Opere volgari di Giovanni Boccaccio: TeseidePer il Magheri, 1831 |
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acciocchè Acheronte adunque Agamennone alcun allora alquanto altra Ammeto amore appresso Arcita ardito armati arme Asopo aspetto assai Atene avea avien baroni battaglia bella bellezza Cadmo caro caval cavalieri Chè Ched ciaschedun ciascun ciel colle conforto contento costoro cotal guisa Creonte d'ogni destrier Dicendo diletto dimoro disio dolente dolore doni donne Edippo Egeo Egina Emilia eran esso Evandro facea fece fero festa fiero forza furon gente giammai gieno GIOVANNI BOCCACCIO giovinetta gire Giunone gran grazioso Greci guernimento iddii insieme Ippolita lagrime lasciato lieto loco Marte Menelao mirando morte mostrava Oimè omai onore Palemone Peleo Penteo Peritoo Perocchè piacere pianto piè pietosa pigliare Polluce Poscia potea prego prese prigione quivi Radamante ragione regno rimirando rispose sangue seco sento Sicheo signore sinestro sommo sospiri sposa Tebani Tebe TESEIDE Teseo tosto tristo tututti valore vedea veder vedere veggio venire venne vide viso
Popular passages
Page 3 - ... quali dice, che nobili giovani furono e di real sangue discesi, in latino volgare e per rima...
Page 10 - Che m' e venuta voglia con pietosa Rima di scriver una storia antica, Tanto negli anni riposta e nascosa. Che latino autor non par ne dica, Per quel ch...
Page 421 - La fronte sua era ampia e spaziosa e bianca e piana e molto dilicata, sotto la quale in volta tortuosa, quasi di mezzo cerchio terminata, eran due ciglia, più che altra cosa nerissime e sottil, tra le qua' lata bianchezza si vedea, lor dividendo, né 1 debito passavan, sé stendendo.
Page 92 - Da questa lieta vista delle stelle prendea la terra graziosi effetti, e rivestiva le sue parti belle di nuove erbette e di vaghi fioretti; e le sue braccia le piante novelle avean di fronde rivestite, e stretti eran dal tempo gli alberi a fiorire ea far frutto e 'I mondo ribellire. 7 E gli uccelletti ancora i loro amori tututti avean cominciato a cantare, giulivi e gai, nelle frondi e ne
Page 4 - L'una si è che ciò che sotto il nome dell'uno de' due amanti e della giovane amata si conta essere stato, ricordandovi bene, e io a voi di me e voi a me di Voi, se non mentiste, potreste conoscere essere stato detto e fatto in parte : quale de' due si sia non discuopro, che so che ve ne avvedrete.
Page 107 - Arcita era assai grande ma sottile, non di soperchio, e di sembianza lieta; bianco e vermiglio com rosa d'aprile, e' cape' biondi e crespi, e mansueta statura aveva, e abito gentile; gli occhi avea belli e guardatura queta; ma nel parlar gran coraggio mostrava, e destro e visto assai a chi '1 mirava.
Page 421 - Dico che i suoi crini parean d'oro, non con treccia ristretti, ma soluti, e pettinati sì, che infra loro non n'era un torto, e cadean sostenuti sopra li candidi omeri, né foro prima né poi si be' giammai veduti; né altro sopra quelli ella portava ch'una corona ch'assai si stimava.
Page 422 - Di sotto a queste eran gli occhi lucenti e più che stella scintillanti assai; egli eran gravi e lunghi e ben sedenti, e brun quant...
Page 308 - II qual [sc. Arcita's horse] per ispavento in pie levossi, Ed indietro cader tutto lasciossi. Sotto il qual cadde il gia contento Arcita, E il forte arcione gli premette il petto, E si il ruppe, che una ferita Tutto pareva il corpo al giovinetto — compare Thebaid, viii, 540-542: Ruit ille [sc. equus] ruentem In Prothoum lapsasque manu quaerentis habenas In voltus galeam clipeumque in pectora calcat. For the description of the Fury in st. 5, cf. Thebaid, i, 90-91,103-113; with st.
Page 10 - Co' dardi suoi possenti in ogni mondo ; E sostenete la mano e la voce Di me , che intendo i vostri effetti dire Con poco bene e pien...