29. Gli occhi miei ghiotti andavan pure al cielo, Si come ruota più presso allo stelo. 30. El duca mio: Ed io a lui: - Figliuol, che lassù guarde? Di che'l polo di qua, tutto quanto, arde. 31. Ed egli a me: Le quattro chiare stelle E queste son salite ov' eran quelle. E drizzò 'l dito perchè 'n là guatasse. Forse qual diede ad Eva il cibo amaro. 29. (F) Tarde. Vicino a tramontare, perché il cerchio da girare è più piccolo 11 Poeta non aveva veduto inai il polo antartico, dove le stelle, come nel nostro, fanno in ventiquattr'ore un giro più corto dell'altre. 30. (SL) Arde. Æn., IV: Axem... stellis ardentibus aptum. - VII: Ardenlem... auro. (F) Tre. Virtù teologali: fede, speranza e carità. 31. (L) Basse: tramontate. (F) Quattro Virtù cardinali Prima vede le quattro virtù morali e umane, poi le tre virtù special dono di Grazia (Purg., 1, 1 8). Cu: Dove era in sola conoscenza di virtù morale, ora è venuto sotto il governo delle tre virtù teologiche. Sulite, Oul: Quando egli uscì dallo Inferno.... Venus era nella parte orientale, che precedea il Sole, e il Carro era a tramontana: ora dov'era il Carro, sono queste tre stelle: si ch'è passato uno di artificiale. 32. (L) Com': mentre. (SL) Avversaro. Come raro per vario (Inf., IX, t. 39). (F) Avversaro. Petr., Epist. I, V, 8. 9: Adversarius vester diabolus.... circuit, quaerens quem devoret Cui resistite fortes in fide anco questa è Antifona della Compieta. 33. (L) Qual: qual fu quello che... Nella forma che apparve quando.... Cibo del poino. (F) Riparo. Il monte avvallandosi, doveva, nella parte opposta a quella donde scesero i Poeti, lasciare la sua cavità senza sponda o rialzo. Il demonio viene di li, perchè la tenLazione coglie l'uomo là dov'egli è disarmato. -Biscia Gen., 11, 4. Amaro. Gen, III, 46: Mulieri... dixit (Deus): Multiplicabo aerumnas tuas. 34. (L) Striscia: serpe. (SL) Striscia. Lippi chiama striscia la spada (c. XII). (F) Liscia. Per denotare la soavità delle lusinghe che la il malvagio al malvagio, è il malvagio a sé stesso. 35. (L) Bene: bensì. (SL) Astor'. Denota la prestezza e la forza. 36. Sentendo fender l'aere alle verdi ali, Fuggio 1 serpente; e gli Angeli diêr volta, 37. L'Ombra che s era al Giudice raccolta, Quant'è mestieri infino al sommo smalto Di Valdimagra o di parte vicina 41. Non son l'antico; ma di lui discesi. Grida i signori, e grida la contrada; 56 (L) Poste: i posti loro nell'alto., - Iguali: con volo pari. (SL) Poste Inf., XXII: Di qua. di là, discesero alla posla. - Iguali. Igualmente e nel Convivio e nel Paradiso Æn, V: In coelum paribus se sustulit alis. (F) Fuggio. Bolland., 1: Vidi un angelo di Dio avente una spada fiam. mante, e che scacciava demonii. 37 (L) Ombra: Corrado. - Sciolia: mi guardava tuttavia fiso. (SL) Sciolta. Nel IV del Purg. (terz. 4) dice le potenze dell' anima sciolte dall'attenzione o legate. 58 (L) Lucerna; a Grazia. - Cera: merito. Mestieri per salire. Smalto di fiori in cuna al Purgatorio. (SL) Lucerna Parg. XXII, L 24: Qual sole o quai candele Ti stenebracon ? Qui meno materiale Smalio. V Purg., XXVII, l. 45. Arios., VI: Erboso smalto. 40. (L) Raffina: si raffina. (SL) Amor. Ebbe dalla moglie in dote una città ed un castello in Sar degna: lei morta comunicò a' suoi aguati ogni cosa Out: Indugiai l'opere meritorie della salute per guerreggiare e acquistare amici. 