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maxime pertinet ad potestatem (1); e il Grisostomo: Dio se permette per poco la tentazione, poi la respinge, per la inferma natura dell'uomo (2).

Avverte esso Poeta, qui come nel nono dell' Inferno (3), che la narrazione di questa battaglia è velo d'ascosa verità: Procedere per similitudini varie e rappresentazioni è proprio della poesia. Ma s. Tommaso poi prova che di figure può vestirsi anco l'altissima dottrina sacra (4). Il Salmo: Aperiam in parabolis os meum (5); e Gesù parlava in parabole; e ogni parola per proprio senso ch'ell'abbia può farsi paragone ad un altr'ordine di verità (6). E in tale rispetto la poesia, purchè voglia e sappia, può essere alta filosofia, e più potente di quella, appunto perchè l'intimo concetto è armoniosamente per essâ congiunto con altri concetti, e apresi più largo spazio all'affetto insieme e al pensiero. Ond'è vero quel che Orazio d'Omero: Qui, quid sit pulchrum, quid turpe, quid utile. quid non, Plenius ac melius Chrysippo et Crantore dicit (7); e di poeta che canti più alte verità degnamente sarà ancora più vero. Dante su questo sovente ritorna: Il senso allegorico si nasconde sotto il manto delle favole (8). Intendo mostrare la vera sentenza di quelle che, per alcuno, vedere non si può s'io non la conto, perchè nascosa solto figura d'allegoria; e questo non solamènle darà diletto buono a vedere, ma sottile ammaestramento; e a così parlare e a cost intendere l'altrui scritture. A più aprire la intenzione di questa canzone si converrebbe usare di più minute divisioni: ma tuttavia chi non è di tanto ingegno che per queste che son fatte la possa intendere, a me non dispiace se la mi lascia stare; che certo io temo di avere a troppi comunicato il suo intendimento Altrove; Gran vergogna sarebbe a colui che rimasse cosa solto vesta di figura di colore rettorico; e domandato, non sapesse denudare le sue parole da cotal vesta in guisa che avessero verace intendimento. Non pêrò che alla profondità del concetto e' non volesse conciliata la leggiadria della forma, onde il Lamennais ben loda la parola di Dante come ricca di colori e disegnante il contorno degli oggetti in forte rilievo. Dice in una canzone: Canzone, i' credo che saranno radi Color che tua ragione intendan bene, Tanto lor parli faticosa e forte. Onde se per ventura egli addiviene Che tu dinanzi da persone vadi Che non ti paian d'essa bene accorte, Allor ti priego che li riconforte, dicendo lor..... Ponele mente almen com' io son bella.

(1) E cita Gregorio, Ilom. XXXIV. (2) Chrys. in Matth., IV.

(3) V. le illustrazioni in fine a quel

Canto.

(4) Som., 1, 1.

(5) Psal. LXXVII, 2.

(6) Le menti non si rimangano nelle similitudini: ma s'innalzino a conoscere gl'intelligibili (Som.).

(7) Epist., I, 2.
(8) Conv., II.

ANNOTAZIONI ASTRONOMICHE DEL P. G. ANTONELLI,

« Era già l'ora che volge il disio. » (T. 1.)

Se, prima del contemplare le grandi ombre, ormai rimaneva al di poco sole; appare che qui si voglia descrivere l'ora delle vent quattro, circa mezz' ora dopo il tramonto; e`che però la squilla di cui parla, sia quella che annunzia l'Ave Maria della sera. Ciò viene confermato dal verso 49 « Tempo era già che l'aer s'annerava. » Nè fa ostacolo a questa interpretazione l'essersi mosso il Poeta coi compagni suoi dopo celato il sole: perchè si trattava di scendere; e questo, come è detto al verso 58 del canto precedente, potevasi anco di notte.

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« Pur là dove le stelle son più tarde. ▾ (T. 29.)

