La divina commedia, Volume 1

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F.A. Brockhaus, 1900
 

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Page 122 - Questi si percotean, non pur con mano, Ma con la testa, e col petto, e co' piedi, Troncandosi co
Page 582 - Del capo ch' egli avea diretro guasto. Poi cominciò: 'tu vuoi ch' io rinnovelli 'Disperato dolor che '1 cuor mi preme " Già pur pensando pria ch' io ne favelli. '' Ma se le mie parole esser den seme '' Che frutti infamia al traditor ch' io rodo, " Parlare e lagrimar vedrai insieme.
Page 4 - Ahi quanto a dir qual era, è cosa dura , Questa selva selvaggia ed aspra e forte, Che nel pensier rinnova la paura ! Tanto è amara , che poco è più morte ; Ma per trattar del ben, ch' i' vi trovai, Dirò dell' altre cose ch' io v' ho scorte. l' non so ben ridir com' io v' entrai ; Tant' era pien di sonno in su quel punto, Che la verace via abbandonai.
Page 153 - Suo cimitero da questa parte hanno Con Epicuro tutti i suoi seguaci Che l
Page 51 - Questi non hanno speranza di morte, e la lor cieca vita è tanto bassa, che invidiosi son d
Page 83 - Di qua, di là, di giù, di su gli mena; Nulla speranza gli conforta mai, Non che di posa, ma di minor pena. 45 E come i gru van cantando lor lai, Facendo in aer di sé lunga riga; Così vid* io venir, traendo guai, Ombre portate dalla detta briga: Perch' io dissi : Maestro, chi son quelle 50 Genti, che l'aer nero si gastiga?
Page 178 - Nota non pure in una sola parte, Come Natura lo suo corso prende Dal divino Intelletto e da sua arte : E se tu ben la tua Fisica note, Tu troverai non dopo molte carte, Che 1' arte vostra quella, quanto puote, Segue, come il maestro fa il discente, SI che vostr
Page 20 - mpedisce che l' uccide : Ed ha natura sì malvagia e ria, Che mai non empie la bramosa voglia, E dopo il pasto ha più fame che pria. Molti son gli animali a cui s' ammoglia, E più saranno ancora, infin che il veltro Verrà, che la farà morir di doglia.
Page 84 - Perch' io dissi : Maestro, chi son quelle Genti, che l' aura nera sì gastiga? La prima di color, di cui novelle Tu vuoi saper, mi disse quegli allotta, Fu imperatrice di molte favelle. A vizio di lussuria fu si rotta, Che libito fe' licito in sua legge, Per torre il biasmo, in che era condotta.
Page 478 - Tu non pensavi eh' io loico fossi ! A Minos mi portò : e quegli attorse Otto volte la coda al dosso duro ; E poi che per gran rabbia la si morse, Disse : Questi è de' rei del fuoco furo : Per eh' io là, dove vedi, son perduto ; E si vestito andando mi rancure.

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