L'arte in Italia: Dante Alighieri e La divina commedia, opera storico-critico-estetica, Volume 2

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Stabilimento tip. Ligustico, 1853
 

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Page 16 - Dicerolti molto breve. Questi non hanno speranza di morte, e la lor cieca vita è tanto bassa, che invidiosi son d' ogni altra sorte. Fama di loro il mondo esser non lassa, misericordia e giustizia gli sdegna: non ragioniam di lor, ma guarda e passa." Ed io, che riguardai, vidi una insegna, che girando correva tanto ratta, che d...
Page 89 - Venimmo a lei. O anima lombarda, Come ti stavi altera e disdegnosa, E nel muover degli occhi onesta e tarda! Ella non ci diceva alcuna cosa; Ma lasciavane gir, solo guardando A guisa di leon quando si posa. Pur Virgilio si trasse a lei pregando Che ne mostrasse la miglior salita, E quella non rispose al suo dimando; Ma dì nostro paese, e della vita Ci chiese.
Page 90 - E l' un l' altro abbracciava. Ahi serva Italia, di dolore ostello, Nave senza nocchiero in gran tempesta, Non donna di provincie, ma bordello ! Quell'anima gentil fu così presta, Sol per lo dolce suon della sua terra, Di fare al cittadin suo quivi festa ; Ed ora in te non stanno senza guerra Li vivi tuoi, e 1' un 1' altro si rode Di quei eh' un muro ed una fossa serra. Cerca, misera, intorno dalle prode Le tue marine, e poi ti guarda in seno, S' alcuna parte in te di pace gode.
Page 103 - l menava in dritta parte vólto. Sì tosto come in su la soglia fui Di mia seconda etade, e mutai vita, Questi si tolse a me, e diessi altrui. Quando di carne a spirto era salita, E bellezza e virtù cresciuta m'era, Fu...
Page 20 - Ora incomincian le dolenti note A farmisi sentire : or son venuto Là dove molto pianto mi percuote. Io venni in luogo d' ogni luce muto, Che mugghia come fa mar per tempesta. Se da contrari venti è combattuto. La bufera infernal, che mai non resta, Mena gli spirti con la sua rapina; Voltando e percotendo gli molesta. Quando giungon davanti alla ruma, Quivi le strida, il compianto e 'l lamento ; Bestemmian quivi la Virtù divina. Intesi ch' a così fatto tormento Eran dannati i peccator carnali,...
Page 141 - Col viso ritornai per tutte quante Le sette spere, e vidi questo globo Tal, ch'io sorrisi del suo vii sembiante; E quel consiglio per migliore approbo Che 1' ha per meno ; e chi ad altro pensa Chiamar si puote veramente probo. Vidi la figlia di Latona incensa Senza quell' ombra, che mi fu cagione Perchè già la credetti rara e densa.
Page 190 - Nel mezzo del cammin di nostra vita, Mi ritrovai per una selva oscura Che la diritta via era smarrita.
Page 223 - Ma guarda fiso là, e disviticchia Col viso quel che vien sotto a quei sassi : Già scorger puoi come ciascun si picchia. O superbi Cristian, miseri lassi, Che, della vista della mente infermi, Fidanza avete ne...
Page 114 - Ond' ella pronta e con occhi ridenti : La nostra carità non serra porte A giusta voglia , se non come quella Che vuoi simile a sè tutta sua corte. Io fui nel mondo vergine sorella ; . E se la mente tua ben si riguarda, Non mi ti celerà l' esser più bella , Ma riconoscerai ch' io son Piccarda , Che, posta qui con questi altri beati, Beata son nella spera più tarda.
Page 79 - Lo mio maestro e io e quella gente ch'eran con lui parevan sì contenti, come a nessun toccasse altro la mente. Noi eravam tutti fissi e attenti a le sue note; ed ecco il veglio onesto gridando : « Che è ciò, spiriti lenti ? qual negligenza, quale stare è questo? correte al monte a spogliarvi lo scoglio ch'esser non lascia a voi Dio manifesto ». Come quando, cogliendo biada o loglio, li colombi adunati a la pastura, queti, san/.

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