Invece di dire che stava rivolto a riguardare il cielo verso il polo antartico, espone il Poeta questo pensiero coll' idea scientifica della minor velocità che le stelle hanno nel moto diurno della sfera, quando sono collocate in una zona circumpolare della medesima.

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Coll' allegoria delle tre virtù teologali il Poeta ha voluto anche indicarci che dalla parte del meridiano, d'onde era stato colpito dalla chiarezza delle quattro stelle della mattina di quel di, nell'ora vespertina presente se ne vedevano tre di minor lucidezza e più distanti tra loro che non fossero le prime, attescchè il polo tutto quanto ne ardeva e queste indicazioni ci mostrano che le stelle erano ed a della Nave con « dell'Eridano, note al Poeta per l'Almagesto. V. il mio discorso Sulle dottrine astronomiche della Divina Commedia, p. 25.

Le quattro chiare stelle

son di là basse.» (T. 31.)

Con questa indicazione scientifica non vuol già dire che le quattro stelle, viste dal Poeta nella mattina, fossero attualmente sotto quell'orizzonte; e perciò di là nell' altro emisfero, che sarebbe il nostro, perchè ciò sarebbe stato impossibile; ma che erano dall'altra parte del meridiano, cioè dalla parte del levante, tra il meridiano e l'orizzonte. Con questo ci vuol forse anche far sapere il Poeta che il sito

della valle era tale, da non permettergli di rivedere le quattro flammelle dal fondo in cui si trovava.

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Stando al 1300 per l'anno della Visione dantesca, si è detto a suo luogo che il sole, durante questo viaggio poetico, era neila costellazione dell' Ariete o Montone. Quest' animale è da remotissimi tempi nelle carte astronomiche effigiato in attitudine di coricamento, sì che con la parte inferiore del ventre posa sull' ecclittica, letto del sole nella mansione di Ariete, e con le ripiegate zampe inforca e cuopre questo tratto dell' ecclittica stessa. Di qui la ragione della pittura, per dire che il sole non sarebbe sette volte ritornato a fare dimora in quell'arco di ecclittica, cioè non sarebbero passati sette anni dal giorno di questo colloquio, che esso Dante avrebbe sperimentata la generosità dei Signori di Malaspina.

DANTE. Purgatorio.

CANTO IX.

ARGOMENTO.

Sogna d'essere da un'aquila rapito in alto: e Lucia, dormendo, lo porta davvero vicino alle porte del Purgatorio; dov' e' s'umilia contrito a un Angelo, che gli apre; ed entrano fra i canti delle anime congratulanti.

Comincia da tre allusioni mitologiche e non molto spirituali; la concubina di Titone, il ratto di Ganimede, gli amori d'Achille; ma nella fine la poesia si fa cristiana; ed egli medesimo se n'avvede, e lo dice nella terzina 24, la quale è per vero un' annotazione più critica che poetica. Più giù altri sogni vedremo e altre vlsioni nel Purgatorio, mondo tra il mortale ed il divino, come la visione è tra lo spirituale e il corporeo. Non senza accorgimento il Poeta sgombrò di visioni l'Inferno ed il Paradiso, ne popolò questo regno.

Nota le terzine 1 alla 5; 7, 8, 10, 11, 12; 15 alla 18; 20 alla 23; 25 alla 28; 32 alla 35; 38, 39, 42, 43, 44 con l'ultime due.

1.

La concubina di Titone antico

Già s'imbiancava al balzo d'orïente,
Fuor delle braccia del suo dolce amico:
2. Di gemme la sua fronte era lucente,

Poste in figura del freddo animale
Che con la coda percuote la gente.

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to... Aurora... - Heroid., XVIII: Jamque, fugatura Tithoni conjuge noctem. Come sorgeva l'Aurora, s'era ancor notte? S'imbiancava appena il balzo, il lembo d'Oriente: la notte cadeva, ma non ci si vedeva bene per anco. Altri intende l'aurora lunare, e lo conferma con ragioni probabili. Dolce. Georg., IV: Dulcis conjux.

