La divina commedia

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Fratelli Firmin Didot, 1868 - 432 pages
 

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Page 20 - Poi mi rivolsi a loro, e parla' io, E cominciai : Francesca, i tuoi martiri A lagrimar mi fanno tristo e pio. Ma dimmi: al tempo de' dolci sospiri, A che e come concedette amore, Che conosceste i dubbiosi desiri?
Page 208 - Esce di mano a Lui, che la vagheggia Prima che sia, a guisa di fanciulla, Che piangendo e ridendo pargoleggia, L' anima semplicetta, che sa nulla, Salvo che, mossa da lieto fattore, Volentier torna a ciò che la trastulla. Di picciol bene in pria sente sapore ; Quivi s' inganna, e dietro ad esso corre, Se guida o fren non torce suo amore.
Page 271 - Piacer, quanto le belle membra in ch' io Rinchiusa fui, e sono in terra sparte : E se il sommo piacer sì ti fallio Per la mia morte, qual cosa mortale Dovea poi trarre te nel suo disio ? Ben ti dovevi, per lo primo strale Delle cose fallaci, levar suso Diretro a me che non era più tale.
Page 21 - Per più fiate gli occhi ci sospinse Quella lettura, e scolorocci il viso : Ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quando leggemmo il disiato riso Esser baciato da cotanto amante, Questi, che mai da me non fia diviso, La bocca mi baciò tutto tremante : Galeotto fu il libro e chi lo scrisse : Quel giorno più non vi leggemmo avante.
Page 418 - Sì per la viva luce passeggiando , Menava io gli occhi per li gradi Mo su, mo giù, e mo ricirculando. Vedeva visi a carità suadi D' altrui lume fregiati, e del suo riso, E d' atti ornati di tutte onestadi.
Page 106 - Diretro al sol, del mondo senza gente. Considerate la vostra semenza : Fatti non foste a viver come bruti. Ma per seguir virtute e conoscenza.
Page 148 - Tre volte dietro a lei le mani avvinsi , E tante mi tornai con esse al petto. Di maraviglia , credo , mi dipinsi : Perchè l'ombra sorrise, e si ritrasse, Ed io , seguendo lei . oltre mi pinsi. Soavemente disse, ch' io posasse : Allor conobbi chi era, e pregai, Che , per parlarmi , un poco s
Page 269 - Sì tosto come in su la soglia fui Di mia seconda etade, e mutai vita, Questi si tolse a me, e diessi altrui. Quando di carne a spirto era salita, E bellezza e virtù cresciuta m'era, Fu...
Page 356 - La contingenza, che fuor del quaderno Della vostra materia non si stende, Tutta è dipinta nel cospetto eterno ; Necessità però quindi non prende, Se non come dal viso, in che si specchia, Nave che per corrente giù discende. Da indi, sì come viene ad orecchia Dolce armonia da organo, mi viene A vista il tempo che ti s
Page 356 - In grido, come suol ; ma la vendetta Fia testimonio al ver che la dispensa. Tu lascerai ogni cosa diletta Più caramente, e questo è quello strale Che l' arco dello esilio pria saetta.

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