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LA VIA E LE SCULTURE.

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La via che sale su per il sasso, è stretta; e, ripiegandosi a destra e a manca, denota i disagi del primo muovere a penitenza e del dover fuggire a ogni passo gli estremi. Agostino: Stretta è la via che ne mena a vita eterna. L'Ottimo: È tutta opposia alla via che vogliono li superbi, li quali la vogliono larga e che ogni uomo dea lor luogo... e levi loro dinanzi qualunque cosa pare impedire o ritardare il loro volere. La forma dunque dell'adito simboleggia, così come la docile pianta del giunco, l'umiltà non vilmente pieghevole; e simboleggia, col riguardo di cansare or dall'una or dall'altra parle gli spigoli del masso, la prudenza a schivare il male futuro, la quale è parte di penitenza, siccome nota la Somma (1). Può innoltre simboleggiare la verità notata neile parole seguenti: Il bene ha qualche cosa di arduo con che attrae il desiderio, cioè la ragione stessa del bene, e ha qualcosa che ritrae, cioè la difficoltà dell'acquisto. Dal primo sorge il moto' della speranza, dall'altro il moto della disperazione. Or ne'moli che sospingono il desiderio vuolsi la virtù morale che modera e raffrena; ne' moti che restringono vuolsi virtù che raffermi e sospinga. Vuolsi dunque una forza che raltenga l'animo dal tendere smoderatamente a grandigia, e questa è l'umiltà; e vuolsi un'altra che allontani da disperazione e lo conduca a proseguire le cose grandi secondo la rétta ragione, e questa è la magnanimità (2).

Sul primo ripiano del monte egli vede imagini scolpite nel sasso, esempi d'umiltà, credente, generosa, pietosa; dacchè una delle purgazioni dell'a nima è il pensiero e l'esempio della bellezza del bene e del suo premio, della sconvenienza del male e della pena di quello: e ciò si fa qui poeticamente per segni scolpiti e che parlano aíl'occhio e alla mente, e per parole che volano e si scolpiscono nel pensiero e per fantastiche visioni che prendono l'intelletto; taichè la pena corporale è delle correzioni la meno amara e la meno efficace. E lo dice il Poeta nel XIX del Purgatorio: Quel che avarizia fa, qui si dichiara In purgazion dell'anime Iconverse: E nulla pena il monte ha più amara. Le sculture rappresentanti umiltà sono ritte sul monte: le simboleggianti superbia, distese sul suolo, che le calpesti chi passa. Gre. gorio: Siccome incentivo a superbia è il guatare gl'inferiori, così cautela d'umiltà è il considerare i migliori.

tre esempi sono di Maria Annunziata; di Davide che balla innanzi all'arca, sprezzato però dalla moglie figliuola del re; di Traiano che si ferma

(1) Sup,

, 2.

(2) Som., 2, 2, 161.

ad esaudire il prego della povera vedova madre. La somma superbia, dice l'ottimo, fu quella di Lucifero; la somma umilitade fu quella di Cristo. Ma Dante riguarda segnatamente all'umiltà di Maria, e ridice le parole di lei: Ecce ancilla, le quali egli aveva quasi profanate in una canzone d'amore: Amor, Signor verace, Ecco l'ancella tua, sa che ti piace. E di coteste profanazioni ha esempi il Petrarca; come là dove assomiglia il suo cercare nelle altre donne le fattezze di Laura all'adorare che faceva il pellegrino nel su⚫ dario l'imagine di Gesù.

Le tre storie sono ritratte con finezza ed amore; e non a caso scelti gli esempi della vergine regale e poveretta, dal re figliuol di pastore e genero di pastore re, e dall'imperatore inchinevole alle lagrime di femmina oscura, e però liberato dal pianto eterno per le prèghiere di un prete non re. Në a caso dice questa del prete gran vittoria (1), come per contrapporla alle vittorie militari: e a'molti segni conoscesi a quali principi intenda Dante che sia riverenza prestata, e di che specie riverenza. La tradizione di Traiano, la quale è un atto di fede popolare nella misericordia infinita, era accettata si in Oriente e si in Occidente (9); e ne parla uno storico citato da Pietro (3) E il Novellino (4): Qui conta della gran giustizia di Traiano imperatore.... Andando un giorno colla sua grande cavalleria contr' a' suoi nemici, una femmina vedova li si fece dinanzi, e preselo per la staffa, e disse: Messere, fammi diritto di quelli che a torto m'hanno morto il mio figliuolo. E lo imperatore disse... Ed ella disse, se tu non torni ♪ Ed elli rispose... E dopo nonmolto tempo dopo la sua morte, venne il Beato san Grigorio papa; e, trovando la sua giustizia, andò alla statua sua. E con lagrime l'onorò di gran lode, e fecelo disseppelire. Trovaro che tutto era tornato alla terra, salvo le ossa e la lingua. E ciò dimostrava com' era stato giustissimo uomo, e giustamente avea parlato. E santo Grigorio orò per lui a Dio. E dicesi, per evidente miracolo, che per li preghi di questo santa Papa l'anima di questo imperatore fu liberata dalle pene dell'inferno (5). Il Baronio (6) e il Bellar. mino (7) dicono favolosa la storia narrata da Paolo diacono (8), da s. Tommaso (9). Dione Cassio e Sifilino attribuiscono ad Adriano l'azione delta, ma la tradizione la dona a Traiano. L'Ottimo: Anno della natività di Cristo DLXXXI Gregorio dottore... sedè papa anni tredici... con vigilie, digiuni ed orazioni impetrò (10) dalla misericordia di Dio, che l'anima del detto Traiano, esente dallo inferno, volendo fare penitenza e riconoscere Dio fu restituita al corpo mortale (14), nel quale... con li sussidii del` beato Gregorio, meritò l'eterna vita. Ma il detto Gregorio eleggendo di volere anzi qui, che in Purgatorio mondarsi di quello che aveva chiesto sì fatio dono, tutto il rimanente della sua vita langur in letto d'ogni generazione d'infermitati, le quali con somma pazienza comportò sempre laudando Dio.

