1 4. Quand' io sentii a me gravar la fronte 6. Come quando dall'acqua o dallo specchio Ivi dinnanzi a me, esser percosso; (SL) Prima. Trecent. Ined.: Migliore che non era stato di prima. Vive in Toscana. 3. (L) Fecimi: parai la luce con mano. Visibile: lume. Lima: scema. (SL) Mani. Ovid. Met., II: Opposuilque manum fronti Solecchio. Per arnese che difenda dal sole, l'usa Gio. Villani. Visibile. Sostantivo, al modo delle scuole; come sensibile: Purg, XXX. Ovid. Met., VII: Contraque diem, radiosque micantes 0bliquantem oculos (V. la t. 47). - Lima. Lo strano traslato usasi in parte coll'imagine virgiliana de' raggi del fulmine lavorati alla fucina vulcanica, e del limare detto in genere per scemare. [Ant.] Metallo limato scema di gravità: così quel riparo scemava agli occhi la gravezza del bagliore. Purg., XVII: Al sol che nostra vista grava. 6. (L) Parecchio: pari. (SL) Parecchio. Anco in prosa. zarsi. Onde si spieghi: come quando (F) Cader. Alberto dice che gli Fuggir: 10. Che è quel, dolce padre, a che non posso Messo è, che viene ad invitar ch'uom saglia. Non ti fia grave, ma fieti diletto, Quanto natura a sentir ti dispose. E « Beati misericordes » fue Cantato retro; e: « Godi tu che vinci. » 15. E dirizzámi a lui, sì dimandando: Che volle dir lo spirto di Romagna, E divieto e consorto menzionando? 16. Perch'egli a me: - Di sua maggior magagna 9. (L) Schermar: schermir. vista. Viso: Vaglia: valga a vedere. 10 (L) Famiglia; gli Angeli. Ch'uom: che si salga. (SL) Messo. Verso dall'Alfieri no!ato come de' belli. (F) Abbaglia. Exod., III, 2; Dan., X, 1. Famiglia. [C.] Ad Hebr., I Administratorii spiritus. 44. (F) Quanto. La natural disposizione è apparecchio a' doni celesti. (SL). Diletto Purg., XII: Fia diletio loro esser su pinti. 12. (L) Poi: poichè. -Erello: erto. 43. (L) Linci: di lì. a noi. Scaleo: scala. Retro dietro (SL) Linci. Lat.: Illinc. XII: Costinci. Inf., (F) Beati. Matth, V, 7. Ambr., in Luc., VI: Chi gode comunicare ad altrui il bene proprio, è alieno dal detrarre al bene altrui, come l'invido fa. Godi. Matt., V, 12: Godete e esultate; che la mercede vostra è copiosa ne cieli. Godi che la vinci, salendo. l'invidia e gli altri ignobili affetti [C] Rom, 12: Noli vinci a malo, sed vince in bono malum. E sopra spe gaudentes. 44. (L) Prode: pro. (SL) Prode Purg., XXI, t. 25. 15. (L) Si: così.- Spirto: Guido. — Divieto che i beni esterni non si possono insieme godere da tutti. (SL) Dir. Purg., XIV, t. 29. - E raddoppia l'e senz'espressa necessità, come i Latini sogliono; ma qui gli ha un valore perchè fa sentire il contrapposto tra privilegio e comunione. Men: 16. (L) Magagna: l'invidia. meno si pecchi d'invidia e però sia minore la pena e il pianto. (SL) Magagna. Ovidio, Pistole : M'apponi nuove magagne. 17. Perchè s'appuntano i vostri desiri Invidia muove il mantaco a' sospiri. Torcesse in suso il desiderio vostro, 20. Di sè, che se da pochi è posseduto? 22. El egli a me: Però che tu rificchi La mente pure alle cose terrene, Che lassù è, così corre ad amore, 17. (L) Appuntano: tendono. Scema più ne godono e meno ne ha ciaschieduno. - Invidia: di li si fomenta. Maniaco: antice. (SL) Mantaco Guittone: Coi mantachi di superbia enfiati. E il Sacchetti 18 (L) Spera: ricchezza celeste. Non: non avreste. Tema di perdere il vostro per il bene altrui. (SL) Spera. V. Canto precedente in fine. Sarebbe Forma latina: Esset vobis. 49. (L) Per: per quanti più godono in cominne Chiostro: Cielo (SL) Nostro Par., XIX. L'aquila conserto d Beati dice lo e Mio invece. di Noi e Nostro - Chiostro Par., XXV: Nel beato chiostro. 