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DELLA LETTERATURA ITALIANA

da entrambi. Queste due letterature, di natura posta, hanno ricevuto i loro nomi da' Critici schi, i quali si sono caldamente dichiarati pel nere romantico, ed hanno fatto considerare vera conseguenza d'un sistema ciò che, prim loro, era tenuto per uno svagamento della fanta e qual violazione delle regole più sagge. E pure dobbiamo ammettere questa loro classifica ne, giacchè, essendo romantica la poesia di q tutte le nazioni moderne, sarebbe ingiusto ed surdo il voler giudicarla con altre regole da qu che seguirono gli scrittori.

Il nome di romantico è stato tolto da quello d la lingua romanza, ch' era nata dal miscuglio latino coll' antico tedesco. Parimente anche i costu romantici erano composti delle abituatezze de' p poli settentrionali e degli avanzi della civiltà rom na. La coltura degli Antichi non avea, come la no stra, una doppia origine; tutto era presso di lor più uno, se così può dirsi, e più semplice. I Te deschi spiegano la differenza, fra gli Antichi o Clas sici, ed i Moderni o Romantici, per via della dif ferenza di religione. Essi dicono che i primi, professando una religione materiale, riponevano tutta la loro poesía ne' sensi; e che i secondi, la cui religione è tutta spirituale, mettono tutta la poesía nelle commozioni dell' anima. Si possono fare di molte obbiezioni a questa origine delle due poesie;

e soprattutto si può notare che all'epoca in cui nacque la poesia romantica, epoca d'ignoranza e di superstizione, il cattolicismo si era talmente accostato al paganesimo, che aver non poteva un' influenza direttamente contraria alla poesía che nasceva da esso. Del resto, che che si pensi della loro origine, è forza riconoscere uno scopo differente ne' poeti delle due epoche. Quelli dell'Antichità volevano eccitar l'ammirazione colla bellezza e colla simmetria; quelli de' tempi moderni vogliono produrre la commozione per mezzo de' sentimenti del cuore, o per mezzo del corso inaspettato degli avvenimenti. I primi valutavano maggiormente il beninsieme; i secondi fanno più stima di alcune particolarità. Ma il Tasso ha mostrato come un uomo di genio può conciliare i due generi, come sa esser classico nella totalità, e romantico nella dipintura de' costumi e delle situazioni. Il suo poema fu concepito nello spirito dell'Antichità, ed eseguito collo spirito del medio evo. Le nostre abituatezze, la nostra educazione, i tratti commoventi della nostra istoria, e fors' anche dovremmo dire le novelle delle nostre nutrici, ne riconducono sempre a' tempi ed a' costumi della cavalleria; tutto ciò che ad essa ha relazione, opera sulla nostra sensibilità; tutto quello che si pertiene a' tempi mitologici ed all'Antichità, non opera per l'opposito se non che sulla memoria. Le due epoche della civiltà ebbero i loro tempi eroici che le

precedettero: i Greci vedevano innanzi a loro i com pagni d'Ercole; e noi i paladini di Carlomagno. Queste due stirpi d'eroi sono per avventura il parto della fantasia d' un' età posteriore; ma ciò appunto è quello che rende più vera la loro correlazione coll'età che le creò. I tempi eroici sono l'ideale dei tempi posteriori: essi propongonsi il modello della perfezione; quello, cioè, che più compitamente si combina colle loro opinioni, co' loro pregiudizj, co' loro sentimenti domestici, politici e religiosi. Egli è quindi col trasportarci a si fatto eroismo, che la poesía può scuotere più fortemente o lo spirito o il cuore. La poesía, quella almeno del genere più alto, ha per fine, di pari come tutte le belle arti, di trasportar gli animi dal mondo reale nel mondo ideale. Tutte l'arti belle cercano di ritrarre quelle forme primitive della bellezza, cui nulla pareggia nel mondo, ma la cui impronta è stata riposta nel nostro cuore, come un modello al quale dobbiamo tutto paragonare. Non è vero che la Venere d'Apelle non fosse che l'aggregato di ciò che il pittore avea trovato di più bello nelle più belle donne: l'immagine di essa esisteva nel cerebro d'Apelle anteriormente a tale aggregato dietro a questa immagine egli andava scegliendo de' modelli per le diverse parti; questa sola immagine primitiva potea mettere in armonia i modelli diversi ch'egli raccoglieva ; e questo soccorso puramente meccanico per offerir delle

belle forme agli occhi, gli avea servito a produr fuori ciò ch' egli avea già in sè stesso, voglio dire il tipo della bellezza, tal quale gli uomini se l'hanno immaginato; tipo da non si poter confondere con nessuna forma umana.

Similmente ci ha per la bellezza del carattere, per la bellezza della condotta, per la bellezza an cora della passione, e poco meno ch'io non dissi per la bellezza del delitto, un ideale che non è stato raccolto da diversi individui, che non è frutto dell'osservazione, del confronto, ma che è anteriore a tutto, e che è come la base della nostra coscienza poetica. L'osservazione ci fa vedere che questo ideale non è lo stesso per tutte le nazioni; esso è modificato da cause generali, spesso ignote, ma che sembrano quasi tanto inerenti alle diverse stirpi, quanto all' educazione. L'eroe francese nella nostra imma ginazione non sarà simile all'eroe italiano, spagnuolo, inglese o tedesco; tutti questi eroi moderni saranno ancor più differenti dagli eroi dell'Antichità; tutti questi eroi moderni porteranno sempre il carattere della stirpe romantica, formata dalla mescolanza de' Germani e de' Latini. La nostra fantasia creerà sempre per noi l'eroe moderno sì fattamente ch' egli possa essere in armonia con quello d'ogni altro popolo europeo ; ma la nostra sola fantasia non potrà mai darci l'eroe antico; bisognerà soccorrerla per mezzo della nostra memoria, bisognerà farlo sopra

ciò che ci è raccontato, non già sopra ciò che sentiamo. Ed è questo, senz'altro, che raffredda gli animi nostri in qual si sia creazione classica moderna. Nel genere romantico, noi ci rapportiamo im◄ mediatamente al nostro proprio cuore; nel genere classico, pare che non si voglia arrivarvi se non attraverso a volumi in foglio, e che ogni emozione debba essere giustificata dalla citazione d'un autore

antico.

Noi abbiamo ammirato nel Tasso la bellezza antica del suo poema, quella che dipende dalla perfezione del tutto e dalla regolarità della condotta; ma questo merito, il primo forse a' nostri occhi, non è già quello che rese popolare il suo lavoro: si è dal suo lato romantico, ch'esso è in armonia co' sentimenti, co' desiderj e colle rimembranze degli Europei; si è perchè egli canta degli eroi, de' quali avevamo già il tipo nel nostro cuore, ch' esso è cantato dai gondolieri di Venezia, che un popolo intiero lo conserva nella sua memoria, e che nelle notti d'estate i marinai si chiamano e si rispondono a vicenda celebrando gli affanni d' Erminia, o la morte di Clorinda.

Un uomo che diede all' Italia il vantaggio così raro d'un poema epico, un uomo che illustrò la sua patria e il regno del Principe sotto: cui visse, si sarebbe potuto ripromettere de' riguardi ed una

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