41. (SL) Fui. Ci andò nel 1306, quan. do i Malaspini erano marchiest di tutta la Val di Magra. Franceschino ospite di lui è uomo oscuro: più noto Moroello, marito di Alagia, la quale; nipote d'Adriano papa, è nominata nel XIX del Purgatorio, t 48. Un Malaspina tra i secolo XIL e il XIII fu poeta provenzale assai noto: tanto più amorevole a Dante doveva dunque essere quella famiglia. - Pa lesi. Se ben mi ricorda. io lesst in qualche Inogo; siano intesi, che mi pare più bello e illustrato da quel di Virgilio: Nulla tuarum audila mihi, neque visa sororum (Æn., 1). 49. Che, Caso retto. (SL) Contrada. Nel Novellino: Contrada è il paese natio. Sen. volg.: La buona contrada e la buona aere non giova tanto al corpo come agli animi conversare co' migliori di së. 43. E io vi giuro (s' io di sopra vada), 44. Uso e natura sì la privilegia Che, perchè 'l capo reo lo mondo torca, Sola va dritta, e il mal cammin dispregia. 45. Ed egli: Or va; che il sol non`si ricorca Sette volte nel letto che 'l Montone Con tutti e quattro i piè cuopre ed inforca, 46. Che cotesta cortese opinione Ti fia chiavata in mezzo della testa Con maggior' chiovi che d'altrui sermone, 45. (L) Ricorca, tramontando. (SL) Ricorca In Ariete il sole dimora, come negli altri segni, trenta di Inforca Varchi, V: Fallo sommesso del dito grosso e dell' indice gl' inforcò la bocca. (F) Inforca. Pietro: L'Ariete ha diciassette stelle. parte delle quali nasconde come fa il vero ariele quan. do giace Nomina l'Ariete come il segno dove il sole era allora. Non passerango sett'anni 46 (L) Chiavata: inchiodata. Chiori: maggiore tua esperienza. Giudicio divino. (SL) Chiori Petr: S'io v'era con saldi chiovi fisso (nell'altrui mente). Più eletto in Virgilio. Æn., III: Animis... mea figite dicta. Giudicio. Purg., VI, 43: Giudicio non s'avvalla. Som.: Judicium justitiae judicantis (sottinteso Dio). Le due prime terzine, delle più bel le di Dante e dell'umana poesia, così belle sono anco per questo, che più affettuose le rende il nome di Dio, e il suono che invita gli uomini alla preghiera. La pia parola, collocata con la sapienza del cuore in luogo che la fa più cospicua: Le bianche bende Le quai convien che, misera, ancor brami; rende ragione della lode che dà Dante all'amico di dritto zelo e misurato (zelo del quale l'ani mo d'esso poeta non sempre è si gnore); e mi prova che scrivendo la troppo acre sentenza contro la femmina in cui l'amore non dura, egli non pensava di Gemma. A let forse pensava' scrivendo l'ultima parola che gli dice la Pia. Ma avvertasi che non abhisognante del tatto sentenzia Daute la donna acciocchè le si raccenda l'amore; che gli orchi bastano. Anco là dov'era meno spirituale, quel secolo è meno materiale del nostro: anche biasimando, le anime e gl'ingegni eletti ritrovano un qual che spiraglio alla lode. Ma quando egli fregia casa Malaspina del pregio insieme della borsa e della spada, e Jei mostra sola a andare dirilla; non pare che questa sia lude al vantalo Uguccione. I fare che un' anima sciolta già dalle cure terrene, per riguardare a un vivo viaggiante tra' morti, non attenda nè al serpente nè agli angeli Jà dove pure dovevano essere tutti gli altri rivolti; è concello troppo umano, più ancora che l'altro: Quasi obliando d'ire a farsi belle Meglio allorchè esso poeta, senza badare all'amico, nonché a tanti principi e re, guarda in alto le tre simbolicbe stelle, che in cima del