Il dominio temporale dei papi nel concetto politico di Dante Allighieri, con un'appendice nel senso allegorico della Divina commediaTipografia pontificia ed arcivescovile dell'Immacolata Concezione, 1881 - 431 pages |
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adequata adombrare Adunque Alighieri allegorico altra appresso aquila argomento Arrigo avea avesse avrebbe Beatrice Berardinelli buon Cacciaguida CAPO Carlo Magno cattolica causa chè Chiesa Chiesa cattolica Civiltà Cattolica colla commentatori concetto conseguenza contrario corruzione Cristianesimo Cristo cupidità Dante Alighieri dice dieci corna dimostra diritto Divina Commedia Dominio ecc dominio temporale donazione di Costantino dovea esso evidenza figura Filippo il Bello ghibellini giudicare giurisdizione governo Grifone impedimento imperatore Inferno intendere inteso l'altra l'aquila l'imperatore luogo mali medesimo mente Monarca universale Monarchia mondo narchia niuno opera Papi Paradiso parole passione peccato Perocchè piume Poema Poeta Pontificato popoli porale possedere potuto principato civile principio guelfo pruova Purg Purgatorio quistione ragione rispetto Rivoluzione romani Pontefici sarebbe segg Selva senso sette teste significare signoria simboleggia simboli sostanziale sovranità spiegazione stabiliti suprema autorità tefici temporale dei Papi trasformazione del carro Veltro vero viaggio Virgilio virtù visione voluto zione
Popular passages
Page 286 - Che uscir dovea di lui, e il chi, e il quale, Non pare indegno ad uomo d' intelletto : Ch' ei fu dell' alma Roma e di suo impero Nell' empireo ciel per padre eletto : La quale, e il quale (a voler dir lo vero) Fur stabiliti per lo loco santo, U' siede il successor del maggior Piero.
Page 374 - O donna, in cui la mia speranza vige, E che soffristi per la mia salute In Inferno lasciar le tue vestige; Di tante cose quante io ho vedute , Dal tuo podere e dalla tua bontate Riconosco la grazia e la virtute. Tu m...
Page 355 - Et ego dico tibi, quia tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversus eam: et tibi dabo claves regni caelorum. Et quodcumque ligaveris super terram, erit ligatum et in caelis: et quodcumque solveris super terram, erit solutum et in caelis
Page 382 - Mentre che vegnan lieti li occhi belli che, lacrimando, a te venir mi fenno, seder ti puoi e puoi andar tra elli. Non aspettar mio dir più né mio cenno: libero, dritto e sano è tuo arbitrio, e fallo fora non fare a suo senno: per ch'io te sovra te corono e mitrio ». (Purg.
Page 224 - L' aquila che lasciò le penne al carro, Per che divenne mostro e poscia preda ; Ch' io veggio certamente, e però il narro, A darne tempo, già stelle propinque, Sicure d
Page 314 - In quel gran seggio, a che tu gli occhi tieni Per la corona, che già v...
Page 343 - Ond' io per lo tuo me' penso e discerno, Che tu mi segui, ed io sarò tua guida, E trarrotti di qui per luogo eterno...
Page 90 - ... erba si conosce per lo seme. In sul paese ch'Adige e Po riga, solea valore e cortesia trovarsi, prima che Federigo avesse briga: or può sicuramente indi passarsi per qualunque lasciasse, per vergogna, di ragionar coi buoni o d'appressarsi.
Page 132 - Sotto buona intenzion, che fe' mal frutto, Per cedere al pastor, si fece Greco. Ora conosce come il mal, dedutto Dal suo bene operar, non gli è nocivo, Avvegna che sia il mondo indi distratto. E quel che vedi nell' arco declivo Guiglielmo fu, cui quella terra plora Che piange Carlo e Federigo vivo.
Page 350 - Allor mi dolsi, e ora mi ridoglio, quando drizzo la mente a ciò ch'io vidi; e più lo 'ngegno affreno ch'i' non soglio, perché non corra che virtù noi guidi; sì che, se stella bona o miglior cosa m'ha dato il ben, ch'io stessi noi m'invidi.