20. (L) Digiuno: intendo meno di prima. (SL) Digiuno. Inf, XVIII, t. 44: Di veder costui non son digiuno. - Esser digiuno d'essèr contento, modo contorto. Greg. Mor.: A modis omnibus jejunet.-Aduno. Inf., VII, t. 48: Vano pensiero aduni. 24. (L) Più il maggior numero. (SL) Distributo. Fuor di rima nel II del Paradiso, t. 23. - Posseditor' Som.: La possessione del bene supremo. 22. (L) Pure: sempre. (SL) Tenebre. Som.: Tenebras errorum. Dispicchi. Spiccar tenebre dalla luce non pare bel modo. Pur dipinge, come l'uomo dalla stessa verità tragga errore con violenza infruttuosa e nociva. Simile in Agoslino (F) Luce. Hor., de Arte poet.: Non fumum ex fulgore, sed ex fumo dare lucem Boel: Rimosse le tenebre delle fallaci affezioni, u possa conoscere lo splendore della luce vera 93 (L) Bene: Dio. 21. (L) Dà a noi. Quantunque: quanto. (SL) Dà. Purg., XIII, t. 36: Sè ne 25. E quanta gente più lassù s'intende, Più v'è da bene amare, e più vi s'ama; Vedrai Beatrice: ed ella pienamente 29. Ivi mi parve in una visione Estatica di subito esser tratto, E vedere in un tempio più persone; 31. Ecco dolenti lo tuo padre ed io Ti cercavamo. E come qui si tacque, Ciò che pareva prima, disparío. 32. Indi m'apparve un'altra, con quell'acque occhi miei, ch'a mirar erano intenti Per veder novitati, onde son vaghi. (F) Appaghe. La ragione arriva a mostrare che il bene dai più posseduto è più grande. 29. (L) Persone: dottori, popolo. (SL) Visione. Qui sculture non sono, perchè 'I fumo toglie la vista. Terz 32: Indi m'apparve un'altra. Som. Imaginaria visione o fantasti ca apparizione. (F) Estatica. Som: Extasis importat excessum in se ipso; rapius super hoc audit violentiam quandam. 30. (F) Perchè. Luc., II, 48: Fili, quid fecisti nobis sic? E ce pater tuns et ego dolentes quaerebamus te. 32. (L) Acque lagrime. (SL) Acque. Psal. CXVIII, 136: Exitas aquaram deduxerunt oculi nei Jer., IX, 18: Palpebrae nostrae defluant aquis. E Thr., 1, 46. Del cui nome ne' Dei fu tanta lite, Che abbracciar nostra figlia, o Pisistráto. Se quei che ci ama è per noi condannato? 36. Poi vidi genti accese in fuoco d'ira Con pietre un giovanetto ancider, forte Gridando a sè pur: « Martíra, martíra! » 37. E lui vedea chinarsi, per la morte Che l'aggravava già, invêr la terra; Ma degli occhi facea sempre al ciel porte, Che hai, che non ti puoi tenere? 33. (L) Villa: città d'Atene. — Lite: del chi l'avesse a nominare, Nettuno o Minerva. Onde: dalla quale. (SL) Lite. Ovid. Met. Onde, 0. vidio d'Atene: Opibusque virisque et festa pace virentem (Met., VI). Cie.: Omnium bonarum artium inventrices Athenas. 34. (SL) Pisistrato, Valerio Mass., V, 4. Fu tiranno. ma non senza coraggio. 35. (L) Lei: a lei. Ne: cl. da. Per: (SL) Temperato. Armannino: Temperato dire. 36. (SL) Accese. En., XII: Furiis accensus et ira Terribilis. - 11: Exarsere ignes animo. Ezech., XXII, 34: In igne irae. 37. (L) Ciel: guardando in alto, vedeva i cieli aperti. (SL) Aggravava. Ovid. Met., IV: Oculos jam morte gravalos.· Terra. 1 En., XI: Ad terram... fluens (di morente). Porte. Strano modo, ma potente. Par., XXVII: Gli occhi che fur porte, Quand'ella entrò... 58. (L) Disserra: mostra aperto. (SL) Orando. Act. Apost, VII, 59: Ne statuas illis hoc in peccatum. Disserra. Non sal se l'aspetto disserri Ja pietà, o la pietà l'aspetto. Il primo intendesi dal senso; ma non è nè chiaro nè bello. 39. (L) Non falsi: visione era, ma mostrava cose morali intrinsecamente vere. (SL) Torno. Inf., VI: A tornar della mente, che si chiuse Dinnanzi alla pietà. 40. (L) Tenere rillo. (F) Slega. Buce: La virtù fantastica la quale il sonno lega. Arist., de Somn. et Vig. Il sonno è vincolo che rende immobile la parte sensitiva. Un Inno: In rumpis noctis vincula., |