2. (L) Animale: scorpione.

(F) Figura. Il Poetà entrò al suo viaggio di marzo; quand' il sole è in

3. E la Notte, de' passi con che sale,

Fatti avea duo nel luogo ov' eravamo;
El terzo, già chinava in giuso l'ale.
4. Quand' io, che meco avea di quel d'Adamo,
Vinto dal sonno, in sull'erba inchinai,
Là dove tutti e cinque sedevamo.

5. Nell' ora che comincia i tristi lai

La rondinella presso alla mattina,
Forse a memoria de' suoi primi guai;
6. E che la mente nostra, pellegrina

Più dalla carne, e men da' pensier presa,
Alle sue vision quasi è divina;
7. In sogno mi parea veder sospesa
Un'aquila nel ciel con penne d'oro,
Con l' ale aperte, ed a calare intesa:

Ariete, e tonda la luna: stette quattro giorni in Inferno. La luna in cinque corre due segni dello zodíaco dunque la luna al principio del viaggio era in Libra opposta all'Ariete: ora è nel Sagittario, segno opposto allo Scorpione, dove nasce l'aurora. Così Pietro. Freddo. Buc., VIII: Frigidus... anguis. Gli animali velenosi chiamansi freddi. E nello Scorpione il sole sino alla fin di novembre. Chi sta per l'aurora solare, pone che il freddo animale sia il pesce. Olt.: Il segno di Scorpio scendea sopra il nostro orizzonte; e nolle era in opposito di noi... Scorpio era salito sopra quello emisperio, sì che tutta Vergine, che fu ascendente a quello nel principio della notte, era passala; la quale, pena a scendere due ore e tre quarti.

3. (SL) Chinava. En., VIII: Nox ruit, et fuscis tellurem amplectitur alis.

(F) Chinava. La notte, secondo Macrobio, tre ore e mezzo sale, altrettante discende. In luogo antipodo a Gerusalemme aurora deve incominciare a bianch, 'giare prima che in paese d'Italia.

4. (L) Quel corpo. Inchinai: mi inchinai. - Cinque: rgilio, Dante, Sordello, Corrado, Nin

(SL) Vinto. Vita del B. Chiara, p.3: Vinta dal sonno. E i Albertano. (F) Adamo. [C.] Tra le miserie umane e il jugum grave super filios Adam, ponesi che somnius noctis immutat scientiam ejus (Eccli., XI.).

5. (SL) Ora. En., VIII: Et matutini volucrum sub culmine cantus. Tra l'addormentarsi e 'I sognare corre intervallo; e se questo non fosse, e' non descriverebbe di nuovo l'ora: quand'egli s'addormentò gli era dunque ancora notte. Questo favorirebbe 'interpretazione dell' aurora lunare; alla quale altri oppongono che, di colesta maniera, Dante farebbe un sonno lunghissimo! che la costellazione del freddo animale bisognerebbe comporla di fantasia contro a quel che suole il poeta; e che, s'egli avesse inteso d'un'aurora altra dalla così comunemente chiamata, per amore e della scientifica evidenza e della poetica, l'avrebbe con più chiare parole distinta. - Tristi. Georg., IV: Moestis late loca questibus implet. Guai. Ovid. Met., VI. Virg. Buc., VI: Filomela fa il Poeta mutata in rondine, non Progne com'altri (Purg., XVII, t. 7).

6. (L) Pellegrina: libera. indovinatrice,

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Divina:

(SL) Pellegrina. Arrighetto: In qual luogo la tua peregrina mente s'addormenta ?

(F) Pensier. Libera da pensieri terreni e quasi peregrinante fuori de' vincoli della carne. Riguarda anco i proprii pensieri come impedimento alla visione della soprasensibile verità. Aristotele (De somn. et vig.) dice la parte sensitiva legata nel sonno, sciolta nella veglia.

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