Lei: a lei. Ne: cl. da.

Per:

(SL) Temperato. Armannino: Temperato dire.

36. (SL) Accese. En., XII: Furiis accensus et ira Terribilis. - 11: Exarsere ignes animo. Ezech., XXII, 34: In igne irae.

37. (L) Ciel: guardando in alto, vedeva i cieli aperti.

(SL) Aggravava. Ovid. Met., IV: Oculos jam morte gravalos.· Terra.

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En., XI: Ad terram... fluens (di morente). Porte. Strano modo, ma potente. Par., XXVII: Gli occhi che fur porte, Quand'ella entrò...

58. (L) Disserra: mostra aperto.

(SL) Orando. Act. Apost, VII, 59: Ne statuas illis hoc in peccatum. Disserra. Non sal se l'aspetto disserri Ja pietà, o la pietà l'aspetto. Il primo intendesi dal senso; ma non è nè chiaro nè bello.

39. (L) Non falsi: visione era, ma mostrava cose morali intrinsecamente vere.

(SL) Torno. Inf., VI: A tornar della mente, che si chiuse Dinnanzi alla pietà.

40. (L) Tenere rillo.

(F) Slega. Buce: La virtù fantastica la quale il sonno lega. Arist., de Somn. et Vig. Il sonno è vincolo che rende immobile la parte sensitiva. Un Inno: In rumpis noctis vincula.,

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