monte saranno donne, e lo condurranno alla sua Beatrice purificato. Questa è delle preparazioni maestrevoli, meglio che da orditore di dramma. Simbolo le stelle, simbolo l'apparire e del serpente e degli angeli, che ora nessuno oserebbe chiamare astori Il raccomandare al lettore che stia bene attento alla finezza del velo, se non è difetto, non è grande bellezza; ma bellezza è il vedere gli angeli prima mossi che nell'atto di muovere, il vedere al suono dell'ali fuggire la biscia non tocca; bellezza quel verso: Suso alle poste rivolando iguali, che rammenta Ipsa sub ora viri coelo venere volantes, e gli altri della similitudine altrove recata della colomba. Senonchè quelle vesti, assomigliate gentilmente a fogliette dianzi nate, percosse e ventilate, e tratte dietro, fanno uno svolazzo non molto elegante. II verso: Come virtù che a troppo si confonda, anzichè aggiungere, scema del lume abbagliante degli angeli E le locuzioni: il guado al nerche, ficcare gli occhi verso l'Oriente, d'altro non calme; l'aria che dichia rava e serrava; l'opinione inchiodata in mezzo della testa, il letto del sole che il montone inforca co' suoi quattro piedi, non sono di quella pura schiettezza, di cui in questo Canto segnatamente appariscono esempii rari F di locuzioni potenti e dotte, sono esempio i due versi: Che fece me a me uscir di mente - Se corso di giudicio non s'arresta E sapiente è a me quella che pare strana, del lume di Ġrazia a cui l'arbitrio umano è come cera che lo nu. trisce e ne brilla. LE BATTAGLIE INVISIBILI. IL VELO DEL VERO. Dal grembo di Maria, dice Dante, vengono i due angeli a guardia della valle per fugare il serpente; e con questo cenno raccosta più parti del poema distanti; quella dove la Donna gentile domanda a Lucia che vada a Beatrice e la muova in soccorso al Poeta (4); e quella dove gli spiriti beati' tutti, e angeli e santi, diconsi abitare nella spera medesima, men alto però di Maria (9); e quelle altre ove gli angeli a Maria fanno festa e trionfo (3). Il grembo di Maria rammenta il seno d'Abramo (4), così detto il Limbo, perchè Abramo fu il primo esempio de’credenti in una rivelazione novella. E seno d'Abramo dicevasi per rispetto alla pace; Limbo d'Inferno per difetto di gloria (5). Nelle Rime è un verso che prenunzia Il disegno del poema: Nel ciel dell'umiltà dov'è Maria; e consuona ́con quello del presente Canto: Quello esercito gentile Tacito poscia riguardare in sue, Quasi aspettando, pallido e umile. E dalle altezze raggiate dall'umile Donna (6) scendono gli angeli per fugare col volo il primo Superbo (7). Immittet angelus Domini in circuitu timentium eum, et eripiet eos (8) Agli angeli suoi raccomandò di te, che ti custodiscano in tutte tue vie.... Sopra l'aspide e il basilisco camminerai, e calcherai il leone e il dragone (9). Gli angeli sono da Dio deputati alla custodia degli uomini (10). Manda Iddio gli angeli suvi a difesa di guelli che saranno eredi delle promesse celesti (44). Che se in un luogo è detto: Gli angeli superiori mai non sono man dali ad esteriore ministerio presso gli uomini (12), avvertesi altrove: È probabile che gli angeli più alti siano destinati a custodia di coloro che sono eletti da Dio a più alto grado di gloria (43). E venendo a questa battaglia delle due potenze, ivi stesso leggiamo: Ad custodiam hominum maxime videtur esse necessarium arcere daemones quod |