Lo scudo d'Enea è luce riflessa dello scudo d'Achille: se non che Virgilio

(1) Terz. 25.

(2) Damasc, Serm. de Def. (3) De Gestis Romanorum. (4) LXIX.

(5) Di ciò nel XX del Paradiso.

(6) Tom. VIII, an. 691. (7) II, de Purg., cap. 8.

(8) V. Greg., 1, 11, cap. 44. (9) Som. Supl., 76.

(10) Damasc., Serm. de Def.: Gregorio orando per Traiano udi voce dicenic: Intesi la tua prece e do perdono a Traiano.

(11) Il Supplemento alla Somma (76) dice Traiano o risorto per ravvedersi, o solamente sospesagli in fino al giudizio la pena.

restringendos] a Roma, e nel capo del piccolo mondo cognito allora rinserrando l'universo, impiccolisce l'idea d'Omero, che in quell'arnese di guerra rappresenta e la guerra e la pace, e la famiglia e la nazione, e, qual egli la vedeva, la storia delle umane società. Or paragoninsi alle imagini de' due scudi le sculture e le visioni di Dante, dico nel loro rispetto storico e sociale, e si vedrà che gran passi abbia per il Cristianesimo fatti lo spirito umano, lo spirito umano che nel Paganesimo s'era in assai cose venuto da Omero a Virgilio restringendo e abbassando. E già senza lo scudo d' Enea i bassi rilievi di tante magnifiche chiese per tutta Europa disseminate, come fiore di germe celeste aprentesi al raggio cristiano, offrivano a Dante il concello di queste imagini; alle quali egli aggiunge, come signore della parola, e poeta veramente, cioè creatore, aggiunge il parlare vivo che spira visibile dalla pietra. Agostino dice: Le cose tutte di questo mondo sono parole visibili (4); e altrove: Col nome di voce s'intende ogni simbolo (2). E Tommaso: Nella scienza sacra non solo le parole ma le cose significano altre cose (3). E questo è in tutte le scienze, anco umane, chi nelle cose sappia leggere e meditare.

(1) De ver.

Rel., L.

(2) Doct. Christ., II.

(3) Som., 1, 1.

ANNOTAZIONE ASTRONOMICA DEL P. G. ANTONELLI.

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Tanto, che pria lo scemo della luna. » (T. 5.)

Alcune edizioni leggono stremo invece di scemo. Forse questa è migliore lezione, in quanto ci richiama al fatto astronomico noto, che, quando la luna è calante, cioè dopo il plenilunio, tocca l'orizzonte al tramonto con la parte scema di luce: ma, comunque si voglia dire, l'essenziale è che il Poeta, col tramontare di quell' astro, ci vuole indicare l'ora corrente. Per trovarla osserveremo che in quel dì, corrispondente alla notte, qua avanzata, del di 11 aprile, contando dal plenilunio pasquale ecclesiastico del 1300, la luna si tratteneva sopra un orizzonte come quello supposto dall'Allighieri, quasi 14 ore e mezzo: per conseguente, se nella sera del giorno precedente vi era sorta un po' prima delle nove, nel momento di giungere all' occaso doveva correre circa l'ora undecima della mattina, cioè mancare un'ora a mezzodi, e così dovevano essere circa quattr' ore e mezzo di sole. Questa determinazione si manifesta assai esatta; perchè, se, quando il Poeta si svegliò, il sole era già alto più di due ore, è naturale che, per calmarsi dal turbamento sofferto, per salire su per lo balzo alla porta del Purgatorio, parlare coll' Angelo, e superare quasi tutto quel disagevole sentiero, che incontrarono appena entrati, occorressero due buone ore di tempo.

CANTO XI.

ARGOMENTO.

Tra' superbi trova un conte senese, e Oderigo da Gubbio, miniatore celebre, ma vinto già da Franco Bolognese. Di qui prende occasione a gridare la vanità della gloria mondana. Conosce da ultimo un altro Senese, a cui gli indugi al pentirsi furono perdonati in grazia di un'opera virtuosa, dell' essersi umiliato a chiedere aiuto per far bene all' amico. Tanto potere dava alla beneficenza il Poeta, e tanto il chiedere gli parea duro. E qui accenna a simili umiliazioni che a lui faranno l'esilio più amaro.

