Commento alla Divina commedia d'Anonimo Fiorentino del secolo XIV, Volume 3

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G. Romagnoli, 1874
 

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Page 357 - mare, entro s'interna; Che, benché dalla proda veggia il fondo, In pelago noi vede, e nondimeno Egli è, ma cela lui l'esser profondo. Lume non è, se non vien dal sereno Che non si turba mai, anzi è tenèbra, Od ombra della carne, o suo veneno. Assai t'è mo aperta la làtèbra, Che
Page 263 - in tondo. Ciò che non muore, e ciò che può morire, Non è se non splender di quella idea Che partorisce, amando, il nostro sire; Che quella viva luce, che si mea Dal suo lucente, che non si disuna Da lui, né dall'amor che in lor s'inlrea, Per sua
Page 326 - I salir per I' altrui scale. E quel che più ti graverà le spalle Sarà la compagnia malvagia e scempia, Con la qual tu cadrai in questa valle, Che tutta ingrata, tutta matta ed empia Sì farà contra te; ma poco appresso Ella, non tu,
Page 328 - Indi rispose: Coscienza fusca O della propria o dell'altrui vergogna, Pur sentirà la tua parola brusca. Ma nondimen, rimossa ogni menzogna, Tutta tua vision fa manifesta, E lascia pur grattar dov'è la rogna; Che, se la voce tua sarà molesta Nel primo gusto, vilal nutrimento Lascerà poi quando sarà
Page 44 - e d'altro non ci asseta. Se disiassimo esser più superne, Foran discordi gli nostri disiri Dal voler di colui che qui ne cerne, Che vedrai non capere in questi giri, S'essere in cariiate è qui necesse, E se la sua natura ben rimiri; Anzi è formale ad eslo beato esse Tenersi dentro alla divina voglia,
Page 293 - non cintura Che fosse a veder più che la persona : Non faceva, nascendo, ancor paura La figlia al padre, che il tempo e la dote Non fuggian quinci e quindi la misura: Non avea case di famiglia vote; Non v' era giunto ancor Sardanapalo A mostrar ciò che in camera si puote: Non era vinto ancora
Page 59 - in lustra, Tosto che giunto l'ha: e giugner puollo; Se non, ciascun disio sarebbe frustra. Nasce per quello, a guisa di rampollo, Appiè del vero il dubbio; ed è natura, Ch' al sommo pinge noi di collo in collo. Questo m'invita, questo m'assicura, Con riverenza, donna, a dimandarvi D' un' altra verità che m'è oscura. Io
Page 230 - e concolori, Quando Giunone a sua ancella jube, Nascendo di quel d' entro quel di fuori, A guisa del parlar di quella vaga, Ch' amor consunse come sol vapori ; E fanno qui la gente esser presaga, Per lo patto che Dio con Noè pose, Del mondo che giammai più non s'allaga; Cosi di quelle sempiterne
Page 614 - Ch' una favilla sol della tua gloria Possa lasciare alla futura gente; Che, per tornare alquanto a mia memoria, E per sonare un poco in questi versi, Più si conceperà di tua vittoria. Io credo, per l'acume ch'io soffersi Del vivo raggio, eh' io sarei smarrito, Se gli occhi miei da lui fossero avversi. E
Page 569 - a dir coni' io lo vidi. Lume è lassù, che visibile face Lo Creatore a quella creatura, Che solo in lui vedere ha la sua pace; .E si distende in circolar figura In tanto, che la sua circonferenza Sarebbe al sol troppo larga cintura. Passi di raggio tutta sua parvenza