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BRITIST

17 AP 1902

MUSEUM

BRITISH

17 AP 1902

USEUM

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amoenae Quos et aquae subeunt et aurac (1). Ma quest'ode sarà forse a Dante piacinta perchè sotto la guerra de' giganti ci si adombrano le lodi dell'alto Cesare (2), e di Giove è detto quel che Dante dell'imperatore, imagine di Giove, intendeva: Qui terram inertem, qui mare temperat Ventosum, et urbes, regnaque tristia, Divosque, mortalesque turmas Imperio regit unus aequo (3). Ne senza perchè questo del Purgatorio dicesi secondo regno e i giri di lui sette regni; e il poema incominciato in latino diceva: Infera regna canam. E anche per questo Virgilio era il suo maestro e autore in cui questa imagine del regno ritorna sovente a proposito e dell'Inferno (4) e della vita pastorale (5) e delle api (6) e de' tori (7).

Nė senza intenzione son qui rammentate le Piche, figlie d'un Macedone, del paese che ha dati i giganti, perchè l'un simbolo si congegna con l'altro; e gli abusi della mente, non men che quelli della forza, paiono dannabili al Poeta, anzi più (8). Le Piche sfidano al canto le muse; una di quelle canta appunto i giganti, falsoque in honore gigantas.... Ponit, et extenuat magnorum facta Deorum (9). Poi canta Calliope, e i suoi canti sono in onore di Cerere, che Virgilio chiama leggifera (10), e ricordano atti d'ospitale pietà premiati, e di inciviltà spietata corretti da memorabile pena. Le Ninfe danno il vanto alle muse: le Piche si sfogano in vituperii, e allora le dee: Non est patientia libera nobis. Ibimus in poenas: et, quo vocat ira, sequemur (11): i quali versi saranno allo sdegnoso Poeta non sempre ma in qualche momento d'impazienza, piaciuti. Le cantatrici vane, dą ul mo, diventano gazze nemorum convicia, e dallo scherno passano alla querela: sua fata querentes; onde Dante avrà tolto l'ag. giunto di piche misere, che sparge sui colpevoli stessi una stilla di pietà generosa. Men pio nel Paradiso è l'accenno a Marzia scorticato, e dimostra come l'animo del Poeta si venisse esasperando cogli anni. Nel Purgatorio i concetti e i sensi di gentile mestizia, di compassione amica, e di speranza serena, sono più cari ed umani che nell'altre due Cantiche e qui stesso egli ha nominato le Piche non solo per accennare la vendicatrice forza del canto, ma e per pregare che nulla sia in quello di profano e ingiusto ai veri Celesti.

Altri poneva il Purgatorio sul Libano. Isidoro nell'opposto emisfero dov'è il Paradiso terrestre Gregorio. (12): Questa vita del mondo è posta quasi tra il cielo e l'inferno... Siccome le anime degli assai buoni al cielo volano, e le anime degli assai tristi discendono all'abisso della terra, così le anime de' mediocremente buoni, tengono il luogo di

(1) Rammenta il XXVIII del Purgatorio: Vago già di cercar dentro e d'intorno La dirina foresta.. Un'aura dolce.... un rio Che'nver sinistra con sue picciole onde.... Sotto l'ombra perpelua.

(2) Par.. XXX: Dell'alto Arrigo, ch'a drizzare Italia Verrà. Il singolare si è nell'ode la strof: Vos lene consilium et datis, et dato Gaudetis almac. Scimus ut impios Titanas, immanemque turbam Fulmine sustulerit caduco Dopo il mite consiglio il fulmine caduco, è volo o caduta, un po' più che lirico.

DANTE, Purgatorio,

(3) Inf., 1: In tulle parti impera, e quivi regge. Pur., XII: Lo'mperador che sempre regna.

(4) Georg, IV; Æn., VI.
(5) Georg., III
(6) Georg, IV

(7) Georg., III, Georg., IV: Humida regna; En., VIII: Regnator aquarum. 1: Ventorum carcere regnet

(8) Inf., XXXI.
(9) Ovid. Met., V.
(10) En, IV.

(11) Ovid., Met., V.

(12) Nelle Decretali citate da Pietro.

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