Canto non for'e d'invenzione, ma di concetto e di stile.

Nota le terzine 1 alla 5; 9, 10, 11, 13, 14, 16, 19, 20, 21, 25, 26, 29, 31; 34 alla 37; 39, 40; le ultime tre.

1. «

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Padre nostro, che ne' cieli stai,
>> Non circonscritto, ma per più amore
>> Ch' ai primi effetti di lassù tu hai;
2. » Laudato sia 'l tuo nome e il tuo valore
» Da ogni creatura, com'è degno

» Di render grazie al tuo dolce vapore.

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1. (L) Effetti: creature celesti.

(F) Padre. Som.: Religione dicesi per eccellenza pietà in quanto Dio è per eccellenza Padre Matt VI, 9 e seg Preghiera conveniente a purgar la superbia, poichè si cono sce in essa l'a tezza di Dio, a lui si reca ogni gloria il suo regno invocasi, non l'un ano; e, che più pesa all'orgoglio si perdona ogni offesa. Bene sta che la preghiera che nel primo entrare del Purgatorio cantano queste, quasi in nome di tutte le anime falte salve, sia dallo stesso Salvatore dellata. — Circonscritto. Reg., III, VIII, 27: Il cielo e i cieli de'cieli non possono capire te. Greg., Hom. XXXIV: Circoscritto è lo spirito an

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3. » Vegna vêr noi la pace del tuo regno;
» Chè noi ad essa non potém da noi,
» S'ella non vien, con tutto nostro ingegno.
4. » Come del suo voler gli Angeli tuoi

» Fan sacrificio a te, cantando Osanna;
» E così faccian gli uomini de' suoi.
5. » Da oggi a noi la cotidiana manna,

» Senza la qual per questo aspro diserto
» A retro va chi più di gir s'affanna.
6. E come noi lo mal ch'avém sofferto

> Perdoniamo a ciascuno, e tu perdona
» Benigno; e non guardare al nostro merto.
7. Nostra virtù, che di leggier s'adona,

» Non spermentar con l'antico avversaro,
> Ma libera da lui, che si la sprona.
8. » Quest'ultima preghiera, Signor caro,
» Già non si fa per noi, che non bisogna,
» Ma per color che dietro a noi restaro. »
9. Così a sè e a noi buona ramogna

Quell'Ombre orando, andavan sotto 'l pondo,
Simile a quel che talvolta si sogna,

3. (L) Potem; possiamo ventre.

(SL) Pace. Nel Paradiso assomi. glia la pace dell' impero d'Augusto al sereno de' cieli -Potém. Inf.. XXIV, A 45: Non potea più oltre - [C] Ps., XXXVIII, 6: Non potero ad eam (gareggiare 10 con la scienza di Dio). 4. (L) Suoi: loro voleri.

(SL) E così Variante nel Cod. di M. Bernardi, che coll'e aggiunge ele. ganza, e regge il verso scorrevole troppo: Cosi facciano gli uomini de' suoi

3. (SL) Diserto Cavalca: Asprissimo deserto. Giov delle Celle: Passi per questo deserto di mondo

(F) Manna. Ambr.: 11 pane della vita eterna che sostenta l'anima nostra Sap. XVI, 20: Paratum panem de coelo praestitisti illis. Matth, IV, 4: Non in pane solo vive l'uomo, ma in ogni verbo che procede dalla boc ca di Dio. Som.: La Manna significa ogni pienezza di santità e di divinità. 7 L)Adona: doma - Spermentar: porre a prova pericolosa - Libera lei. Lui: demomo. Sprona al male. (SL) Adona. È nella Città di Dio. Greg., Mor., XXX: Edomare. · Sper

DANTE. Purgatorio.

mentar Crescenz, II, 8. Lo dicono tuttora in Toscana

(F) Lui Intende, secondo il testo, del maligno; e questa era fors'anco interpretazione popolare a' suoi tempi. Il Grisostomo (in Matth, VI) dice che male e lo stesso che diavo lo. Petr., Epist, IV, 8: Adversarius... diabolus Legg. di s. Girol.: L'antico nemico.

8 (L) Preghiera, del non esser tenlati Noi già morti. - Color: i vivi. (SL) Caro Parole di famigliarità affeltuosa che adesso parrebbero basse Petr.: Signor mio caro; ma ad uomo è men" bello.

(F) [Non. E perchè il serpente scende egli come per tentare nel Canto VIII] Non per tentare; ma per rammentare alle anime le tentazioni non ben vinte nel mondo, e così rinnovare il dolore che espia. Qui la vista del Serpente e degli Angeli fa quel che la vistad l'Angelo scolpito e di Satana fulminato, quello che il suono degli angelici canti. 9. L) Ramogna: via

(SL) Ramogna. Buti: Buona ramogna, cioè buona felicità nel nostro viaggio e nel loro. Ramogna è 10

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